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te modello âdi successoâ e âprivatisticoâ, non
sembra abbia senso investire affinché quelli che
rimangono indietro, i deboli o i meno dotati pos-
sano farsi strada nella vita.
210.âà indispensabile prestare attenzione per
essere vicini a nuove forme di povertà e di fra-
gilità in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo
sofferente, anche se questo apparentemente non
ci porta vantaggi tangibili e immediati: i senza
tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli in-
digeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati,
ecc. I migranti mi pongono una particolare sfida
perché sono Pastore di una Chiesa senza fron-
tiere che si sente madre di tutti. Perciò esorto i
Paesi ad una generosa apertura, che invece di te-
mere la distruzione dellâidentità locale sia capace
di creare nuove sintesi culturali. Come sono belle
le città che superano la sfiducia malsana e inte-
grano i differenti, e che fanno di tale integrazione
un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le
città che, anche nel loro disegno architettonico,
sono piene di spazi che collegano, mettono in re-
lazione, favoriscono il riconoscimento dellâaltro!
211.âMi ha sempre addolorato la situazione
di coloro che sono oggetto delle diverse forme
di tratta di persone. Vorrei che si ascoltasse il
grido di Dio che chiede a tutti noi: «Dovâè tuo
fratello? » (
Gen
4,9). Dovâè il tuo fratello schia-
vo? Dovâè quello che stai uccidendo ogni giorno
nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della
prostituzione, nei bambini che utilizzi per lâaccat-