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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

II ASSEMBLEA SPECIALE PER L'AFRICA
DEL SINODO DEI VESCOVI
4-25 OTTOBRE 2009

La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace.
"Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13.14)


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione italiana

07 - 06.10.2009

SOMMARIO

TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 6 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIA­NO) - CONTINUAZIONE

TERZA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 6 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIANO) - CONTINUAZIONE

- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)
- DONO DEL SANTO PADRE

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Dopo la votazione per la Commissione per il Messaggio sono intervenuti i seguenti Padri, dei quali abbiamo ricevuto i riassunti dopo la chiusura del precedente Bollettino:

- S.Em.R. Card. Zenon GROCHOLEWSKI, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. Em. R. Card. Emmanuel WAMALA, Arcivescovo emerito di Kampala (UGANDA)
- S. E. R. Mons. Vincent LANDEL, S.C.I. di Béth., Arcivescovo di Rabat, Presidente della Conferenza Episcopale Conférence Episcopale Régionale du Nord de l'Afrique (C.E.R.N.A.) (MAROCCO)
- S. E. R. Mons. Jean-Noël DIOUF, Vescovo di Tambacounda, Presidente della Conferenza Episcopale (SENEGAL)
- S. E. R. Mons. Giorgio BERTIN, O.F.M., Vescovo di Djibouti, Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctæ Sedis" di Mogadiscio (SOMALIA)
- S. E. R. Mons. Michael Dixon BHASERA, Vescovo di Masvingo (ZIMBABWE)
- S. E. R. Mons. Sithembele Anton SIPUKA, Vescovo di Umtata (SUDAFRICA)
- S. E. R. Mons. Jean MBARGA, Vescovo di Ebolowa (CAMERUN)
- S. E. R. Mons. Thomas KABORÉ, Vescovo di Kaya (BURKINA FASO)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S.Em.R. Card. Zenon GROCHOLEWSKI, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (CITTÀ DEL VATICANO)

I centri cattolici di educazione hanno svolto un ruolo importantissimo nell'opera di evangelizzazione e hanno contribuito molto allo sviluppo sociale e culturale del continente. Proprio al livello dell'insegnamento ed educazione la Chiesa in Africa ha da affrontare la più grande sfida.
a.) L'educazione più importante è quella dei seminaristi. Riguardo ai seminari, la Congregazione per l'Educazione Cattolica (CEC) è competente nei territori delle missioni soltanto “per quanto concerne il piano generale degli studi” e non in quello che si riferisce alla “formazione”. Circa l'insegnamento nei seminari è da sottolineare che già 70 istituti sono stati affiliati a una facoltà ecclesiastica, e principalmente alla Pont. Università Urbaniana (questo è un sesto di tutti i seminari affiliati nel mondo), che è obbligata a svolgere un regolare controllo dell'insegnamento. In questa materia c'è da preoccuparsi comunque del mancato talvolta collegamento organico fra l'insegnamento filosofico, che si svolge spesso in un luogo diverso o si appoggia su un istituto non adeguato, e l'insegnamento di teologia.
Comunque i problemi più gravi concernenti la formazione del clero in Africa (adeguato discernimento, formazione spirituale ed affettiva, ecc.) esulano dalla competenza della CEC, anche se l'insegnamento e la formazione sacerdotale sono elementi strettamente legati tra di loro. Nella prospettiva della formazione si deve soprattutto esigere che in ogni nazione sia elaborata una appropriata "Ratio institutionis sacerdotalis" (richiesta espressamente dal Concilio: OT, 1) e approvata dall'Autorità competente della Santa Sede che dovrebbe redigere un adeguato regolamento generale come richiesto dalla prima Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi dell'anno 1967. Ci vogliono, inoltre, le visite apostoliche regolari e qualificate nonché una preoccupazione costante per la formazione dei formatori, e in modo particolare una solida formazione spirituale di quei sacerdoti che studiano a Roma, in quanto principalmente loro saranno insegnanti e formatori nei seminari.
b.) Riguardo alle scuole cattoliche, la loro presenza in Africa è significativa: quasi 12.500 scuole materne con oltre 1.260.000 alunni; oltre 33.250 scuole primarie con circa 14.000.000 di alunni; e quasi 10.000 scuole secondarie con circa 4.000.000 allievi. Tale vasta realtà offre alla Chiesa un prezioso strumento di evangelizzazione, di dialogo e di servizio alle popolazioni del continente. È importante che queste scuole conservino e rafforzino la loro chiara identità cattolica. Ciò esige che la formazione degli insegnanti non sia solo professionale ma anche spirituale, perché considerino il loro lavoro come un apostolato da svolgere.
c.) Per quanto concerne gli istituti di studi superiori, il loro numero negli ultimi decenni si è moltiplicato. Oggi vi sono 23 Università Cattoliche, 5 Facoltà Teologiche e 3 Facoltà Filosofiche. Tutte queste istituzioni costituiscono un luogo privilegiato per evangelizzare le culture e formare uomini retti, operatori di pace, di riconciliazione, testimoni della fede. Vorrei proporre al riguardo alcuni accorgimenti utili:
- Piace sottolineare lo sforzo dato dalle facoltà ecclesiastiche al problema dell'inculturazione: questa esige una acuta saggezza evangelica ed è da affrontare seriamente alla luce dell'insegnamento della Chiesa.
- In tutte le università cattoliche, deve essere presente il pensiero teologico almeno con le cattedre dell'insegnamento teologico per i laici, della dottrina sociale della Chiesa, ecc.
- Ai tempi odierni si deve attribuire una particolare importanza a founare cattolici altamente qualificati per i mass media che “sono il nuovo areopago del nostro secolo”.
- Occorre anche intensificare la pastorale nelle università statali.

[00033-01.02] [IN008] [Testo originale: italiano]

- S. Em. R. Card. Emmanuel WAMALA, Arcivescovo emerito di Kampala (UGANDA)

Mi rallegro con tutte quelle Chiese particolari che stanno “innalzando un inno di ringraziamento per la liberazione dai regimi dittatoriali”.
Quel che non riusciamo a comprendere è che una nuova stirpe di dittatori sta sostituendo quella precedente. Preferiremo chiamarli “blandi dittatori”, ma sempre di dittatori si tratta.
“La cultura dei principi democratici”, menzionata nei testi, non è quella che cercano di coltivare. Infatti non credono in alcun solido principio democratico. Credono in un unico principio e questo è quello dell’ingegneria politica. Nella maggior parte dei paesi dell’Africa, la politica esistente è una politica senza Dio. È questo stile di leadership che dà origine ai conflitti. Lo scenario politico generale nel continente africano e in Madagascar è chiaramente descritto nelle seguenti parole, n. 23: “Essi ( i nostri leader) incitano alla divisione per poter regnare (e talvolta far regnare i propri figli). In alcuni luoghi, il partito al potere tende a identificarsi con lo Stato”. Gli esempi di situazioni di questo tipo abbondano in molti paesi dell’Africa: questa è la tendenza.
Il ministero di riconciliazione che ci è stato affidato, come leggiamo in Cor 5, 18, è un compito estremamente impegnativo. Dobbiamo andare alle cause radicali dei conflitti e perfino delle guerre. Una leadership senza sani principi è, secondo me, una delle principali.
Come possiamo affrontare questo problema? Non vedo altra via d’uscita se non l’istruzione. Dovremmo influenzare le famiglie e la scuola affinché comprendano quei principi democratici fondamentali che troviamo nella dottrina sociale della Chiesa.
Le strutture esistenti nella Chiesa, a cominciare dalla famiglia, dalle piccole comunità cristiane, dalle scuole e altri organismi, sono alcuni dei fori in cui, con prudenza, può iniziare la formazione di leader con sani principi. Ed è da queste che può prendere l’avvio la riconciliazione tra gruppi di individui e tribù.

[00034-01.04] [IN009] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Vincent LANDEL, S.C.I. di Béth., Arcivescovo di Rabat, Presidente della Conferenza Episcopale Conférence Episcopale Régionale du Nord de l'Afrique (C.E.R.N.A.) (MAROCCO)

Studenti dell’Africa subsahariana nel Maghreb: più di 30.000.
Ingiustizia
- Essi scoprono un mondo in cui l’Islam è sociale e dove praticamente non esiste libertà religiosa per un magrebino.
- Essi scoprono l’ingiustizia vedendo assegnare le borse di studio ai potenti e alle famiglie privilegiate.
- Per alcuni di loro, la Chiesa è l’ispirazione ed essi sono la vita delle nostre comunità cristiane.
Come potrà la Chiesa aiutare questi giovani a ritrovarsi per riflettere sul proprio futuro senza scoraggiarsi?
Pace
- Questi studenti scoprono il messaggio sociale della Chiesa e tutta la sua testimonianza di pace.
- La Chiesa non deve forse compiere un’opera di evangelizzazione a partire dal compendio?
Riconciliazione
- Questi studenti e stagisti scoprono il mondo dell’Islam con il quale devono riconciliarsi ma, allo stesso tempo, si aprono su altri mondi, altre culture, altre religioni. Ciò permetterà la riconciliazione.
- Possa la Chiesa del Maghreb aiutarli ad aprirsi al mondo.
- Possa la Chiesa in Africa aiutarli a diventare cristiani responsabili.

[00035-01.04] [IN010] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Jean-Noël DIOUF, Vescovo di Tambacounda, Presidente della Conferenza Episcopale (SENEGAL)

1. La descrizione di una liturgia di penitenza nei paesi Ndut (Senegal) in passato
Se veniva concesso il perdono, la riconciliazione era celebrata nella gioia. In caso contrario, si infliggeva talvolta la condanna a morte con l’uccisione di un rappresentante della parte avversa.
2. Le riflessioni dei membri della Conferenza Episcopale del Senegal, della Mauritania, di Capo Verde, della Guinea Bissau in cinque punti:
Primo punto: riconciliazione, giustizia e pace esigono umiltà, amore e conversione. In altre parole, “un cuore nuovo e uno spirito nuovo”.
Secondo punto: cristiani a messa e pagani nella vita. Occorre tornare a essere “discepoli” di Cristo.
Terzo punto: il turbine della globalizzazione. Occorre resistere costruendo ripari saldi, quali comunità cristiane evangelizzate ed evangelizzanti.
Quarto punto: essere “sale e luce” per preservare l’Africa dalla disgregazione e dallo scoraggiamento: custodire il Vangelo e i valori africani.
Quinto punto: un congresso eucaristico per approfondire i risultati del Sinodo.
3. Ricorrere alla pianificazione pastorale che si sta mettendo a punto nell’Africa occidentale francofona.
[00036-01.04] [IN011] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Giorgio BERTIN, O.F.M., Vescovo di Djibouti, Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctæ Sedis" di Mogadiscio (SOMALIA)

Da alcuni anni nella ricorrenza della morte di Mons. Salvatore Colombo OFM, vescovo di Mogadiscio ucciso il 9.7.1989, ho incominciato a ricordare nella Messa non solo lui, ma anche una serie di altre persone che sono state uccise mentre erano a servizio della giustizia, della pace e dei poveri in Somalia. Tra di essi vi sono stati alcuni cattolici, come la dottoressa Fumagalli, Annalena Tonelli e Sr. Leonella; vi sono stati dei fratelli “protestanti”; vi sono stati dei musulmani somali, e sono stati la maggioranza in questo paese musulmano; vi sono state anche altre persone non appartenenti ad alcuna fede. Chiamo questa giornata del 9 luglio “giornata dei martiri della Somalia”. Essa ci serve a ricordare che molte persone di convinzioni diverse hanno sacrificato la loro vita per più giustizia, più fraternità e più pace in Somalia.
Non siamo solo noi cattolici a volere riconciliazione, giustizia e pace in Somalia o in Africa. Ci sono tante altre persone e istituzioni di buona volontà. Due domeniche fa il Vangelo ci diceva: “chi non è contro di noi, è per noi” (Mc 9, 40). Questo significa che abbiamo il dovere di collaborare con tutti.
Concretamente vi suggerisco alcuni punti non esaustivi, pensando sia alla Somalia che all'Africa: 1. fare la memoria “insieme agli altri” delle persone migliori che hanno servito al bene di un dato popolo;
2. avere dei momenti di preghiera in comune con i credenti di altre fedi a favore della pace;
3. arrestare il traffico di armi e la libera circolazione di criminali di guerra;
4. invitare la comunità internazionale a una più grande collaborazione non solo alla lotta contro la pirateria, ma anche per la ricostruzione dello stato in Somalia;
5. collaborare con i musulmani di buona volontà per isolare e neutralizzare l'opera nefasta di gruppi islamici radicali che sono la causa di problemi anzitutto per i musulmani stessi e poi per gli altri;
6. appoggiare e sviluppare l' azione della Santa Sede e dei suoi diplomatici.

[00037-01.02] [IN012] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Michael Dixon BHASERA, Vescovo di Masvingo (ZIMBABWE)

I nostri fedeli cristiani sono legati da una riscontrabile cultura comune che si esprime in un gran numero di varianti. Tale eredità culturale, che ci conferisce identità, è a rischio di estinzione a causa degli eventi storici, i processi naturali e i progetti umani. La Chiesa-Famiglia di Dio in Africa non potrà mai essere autentica se la sua base culturale, che è ricca e può essere usata per risolvere tanti problemi, viene erosa.
Le sfide che dobbiamo affrontare sono determinate sia dal processo di globalizzazione sia da fattori locali. Si tratta di un insieme di problemi complessi creati dall’uomo, come la corruzione, l’avidità, l’oppressione e il totalitarismo. Nutriamo la speranza che questo Sinodo affronti questi temi in modo adeguato.
La nostra forza ci viene dal rapporto che abbiamo con Cristo. Alimentiamo tale rapporto mediante i sacramenti, in particolare il Sacramento dell’Eucaristia in cui veniamo plasmati nella famiglia di Dio e ognuno di noi è investito del compito di essere agente di riconciliazione, salvezza, giustizia e pace.
L’idea dei rapporti piace all’Africa perché nasce dal cuore delle sue culture. Partecipando ai sacramenti, siamo vincolati da un unico sangue, il Sangue di Cristo. Il vincolo sacramentale può essere più forte di quello biologico che unisce le famiglie. Ciò evidenzia i valori della famiglia africana, quali la solidarietà, la condivisione, il rispetto, l’ospitalità, lo stare insieme e la riconciliazione attraverso la giustizia riparatrice.
La Chiesa-Famiglia diventa segno visibile e vero strumento di giustizia, di pace e di riconciliazione, quando è compresa e vissuta in modo corretto. Dopo il turbamento, la riconciliazione genuina si esprime mediante la restituzione e la riparazione.
Alcuni africani ricorrono alle sette o alla stregoneria quando devono affrontare le difficoltà. Inoltre, è doloroso vedere i cattolici che si rivoltano contro i loro fratelli cattolici a causa di conflitti politici, sociali, economici e regionali. Il problema è la scarsa conoscenza del significato di Chiesa come Famiglia (di Dio). Questa Catechesi dovrebbe iniziare già in famiglia per poi continuare nelle nostre istituzioni educative, sanitarie, di sviluppo sociale e di formazione. .Quando i fedeli hanno raggiunto la comprensione di “chi siamo”, essi possono cominciare a orientarsi verso il dialogo ecumenico e promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace.

[0038-01.004 [IN013] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Sithembele Anton SIPUKA, Vescovo di Umtata (SUDAFRICA)

Dopo parecchi decenni di conflitti e di tensioni, i sudafricani sono riusciti a negoziare una soluzione pacifica ai loro problemi politici in quanto nazione e hanno creato strutture e politiche democratiche che operano per la pace. Sussiste tuttavia il problema che tali principi di democrazia non sono giunti fino alle radici. Mentre il paese si è trasformato sia legalmente che politicamente, a livello umano quotidiano dei rapporti personali, le persone si comportano ancora secondo l’antico sistema, sentendosi ancora diverse e perfino nemiche fra loro.
Ciò dimostra che è più facile cambiare le strutture esteriori piuttosto che cambiare mentalità, e finché non cambiano sia le strutture esterne che le mentalità, la democrazia non può essere apprezzata e sostenuta in Sud Africa. La Chiesa, il cui obiettivo principale di evangelizzazione è il cambiamento dei cuori, può offrire un importante contributo a questo proposito.

[00039-01.04] [IN014] [Testo originale: inglese]

- S. E. R. Mons. Jean MBARGA, Vescovo di Ebolowa (CAMERUN)

Per il presente Sinodo, la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa ha la missione di contribuire alla ricostruzione di un’Africa in preda a crisi tanto numerose quanto ricche di potenzialità, rinnovando la sua pastorale sulla base di un’ecclesiologia di apertura alle sfide della società: quale Africa per la Chiesa? Quale Chiesa per l’Africa?
Nelle sue diverse dimensioni, questa missione consiste nell’estinguere i conflitti, nel ricostruire l’Africa sulla base del Vangelo e della fede in modo che:
- laddove la fede cristiana si indebolisce o non esiste, le comunità ecclesiali testimonino la vita evangelica, la pratica ecclesiale e l’impegno sociale;
- laddove la cultura è combattuta tra tradizione e globalizzazione, la Chiesa ispiri opere culturali umanizzanti che diffondano valori autentici degni dell’uomo;
- laddove lo stato sfrutta il popolo, le comunità ecclesiali si impegnino a favore della democrazia e della buona gestione di beni e persone, della cultura della gratuità e del dono;
- laddove imperversano guerre e ribellioni, vi sia una mobilitazione di tutti per la pace.
Per essere segno e strumento di questi valori, la Chiesa-Famiglia che è al servizio sarà quindi una Chiesa che vive in pace e può dare la pace, che si evangelizza e che evangelizza la società.
- Sarà una Chiesa madre ed educatrice, che dona all’Africa una carta dei valori;- una Chiesa avvocata e profetica, che promuove politiche, legislazioni e strutture sociali illuminate da un umanesimo africano e cristiano;
- una Chiesa mediatrice, che riconcilia le parti in contrasto, lavora alla prevenzione dei conflitti e anima costantemente il dialogo sociale;
- una Chiesa mobilitante, che promuove un apostolato associativo militante e una leadership dei fedeli laici, un clero e persone consacrate formate per la società attuale;
- una Chiesa comunicatrice, che produce, con le nuove tecnologie, opere che diffondono una cultura africana e cristiana;
- una Chiesa che agisce attraverso opere sociali e programmi pastorali adeguati, che promuovono la sanità, l’educazione e il lavoro produttivo.
Questo sinodo può proporre la creazione di missioni o di commissioni più specifiche che chiariscano e intensifichino questa ecclesiologia e questa pastorale di apertura alle sfide della società attuale.

[00040-01.05] [IN015] [Testo originale: francese]

- S. E. R. Mons. Thomas KABORÉ, Vescovo di Kaya (BURKINA FASO)

L’educazione alla giustizia e alla pace è una missione essenziale della Chiesa-Famiglia di Dio. I figli di Dio sono artefici di pace; “beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” proclama il Signore Gesù. Se la Chiesa che è in Africa è Famiglia di Dio è un luogo di riconciliazione, di giustizia e di pace.
In un continente tanto lacerato dai conflitti e dalle lotte, è Dio che ci invita ad essere una Chiesa-Famiglia, luogo di riconciliazione, di giustizia e di pace. Per questo, i Padri del primo sinodo per l’Africa “hanno subito riconosciuto che la Chiesa come Famiglia potrà dare la sua piena misura di Chiesa solo ramificandosi in comunità sufficientemente piccole per permettere strette relazioni umane... Soprattutto, in esse ci si impegnerà a vivere l'amore universale di Cristo, che trascende le barriere delle solidarietà naturali dei clan, delle tribù o di altri gruppi d'interesse” [ Ecclesia in Africa § 89.].
Per assumere questa missione, dobbiamo dunque lavorare per trasformare le nostre Comunità Cristiane di Base (CCB). Esse devono diventare delle vere famiglie: questo vuol dire conversione “premura per l'altro, solidarietà, calore delle relazioni, accoglienza, dialogo e fiducia” [Ecclesia in Africa § 63]. Chiamiamo quindi queste Piccole Comunità, delle Comunità-famiglie. Saranno esse a dare alla Chiesa il suo volto e la sua realtà di famiglia, per farne luoghi di riconciliazione.
Il lavoro fondamentale per giungere a questa edificazione della famiglia sarà prima di tutto l’Evangelizzazione. Il primo scopo di queste Comunità-famiglie è di essere Scuole di Evangelizzazione; è necessario che tutta la Chiesa diventi una comunione di comunità-famiglia e che tutta la Chiesa sia evangelizzata, ovvero sia interiormente rinnovata e diventi un’umanità nuova. Ciò presuppone che i Pastori diventino predicatori itineranti della Buona Novella, andando di comunità in comunità.
L’Evangelizzazione sarà più una questione di testimoni che di metodo o di tecnica: “Una vera testimonianza da parte dei credenti è oggi essenziale in Africa per proclamare in maniera autentica la fede. In particolare, è necessario che essi offrano la testimonianza di un sincero amore reciproco” [Ecclesia in Africa § 77.].
Edificare la Chiesa-Famiglia di Dio vuol dire dunque suscitare delle Comunità-famiglie che saranno vere famiglie di Dio, luogo di integrazione fra cristiani di diverse etnie, regioni e condizioni sociali.

[00041-01.04] [IN016] [Testo originale: francese]

DONO DEL SANTO PADRE

In chiusura della Terza Congregazione Generale, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha comunicato che il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso che a tutti i Padri sinodali e agli altri Participanti alla II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi fosse offerto in dono la medaglia commemorativa del suo Viaggio Apostolico in Camerun e Angola. (17-23 Marzo 2009). La medaglia è stata realizzata della scultrice Eva Olah, per conto della Società Johnson 1832 di Baranzate, provincia di Milano. Ha un diametro di 50 mm. Sul dritto è raffigurato il ritratto del Santo Padre, e l’iscrizione commemorativa del Viaggio Apostolico: “Benedictus XVI P.M. * Cammarunia-Angolia * XVII-XXIII Martii MMIX”. Sul rovescio è riprodotta una candela accesa che illumina simbolicamente il continente africano, interpretazione del verseto di Matteo: “Vos estis lux mundi”.

[00049-01.01] [00000] [Testo originale: italiano]
 

 
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- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - II Assemblea Speciale per l'Africa - 2009
  [Plurilingue, Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo]

- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

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