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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

II ASSEMBLEA SPECIALE PER L'AFRICA
DEL SINODO DEI VESCOVI
4-25 OTTOBRE 2009

La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace.
"Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13.14)


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

06 - 06.10.2009

SOMMARIO

- TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 6 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIANO)
- AVVISI

TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 6 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIANO)

- RIFLESSIONE DEL DELEGATO FRATERNO SUA SANTITÀ ABUNA PAOLUS, PATRIARCA DELLA CHIESA TEWAHEDO ORTODOSSA ETIOPE (ETIOPIA)
- VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO
- INTERVENTI IN AULA (INIZIO)

Alle ore 09.00 di oggi martedì 6 ottobre 2009, memoria facoltativa di San Bruno, monaco, alla presenza del Santo Padre, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto luogo la Terza Congregazione Generale, per la Votazione per la Commissione per il Messaggio e per l’inizio degli interventi dei Padri sinodali in Aula sul tema sinodale La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. “Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 13.14).

Il Presidente Delegato di turno S.Em. Card. Wilfrid Fox NAPIER, O.F.M., Arcivescovo di Durban (SUD AFRICA) ha presentato Sua Santità Abuna PAULOS, Patriarca della Chiesa Tewahedo Ortodossa Etiope (ETIOPIA), con le seguenti parole: “Sono certo di esprimere i sentimenti di gratitudine di tutti voi quando affermo che siamo assai grati al Santo Padre per aver invitato Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa dell’Etiopia, a parlare dinnanzi a questa Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.
In Sua Santità Abuna Paulos, ascolteremo la voce di una Chiesa che per quasi duemila anni ha vissuto e testimoniato il Vangelo in Africa, dando vita a una civiltà cristiana di uomini e donne santi, di valori e istituzioni sociali e culturali che hanno formato e informato il cuore stesso delle popolazioni e della nazione.
Proprio quando il continente africano affronta enormi sfide, le Chiese in Africa affrontano prove dolorose e processi. Sua Santità ha provato personalmente le durezze della prigione e dell’esilio. La ricchezza della vita monastica, spirituale, liturgica e culturale della Chiesa in Etiopia è un retaggio della tradizione cristiana che tutti noi dobbiamo custodire e amare.
Sua Santità, ascolteremo le sue parole con stima e gratitudine.”

[00031-01.04] [IN000] [Testo originale: inglese]

Quindi Sua Santità Abuna PAULOS ha tenuto la riflessione, che pubblichiamo di seguito.

Al termine, il Santo Padre Benedetto XVI ha salutato il Patriarca, con le seguenti parole: “Sua Santità, la ringrazio di cuore per la sua cortese presentazione e per aver accolto il mio invito a partecipare alla Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Sono certo che la mia gratitudine e il mio apprezzamento sono condivisi da tutti i membri dell’Assemblea.
La sua presenza offre un’eloquente testimonianza dell’antichità e delle ricche tradizioni della Chiesa in Africa. Dal tempo degli apostoli, tra i vari popoli che anelavano all’ascolto del messaggio di salvezza di Cristo vi erano quanti provenivano dall’Etiopia (cfr At 8, 26-40). La fedeltà del suo popolo al Vangelo continua a manifestarsi non soltanto con l’obbedienza alla sua legge di amore, ma anche, come lei ci ha ricordato, con la perseveranza in mezzo alle persecuzioni e col supremo sacrificio del martirio in nome di Cristo.
Sua Santità ha ricordato che la proclamazione del Vangelo non può essere separata dall’impegno a costruire una società che si adegua alla volontà di Dio, rispetta i doni della sua creazione e tutela la dignità e l’innocenza di tutti i suoi figli. In Cristo noi sappiamo che la riconciliazione è possibile, che la giustizia può trionfare e che la pace può durare! È questo il messaggio di speranza che siamo chiamati a proclamare. È questa la speranza che le popolazioni dell’Africa anelano oggi di veder realizzata.
Preghiamo quindi affinché le nostre Chiese possano avvicinarsi a quell’unità che è dono dello Spirito Santo, e rendere una testimonianza comune alla speranza che scaturisce dal Vangelo. Continuiamo a operare per lo sviluppo integrale di tutte le popolazioni dell’Africa, sostenendo le famiglie che sono il baluardo della società africana, educando i giovani che sono il futuro dell’Africa e contribuendo alla costruzione di società caratterizzate dall’onestà, dall’integrità e dalla solidarietà. Che le nostre decisioni nel corso di questa settimana possano aiutare i seguaci di Cristo di tutto il continente a essere esempi convincenti di rettitudine, misericordia e pace e una luce che guidi il cammino delle prossime generazioni.
Sua Santità, la ringrazio ancora per la sua presenza e le sue valide riflessioni. Che la sua partecipazione a questo Sinodo rappresenti una benedizione per le nostre Chiese.”

[00032-01.03] [RE000] [Testo originale: inglese]”.

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 12.30 con la preghiera dell’Angelus Domini, erano presenti 226 Padri.

RIFLESSIONE DEL DELEGATO FRATERNO SUA SANTITÀ ABUNA PAULOS, PATRIARCA DELLA CHIESA TEWAHEDO ORTODOSSA ETIOPE (ETIOPIA)

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen!
Cari partecipanti a questo grande incontro di Cardinali e Vescovi,
è per me un onore e un privilegio essere stato invitato a questo grande Sinodo e di tenere un breve discorso sull’Africa e sulle Chiese in questo continente. Sono grato in particolar modo a Sua Santità, Papa Benedetto XVI, che ha voluto che fossi fra voi oggi e che mi ha testimoniato personalmente il suo amore per l’Africa e il suo rispetto per la Chiesa etiope ortodossa Tewahedo nel corso del nostro ultimo incontro fraterno qui a Roma nel giugno scorso.
L’Africa è, per grandezza, il secondo continente. È la patria di ogni genere di popolazioni con una grande varietà di colori, che vivono in una situazione di armonia e di uguaglianza.
Questo spettro di colori è un dono di Dio all’Africa e aggiunge bellezza al continente. È inoltre la prova che l’Africa è un continente in cui ogni genere di persone vive nell’uguaglianza a prescindere dalla differenza di colore e di razza.
Antropologi, filosofi e accademici hanno confermato che l’Africa in generale e l’Etiopia in particolare sono in effetti la culla del genere umano. E la sacra Bibbia conferma questa profonda convinzione. La storia, secondo il calendario etiope, comincia da Adamo e da Noè. Vale a dire che, per gli etiopici, l’inizio del genere umano, il nostro presente e il nostro futuro sono segnati oggi e per sempre da Dio e dalla sua salvezza.
L’Africa, la cui antica dignità di popolo è incisa sulle pietre dell’obelisco di Axum, delle piramidi egizie, dei monumenti così come nei manoscritti, non è stata solo una sorgente di civiltà. Secondo la Sacra Bibbia, l’Africa è stata anche rifugio per persone colpite dalla fame: è questo il caso degli Ebrei ai tempi di Giacobbe , quando trascorsero sette anni in Egitto.
La Sacra Bibbia afferma che gli ebrei e il profeta Geremia che soffrirono molto per l’invasione dei babilonesi trovarono scampo in Etiopia e in Egitto. Quanti vivevano nella parte mediorientale del mondo trovarono sollievo dalla fame in Etiopia e in Egitto.
Lo stesso Gesù Cristo e Maria santissima furono accolti in Egitto, mentre fuggivano dalla crudele minaccia di Erode. È evidente che gli africani si prendono cura dell’umanità!
L’Africa continua a essere un continente religioso i cui popoli hanno creduto in Dio onnipotente per secoli. La regina di Saba aveva insegnato ai suoi compatrioti l’Antico Testamento che aveva appreso da Israele. Da allora l’Arca dell’Alleanza si trova in Etiopia, nella città di Axum.
Il figlio della regina di Saba, Menelik I, aveva seguito il suo esempio ed era riuscito a portare l’Arca dell’Alleanza di Mosè in Africa, in Etiopia.
La storia dell’eunuco etiope e della Legge forte e ben organizzata di Mosè e delle profonde pratiche e culture religiose esistenti in Etiopia indicano che la Legge di Mosè in Etiopia veniva messa in pratica meglio che in Israele. Se ne può avere una testimonianza ancora adesso, studiando la cultura e lo stile di vita degli etiopi.
È ad Alessandria, in Egitto, che la santa Bibbia è stata tradotta in lingue non ebree. Questa traduzione africana è conosciuta come la “Versione dei Settanta saggi” (Sebeka Likawunt).
La Sacra Scrittura indica che, come ai tempi remoti dell’Antico Testamento, gli africani hanno l’abitudine adorare Dio secondo la legge di coscienza del periodo del Nuovo Testamento.
L’allora re dei re etiope, l’imperatore Baldassarre fu uno dei re che si recò a Betlemme per adorare il Bambino Gesù.
Il Vangelo ci dice che fu un africano, un uomo proveniente dalla Libia di nome Simone di Cirene, a prendere su di sé la croce di Gesù, mentre saliva sul Golgota.
E osservate: un eunuco etiope si era recato a Gerusalemme nel 34 dC per adorare Dio secondo la Legge di Mosè. Per ordine dello Spirito Santo l’eunuco fu battezzato da Filippo. Al suo ritorno in Africa, egli predicò il cristianesimo alla sua nazione. L’Etiopia divenne quindi la seconda nazione dopo Israele a credere in Cristo; e la Chiesa etiopica divenne la prima Chiesa in Africa.
Grandi storie di fede hanno caratterizzato i primi secoli del cristianesimo in Africa, poiché gli africani hanno sempre vissuto una profonda carità e una grande devozione per il Nuovo Testamento.
L’Africa è la regione da cui provengono eminenti studiosi e Padri della Chiesa come sant’Agostino,. San Tertulliano, san Cipriano, come pure sant’Anastasio e san Kerlos. Questi Padri vengono venerati sia nel continente che nel mondo.
San Yared, che ha composto bellissimi inni sacri e che il mondo onora per la sua straordinaria creatività, era parimenti originario dell’Africa. San Yared è un figlio dell’Etiopia. I suoi inni rappresentano una delle meraviglie mondiali per cui l’Etiopia è conosciuta ovunque. Le opere di tutti questi Padri caratterizzano l’Africa.
Secondo gli studiosi, è in Africa che è stato definito il primo canone della Sacra Bibbia.La storia ci ricorda anche il martirio dei cristiani in Nordafrica, quando il loro re, un non credente, alzò la spada contro di loro nel tentativo di distruggere completamente il cristianesimo. Allo stesso tempo cristiani che venivano maltrattati e perseguitati in diverse parti del mondo sono andati in Africa, specialmente in Etiopia, e hanno vissuto in pace in quella regione.
Devoti fedeli etiopici hanno offerto la loro straordinaria ospitalità ai nove Santi e ad altre decine di migliaia di cristiani che erano stati perseguitati in Europa orientale e fuggivano in Africa in gruppi. Le abitazioni e le tombe di questi cristiani perseguitati sono state custodite come santuari in diverse parti dell’Etiopia.
In Africa e in Etiopia conserviamo pezzi della Santa Croce. La parte destra della Croce si trova in Etiopia, in un luogo chiamato la Montagna di Goshen.
Anche i cristiani in Africa si sono fatti carico della Croce di Cristo. Penso alla mia Chiesa che ultimamente ha sofferto una dura persecuzione durante la dittatura comunista, con molti nuovi martiri, tra cui il patriarca Teofilo e, prima di lui Abuna Petros durante il periodo coloniale. Io stesso, che allora ero vescovo, ho trascorso diversi anni in prigione prima dell’esilio. Quando sono diventato patriarca, al termine del periodo comunista, c’era molto da ricostruire. È stato questo il nostro compito, con l’aiuto di Dio, le preghiere dei nostri monaci e la generosità dei fedeli.
L’Africa è un continente potenzialmente ricco, con un suolo fertile, risorse naturali e una grande varietà di specie vegetali e animali. L’Africa ha un buon clima e possiede molti preziosi minerali. Poiché è un continente con molte risorse naturali non ancora sfruttate, molti le tengono gli occhi addosso. È inoltre innegabile che i progressi nella civiltà in altre parti del mondo siano il risultato delle fatiche e delle risorse dell’Africa.
Gli africani hanno fatto tante opere sante per il mondo. Cosa ha fatto il mondo per loro?
L’Africa è stata colonizzata con brutalità e le sue risorse sono state sfruttate. Le nazioni ricche che si sono sviluppate sfruttando l’Africa se ne ricordano quando hanno bisogno di qualcosa. Non hanno mai appoggiato il continente nella sua lotta per lo sviluppo.
Tutte e ciascuna delle nazioni del continente affrontano diversi problemi e sfide. I problemi possono essere sociali, politici, economici, come pure spirituali.
Mentre le condizioni di vita delle popolazioni dell’Africa sono più basse rispetto al resto del mondo, vi sono alcune cause che fanno sì che questi già poveri standard di vita peggiorino e si espandano in tutto il continente. La mancanza di accesso all’educazione rappresenta il problema più grande, perché i giovani non riescono ad avere un’istruzione adeguata. Nessun paese e nessun popolo può svilupparsi e prosperare senza istruzione e conoscenza.
Come tutti ben sappiamo, non è stato possibile sconfiggere la pandemia dell’HIV/AIDS nonostante gli sforzi incessanti. Tuttavia dobbiamo incoraggiare tutte quelle esperienze che ci mostrano come guarire e resistere alla malattia, per dare speranza creando sinergia e fornendo all’Africa gli stessi trattamenti che ha ricevuto l’Europa. Allo stesso tempo altri generi di patologie attualmente ci minacciano. Rivolgiamo un appello al mondo perché operi in armonia a questo proposito. Il Concilio delle Chiese in Africa sta facendo ogni sforzo per limitare i problemi che sono emersi nel continente, soprattutto il caos che stanno creando gli estremisti. I capi religiosi del cristianesimo e i fedeli in generale devono prendersi per mano in questa impresa.
L’Africa è oppressa da un pesante debito globale, che né questa, né la generazione futura potranno colmare.
Come possiamo condannare la guerra civile, di solito combattuta da soldati bambini, che sono le stesse vittime di questi tragici atti di violenza? Come condannare gli spostamenti e le migrazioni palesi e clandestine delle popolazioni?
La legislazione internazionale sui diritti umani afferma che ogni persona sotto i 18 anni non può far parte di un gruppo armato perché è “minore”. Tuttavia attualmente alcuni paesi stanno costringendo ad arruolarsi nell’esercito ragazzi al di sotto dei 18 anni. Questa è una palese violazione dei diritti umani. È quindi imperativo per i capi delle Chiese africane esigere a una sola voce che questi comportamenti vengano immediatamente abbandonati.
Per questo vorrei servirmi di questa assise per sollecitare tutti i capi religiosi a operare per la pace, a proteggere le ricorse naturali che Dio ci ha donato e a difendere la vita e l’innocenza dei bambini.
In numerosi paesi africani, alcune necessità basilari quali il cibo, l’acqua potabile e l’alloggio non sono disponibili. In generale la maggior parte degli africani vive in una situazione in cui scarseggiano le infrastrutture e i servizi umani fondamentali. Anche se l’Africa si è liberata dal colonialismo da tempo, esistono ancora molte situazioni che la rendono dipendente dai paesi ricchi. L’enorme debito, lo sfruttamento delle sue risorse naturali da parte di pochi, la pratica agricola tradizionale e l’insufficiente introduzione di moderni sistemi di agricoltura, la dipendenza delle popolazioni dalle piogge, che incidono negativamente sulla sicurezza alimentare, la migrazione e la fuga dei cervelli colpiscono duramente il continente.
Spero che, avendo i Signori cardinali e vescovi già discusso precedentemente questi argomenti, oggi questo Sinodo voglia dibattere e proporre possibili soluzioni.
Credo che noi, guide religiose e capi delle Chiese, abbiamo un compito e una responsabilità veramente unici: riconoscere e sostenere, quando lo riteniamo necessario, i suggerimenti che vengono dalle persone, come pure, per contro, respingerli quando contravvengono al rispetto e all’amore per l’uomo, che affondano le proprie radici nel Vangelo.
Ci si aspetta che i cristiani siano messaggeri di cambiamenti nel portare la giustizia, la pace, la riconciliazione e lo sviluppo. È quello che ho visto fare con decisione e umiltà dalla Comunità di Sant’Egidio in tutta l’Africa: frutti di pace e di salvezza sono possibili e minano ogni forma di violenza con la forza e l’intelligenza cristiana dell’amore. I capi religiosi africani non devono preoccuparsi solo delle opere sociali, ma rispondere alle grandi necessità spirituali degli uomini e delle donne d’Africa.
L’apostolato e le opere sociali non possono essere trattati separatamente. L’impegno sociale è il senso dell’apostolato. Ogni parola deve tradursi in pratica. Quindi dopo ogni parola e promessa occorre che seguano azioni pratiche. Ci si aspetta inoltre che i religiosi promuovano la consapevolezza della gente affinché rispetti i diritti umani, la pace e la giustizia. La società ha bisogno degli insegnamenti dei suoi religiosi, che la aiuti a risolvere i suoi problemi in unità e a cessare di essere la vittima di un problema.
Perciò i capi delle Chiese africane, con il potere di Dio onnipotente e dello Spirito Santo, devono dar voce al linguaggio della Chiesa. È inoltre necessario capire quando, come e con chi parlare. Ciò va fatto per la sicurezza delle Chiese.
Sono veramente molto felice di partecipare a questo Sinodo della Chiesa cattolica sull’Africa. Sono un africano. La mia Chiesa è la più antica dell’Africa: una chiesa di martiri, santi e monaci. Offro il mio sostegno come amico e fratello a questo impegno della Chiesa cattolica per l’Africa. Ringrazio Sua Santità per l’invito e gli auguro una lunga vita e un ministero ricco di frutti.
Parliamo del Vangelo di Gesù Cristo al cuore degli africani e Gesù tornerà in Africa, come fece quando era bambino con la Vergine Maria. E con Gesù torneranno la pace, la misericordia e la giustizia.
Che Dio benedica le Chiese in Africa e i loro pastori! Amen!

[00014-01.10] [RE000] [Testo originale: inglese]

VOTAZIONE PER LA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO (I)

In apertura della Terza Congregazione Generale ha avuto luogo la prima votazione per l’elezione dei membri della Commissione per il Messaggio, presieduta per nomina pontificia da S. E. R. Mons. John Olorunfemi ONAIYEKAN, Arcivescovo di Abuja (NIGERIA) e Vice Presidente S. E. R. Mons. Youssef Ibrahim SARRAF, Vescovo di Le Caire dei Caldei (EGITTO). La votazione si è svolta in forma elettronica.

L’uso della votazione in forma elettronica

Per la votazione in forma elettronica, i Padri sinodali adoperano un dispositivo - usato anche per il conteggio delle presenze - con cui possono essere effettuati due tipi di votazione: la votazione semplice e la votazione multipla.
Votazione semplice. Quando si vota per una sola mozione in cui si richiede un consenso si usano i tasti “PLACET”, “NON PLACET”, “ABSTINEO” o “PLACET IUXTA MODUM”. Una volta effettuata la scelta, si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”.
Votazione multipla. Quando una votazione richiede una preferenza tra più mozioni, si usano i tasti numerici premendo il tasto numerico corrispondente alla scelta e si conferma con il tasto “CONFIRMO”. In caso di errore di digitazione, appare sul display la scritta “NoValido” sul display.
In caso di errore di digitazione, o se si voglia cambiare la scelta effettuata, si preme un tasto rosso “DELEO”, si digita di nuovo la scelta e si conferma con il tasto verde “CONFIRMO”. Questa operazione si può ripetere fino a quando il Presidente deciderà che il tempo a disposizione è scaduto.

INTERVENTI IN AULA (INIZIO)

Dopola riflessione del Patriarca, sono intervenuti i seguenti Padri:

- S. Em. R. Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. Em. R. Card. Polycarp PENGO, Arcivescovo di Dar-es-Salaam, Presidente del Simposio di Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (S.E.C.A.M.) (TANZANIA)
- S. E. R. Mons. Lucas ABADAMLOORA, Vescovo di Navrongo-Bolgatanga, Presidente della Conferenza Episcopale (GHANA)
- S. E. R. Mons. Fidèle AGBATCHI, Arcivescovo di Parakou (BENIN)
- S. Em. R. Card. Franc RODÉ, C.M., Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Maroun Elias LAHHAM, Vescovo di Tunis (TUNISIA)
- S. E. R. Mons. Simon-Victor TONYÉ BAKOT, Arcivescovo di Yaoundé, Presidente della Conferenza Episcopale (CAMERUN)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. Em. R. Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (CITTÀ DEL VATICANO)

Il 15 settembre del 1965 il compianto Papa Paolo VI istituiva un nuovo organismo di comunione ecclesiale tra i Vescovi ed il Successore di Pietro. E' il nostro "Synodus Episcoporum ".
1. Quest'Istituzione è ormai diventata adulta con i suoi 44 anni di vita e mi sembra che le sue assemblee (finora ben 22) abbiano contribuito grandemente ai fini specifici che il Legislatore le aveva attribuito, nel solco indicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Sono i fini che il nuovo Codice di Diritto Canonico, nel 1993, ha poi così sintetizzato nei seguenti tre:
a. favorire una stretta unione fra il Romano Pontefice ed i Vescovi;
b. prestare aiuto alla missione del Romano Pontefice;
c. studiare congiuntamente i problemi riguardanti l'attività della Chiesa nel Mondo (Can. 342).
Personalmente sono stato testimone della grande importanza di tali incontri, avendo partecipato alle ultime 12 Assemblee Sinodali, alcune generali ed altre speciali.
Ora il Santo Padre ha voluto nuovamente invitarmi ad essere membro del Sinodo, quasi in rappresentanza del Collegio Cardinalizio, l'altra millenaria Istituzione ecclesiale che è parimenti chiamata ad assistere il Romano Pontefice nella sua missione di Pastore della Chiesa universale (cfr. Can. 349).
Certo, fra di noi vi sono già vari Confratelli Cardinali, provenienti soprattutto dall'Africa. Sono però lieto di poter qui rappresentare simbolicamente tutti i 185 Cardinali del mondo intero, che in questo momento ci sono vicini con la loro preghiera e con il loro comune impegno apostolico.
2. Ogni Sinodo, come ogni Concistoro, è così destinato ad essere un momento di intensa comunione ecclesiale. In tale contesto, vorrei accennare al Cap. IV del nostro "Instrumentum laboris", là ove si parla delle persone e delle istituzioni cattoliche chiamate ad operare nella realtà africana, in favore della riconciliazione, della giustizia e della pace. In tale capitolo si sottolinea la necessità della collaborazione dei Vescovi con le Conferenze Episcopali e di queste con il Simposio delle Conferenze dell'Africa e del Madagascar.
Sarà però bene ricordare che, in primo luogo, v'è la necessità di una stretta collaborazione, con la Sede Apostolica, e cioè con il Romano Pontefice ed i suoi Collaboratori.
Come è noto, nei vari Paesi d'Africa vi sono poi anche i Rappresentanti Pontifici: sono 26 generosi Nunzi Apostolici che mantengono i contatti con i Vescovi del Continente ed instaurano un dialogo costruttivo anche con le Autorità Civili, per favorire la libertà della Chiesa e contribuire all'opera di riconciliazione, di giustizia e di pace: le tre finalità di questo Sinodo.
Ricordando qui la missione dei Rappresentanti Pontifici, vorrei anche rendere omaggio dinnanzi a voi al compianto Nunzio Apostolico Mons. Michael Courtney, che fu barbaramente assassinato in Burundi il 29 dicembre del 2003, proprio mentre si interessava per la riconciliazione fra i differenti gruppi etnici del Paese. Purtroppo egli dovette pagare con il sangue il suo abnegato servizio per la pacificazione di quella Regione.
3. Proprio per questo, ho notato con piacere che il tema della riconciliazione ha addirittura la priorità fra i tre grandi temi da studiare in questo Sinodo: riconciliazione, giustizia e pace.
In realtà, oggi vediamo più chiaramente l'enormità dei disastri provocati dal nazionalismo e dall'esaltazione del concetto di razza. Noi qui in Europa ne abbiamo fatto una triste esperienza nel corso dei secoli, fino a giungere all'ultima guerra mondiale, che in cinque anni provocò ben 55 milioni di morti!
Ora dobbiamo tutti lavorare perché tali tragedie del passato non si verifichino più. Come dimenticare che anche in Africa la furia omicida fra differenti gruppi etnici ha sconvolto interi Paesi? Basterebbe pensare al Rwanda ed ai Paesi limitrofi! Nel 1994 e negli anni successivi l'ideologia nazionalista giunse a provocare più di 800.000 morti, fra i quali tre membri generosi dell'Episcopato, con altri membri del clero e di varie congregazioni religiose.
Credo che dovremo ripetere a tutti, con maggiore insistenza, che l'amore alla propria Nazione (in concreto, al proprio popolo, alla propria gente) è certo un dovere del cristiano, ma dovremo anche aggiungere che la deviazione del nazionalismo è totalmente anticristiana. Certo il concetto di Nazione è molto nobile. Esso si è formato in ambiente cristiano, a giudizio di molti storici, dato che nell'antichità prevalevano piuttosto le figure della piccola tribù, da una parte, e del vasto Impero, dall'altra. Il Cristianesimo ha favorito invece l'aggregazione delle genti di una determinata regione, dando vita al concetto di popolo o Nazione, con una propria specifica identità culturale. Il Cristianesimo ha però sempre condannato ogni deformazione di tale concetto di Nazione, una deformazione che sovente cadeva nel nazionalismo o addirittura nel razzismo, vera negazione dell'universalismo cristiano. In realtà, i due principi basilari della convivenza umana cristiana sono sempre stati i seguenti: la dignità di ogni persona umana, da una parte, e l'unità del genere umano, dall'altra. Sono i due confini invalicabili, entro i quali possono poi evolversi i vari concetti di Nazione, a seconda dei tempi e dei luoghi. Ed in realtà vediamo oggi in Europa che molte Nazioni vanno integrandosi, ai fini di una convivenza più solidaria, e ciò con l'appoggio degli Episcopati locali e della stessa Sede Apostolica.
4. Concludendo, vorrei dire che le attuali 53 Nazioni africane avranno un grande avvenire, nel concerto delle 192 Nazioni che compongono oggi l'intera famiglia umana, se sapranno superare le loro divisioni e cooperare congiuntamente per il progresso materiale e spirituale dei loro popoli. Da parte sua, questo Sinodo vuole dimostrare ancora una volta ai nostri fratelli e sorelle dell'Africa che la Chiesa è loro vicina e vuole aiutarli nella loro missione di essere artefici di riconciliazione, di giustizia e di pace in tutto il Continente.

[00024-01.05] [IN001] [Testo originale: italiano]

- S. Em. R. Card. Polycarp PENGO, Arcivescovo di Dar-es-Salaam, Presidente del Simposio di Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (S.E.C.A.M.) (TANZANIA)

Il tema di questo Sinodo è oggi particolarmente urgente per la Chiesa africana. Al fine di sviluppare e approfondire tale tema, come ci è stato richiesto, problemi quali l’egoismo, l’avidità e la ricchezza materiale, le questioni etniche che sfociano in conflitto e altre istanze che sono all’origine della mancanza di pace in molte società africane devono essere affrontati coraggiosamente e apertamente, e accompagnati da specifiche direttive pastorali. Le guerre e i conflitti che affliggono il nostro continente dividono i nostri popoli, seminando una cultura della violenza e distruggendo il tessuto spirituale, sociale e morale delle nostre società. È triste dover riconoscere che alcuni di noi pastori sono stati accusati di essere coinvolti in tali conflitti o per omissione o per partecipazione diretta. In questo Sinodo dobbiamo avere il coraggio di denunciare, persino contro noi stessi, l’abuso del ruolo e della pratica del potere, il tribalismo e l’etnocentrismo, lo schieramento politico dei capi religiosi eccetera... La Chiesa africana non potrà parlare a una sola voce di riconciliazione, giustizia e pace se nel continente è evidente la mancanza di unità, di comunione e il dovuto rispetto nei confronti del SECAM da parte dei singoli vescovi, nonché delle conferenze episcopali nazionali e regionali. Abbiamo bisogno di una maggior comunione e di una maggior solidarietà pastorale in seno alla Chiesa africana.
Era stato programmato che, proprio prima di questa seconda Assemblea Speciale, il SECAM dovesse celebrare la sua 15° assemblea plenaria a Frascati, sul tema “Autonomia: la via della Chiesa africana”. Sfortunatamente, e con nostro imbarazzo, l’assemblea ha dovuto essere convocata all’ultimo momento per mancanza di sostegno finanziario da parte di molti membri delle Conferenze episcopali – tutto ciò mentre stiamo celebrando i quaranta anni del SECAM. Esprimo la speranza e la preghiera che questo Sinodo porti noi tutti a impegnarci maggiormente per il SECAM!

[00026-01.05] [IN002] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Lucas ABADAMLOORA, Vescovo di Navrongo-Bolgatanga, Presidente della Conferenza Episcopale (GHANA)

Ricopriamo spesso ruoli politici ed economici, e dobbiamo dare il nostro contributo a questioni quali educazione e salute alla luce della fede. Come individuo, il cristiano ha un bagaglio culturale diverso che potrebbe imporsi con forza, opponendosi così alla fede. Spesso l’individuo può trovarsi in contraddizione per diversi motivi, che gli impediscono di fare qualunque cosa. È naturale che i cristiani appartengano sia alla Chiesa sia alla società nelle sue varie dimensioni. Come membri dalla natura sfaccettata impegnati su molti fronti, talvolta essi potrebbero trovare difficile sapere cosa fare e quale posizione rispettare.
Nella prima Assemblea sinodale, ci siamo concentrati sulla Chiesa come famiglia universale di Dio. L’Assemblea stabilì una serie di condizioni per accrescere la credibilità della propria testimonianza: riconciliazione, giustizia e pace. In questa luce, fra le altre cose raccomandò la formazione dei cristiani alla giustizia e alla pace, che è una affermazione del ruolo profetico della Chiesa. Ciò riguardava i temi seguenti: un salario equo per i lavoratori e l’istituzione di Commissioni per la pace e la giustizia.
I principi che sottendono al documento Ecclesia in Africa sono assolutamente chiari e sono stati ripresi da molte Chiese particolari come linee-guida per le loro riflessioni. Ma non va particolarmente in fondo alla questione. Non è questa l’esperienza di molti vescovi, sacerdoti e laici africani che si recano in USA, in Europa e in altre parti del mondo. La nostra
esperienza della Chiesa in Europa e in America, ma anche quella di alcuni fratelli vescovi e sacerdoti ci fa pensare di essere membri di serie B della famiglia della Chiesa, o di appartenere a una Chiesa diversa. Si è creata l’impressione che noi abbiamo bisogno degli altri, ma non gli altri di noi. La teoria della fraternità e della comunità è forte, ma la pratica è debole.
La dinamica della Chiesa che insiste sul fatto che la comunità ecclesiale deve essere integrata, in teoria e in pratica, in modo tale che tutti vi si sentano a casa, dovrebbe essere portata avanti anche in questo secondo Sinodo. La presente Assemblea sinodale dovrebbe considerare opportuno riprendere la dinamica del Sinodo precedente, non soltanto sul piano dei temi da discutere collegialmente, ma anche nella necessaria prospettiva cristiana.
Affinché ciò accada, alcuni suggeriscono che si usi la radio, la parola stampata e le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Devono continuare gli sforzi affinché venga ricevuto tale messaggio, sempre valido in ogni tempo.

[00025-01.04] [IN003] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Fidèle AGBATCHI, Arcivescovo di Parakou (BENIN)

È evidente che la presente Assemblea costituisce una positiva continuazione di quella del 1994. Se quest’ultima si era conclusa con l’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Africa, quella attuale si presenta con il tema: la Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Questa formula, per quanto positiva, non vuole nascondere le divisioni familiari, le tensioni interetniche con radici storiche, le guerre e la corruzione su larga scala che minano il continente.
Proseguendo il servizio a favore di questo continente, possano i padri sinodali comprendere quindi, al di là degli aspetti pratici più volte sottolineati dall’Instrumentum Laboris, come fondare esegeticamente e teologicamente la riconciliazione, la giustizia e la pace sull’unico Dio Trinità e sulla sua opera nella Rivelazione, dall’Antico Testamento fino alla venuta del Figlio dell’Uomo. Una simile impresa da parte dei padri sinodali aiuterebbe l’Africa ad assumersi la propria responsabilità storica di fronte al Vangelo che ha ricevuto e che ha il dovere di donarsi inserendosi prepotentemente nella dinamica della metanoia. Questa responsabilità la costringerebbe a liberarsi dalla paura.
In effetti, l’Africa ha paura e vive di paura. Conservando gelosamente per sé le sue scoperte riguardo al mondo e alla natura, si lascia istintivamente andare alla sfiducia, al sospetto, all’atteggiamento di autodifesa, all’aggressione, alla ciarlataneria, alla divinazione, all’occultismo e al sincretismo, tutte cose che hanno contribuito a offuscare la ricerca del vero Dio per millenni. Quanto è dunque attesa su questo continente - madre di tutti gli altri - la diffusione ancor più radiosa della luce del Cristo morto e risorto! Il mio augurio per questo Sinodo è quello di un futuro pasquale e, dopo le sue sofferenze, di una resurrezione dell’Africa.

[00027-01.04] [IN004] [Testo originale: francese]

- S. Em. R. Card. Franc RODÉ, C.M., Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (CITTÀ DEL VATICANO)

L'Instrumentum laboris, al n. 113, rileva la "forte crescita delle vocazioni" religiose
"segno del dinamismo della Chiesa in Africa" e insieme l'energia spirituale che proviene
dai Monasteri di vita contemplativa.
I Vescovi africani in visita ad limina testimoniano l'insostituibile impegno apostolico e missionario dei consacrati, uomini e donne, che offrono la propria vita per il Vangelo. La presenza dei consacrati/e è ancora oggi assolutamente predominante, in modo particolare nel campo della salute, dell'insegnamento e della carità.
Questo impegno encomiabile non può non tener conto delle grandi sfide della Chiesa in Africa, anzitutto del discernimento vocazionale e della formazione iniziale e permanente. La vita consacrata in Africa ha quindi bisogno di formatori e formatrici preparati e, insieme ad essi, di una comunità educante: la testimonianza di vita religiosa delle Comunità, la fedeltà ai consigli evangelici, alle Costituzioni e al carisma proprio, rappresentano una condizione indispensabile per formare veri discepoli di Cristo.
I religiosi e le religiose africani, inoltre, sono chiamati a vivere in pienezza il valore e la bellezza dei consigli evangelici, in una cultura in cui è difficile essere testimoni di povertà, obbedienza e castità, vissuti liberamente e per amore.
Le Conferenze dei Superiori Maggiori a livello nazionale e due organismi internazionali si occupano dell'animazione dei consacrati e delle consacrate africane e rappresentano un valido strumento per il dialogo con i Vescovi.

[00028-01.05] [IN005] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Maroun Elias LAHHAM, Vescovo di Tunis (TUNISIA)

Il mio intervento riguarda i rapporti con l’Islam in Africa. Il primo aspetto da sottolineare è che l’Instrumentum Laboris parla dell’Islam in un solo paragrafo (102), in termini generici e che interessano l’Islam nell’Africa subsahariana. Ora, la stragrande maggioranza dei musulmani africani vive in Africa settentrionale, zona geografica completamente assente nell’Instrumentum Laboris. Un altro aspetto è che circa l’80% dei 350 milioni di arabi musulmani vive nei paesi dell’Africa settentrionale.Tutto ciò per dire che i rapporti islamo-cristiani in Africa del Nord sono diversi da quelli dell’Europa, dell’Africa subsahariana e anche dei paesi arabi del Medio Oriente. Questa omissione delle Chiese dell’Africa del Nord, quando si parla di Africa, e soprattutto questa omissione dell’Islam ci sorprende; l’abbiamo comunicato alle autorità competenti.
La specificità delle relazioni islamo-cristiane nelle Chiese dell’Africa settentrionale può arricchire le esperienze di dialogo vissute altrove (in Europa o nell’Africa subsahariana) e attenuare le reazioni di paura e di rifiuto dell’Islam che cominciano a farsi sentire in alcuni paesi. Sappiamo tutti che la paura è cattiva consigliera.
In cosa consiste la specificità dell’esperienza delle Chiese dell’Africa del Nord?
- Si tratta di una Chiesa dell’incontro. Anche se non ha tutta la libertà auspicata, non è perseguitata.
- Si tratta di una Chiesa che vive in paesi al 100% musulmani e in cui la schiacciante maggioranza dei fedeli è composta da stranieri la maggior parte dei quali resta solo qualche anno.
- Si tratta di una Chiesa che, dall’indipendenza dei paesi dell’Africa del Nord, si è fortemente impegnata nel servizio umano, sociale, culturale e educativo dei paesi che l’accolgono.
- Si tratta di una Chiesa che gode di un margine abbastanza ampio di libertà nell’esercizio del culto cristiano per le migliaia di fedeli, come per esempio in Tunisia.
- Si tratta di una Chiesa che vive in paesi musulmani in cui sta nascendo un movimento di pensiero critico nei confronti di un Islam integralista e fanatico. C’è anche una scuola “magrebina” di studio razionale dei testi e delle tradizioni musulmani.
- Viene spesso richiesta la collaborazione della Chiesa per questo nuovo modo di concepire e vivere l’Islam. Questo invito è rivolto a sacerdoti e vescovi che hanno trascorso molti anni nei paesi del Maghreb ed è stato sottolineato dalla nomina di vescovi arabi in alcune sedi episcopali.
Due proposte:
- Che il Sinodo per il Medio Oriente previsto per l’ottobre del 2010 comprenda anche le diocesi dell’Africa del Nord, soprattutto per quanto riguarda le minoranze cristiane e i rapporti e il dialogo con l’Islam.
- Un dibattito sull’Islam in Africa che tenga conto della varietà delle esperienze africane, da Tunisi a Johannesburg.

[00029-01.04] [IN006] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Simon-Victor TONYÉ BAKOT, Arcivescovo di Yaoundé, Presidente della Conferenza Episcopale (CAMERUN)

I bantù del Sud del Camerun attribuiscono un’importanza fondamentale alla vita in comunità. Si può esserne esclusi in seguito a un grave errore e poi cercare di ritrovare la comunione con tutti. È il senso del perdono offerto o accolto a seconda che si sia ricevuta un’offesa o si sia commessa una colpa.
Vi si giunge attraverso un rituale le cui tappe essenziali sono le seguenti: la discussione (palabre), la confessione pubblica, le parole rituali di richiesta di perdono, la riconciliazione e il pasto comunitario. È ciò che noi definiamo cultura della pace e della riconciliazione. Il clan sa ristabilirla ogni qualvolta la comunità si trova in situazioni di squilibrio.
L’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, promuove la pace e la riconciliazione ma non ha ancora raggiunto la stessa capacità di conversione tra i cristiani che vi partecipano poiché il bacio della pace dato durante la messa manifesta discordanze abbastanza nette tra i fedeli. Si possono anche voltare le spalle a chi vi dà la possibilità di riconciliazione.Si impone un’adeguata catechesi da parte dei pastori per far capire a tutti che, essendo diventati fratelli e sorelle di sangue, visto che nelle nostre vene scorre lo stesso sangue di Cristo assunto attraverso la comunione, questo sangue ci purifica da tutte le nostre impurità e dovrebbe essere più forte della tradizione del clan. Purtroppo, non è ancora così. Occorre impegnarsi sempre di più per raggiungere questo obiettivo.

[00030-01.04] [IN007] [Testo originale: francese]

Inoltre dopo la votazione per la Commissione per il Messaggio sono intervenuti i seguenti Padri, dei quali non abbiamo ricevuto i riassunti prima della chiusura del presente Bollettino. Pubblicheremo i riassunti nel prossimo numero del Bollettino.

- S.Em.R. Card. Zenon GROCHOLEWSKI, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. Em. R. Card. Emmanuel WAMALA, Arcivescovo emerito di Kampala (UGANDA)
- S. E. R. Mons. Vincent LANDEL, S.C.I. di Béth., Arcivescovo di Rabat, Presidente della Conferenza Episcopale Conférence Episcopale Régionale du Nord de l'Afrique (C.E.R.N.A.) (MAROCCO)
- S. E. R. Mons. Jean-Noël DIOUF, Vescovo di Tambacounda, Presidente della Conferenza Episcopale (SENEGAL)
- S. E. R. Mons. Giorgio BERTIN, O.F.M., Vescovo di Djibouti, Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctæ Sedis" di Mogadiscio (SOMALIA)
- S. E. R. Mons. Michael Dixon BHASERA, Vescovo di Masvingo (ZIMBABWE)
- S. E. R. Mons. Sithembele Anton SIPUKA, Vescovo di Umtata (SUDAFRICA)
- S. E. R. Mons. Jean MBARGA, Vescovo di Ebolowa (CAMERUN)
- S. E. R. Mons. Thomas KABORÉ, Vescovo di Kaya (BURKINA FASO)

AVVISI

- CALENDARIO DEI LAVORI
- CONFERENZA STAMPA
- “BRIEFING”
- “POOL”
- BOLLETTINO SYNODUS EPISCOPORUM
- COPERTURA TV IN DIRETTA
- NOTIZIARIO TELEFONICO
- ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

CALENDARIO DEI LAVORI

Una delegazione di padri sinodali sarà ricevuta in Campidoglio dal sindaco di Roma, on. Gianni Alemanno. L'incontro è previsto per dopodomani, 7 ottobre 2009 alle ore 9:30, in vista della giornata che il Comune di Roma dedicherà all'Africa. Il prossimo 19 ottobre, infatti, è previsto un Convegno nella Sala della Protomoteca in Campidoglio (dalle ore 9 alle ore 13), che avrà per tema "Africa: quale partnership per la riconciliazione, la giustizia e la pace?". In serata, inoltre, un concerto-recital (alle ore 21) presso l'Auditorium della Conciliazione, dal titolo "Africa: Croce in mezzo al mare".

I partecipanti alla II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, assisteranno al concerto "I giovani contro la guerra - 1939-2009", previsto giovedì 8 ottobre 2009 alle ore 18:30 presso l'Auditorium della Conciliazione di Roma, alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI. L'evento, in occasione del 70° anniversario dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, è promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e dalla Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo, dall'Ambasciata tedesca presso la Santa Sede e dal KulturForum di Mainau. Patrocina il Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose. Finanziano enti italiani e tedeschi. L'orchestra composta da giovani musicisti provenienti da 10 nazioni, proporrà brani musicali di Gustav Mahler e di Felix Mendelssohn Bartholdy, entrambi compositori ebrei di nascita, poi battezzati. Mahler e Mendelssohn, rispettivamente cattolico e protestante, sperimentarono l'antisemitismo. Per l'occasione, la Congregazione Generale del pomeriggio, sarà sospesa alle ore 17:00.

[00023-01.05] [00000] [Testo originale: italiano]

CONFERENZA STAMPA

La seconda Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e portoghese) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede mercoledì 14 ottobre 2009 (dopo la Relatio post disceptationem), alle ore 12.45 orientativamente.

I nominativi dei partecipanti saranno comunicati appena possibile.

I Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporter sono pregati di rivolgersi per il permesso di accesso al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.

Le successive Conferenze Stampa si terranno:
- Venerdì 23 ottobre 2009 (dopo il Nuntius)
- Sabato 24 ottobre 2009 (dopo l’Elenchus finalis propositionem)

BRIEFING

Il secondo “Briefing” per i gruppi linguistici si terrà (nei luoghi e con gli Addetti Stampa indicati nel Bolletino N. 2) domani, mercoledì 7 ottobre 2009 alle ore 13.10 circa. Si ricorda che gli operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e i fotoreporter sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso (molto ristretto).

I prossimi “Briefing” avranno luogo, orientativamente alle ore 13.10:
- Giovedì 8 ottobre 2009
- Venerdì 9 ottobre 2009
- Sabato 10 ottobre 2009
- Lunedì 12 ottobre 2009
- Martedì 13 ottobre 2009
- Giovedì 15 ottobre 2009- Sabato 17 ottobre 2009
- Martedì 20 ottobre 2009

“POOL”

Si prevedono “pool” di giornalisti accreditati per accedere all’Aula del Sinodo, in linea di massima per la preghiera di apertura delle Congregazioni Generali antemeridiane, nei giorni seguenti:
- Giovedì 8 ottobre 2009
- Venerdì 9 ottobre 2009
- Sabato 10 ottobre 2009
- Lunedì 12 ottobre 2009
- Martedì 13 ottobre 2009
- Giovedì 15 ottobre 2009
- Sabato 17 ottobre 2009
- Martedì 20 ottobre 2009
- Venerdì 23 ottobre 2009
- Sabato 24 ottobre 2009

Nell’Ufficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della Santa Sede (all’ingresso, a destra) saranno messe a disposizione dei redattori le liste d’iscrizione ai “pool”.

Per i “pool” i fotoreporter e gli operatori TV sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

I partecipanti ai “pool” sono pregati di trovarsi alle ore 08.30 nel Settore Stampa, allestito all’esterno di fronte all’ingresso dell’Aula Paolo VI, da dove saranno accompagnati da un officiale della Sala Stampa della Santa Sede (per i redattori) e del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali (per i fotoreporter e troupe TV). È richiesto un abbigliamento confacente la circostanza.

BOLLETTINO SYNODUS EPISCOPORUM

L'ottavo numero del Bollettino - con i riassunti degli interventi pronunciati in Aula dai Padri sinodali nella Quarta Congregazione Generale - sarà pubblicato all’apertura della Quinta Congregazione Generale di mercoledì 7 ottobre 2009.

COPERTURA TV IN DIRETTA

Saranno trasmesse in diretta sui monitor nella Sala delle telecomunicazioni, nella Sala dei giornalisti e nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede:
- Sabato 10 ottobre 2009 (ore 18.00): Preghiera del Rosario con gli Universitari degli Atenei Romani (Aula Paolo VI)
- Domenica 11 ottobre 2009 (ore 10.00): Solenne Concelebrazione Eucaristica con Canonizzazione (Piazza San Pietro)
- Martedì 13 ottobre 2009 (ore 09.00): Parte della Congregazione Generale in cui viene svolta la Relatio post disceptationem
- Domenica 25 ottobre 2009 (ore 09.30): Solenne Concelebrazione della Santa Messa a conclusione del Sinodo (Basilica di San Pietro)

Eventuali variazioni saranno pubblicate appena possibile.

NOTIZIARIO TELEFONICO

Durante il periodo sinodale sarà in funzione un notiziario telefonico:
- +39-06-698.19 con il Bollettino ordinario della Sala Stampa della Santa Sede;
- +39-06-698.84051 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, antimeridiano;
- +39-06-698.84877 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, pomeridiano.

ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

La Sala Stampa della Santa Sede, in occasione della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi resterà aperta dal 2 al 25 ottobre 2009 secondo il seguente orario:
- Fino a venerdì 9 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Sabato 10 ottobre: ore 09.00-19.00
- Domenica 11 ottobre: ore 09.00 - 13.00
- Lunedì 12 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Martedì 13 ottobre: ore 09.00 - 20.00
- Da mercoledì 14 ottobre a sabato 17 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 18 ottobre: ore 11.00 - 13.00
- Da lunedì 19 ottobre a sabato 24 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 25 ottobre: ore 09.00 - 13.00

Il personale dell’Ufficio informazioni e accreditamento sarà a disposizione (nell’ingresso a destra):
- Lunedì-Venerdì: ore 09.00-15.00
- Sabato: ore 09.00-14.00

Eventuali cambiamenti saranno comunicati appena possibile, tramite annuncio nella bacheca della Sala dei giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede, nel Bollettino informativo della Commissione per l’informazione della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi e nell’area Comunicazioni di servizio del sito Internet della Santa Sede.

 
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- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - II Assemblea Speciale per l'Africa - 2009
  [Plurilingue, Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo]

- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

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