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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

ASSEMBLEA SPECIALE
PER IL MEDIO ORIENTE
DEL SINODO DEI VESCOVI
10-24 OTTOBRE 2010

La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente:
Comunione e testimonianza.
"La moltitudine di coloro che erano diventati credenti
aveva un cuore solo e un'anima sola" (At 4, 32)


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione plurilingue

06 - 12.10.2010

SOMMARIO

- TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 12 OTTOBRE 2010 - ANTEMERIDIANO)
- AVVISI

TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 12 OTTOBRE 2010 - ANTEMERIDIANO)

- VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO
- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Alle ore 09.00 di oggi martedì 12 ottobre 2010, alla presenza del Santo Padre, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto luogo la Terza Congregazione Generale, per la Votazione per la Commissione per il Messaggio e per la continuazione degli interventi dei Padri sinodali in Aula sul tema sinodale La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32).

Presidente Delegato di turno S. B. Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri (LIBANO).

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 12.30 con la preghiera dell’Angelus Domini, erano presenti 165 Padri.

VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO

Dopo l’intervallo ha avuto luogo la prima votazione per l’elezione dei membri della Commissione per la redazione del Messaggio, presieduta per nomina pontificia da S. E. R. Mons. Cyrille Salim BUSTROS, S.M.S.P., Arcivescovo di Newton dei Greco-Melkiti (STATI UNITI D'AMERICA) e Vice Presidente S. E. R. Mons. William Hanna SHOMALI, Vescovo titolare di Lidda, Vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini (GERUSALEMME).

Il Messaggio al popolo di Dio

Nelle Assemblee sinodali si è affermata la consuetudine di pubblicare un Messaggio (Nuntius) indirizzato al popolo di Dio, con particolare riferimento alle categorie di persone coinvolte direttamente nell'argomento del Sinodo. Il Nuntius, di genere pastorale, ha la finalità di incoraggiare il popolo di Dio a rispondere fedelmente alla sua speciale vocazione, nonché di lodarlo per gli sforzi già fatti. Alla fine della prima settimana dovrà essere presentata all'Assemblea una prima bozza del Messaggio per una discussione generale. Dopo aver raccolto le osservazioni dell'Assemblea, la Commissione preparerà un progetto definitivo che sarà sottomesso all'approvazione dell'Assemblea. Il testo definitivo del Messaggio sarà pubblicato alla chiusura dei lavori sinodali. Le due redazioni dovranno essere preparate in arabo, francese, inglese e italiano.

Composizione della Commissione per la redazione del Messaggio

La Commissione per la redazione del Messaggio che sarà pubblicato al termine dei lavori sinodali, ottenuto il voto dei Padri sinodali, sarà composta da 12 membri, dei quali 8 eletti dall'Assemblea (1 per ciascuna delle Chiese rappresentate nel Consiglio dei Patriarchi del Medio Oriente e 1 dell'Unione dei Superiori Generali) e 4, compresi il Presidente e il Vice-Presidente, nominati dal Santo Padre.

Circa la costituzione della Commissione, composta esclusivamente da Padri sinodali, si terrà conto dei seguenti criteri: appartenenza ecclesiale (diversa nazionalità e lingua); sensibilità ecclesiale e culturale; specifica competenza richiesta; capacità di elaborazione e di redazione; capacità di lavoro in gruppo.

Le funzioni del Presidente di questa Commissione sono le seguenti: convocare e presiedere le riunioni della Commissione quando fosse necessario; presentare in seduta plenaria un primo progetto di redazione del Messaggio affinché possa essere discusso dai Padri sinodali; costituire sottocommissioni o gruppi di lavoro per perfezionare la prima stesura del Messaggio; provvedere che il testo sia disponibile nelle varie lingue adottate nell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente, sia per la stesura iniziale sia per la redazione finale; presentare all'Assemblea il testo definitivo del Messaggio per il voto. Ciò potrà essere fatto direttamente dal Presidente, dal Vice Presidente o da uno dei suoi Membri designato dal Presidente; presentare il Messaggio durante una Conferenza Stampa.

La votazione in forma elettronica

La votazione per la Commissione per la redazione del Messaggio si è svolta in forma elettronica.

Per la votazione in forma elettronica, i Padri sinodali adoperano un dispositivo - usato anche per il conteggio delle presenze - con cui possono essere effettuati due tipi di votazione: la votazione semplice e la votazione multipla.
Votazione semplice. Quando si vota per una sola mozione in cui si richiede un consenso si usano i tasti “PLACET”, “NON PLACET”, “ABSTINEO” o “PLACET IUXTA MODUM”. Una volta effettuata la scelta, si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”.
Votazione multipla. Quando una votazione richiede una preferenza tra più mozioni, si usano i tasti numerici premendo il tasto numerico corrispondente alla scelta e si conferma con il tasto “CONFIRMO”. In caso di errore di digitazione, appare sul display la scritta “NoValido” sul display.
In caso di errore di digitazione, o se si voglia cambiare la scelta effettuata, si preme un tasto rosso “DELEO”, si digita di nuovo la scelta e si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”. Questa operazione si può ripetere fino a quando il Presidente deciderà che il tempo a disposizione è scaduto.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Sono intervenuti i seguenti Padri:

- S. Em. R. Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. Em. R. Card. Zenon GROCHOLEWSKI, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. 'Ad ABIKARAM, Vescovo di Saint Maron of Sydney dei Maroniti (AUSTRALIA)
- Rev. P. David NEUHAUS, S.I., Vicario del Patriarca di Gerusalemme dei Latini per la pastorale dei cattolici di lingua ebraica (GERUSALEMME)
- S. E. R. Mons. Louis SAKO, Arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, Amministratore Patriarcale di Sulaimaniya dei Caldei (IRAQ)
- S. E. R. Mons. Shlemon WARDUNI, Vescovo titolare di Anbar dei Caldei, Vescovo di Curia di Babilonia dei Caldei (IRAQ)
- S. E. R. Mons. Antonios Aziz MINA, Vescovo di Guizeh dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)
- S. E. R. Mons. Maroun Elias LAHHAM, Vescovo di Tunisi (TUNISIA)
- S. Exc. Mgr Samir NASSAR, Archevêque de Damas des Maronites (SIRIA)
- S. E. R. Mons. Youssef BÉCHARA, Arcivescovo di Antélias dei Maroniti (LIBANO)
- Rev. Mons. Raphaël François MINASSIAN, Esarca Patriarcale del Patriarcato di Cilicia degli Armeni (GERUSALEMME)
- S. E. R. Mons. Salim SAYEGH, Vescovo titolare di Acque di Proconsolare, Vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini, Vicario Patriarcale di Gerusalemme dei Latini per la Giordania (GERUSALEMME)
- S. E. R. Mons. Georges BACOUNI, Arcivescovo di Tiro dei Greco-Melkiti (LIBANO)
- Rev. P. Mauro JÖHRI, O.F.M. Cap., Ministro Generale dell'Ordine Francescano Frati Minori Cappuccini (ITALIA)
- S. E. R. Mons. Jean Benjamin SLEIMAN, O.C.D., Arcivescovo di Baghdad dei Latini (IRAQ)
- S. E. R. Mons. Vincent LANDEL, S.C.I. di Béth., Arcivescovo di Rabat (MAROCCO)
- S. E. R. Mons. Giorgio BERTIN, O.F.M., Vescovo di Gibuti (GIBUTI)
- Archimandrita Robert L. STERN, Segretario Generale della "Catholic Near East Welfare Association" (C.N.E.W.A.) (STATI UNITI D'AMERICA)
- S. E. R. Mons. Vartan Waldir BOGHOSSIAN, S.D.B., Vescovo di San Gregorio di Narek in Buenos Aires degli Armeni, Esarca Apostolico per i fedeli di rito armeno residenti in America Latina e Messico (AMERICA LATINA E MESSICO)
- S. E. R. Mons. Paul Youssef MATAR, Arcivescovo di Beirut dei Maroniti (LIBANO)
- S. Em. R. Card. Stanisław RYŁKO, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (CITTÀ DEL VATICANO)
- Rev. P. Ab. Semaan ABOU ABDOU, O.M.M., Superiore Generale dell'Ordine Maronita Mariamita (UNIONE DEI SUPERIORI GENERALI)


Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. Em. R. Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (CITTÀ DEL VATICANO)

Una prima esigenza
Volgendo ora lo sguardo all'attuale Assemblea, vorrei subito dire che concordo pienamente con quanto è scritto nel nostro "Instrumentum laboris" e cioè che la comunione ecclesiale è la prima esigenza che i cristiani devono sentire nell' attuale complessa realtà del Medio Oriente. Tale unità è poi anche la prima testimonianza che Pastori e fedeli possono fornire alla società in cui vivono, ci si trovi a Cipro o in Kuwait, in Turchia o in Egitto, in una società ove la presenza cristiana è minima come in alcuni Paesi della Penisola Arabica o è molto importante come in Libano.
Le dure prove del momento possono anzi diventare uno stimolo a maggiore coesione fra le varie comunità cristiane, superando anche il confessionalismo in ciò che ha di angusto e limitato. I cristiani, infatti, sono prima di tutto membri dello stesso Corpo Mistico di Cristo. Prima delle differenze di lingua, di nazione, di appartenenze a riti diversi, c'è, infatti, l'appartenenza all'unica Chiesa di Cristo e quindi c'è il dovere d'una stretta collaborazione e di uno stile di vita caritatevole e fraterno.
Già di fronte al diffondersi del Cristianesimo in Medio Oriente, l'anonimo autore della lettera a Diogneto descriveva l'identità dei cristiani come "coloro che non si differenziano dagli altri uomini né per territorio né per lingua o abiti ... che non parlano un linguaggio inusitato ... mostrano il carattere mirabile e straordinario del loro sistema di vita" (Lettera a Diogneto, n. 5).
Ricordo che sull'argomento dell'unità dei cristiani e della loro solidale apertura verso gli altri insistette molto il compianto Papa Giovanni Paolo II nel Sinodo per il Libano, nel 1995. Egli poi dedicò a tale riguardo alcune direttive importanti nell'Esortazione Apostolica post-sinodale del 1997, ricordandoci che tutte le diverse comunità cristiane formano un'unica e medesima Chiesa cattolica unita intorno al Successore di Pietro e votata al servizio dell 'umanità (Esortazione post-sinodale "Une espérance nouvelle" n. 8).
L'unità ecclesiale
Talora le discussioni nelle nostre comunità nascono anche da diversi atteggiamenti pastorali, fra l'uno che preferisce privilegiare la custodia dell' eredità del passato e l'altro che richiama maggiormente alla necessità del rinnovamento. Sappiamo però che, alla fine, occorrerà sempre tener presente il criterio datoci da Gesù, il criterio del "nova et vetera" (Mt 13,52), e cioè del nuovo e del vecchio da estrarre dal tesoro della Chiesa.
Lo ricordava pure recentemente il nostro amato Santo Padre Benedetto XVI, parlando ad un gruppo di Vescovi di recente nomina, dicendo loro: " Il concetto di custodire non vuole dire soltanto conservare ciò che è stato stabilito - benché tale elemento non debba mai mancare, - ma richiede nella sua essenza anche l'aspetto dinamico, cioè una concreta tendenza al perfezionamento, in piena armonia e continuo adeguamento delle esigenze nuove sorte dallo sviluppo e del progresso di quell 'organismo vivente che è la comunità" (L'Osservatore Romano, 13-14 settembre 2010).
Ovviamente, l'unità fra Pastori e fedeli in Medio Oriente comporta poi una stretta unità con la Chiesa di Roma, ove la Provvidenza ha guidato l'Apostolo Pietro a porre la sua sede. Al riguardo chi non ricorda quanto scriveva alla Chiesa di Roma il grande Vescovo di Antiochia, S. Ignazio?
Si tratta di un'unione affettiva che deve poi portare ad un'unione effettiva con la Santa Sede, attraverso i numerosi canali oggi esistenti. Al riguardo vorrei pure ricordare l'opportunità di una stretta unione con i Rappresentanti Pontifici esistenti nei Paesi del Medio Oriente. Sono otto benemeriti Inviati del Papa che a Gerusalemme ed a Beirut, a Damasco e ad Ankara, a Bagdad ed a Teheran, al Cairo ed a Safat in Kuwait intendono collaborare con i Pastori locali in quest'ora difficile della loro missione.
La nostra speranza
In conclusione, dovremo lavorare tutti insieme per preparare un'alba nuova per il Medio Oriente, usando i talenti che Dio ci ha dato. Certo, è urgente favorire la soluzione del tragico conflitto israelo-palestinese. Certo, è urgente operare perché terminino le correnti aggressive dell 'Islam. Certo dovremo sempre chiedere rispetto per la libertà religiosa di tutti i credenti.
È una missione difficile quella che voi, venerati Pastori della Chiesa in Medio Oriente, dovete svolgere in un momento storico così drammatico. Sappiate però che non siete soli nella vostra sollecitudine quotidiana per preparare un avvenire migliore alle loro comunità.
È vero, che talora di fronte alle prove dell' oggi, a qualcuno può anche venire spontaneo di ripetere con il Salmista: "Exsurge, Domine! Salvos nos fac, Domine!" (Ps 3,8). "Sorgi, alzati, o Signore!".
La fede però subito ci dice che il Signore è già ben vigile accanto a noi e che è sempre attuale la promessa che Cristo fece un giorno agli Apostoli: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Cari Confratelli, questa certezza ci sostenga nel difficile momento in cui viviamo!

[00023-01.07] [IN001] [Testo originale: italiano]

- S. Em. R. Card. Zenon GROCHOLEWSKI, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (CITTÀ DEL VATICANO)

In Medio Oriente la Chiesa ha una lunghissima tradizione educativa. Oggi vi sono presenti un migliaio di istituzioni scolastiche cattoliche, con circa 600.000 alunni. Esse sono generalmente molto apprezzate ed offrono l'educazione scolastica senza alcuna distinzione o discriminazione e si rendono accessibili particolarmente ai più poveri. Inoltre, nella regione operano 4 Università cattoliche con diverse sedi esterne, 8 istituzioni di studi superiori ecclesiastici e almeno 10 seminari di diversi riti. Nei paesi medi orientali, comunque, vi sono condizioni differenti circa la possibilità per le istituzioni educative cattoliche di svolgere la loro attività e missione. Quindi la loro presenza in alcune zone è più massiccia, in altre meno.
Mi riferisco al nr. 3 dell’Instrumentum laboris, che delinea in modo generico l'obiettivo specifico di questa Assemblea, perché le istituzioni educative cattoliche possono essere di gran peso nella realizzazione di quasi tutti i postulati presentati nei diversi luoghi dell’Instrumentum, ossia:
- nel fornire ai cristiani la ragione della loro presenza nel Medio Oriente e la loro missione in ciascun Paese; nel formare autentici testimoni della fede a tutti i livelli e le persone qualificate a trasmettere la fede;
- nel ravvivare la comunione ecclesiale e la cooperazione fra componenti molto variegate della realtà ecclesiale nel Medio Oriente; nell'impegno ecumenico e nel dialogo interreligioso; nella collaborazione con ebrei e musulmani nel campo religioso sociale e culturale per il bene comune;
- nel rafforzare il necessario impegno cristiano nella vita pubblica; nell'attività civile e politica; nei mezzi di comunicazione; nel contribuire ad affrontare adeguatamente le sfide della pace e quelle che nascono dall'ambiguità della modernità; nel formare la società più giusta, solidale e umana; nel contribuire allo sviluppo integrale dei Paesi del Medio Oriente a tutti i livelli e nell’arricchirli dei valori cristiani.
Perché i cristiani possano essere dovutamente rispettati e assolvere la loro benefica missione, anche quella educativa, è necessaria la qualificata promozione dei concetti di "laicità positiva", della dignità della persona umana, dei suoi diritti, della vera libertà religiosa, del rispetto della libertà dell'altro. Anche a questa promozione possono e devono contribuire le istituzioni educative cattoliche.
Del resto, penso che sia difficile trovare fra i postulati messi in luce nell'Instrumentum laboris qualcuno per il quale non abbiano importanza le istituzioni educative. Evidentemente ciascuna di queste istituzioni deve contribuire nel proprio campo di azione e secondo le concrete possibilità.
Vorrei soltanto mettere in luce quattro rilievi:
1) Le nostre istituzioni sono aperte a tutti e rispettose per quanti non condividono la fede cristiana, facendo sì che nessuno si senta ospite o straniero. Ciò però non può significare il tacere i valori cristiani che fondano il sistema educativo cattolico o l’affievolimento della propria specifica identità e missione cristiana.
2) Per essere fautori della pace, del rispetto dei diritti umani, del progresso, dell'impegno civile e politico, ed inoltre essere impegnati nell'ecumenismo, nel dialogo interreligioso, ecc. è necessario che gli istituti di studi superiori, abbiano contatti e dialogo con altri istituti dello stesso genere esistenti nel territorio.
3) Fondamentale rimane la genuina promozione delle vocazioni sacerdotali e la solida preparazione filosofico-teologica, spirituale e culturale dei futuri sacerdoti, adeguata ai bisogni specifici del luogo. Dalla loro qualità ed impegno, infatti, dipenderà in grandissima parte il consolidamento e lo sviluppo della Chiesa in Medio Oriente.
4) È di estrema importanza che i Vescovi/Eparchi accompagnino costantemente le istituzioni educative cattoliche con la loro presenza, l'incoraggiamento, l'assistenza, e costruttivi consigli.

[00029-01.06] [IN008] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. 'Ad ABIKARAM, Vescovo di Saint Maron of Sydney dei Maroniti (AUSTRALIA)

How could Eastern Christians of the Expansion help Christians of the Middle East?
We believe that confirming Eastern Christians of the Expansion in their Eastern identity and heritage would generate a dynamic drawing them to their roots, bursting in them the spirituality and faith of their forefathers so that they become an essential source of “spiritual support and solidarity” to their fellow Christians in their homeland.
My pastoral experience embodied this vision. In light of these principles, we have created different activities and committees in all our parishes. Some are to reach out to Maronites of Australia and create communication between them and Lebanon; others are to educate them and invigorate Maroniteness so as to impel them to support financially those of the Middle East; others are to instigate relations with Australian Catholic and Orthodox bishops as well as Muslims for future actions.
Christians of the world, at all levels, should be involved according to a strategic plan, in providing any help to the Churches of the East.
We in the Expansion are required to educate, confirm and sensitize our people to their Eastern identity in faith and heritage. This will urge them to support their fellow Christians in the East and will unify them in one Church, in Her roots and Her expansion ... the Church of New Horizons for New Times.

[00031-02.02] [IN009] [Original text: English]

- Rev. P. David NEUHAUS, S.I., Vicario del Patriarca di Gerusalemme dei Latini per la pastorale dei cattolici di lingua ebraica (GERUSALEMME)

Hebrew is also a language of the Catholic Church in the Middle East. Hundreds of Israeli Catholics conduct all aspects of their life in Hebrew, inculturating their faith within a society that is defined by the Jewish tradition.
However, today, in addition there are thousands of children, Catholic by faith, of the families of foreign workers, refugees and also Arabs, who go to Hebrew language schools, and need catechism in Hebrew, a great challenge for the Hebrew-speaking vicariate today. Finally, the Hebrew-speaking Catholic vicariate seeks ways to serve as a bridge between the Church, predominantly Arabic-speaking, and Jewish-Israeli society to promote both a teaching of respect for the people of the first covenant and a sensibility to the cry for justice and peace for Israelis and Palestinians. Together, Arabic-speaking and Hebrew- speaking Catholics must give witness and work in communion for the Church in the land of her birth.

[00032-02.02] [IN010] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Louis SAKO, Arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, Amministratore Patriarcale di Sulaimaniya dei Caldei (IRAQ)

La riforma liturgica basata sulla sacra scrittura, ma anche la patristica e le esigenze pastorali di oggi. Altrimenti i nostri fedeli andranno a cercare altre chiese come in alcuni casi già succede. Una priorità deve essere la formazione dei formatori. Talvolta alcune chiese mancano di personale; tocca alla Chiesa universale aiutare nella preparazione di un clero che sia all'altezza della sua missione.
Il rapporto tra le varie chiese in ogni Paese del medio oriente e anche il rapporto con la Santa Sede. Come vivere nello stesso tempo la comunione nella particolarità?? Noi resteremo divisi se andiamo a guardare nel passato e non ricerchiamo invece ciò che ci può unire oggi. Le Chiese Orientali fanno parte della Chiesa Universale e qualsiasi studio che viene fatto dalla Chiesa Universale deve prendere in considerazione anche la situazione delle chiese particolari. A volte siamo delusi.
Un impegno serio per il dialogo con i musulmani. Senza dialogo con loro non ci sarà la pace e la stabilità. Insieme possiamo eliminare guerre e tutte le forme di violenza. Dobbiamo unire le nostre voci per denunciare insieme il grande affare economico del commercio delle armi. Una vera minaccia di guerre nella nostra regione, dove le parole del Papa Giovanni Paolo II si sono tragicamente avverate: “La guerra è un’avventura senza ritorno. ”Senza il dialogo e un impegno reale e concreto non ci sarà.
Il mortale esodo che affligge le nostre Chiese non potrà essere evitato. L'emigrazione è la più grande sfida che minaccia la nostra presenza. Le cifre sono preoccupanti. Le Chiese Orientali, ma anche la Chiesa universale, devono assumersi le proprie responsabilità e trovare con la comunità internazionale e le autorità locali scelte comuni che rispettino la dignità della persona umana. Scelte che siano basate sull'uguaglianza e sulla piena cittadinanza, con impegni di partenariato e di protezione. La forza di uno Stato si deve basare sulla credibilità nell'applicazione delle leggi al servizio dei cittadini, senza discriminazione tra maggioranza e minoranza. Vogliamo vivere in pace e libertà invece di sopravvivere.

[00033-01.05] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Shlemon WARDUNI, Vescovo titolare di Anbar dei Caldei, Vescovo di Curia di Babilonia dei Caldei (IRAQ)

Pubblichiamo a seguire la traduzione in inglese dell’intervento in arabo.
La versione originale verrà pubblicata nell’edizione araba del Bollettino Synodus Episcoporum.

We thank His Holiness Pope Benedict XVI who invited us to this meeting and who is working with us and accompanying us to achieve positive and constructive results.
It is a blessed, courageous and necessary step that we took together to study our difficult problems which concern us all, and we cannot avoid them, although it came too late and we should have undertaken this a long time ago, because its importance and the serious issues that we are discussing, related to our existence or non-existence, construction or destruction, perseverance or failure, commitment or indifference, to walk forwards or backwards, and this happens when we look to the past, the present and the future.
We have to create a strong foundation and repair the destroyed and weak foundations if we want to bear witness to Jesus Christ and to live His heavenly commitments which He gave to us as life, to revitalize our behavior and fulfill the communion between us.
Nobody must weaken this communion: neither denominational or egotistical benefits must be allowed to weaken our communion, rather, we have to live fully it or our divergences will destroy us; we have to call upon and live the mutual love which will lead us to the unity from which we will have strength.
What should we do then?
1 - Love is above everything: to found a Middle Eastern committee from all churches related to the Patriarchs’ Council which should be responsible for the dialogue between the Catholic Churches, for their real rapprochement and to destroy barriers and to build close relations and encourage reciprocity in the services and to study the weak points of the sister Churches.
2- That they become one heart: to found a committee responsible for ecumenism and relations with the sister Orthodox Churches and with the Protestant communities, and to found a committee of dialogue between religions in the Middle East, which will organize constructive meetings among the three big religions as well as with other religions. To establish a strong committee to defend the oppressed and those without rights, and to stand courageously and daringly against the fanatical and partisan political groups.
3 - To emphasize the witness of faith in life, and to encourage our faithful to work in the political field because they are indigenous citizens who have their rights and duties and they have to take responsibility to guide the issues of the state according to the principles of human rights. To sensitize people to defend freedom especially religious freedom, and the freedom of conscience and freedom of expression, and here we mention specially the issue of minors that can create problems in Christian families as there is no freedom in respect to this.
4 - We must seek peace and stability in our countries and shout in one voice: no to war, yes to peace; no to the destructive weapons, yes to disarmament; no to terrorism, yes to universal brotherhood; no to divisions and strife and fanaticism, yes to unity, to tolerance and dialogue. And we must focus strongly on the fact that the Christians of the Middle East are true citizens and they have according to the international statutes two privileges: the first the right to citizenship and the second is the right to maintain their presence and not be excluded from the building of the Middle Eastern countries.
5 - To be attentive to the laity and to give them their real role in the Church and to form a committee for families and youth. All this we place under the protection of our Mother Mary, the Mother of the East, who accompanied the first Church, and She who accompanied the first Church will accompany us today.
Amen.

[00034-02.04] [IN012] [Original text: Arabic]

- S. E. R. Mons. Antonios Aziz MINA, Vescovo di Guizeh dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO)

Questo mio intervento non mira a chiedere un cambiamento della norma vigente, ma piuttosto a trovare una procedura che possa snellire le pratiche delle nomine, conservando la norma vigente e salvaguardando nel medesimo tempo la tradizione orientale.
Suggerisco due modi alternativi, in ordine di preferenza:
- Considerare il Romano Pontefice potenzialmente presente in tutte le riunioni del Sinodo, ed implicitamente assenziente, ad ogni avvenuta elezione. Così, il Patriarca dovrà chiedere al Santo Padre di dare la Sua benedizione, ad elezione già effettuata, tuttavia, prima della pubblicazione della nomina.
- Il Patriarca comunica direttamente il risultato dell'elezione al Santo Padre, in un’Udienza speciale oppure tramite il Rappresentante Pontificio, chiedendo il suo assenso.
La giurisdizione dei Patriarchi sui fedeli dello stesso rito fuori dei territori patriarcali:
Il principio di territorialità è stato mantenuto con fermezza da tutti i concili ecumenici. D’altra parte, gli ultimi 60/70 anni hanno segnato la storia umana, ad un ritmo frenetico. L'immigrazione massiccia di intere famiglie, da una parte del mondo all' altra, ha fatto sì che tanti orientali hanno lasciato il loro territorio per stabilirsi altrove. Il caso estremo è che i fedeli appartenenti ad una Chiesa "sui iuris", siano più numerosi fuori del territorio che dentro.
Non è del tutto logico che certi fedeli appartenenti ad una chiesa "sui iuris", non abbiano altre relazioni con la Chiesa di appartenenza, se non quelle liturgiche.
La mia richiesta è di dare al Patriarca la giurisdizione personale sui fedeli della sua Chiesa dovunque siano.
Ordinariati per gli orientali sprovvisti da un proprio gerarca:
Questa struttura giuridica preconciliare, sorta per la cura pastorale degli orientali, residenti fuori dei territori d'origine, sembra del tutto superata, anzi oserei dire va contro i dispositivi del diritto vigente.
Propongo, intanto di ristudiare la situazione giuridica degli attuali Ordinariati per gli orientali sprovvisti di un proprio gerarca, in vista della loro abolizione.
La missione dei Sacerdoti uxorati fuori dei territori patriarcali:
Dagli anni’ 30 vige il divieto posto sull'ordinazione e l'esercizio del ministero a sacerdoti uxorati al di fuori dei territori patriarcali e delle "Regioni storicamente orientali".
Penso, subordinatamente a quanto verrà deciso dal S. Padre, che è giunto il tempo di fare questo passo, in favore della cura pastorale dei fedeli orientali in diaspora.

[00035-01.06] [IN013] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Maroun Elias LAHHAM, Vescovo di Tunisi (TUNISIA)

Parler des relations Moyen-Orient/Maghreb n’est pas parler des relations Orient/Occident. Les pays du Maghreb font aussi partie du monde arabe et des pays musulmans. Il faut savoir qu’il y a plus de musulmans en Afrique du Nord que dans les pays du Moyen-Orient. Il est vrai que le Moyen-Orient a la grâce d’avoir des minorités chrétiennes arabes, tandis que le Christianisme des premiers siècles est totalement disparu des pays du Maghreb. Actuellement, ce sont de véritables Églises locales implantées dans leurs pays respectifs, mais avec des fidèles étrangers.
C’est à partir de ces deux points que je fais mon intervention.
- Les pays du Maghreb font partie du monde arabo-musulman. Mises à part quelques particularités dans un pays ou dans un autre, la vie à Rabat, à Alger, à Tunis ou à Tripoli est semblable à la vie à Amman, à Damas, à Bagdad ou au Caire. Cela s’applique surtout aux relations avec l’Islam et au fait de vivre la foi chrétienne dans un contexte très différent. Les Églises des pays du Maghreb ont tout intérêt à se mettre en relation avec leurs Églises soeurs du Moyen-Orient dans ce domaine, et à apporter leur spécificité d’un dialogue de vie et de pensée avec l’Islam, un dialogue vécu à partir d’une situation d’étrangers et non de concitoyens.
- Les Églises du Maghreb sont des Églises dont les fidèles sont des étrangers. Dans chaque Église du Maghreb on ne compte pas moins de 60 nationalités. Ce sont des européens (entrepreneurs, diplomates, résidents, retraités, femmes chrétiennes de mariage mixte, etc), des africains (étudiants, employés de la Banque africaine du développement, militaires en stage, familles, immigrés, etc), quelques arabes chrétiens du Moyen-Orient (Égypte, Syrie, Liban, Palestine, Jordanie) et une poignée de locaux baptisés dans l’Église catholique (en Tunisie et en Algérie).
La collaboration demandée ici est un échange de prêtres, de religieuses, de laïcs consacrés ou de volontaires pour travailler dans les paroisses et dans les diverses institutions de l’Église de l’Afrique du Nord. Jusqu’à présent, c’était l’Europe qui assurait tout cela. Actuellement, ce n’est plus envisageable, vue la diminution des vocations sacerdotales et religieuses. N’ayant pas de familles chrétiennes locales ou résidentes depuis des générations, nos Églises ont deux directions où demander du secours: l’Afrique et le Moyen-Orient.
Il est vrai que la vie d’un prêtre du Moyen-Orient ne ressemble pas à la vie d’un prêtre dans le contexte du Maghreb ( je le dis par expérience, étant moi-même, ainsi que mon confrère d’Alger, des moyen-orientaux), mais, avec la grâce de Dieu et un sérieux travail d’adaptation, c’est possible et c’est même enrichissant. Pour les religieuses, l’insertion est plus facile, car il y a le soutien de la communauté.
“Demandez, et vous recevrez” a dit le Seigneur. Nous avons demandé, nous attendons de recevoir.

[00036-03.02] [IN014] [Texte original: français]

- S. Exc. Mgr Samir NASSAR, Archevêque de Damas des Maronites (SIRIA)

Les Églises d’Orient cohabitant avec l’Islam depuis quatorze siècles malgré les difficultés et les défis, avec des hauts et des bas souvent liés aux problèmes politiques, et le conflit Orient-Occident surtout depuis les Croisades (11ème -13ème siècle).
Dans cette longue vie commune regardons un peu la moitié pleine du verre:
Un enrichissement réciproque s’établit chaque jour : L’attachement des musulmans à la prière, au jeûne, à la charité, au pèlerinage, incitent les voisins Chrétiens à devenir plus pratiquants.
La proximité des chrétiens avec l’Évangile fait réfléchir les musulmans sur une lecture critique du Coran par exemple. Bien sûr, le dialogue dogmatique n’est pas là, mais le dialogue de la vie garantit une cohabitation qui dure depuis 14 siècles.
Il y a des initiatives qu’on peut entreprendre dans un régime laïc et tel est le cas syrien. Nous avons pu faire des choses en commun avec les musulmans pendant l’année de Saint Paul en 2008-2009, moyennant l’art, le théâtre, la culture et le sport.
- Concerts de chants religieux mixtes.
- Expositions de peintures et Icônes.
- Tournois sportifs et marathon.
- Conférences, colloques, roman photos.
- Mise en valeur des sites archéologiques du premier siècle.
- Films et pièces interprétés par des acteurs chrétiens et musulmans.
Celui qui a joué Saint Paul est un musulman.

[00037-03.02] [IN015] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Youssef BÉCHARA, Arcivescovo di Antélias dei Maroniti (LIBANO)

Mon intervention se réfère aux numéros 25 et 39 de l’Instrumentum. Laboris où il est question de laïcité positive. Plus loin au n°109, il est affirmé qu’il n’y a pas de laïcité dans les pays musulmans.
Étant donné que la majorité écrasante des Pays du Moyen-Orient est musulmane et refuse donc la laïcité, il serait préférable, pour notre synode, d’utiliser, à la place, le terme de citoyenneté ou d’État civique. Car c’est un terme qui est plus admis et comprend les mêmes réalités. De plus, il a été utilisé par des dignitaires religieux et des écrivains musulmans au Liban et ailleurs.
En outre les Patriarches Catholiques d’Orient, dans leurs lettres pastorales, notamment celle qui traite des relations entre Chrétiens et Musulmans, ont largement utilisé la citoyenneté (N.32).
Mais pour que la réalité de la citoyenneté soit admise, généralisée et intégrée au niveau des constitutions et surtout des mentalités, un double travail est requis:
- au niveau de la société populaire, les moyens de communication sociale peuvent être d’un grand secours. Car, il s’agit d’ancrer dans les masses les notions que comporte la citoyenneté, surtout l’égalité de tous et l’acceptation de la diversité religieuse et culturelle.
- au niveau éducatif, dans les écoles et les universités, la citoyenneté peut être nourrie tout au long des années de formation. Un travail d’épuration s’impose au niveau des programmes pour en éliminer les discriminations.
Ce double travail s’impose si on veut dépasser le niveau des élites pour qui la citoyenneté, le dialogue et même la liberté sont admis, pour pouvoir atteindre les masses qui peuvent être manipulées et verser dans tout genre d’'extrémisme.

[00038-03.0] [IN016] [Texte original: français]

- Rev. Mons. Raphaël François MINASSIAN, Esarca Patriarcale del Patriarcato di Cilicia degli Armeni (GERUSALEMME)

La comunione non è la relazione sociale amichevole ma è piuttosto la dedizione di sé per il bene del proprio fratello. Questo è l'insegnamento di Gesù.
La Chiesa locale di Terra Santa a Gerusalemme, è cosciente dei problemi acuti di tipo socio-politico dei cristiani in medio oriente, ed ha fiducia nell'importanza imperativa dei Media, che possono giocare un ruolo positivo nel proporre soluzioni. La tecnica dei mass-media consiste nell'utilizzo del suono, dell'immagine e del testo come mezzi di comunicazione, che ci portano ad una soluzione "comunicativa" che trova il suo fondamento nell'unità delle chiese cattoliche in Oriente. Un'unità ideale per una testimonianza cristiana che velocizzi la comunione e la collaborazione, senza danneggiare l'identità delle diverse Chiese cristiane cattoliche e senza intaccare la loro cultura tradizionale.
La Chiesa Cattolica del Medio Oriente è rimasta fedele alla tradizione apostolica, che consisteva nel predicare, visitare e scrivere. La collaborazione, nel campo dei Mass-Media, rimane ancora debole fra i cattolici del Medio Oriente, a causa delle diversità fra le culture e fra le tradizioni ecclesiastiche.
Negli ultimi tempi l'utilizzo dei mass-media e dei mezzi di comunicazione sociale, è divenuto più frequente ma a livello e su iniziativa di singoli individui. Questi mezzi, malgrado il progresso rapido del mondo dei media, rimangono ancora in una fase primitiva e questo per mancanza di risorse economiche e di conseguenza anche professionali.
I Mass Media, possono giocare un ruolo importante ed essere uno dei mezzi più idonei per creare una comunione vera tra le varie chiese cattoliche, a partire da una fattiva collaborazione fra esse in modo che i Mass Media diventino realmente luogo di testimonianza di Gesù e dei valori cristiani

[00041-01.05] [IN018] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Salim SAYEGH, Vescovo titolare di Acque di Proconsolare, Vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini, Vicario Patriarcale di Gerusalemme dei Latini per la Giordania (GERUSALEMME)

Parmi les problèmes que rencontre l’Église au Moyen-Orient, il faudrait mentionner celui des sectes, qui provoquent une grande confusion doctrinale. Notre époque est remplie de leurs fantaisies théologiques. En Jordanie, à titre d’exemple, il y a une cinquantaine de sectes, dont cinq ont plus de pasteurs actifs que toutes les Églises catholiques et orthodoxes ensemble. Que faire pour garder le dépôt de la foi et limiter leur influence croissante?
Visiter les familles.
Les curés et les pasteurs d’âmes sont priés avec insistance, de visiter les familles et de prendre leur part de responsabilité pour expliquer, défendre, semer, vivre et aider à vivre la foi catholique.
S’occuper sérieusement de la formation chrétienne des adultes.
Beaucoup de nos fidèles pratiquants sont vaguement moralisés et sacramentalisés. Ils ne sont pas évangelisés. Ils servent de pâture pour les sectes.
Sensibiliser les écoles catholiques à leur mission d’écoles catholiques.
Souvent, les responsables des écoles ne donnent pas à la leçon de catéchisme la même importance qu’ils donnent aux autres matières. Rarement ils préparent les catéchistes. Très souvent ils les choisissent sans discernement, pour boucher un trou.
À voir le courage de réviser les livres de catéchisme pour qu’ils expriment clairement la foi et la doctrine de l’Église catholique, attestées et éclairées par l’Écriture sainte, la Tradition apostolique et le Magistère ecclésiastique.
En conclusion: au-delà des différences rituelles, et des différends politiques, garder le dépôt de la foi, telle est la mission primordiale des pasteurs de l’Église catholique.

[00039-03.02] [IN017] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Georges BACOUNI, Arcivescovo di Tiro dei Greco-Melkiti (LIBANO)

It is true that parents are the first catechists of the faithful, with the help of schools and parishes. But in the wake of Vatican II a new catechism initiative sprung from the New Ecclesial Movements with the blessing and encouragement of Popes Paul VI, John Paul II, and Benedict XVI. It is important for the Eastern Church today to learn from their success and benefit from their initiative.
Most of these ecclesial movements follow a certain approach to catechism, and I am going to refer to one of them - The Sword of the Spirit communities within the Renewal in the Holy Spirit movement- to explain their pedagogy. It is modeled on the Lord's own catechetic pedagogy with the disciples on the Emmaus road as we read in the 24th chapter of the gospel of Luke. It is not solely aimed at education of the mind but rather at bringing the faithful to a personal relationship with Jesus, a discovery of their call and mission, and to a deeper communion with the Church. It is a pedagogy aimed at those Christians who -like the Emmaus disciples- were brought up in the Christian faith but lost hope and "their eyes were kept from recognizing" the Lord (Luke 24: 16). Since many of these Christians will not come to church, members of the movement go and walk with them on the road as the Lord did (v. 15), listen to them (v.17), re-evangelize them (vv. 25-27), and bring them to communion with the Lord (v. 30) and to a desire for community (v. 29). Then once their eyes are opened (v. 31) they decide to stay -or return- to their country and church (v. 33) to become the new missionaries (v. 35). But in order for this conversion to last, they are invited to a life of community (vv. 33, 36-43) where they receive further teaching and fellowship (vv. 44-47), to become witnesses and even martyrs (v. 48), by the power of the Holy Spirit (v. 49) and through a life of worship and prayer (vv. 52,53).
What we can attest and see among these new movements is not only a new vitality for prayer and evangelism, but, more importantly, an ability to inspire a lot of men and women, young and old, to stay in their countries as missionaries, and to serve their local churches with zeal and obedience. It is therefore crucial -even vital- for Bishops and clergy to realize that these new ecclesial movements are working in the church and for the church, and that their contribution is not a threat but a rich addition to church efforts to catechize the faithful and to preserve a Christian presence in the Middle East. Therefore, Bishops in particular need to encourage and promote such initiatives and, as needed, provide these new ecclesial movements with the theological and spiritual help that they lack.
The Emmaus disciples returned with hope, a hope on which the Church was founded. May we too all return home to our local situations filled with hope in this season where the Holy Spirit is at work in a new way to renew the Church -as was described by our dear Pope Benedict in his essay on the Locus of Ecclesial Movements in the church more than 12 years ago- and in his prophetic call to this special synod. Christ is the same yesterday, today, and forever!

[00042-02.02] [IN020] [Original text: English]

- Rev. P. Mauro JÖHRI, O.F.M. Cap., Ministro Generale dell'Ordine Francescano Frati Minori Cappuccini (ITALIA)

Nel mio intervento ho ricordato le caratteristiche della presenza dei cappuccini in Medio Oriente, lungo i secoli, all'interno della vasta tradizione francescana. Mi sono soffermato in particolare sulla situazione in Turchia. Richiamando l'impegno culturale e la dedizione pastorale del cappuccino vescovo mons. Luigi Padovese, Vicario Apostolico in Anatolia, barbaramente ucciso il 3 giugno scorso, ho ricordato le gravi difficoltà cui i cristiani sono sottoposti in quella terra.
Tra gli impegni dei cappuccini, oltre alla cura pastorale dei cristiani dispersi in un territorio vastissimo, alle opere di carità e alla testimonianza evangelica, ho ricordato l'impegno a promuovere i simposi di Tarso su san Paolo e di Efeso su san Giovanni, in collaborazione con l'Istituto di Spiritualità dell' Antonianum, al fine di promuovere l'interesse per i luoghi delle origini cristiane, riscoprendo la loro importanza culturale, non solo per i cristiani. Inoltre ho ricordato anche l'impegno nella promozione del confronto e del dialogo con i musulmani mediante l'organizzazione di simposi sul dialogo interreligioso. In sintesi, l'impegno dei cappuccini, insieme a quello delle altre realtà ecclesiali, si concretizza nel voler essere testimoni nella comunione ecclesiale di Cristo come speranza di pace per tutti .
Ho infine ricordato, citando le parole del confratello ucciso, che è sempre possibile vivere questa responsabilità apostolica, anche dove a causa delle difficoltà e delle discriminazioni l'unico compito possibile “è quello di essere una presenza. Una testimonianza. Con un'attività pastorale molto ridotta [ ... ] la missione è la presenza”; solo così si può rendere giustizia alla testimonianza dei martiri che hanno versato il loro sangue su queste terre per il Vangelo di Cristo.

[00043-01.05] [IN021] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Jean Benjamin SLEIMAN, O.C.D., Arcivescovo di Baghdad dei Latini (IRAQ)

Mon intervention concerne le n.55 du Document de travail qui dit : “Au plan des relations inter-ecclésiales entre catholiques, cette communion est manifestée dans chaque pays par les Assemblées de patriarches et d’évêques, afin que le témoignage chrétien soit plus sincère, plus crédible et plus fructueux. Pour promouvoir l’unité dans la diversité, il faut dépasser le confessionnalisme dans ce qu’il peut avoir d’étroit ou d’exagéré, encourager l’esprit de coopération entre les différentes communautés, coordonner l’activité pastorale, et stimuler l’émulation spirituelle et non la rivalité. On pourrait suggérer que de temps en temps (par exemple tous les cinq ans), une Assemblée rassemble l’ensemble de ‘'épiscopat au Moyen-Orient”.
La communion revient une trentaine de fois dans le Document de travail. C’est qu’elle est le coeur de notre identité ecclésiale, la dynamique de l’unité et de la multiplicité de nos églises. D’elle dépendent notre présent et notre avenir, notre témoignage et notre engagement, nos efforts pour endiguer l’émigration qui nous affaiblit et pour exorciser le désenchantement qui nous érode.
Mais la communion est surtout contredite par le confessionnalisme. Les rites se sont métamorphosés en confessions. Aussi, il est indispensable que nos églises sui juris redécouvrent les racines de ce phénomène qui plongent dans les structures arabo-islamiques primitives. Elles sont invitées à se dégager de cet héritage historique pour “retrouver le modèle de la communauté de Jérusalem”.

[00044-03.02] [IN022] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Vincent LANDEL, S.C.I. di Béth., Arcivescovo di Rabat (MAROCCO)

En partant de l’expérience du Maroc (25 000 catholiques de 90 nationalités ; pour une population de 33 millions de musulmans), les chrétiens sont tous des étrangers, et ne peuvent être citoyens du pays, même s’il y a la “liberté de culte”. Cela entraîne qu’ils participent à la vie économique, culturelle et sociale du pays, mais qu’ils ne peuvent absolument pas s’immiscer dans des rouages de décisions politiques nationales ou internationales.
Notre responsabilité d’Église est d’aider ces étrangers de passage à comprendre qu’ils sont en première ligne dans le dialogue de vie avec les musulmans. Dans les entreprises où ils travaillent, dans les universités ou les écoles, ils sont des unités au milieu de toute cette société musulmane.
- Ils sont des témoins d’un Amour qui les dépasse ;
- Ils sont les témoins de ce Dieu qui porte “un regard aimant” sur les hommes quelque soit leur culture ou leur religion.
Leur témoignage de vie est fondamental pour la vie de l’Église. Un ami musulman me disait un jour “votre présence, si minime soit-elle, est très importante pour que nous comprenions qu’il y a différents chemins vers Dieu”
Notre responsabilité d’Église est d’aider ces chrétiens à accepter de rentrer, avec leurs amis musulmans, dans une démarche d’accueil de la différence de l’autre, de rencontre, dans un esprit de totale gratuité, de rentrer dans une humble attitude de confiance envers l’autre différent. Cela n’est pas toujours facile à accepter dans un monde de l’efficacité, mais c’est cette attitude qui nous permet de continuer à vivre dans ce pays dans la paix et la sérénité, même si parfois il y a des tensions qui apparaissent.
Et les chrétiens constatent avec joie qu’au contact de l’Islam leur foi chrétienne se purifie, s’approfondit.
Notre responsabilité d’Église est d’aider ces chrétiens de passage à mieux comprendre que l’on peut vivre sa foi chrétienne avec joie et passion, dans une société totalement musulmane. Cela les aidera à revenir dans leur pays avec un autre regard sur les musulmans qu’ils rencontreront, et à détruire des “a priori” qui risquent de pourrir le monde.
Notre responsabilité d’Église est d’aider ces chrétiens à comprendre qu’ils sont “signes” ; et comme nous le rappelait le Pape Jean-Paul II lors d’une visite ad limina “on ne demande pas à un signe de faire nombre, mais de signifier quelque chose”.
Notre Église est “signe” par la communion que nous essayons de vivre, malgré la diversité de nos cultures et de nos nationalités. Malgré le très petit nombre des chrétiens qui sont originaires du Moyen-Orient, notre “signe” serait encore plus fort si nous avions dans notre presbyterium, un ou deux prêtres arabes. Une telle présence, loin de tout prosélytisme, serait un grand enrichissement pour l’Église.

[00045-03.02] [IN023] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Giorgio BERTIN, O.F.M., Vescovo di Gibuti (GIBUTI)

I "beni da condividere", a cui voglio riferirmi, per rafforzare la nostra testimonianza del Vangelo e annunciarlo ai mussulmani, sono "i sacerdoti". Ci possono essere situazioni di emergenza, come nella Chiesa che rappresento, dove non ci sono sacerdoti "propri" o improvvisamente diventano insufficienti. Perché allora, a livello del Medio Oriente o della Chiesa intera, non "condividere" i sacerdoti che abbiamo? Questo potrebbe essere uno sviluppo e adattamento alle situazioni odierne della "Fidei donum" e potrebbe anche dare una "boccata di ossigeno" sia alle Chiese del Medio Oriente sia ad altre Chiese per vivere e sviluppare la dimensione missionaria.
Suggerisco allora che si crei una "banca di sacerdoti disponibili"; vale a dire, che da tutte le Chiese e le congregazioni religiose un numero di sacerdoti si renda disponibile per un tempo determinato: 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi ... Essi potrebbero offrire il loro servizio, prendendolo come un periodo sabbatico oppure come un sacrificio fatto con generosità a favore di una Chiesa o di un gruppo di cattolici che chiedono la presenza di sacerdoti per conservarsi nella fede e per testimoniarla con umiltà e coraggio. Questo sarebbe un modo concreto di vivere la "comunione" tra le nostre Chiese. Potremmo chiamare questa "banca di sacerdoti" anche "Sacerdoti senza frontiera" perché pronti ad essere inviati e ricevuti in brevissimo tempo. Per questo forse occorrerà istituire un ufficio di coordinamento.

[00046-01.04] [IN024] [Testo originale: italiano]

- Archimandrita Robert L. STERN, Segretario Generale della "Catholic Near East Welfare Association" (C.N.E.W.A.) (STATI UNITI D'AMERICA)

“Church” has many meanings. The Church's mystery can be described using “models”, none of which is adequate to describe it. We use “models”, whether conscious of it or not. The early church saw unity in terms of “pax et communio”. The church is held together by the Holy Spirit and personal bonds among its members, nurtured by communication. This model is echoed in the internet. The church as a “communio” is a personal communication network in the Spirit. Models affect decisions: The limitation of the jurisdiction of Eastern heads of churches “outside” their homelands presumes a geographic model; if a personal network, this is not appropriate. In the model of network, many churches in the same territory is normal, and rivalries and attempts to proselytize or dominate are inappropriate. Canon law favors a geographic notion of church; although people live·“in” a parish, in urban settings they choose their own. Emigration is similar: from the geographic view, we see traditional Christian populations diminish, but in the personal perspective we celebrate Christians wherever they choose to be. “Communio” grows with increasing and deeper personal communication, as do interreligious relations.

[00047-02.02] [IN025] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Vartan Waldir BOGHOSSIAN, S.D.B., Vescovo di San Gregorio di Narek in Buenos Aires degli Armeni, Esarca Apostolico per i fedeli di rito armeno residenti in America Latina e Messico (AMERICA LATINA E MESSICO)

La grande mobilità umana, con le sue numerose cause, ha spostato quantità espressive di fedeli fuori del territorio patriarcale. Le numerose Comunità della Diaspora non sono state sempre accompagnate dal punto di vista pastorale. Ancor oggi è necessaria questa preoccupazione "ad gentes"; ci sono delle Chiese che hanno oggi la più gran parte dei loro fedeli nella Diaspora. Non mancano difficoltà per concretare questa attenzione; le difficoltà provengono, specialmente nel passato, alla difficoltà, da parte della Chiesa ("sui iuris") Latina, di accettare nel suo territorio la giurisdizione piena di un Ordinario orientale.
Mi riferisco al concetto di territorio, stabilito come limite per le attività delle Chiese Orientali Cattoliche, e presenti in tutto il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.
È difficile capire perché le attività dei Patriarchi, dei Vescovi e dei Sinodi delle Chiese Orientali, vengono limitate alloro territorio. Fra le ventitré Chiese di diritto proprio che formano oggi la Chiesa Cattolica, solo una, la Latina non ha questa limitazione. Con difficoltà le ventidue Chiese Orientali, riescono a mantenere la loro identità e crescita, specialmente in Occidente, anche se il Concilio Vaticano II, esprime il desiderio che le Chiese Orientali "fioriscano e assolvano con nuovo vigor apostolico la missione loro affidata". Il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali afferma che i Patriarchi sono Padri e Capi della loro Chiesa. (Can, 55). Questa paternità e giurisdizione non dovrebbero essere limitate ad un territorio. Limitare ai suoi fedeli è più che logico! Ma non lo è limitarle ad un territorio, anche se in esso non sono più presenti membri della sua Chiesa!
Anche dal punto di vista ecumenico, la giurisdizione piena sui propri fedeli in tutti i continenti sarebbe per i Fratelli separati un anticipo concreto di una situazione di comunione piena.
Finalmente i Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche, per la loro identità di Padri e Capi di Chiese "sui iuris" che compongono la cattolicità della Chiesa Cattolica, dovrebbero essere,membri, ipso facto, del Collegio che elegge il Sommo Pontefice, senza necessità di ricevere il titolo latino di Cardinale. Per lo stesso motivo, dovrebbero anche avere la precedenza su di loro.

[00048-01.04] [IN026] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Paul Youssef MATAR, Arcivescovo di Beirut dei Maroniti (LIBANO)

En référence, dans l’Instrumentum Laboris, aux défis auxquels les Chrétiens d’Orient sont confrontés, et à leurs rapports avec les Musulmans, et pour ouvrir à la situation présente des perspectives d’avenir, quatre responsabilités sont à délimiter, qui doivent toutes concourir au succès de cette oeuvre historique, pour le Moyen-Orient et pour le Monde.
La responsabilité des Chrétiens d’Orient eux-mêmes : Fils de cette terre depuis toujours, ces Chrétiens doivent sentir qu’ils n’ont pas à forger un destin propre à eux, mais plutôt un destin commun avec leurs partenaires. Leur insertion dans le monde arabe, recommandée par le Pape Jean-Paul II dans son Exhortation Apostolique pour le Liban, ne devrait pas leur faire perdre ni leurs droits, ni leurs libertés, mais les confirmer en commun avec les droits et les libertés de leurs concitoyens.
La responsabilité des Musulmans de la région : Ces partenaires majoritaires doivent donner toute leur place aux concitoyens Chrétiens. Il ne s’agira pas d’une présence dans la société seulement, mais dans l’élaboration du projet de cette société comme de sa gouvernance. Ainsi, les Chrétiens qui ont contribué à l’ essor de la culture et des sociétés arabes dans le passé y contribueront aussi dans l’avenir, et vivront tous ensemble la participation, l’égalité et la pleine liberté, avec leurs partenaires.
La responsabilité des puissances Occidentales : Celles-ci ont commis des injustices et des erreurs historiques à l’encontre du Moyen-Orient. Elles devraient aussi les réparer en levant ces injustices dont souffrent des peuples entiers, surtout le peuple palestinien. Les Chrétiens de cette région qui étaient injustement identifiés à eux, bénéficieraient de ces réparations grâce à une cohésion avec leurs frères, devenue sans entraves.
La responsabilité des Chrétiens Occidentaux et du Monde: Solidaires de leurs frères du Moyen-Orient, les Chrétiens Occidentaux et du monde doivent connaître davantage leurs frères du Moyen-Orient pour être mieux solidaires de leurs causes. Ils doivent aussi exercer une pression sur l’ opinion publique chez eux comme sur leurs gouvernants pour rétablir la justice dans les relations avec le Moyen-Orient et l’Islam, et aider à libérer le monde du fondamentalisme et le conduire à la modération.

[00049-03.02] [IN027] [Texte original: français]

- S. Em. R. Card. Stanisław RYŁKO, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (CITTÀ DEL VATICANO)

La sfida più grande che la Chiesa oggi deve affrontare è la formazione di un laicato maturo nella fede, consapevole della propria vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo. È necessario formare identità cristiane forti e convinte, risvegliare l'audacia di una presenza visibile ed incisiva dei fedeli laici nella vita pubblica, una presenza che operi secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa.
Nell'ambito della formazione del laicato si apre un vasto spazio di azione per le diocesi e le parrocchie, ma anche per le scuole e le università cattoliche, chiamate a ricercare le vie e i metodi educativi sempre più rispondenti alle reali esigenze dei fedeli, seguendo gli insegnamenti della Christifideles laici, magna charta del laicato cattolico. In un mondo segnato da una secolarizzazione dilagante, la fede non può più essere data per scontata, perfino tra i battezzati. Bisogna, dunque, partire dalle fondamenta, cioè, promuovere con urgenza itinerari concreti di una vera e propria iniziazione cristiana post-battesimale, considerando che - come scrive il Papa - “all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Deus caritas est n. 1).
Nella nostra epoca, uno dei grandi segni di speranza per la Chiesa è la “nuova stagione aggregativa dei fedeli” (Christifideles laici n. 29), che, dopo il Concilio Vaticano II, vede la nascita di tanti movimenti ecclesiali e nuove comunità. Un vero dono dello Spirito Santo! Questi nuovi carismi danno origine ad itinerari pedagogici di straordinaria efficacia per la formazione umana e cristiana dei giovani e degli adulti, e sprigionano in loro uno stupefacente slancio missionario di cui la Chiesa oggi ha particolarmente bisogno. Queste nuove comunità non sono, ovviamente, un'alternativa alla parrocchia, ma piuttosto un sostegno prezioso e indispensabile nella sua missione. In spirito di comunione ecclesiale, aiutano e stimolano le comunità cristiane a passare da una logica di mera conservazione ad una logica missionaria. Papa Benedetto XVI, in continuità con il servo di Dio Giovanni Paolo II, non si stanca di sollecitare una sempre maggiore apertura dei Pastori a queste nuove realtà ecclesiali. Nel 2006, il Papa, rivolgendosi ai vescovi in visita ad limina, ha affermato: “Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore. Qua e là devono essere corretti, inseriti nell'insieme della parrocchia o della diocesi. Dobbiamo però rispettare lo specifico carattere dei loro carismi ed essere lieti che nascano forme di fede in cui la parola di Dio diventa vita” (L'Osservatore Romano, 19 novembre 2006).
È, dunque, davvero auspicabile che le Chiese del Medio Oriente si aprano con crescente fiducia a queste nuove realtà aggregative. Non dobbiamo aver paura di quella novità di metodo e di stile di annuncio che portano: è una "provocazione" salutare che aiuta a vincere la routine pastorale che è sempre in agguato e rischia di compromettere la nostra missione (cfr. Instrumentum laboris n. 61). Il futuro della Chiesa in questa regione del mondo dipende proprio dalla nostra capacità di dare un ascolto docile a ciò che lo Spirito dice alla Chiesa oggi, anche mediante queste nuove realtà aggregative.

[00050-01.04] [IN028] [Testo originale: italiano]

- Rev. P. Ab. Semaan ABOU ABDOU, O.M.M., Superiore Generale dell'Ordine Maronita Mariamita (UNIONE DEI SUPERIORI GENERALI)

Pubblichiamo a seguire la traduzione in inglese dell’intervento in arabo.
La versione originale verrà pubblicata nell’edizione araba del Bollettino Synodus Episcoporum.

The reasons for emigration are political and ecumenical to which have also to be added security and stability issues. And that will influence the social aspect. Everything depends on the Israeli-Palestinian conflict in the Holy Land, the social situation in Iraq and the political instability in Lebanon. Often the main victims of all these are the Christians.
The most important thing is to work to establish peace and democracy and focus on citizenship with all its obligations and all its guaranteed rights.
To keep Christians in their homelands is the task of ecclesial factors and politicians in the Arabic world. What unites us, Christians and Muslims, is the following:
1 - the family: bearer and defender of values and because it is the first cell of society and the Church. The future depends on it and therefore we have to work to activate its role and to protect life in it.
2 - The character of the Virgin Mary is mentioned in the Bible and in the Koran. God chose her above all the women in the world. She is the woman of reconciliation and unity. She is the Queen of Peace. And in Lebanon they started to celebrate a common feast for all Lebanese people on the 25th of March which is the feast of the Annunciation.
3 - The human, national and religious values are the basis for dialogue and recognition of others.
4 - Educational effort has to be made in the schools and universities to educate the generations of the future in democracy, non-violence, and the establishment of the culture of peace.
Finally, we need in this Synod to offer the call of heroes, of holiness and the saints, and to offer for our societies a Christian witness that is joyful and attractive.

[00051-02.03] [IN029] [Original text: Arabic]

AVVISI

- CONFERENZE STAMPA

CONFERENZE STAMPA

La seconda Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e arabo) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede lunedì 18 ottobre 2010 (dopo la Relatio post disceptationem), alle ore 12.45 orientativamente. Interverranno:

- S. Em. R. Card. Leonardo SANDRI, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (CITTÀ DEL VATICANO), Presidente Delegato
- S. B. Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri (LIBANO), Presidente Delegato
- S. Em .R. Card. John Patrick FOLEY, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (CITTÀ DEL VATICANO), Presidente della Commissione per l’Informazione
- Rev. P. Federico LOMBARDI, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (CITTÀ DEL VATICANO), Segretario Ex officio della Commissione per l’Informazione

La terza Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e arabo) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede sabato 23 ottobre 2010 (dopo il Nuntius e l’Elenchus finalis propositionum), alle ore 12.45 orientativamente. Interverranno:

- S. B. Antonios NAGUIB, Patriarca di Alessandria dei Copti (REPUBBLICA ARABA DI EGITTO), Relatore Generale
- S. E. R. Mons. Joseph SOUEIF, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti (CIPRO), Segretario Speciale
- S. E. R. Mons. Cyrille Salim BUSTROS, S.M.S.P., Arcivescovo di Newton dei Greco-Melkiti (STATI UNITI D'AMERICA), Presidente della Commissione per il Messaggio
- Rev. P. Federico LOMBARDI, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (CITTÀ DEL VATICANO), Segretario Ex-Officio della Commissione per l’Informazione

I Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporter sono pregati di rivolgersi per il permesso di accesso al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.


Avviso ai lettori

Regole ortografiche applicate per i testi in arabo

Si avvisa che per i testi in arabo sono state applicate le seguenti regole ortografiche.

Per quanto riguarda l’uso delle sigle degli Ordini religiosi: l’uso delle sigle degli Ordini religiosi in arabo presenta alcune complicazioni e quindi per il Bollettino - che non è una pubblicazione ufficiale, ma uno strumento di lavoro ad uso giornalistico - è stata scelta la soluzione meno faticosa e più semplice. Nel lavoro accademico non si usa indicare le appartenenze a Ordini religiosi, ma questa soluzione non è stata ritenuta opportuna per il Bollettino. La soluzione sarebbe stata indicare i nomi degli Ordini religiosi per intero, ma questa prassi si sarebbe discostata molto dalle altre edizioni linguistiche. Quindi, per l’Edizione araba è stato deciso di sostituire le sigle degli Ordini religiosi con il nome di uso comune (gesuiti, salesiani, francescani, ecc.).

Per quanto riguarda i nomi e i titoli dei Partecipanti: per i nomi non arabi dei Partecipanti la Redazione del Bollettino ha seguito il consueto metodo di traslitterazione secondo la pronuncia. Per i nomi originali in arabo dei Partecipanti, in assenza della versione araba dell’Elenco dei partecipanti, è stata fatta una ricerca sistematica a cura della Redazione del Bollettino. Per circa il 5 % dei nomi arabi, di cui non è stato possibile rintracciare in tempo il nome originale in arabo, è stato deciso di effettuare comunque la re-traslitterazione in caratteri arabi a partire dall’Elenco dei partecipanti consegnato in versione plurilingue con caratteri romani, per conservare l’uniformità ortografica dell’Edizione araba.
In assenza della dicitura araba, tutti i titoli di tutti i partecipanti sono stati traslitterati (o re-traslitterati), anche qui con un certo margine di errore.

Errata corrige

Nel caso venissero riscontrati degli errori, si prega gli interessati di voler segnalare alla Redazione del Bollettino i nomi e/o i titoli errati e la corretta ortografia araba, via E-mail a:
fungogenerale@pressva-fungo.va
Lo stesso indirizzo E-mail potrà essere usato anche per segnalare degli errori riguardanti tutto il contenuto del Bollettino.

 
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- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - Assemblea Speciale per il Medio Oriente - 2010
  [Plurilingue, Arabo, Francese, Inglese, Italiano, Spagnolo]

- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

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