20 - 12.10.2009 SOMMARIO - UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 12 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIANO) - CONTINUAZIONE - ERRATA CORRIGE (III) UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 12 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIANO) - CONTINUAZIONE - AUDITIO AUDITORUM (IV) AUDITIO AUDITORUM (IV) Nella Undicesima Congregazione sono intervenuti i seguenti Uditori e Uditrici: - Rev.da Suora Bernadette GUISSOU, S.I.C.O., Superiora Generale Suore dellImmacolata Concezione, Ouagadougou (BURKINA FASO) - Sig.ra Marguerite BARANKITSE, Fondatrice della Maison Shalom, Ruyigi (BURUNDI) - Rev. P. Speratus KAMANZI, A.J., Superiore Generale degli Apostoli di Gesù, Nairobi (KENYA) - Dott. Elard ALUMANDO, Direttore Nazionale del Programma DREAM (MALAWI) - Prof. Alöyse Raymond NDIAYE, Presidente del Comitato Nazionale dei Cavalieri dell'Ordine di Malta in Senegal, Dakar (SENEGAL) - Sig. Assandé Martial EBA, Membro della Fondation Internationale Notre Dame de la Paix, Yamoussoukro (COSTA D'AVORIO) - Fr. André SENE, O.H., Responsabile della Pastorale della Salute nella diocesi di Thies (SENEGAL) Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi degli Uditori e Uditrici: - Rev.da Suora Bernadette GUISSOU, S.I.C.O., Superiora Generale Suore dellImmacolata Concezione, Ouagadougou (BURKINA FASO) La Chiesa Famiglia di Dio fa parte ormai della categoria delle immagini più espressive e più positive per tutta la Chiesa. Dio ha creato la famiglia affinché essa sia il luogo in cui lessere umano, dal momento del concepimento a quello della partenza da questo mondo, trovi un contesto adeguato al suo sviluppo naturale e al suo orientamento verso le realtà eterne. Malgrado la dignità di cui Cristo lha rivestita, la famiglia è minacciata da controvalori: lamore coniugale è troppo spesso profanato dallegoismo, dalledonismo e da pratiche illecite contro la fecondità (GS 47). Così, per esempio, vengono messe sullo stesso piano famiglie tradizionali, famiglie ricostituite, famiglie composte da genitori dello stesso sesso (cfr. Marguerite Peeters, La nouvelle éthique mondiale: Défis pour lEglise). Limpresa dello smantellamento della famiglia annovera successi. I sostenitori hanno raggiunto il loro scopo: i concetti ideologici hanno sostituito quelli che seguivano la natura delle cose; in diversi modi, unetica mondiale veicolata da questi nuovi concetti ha preso il posto della morale e si impone sempre più come autorità normativa mondiale. Di fronte al pericolo, il ritorno ai valori naturali della famiglia, lauto comprensione dei cristiani come Famiglia di Dio e limpegno ad assumere questa immagine della Chiesa, costituiscono un baluardo sicuro per fermare lopera di smantellamento e distruzione. La famiglia è la prima cellula della società e della Chiesa. Tutto ciò che la danneggia colpisce allo stesso tempo la società e la Chiesa. A tutti i livelli della Chiesa di Cristo, casa della Famiglia di Dio, occorre analizzare e spiegare ai fedeli gli intrighi sovversivi dello smantellamento della famiglia e fare in modo che, sia nellinsegnamento magisteriale e catechetico che nella predicazione, i fedeli siano formati a una vita familiare radicata sui valori evangelici. Allo stesso tempo, la creazione effettiva delle comunità cristiane di base, veri luoghi di vita e di espressione concreta della Chiesa Famiglia di Dio, aiuterà a guarire le ferite delle famiglie per farne autentiche chiese domestiche secondo il piano di Dio. [00161-01.05] [UD009] [Testo originale: francese] - Sig.ra Marguerite BARANKITSE, Fondatrice della Maison Shalom, Ruyigi (BURUNDI) Esattamente 16 anni fa, il Burundi piombava ancora una volta in una guerra civile che è durata 12 anni. La mia testimonianza di oggi vuole sottolineare in che misura chi si dice cristiano possa rinnegare il battesimo quando intende difendere la propria appartenenza etnica. Era il 24 ottobre 1993. Ci eravamo rifugiati nel Vescovado di Ruvigi; quando giunsero gli assassini, dato che erano della mia stessa etnia, sono uscita per prima per bloccarli. Il primo assassino mi ha risposto che prima di tutto era un Tutsi e che doveva vendicare i suoi fratelli e le sue sorelle di sangue. Gli ho risposto: Non ho scelto di essere una Tsutsi ma il battesimo sì, lho scelto. Sebbene fossero cristiani, non hanno provato vergogna a uccidere davanti ai miei occhi. Oggi, senza chiedere perdono agli orfani che hanno lasciato, né al vescovo (poiché hanno bruciato il suo vescovado), continuano ad andare a messa senza mostrare sul volto alcuna vergogna. Abbiamo imparato a tacere. I pastori tacciono, il gregge tace e continuiamo a celebrare la messa domenicale come un rito, non come una comunione fraterna. È nelle regioni a maggioranza cristiana che troviamo molti bambini di strada, bambini soldato, bambini stregoniecc. Non lasciamoli in mano solo alle ONG! Si, cari pastori, cari religiosi e care religiose, i bambini hanno soltanto noi come famiglia e infatti ci chiamano papà e mamma. Abbiate il coraggio di aprire loro le porte dei vostri vescovadi, conventi, case, per offrire loro lidentità, laffetto della famiglia. Imitiamo quel vescovo de I Miserabili di Victor Hugo che aprì la sua cattedrale di notte per offrire ospitalità a tutti i poveri. Sì, dobbiamo avere il coraggio di fare della nostra Africa un luogo dove si può vivere bene. [00177-01.04] [UD013] [Testo originale: francese] - Rev. P. Speratus KAMANZI, A.J., Superiore Generale degli Apostoli di Gesù, Nairobi (KENYA) LInstrumentum laboris (113-114; 126-127) ci parla del ruolo delle persone consacrate come testimoni che aprono nuove prospettive a esperienze di riconciliazione, giustizia e pace. In effetti, i religiosi dellAfrica, uomini e donne, clericali e non clericali, che, secondo le statistiche del 2007, sono circa 85.040 (nel 2007 cerano in Africa 23.154 sacerdoti, 7921 religiosi non clericali e 61.886 persone consacrate - cfr Secretaria Status Rationarium Generale Ecclesiae, Annuarium statisticum Ecclesiae 2007, Città del Vaticano 2009) hanno dato sapore alla Chiesa in Africa come sale della fede africana. Questi uomini e donne sono ora in cima alla collina come luce del mondo. Sono unespressione dellodierno sforzo missionario della Chiesa africana, non solo da una diocesi allaltra o da un paese africano allaltro, ma anche dallAfrica ad altri continenti. Questa nuova espressione della Chiesa africana come luce del mondo si manifesta nella vita di molti sacerdoti e persone consacrate che sono missionari in altri continenti. Oggi, per esempio, 65 dei 400 membri, sacerdoti e fratelli, dellIstituto religioso missionario degli Apostoli di Gesù, di cui sono Superiore generale, lavorano in America, Italia, Germania, Belgio e Australia. Sì, lAfrica, che ha ricevuto missionari dallEuropa e dallAmerica, invia ora i suoi figli e le sue figlie proprio nei continenti che ci hanno evangelizzati. Si sta compiendo anche oltre i confini del continente africano la profezia di Papa Paolo VI del 1969 a Kampala, quando disse che era giunto il momento per lAfrica di avere missionari propri. Questa nuova impresa africana nel campo dellevangelizzazione, come ogni altra esperienza pionieristica, comporta le sue sfide. Richiede incoraggiamento e sostegno. Io faccio cortesemente appello a voi, Padri sinodali e ad altri livelli delle autorità ecclesiali, di contribuire a mantenere accesa questa torcia, così che questi missionari africani oltremare diventino autentico sale africano della terra e luce del mondo. Questo impegno missionario, se ben guidato e diretto, certamente è a beneficio della Chiesa universale. Esige la nostra collaborazione a tutti i livelli, soprattutto individuando quanti emigrano in Europa o in America spacciandosi per missionari, mentre in effetti non hanno ricevuto alcun mandato dallautorità ecclesiale. [00151-01.04] [IN106] [Testo originale: inglese] - Dott. Elard ALUMANDO, Direttore Nazionale del Programma DREAM (MALAWI) Il programma DREAM si occupa delle persone affette da Hiv/Aids. Dal 2001 si è preso cura di oltre ottantamila persone in Mozambico, in Malawi e in un totale di dieci paesi africani. Curare lAids è una risposta autentica alla ricerca di vita e di guarigione manifestata da questa gente. Ritengo che curare i malati sia il vero modo per prevenire la diffusione dellAids in Africa, come ha detto il Santo Padre con autorevolezza durante la sua visita in Camerun. Sono testimone di molte storie di risurrezione di persone che erano malate, specialmente di donne e bambini: donne considerate morte, che hanno ripreso a lavorare; donne uscite dagli abissi profondi della condanna a causa dellAids, dalla prigione dello stigma sociale, e che hanno riconquistato il loro posto nella vita della loro città. Ho visto donne guarite che aiutano altre donne ad affrontare le cure, che convincono perfino i loro mariti a non aver paura, che aiutano tutti a seguire con attenzione il trattamento. Ho visto bambini nati sani, liberi dal virus, e ce ne sono già diverse migliaia. Questi atti di guarigione sono altrettante storie di risurrezione e di amicizia; sono frutto del gioioso, intenso e duro lavoro svolto da noi di SantEgidio in Africa, insieme con i nostri fratelli e le nostre sorelle europei della Comunità. La comunione tra Europa e Africa è stata efficace anche dal punto di vista scientifico. Il trattamento somministrato dal programma DREAM in Africa è lo stesso utilizzato in Occidente. I centri DREAM offrono la triterapia più recente. Grazie a questa collaborazione, i medici e il personale sanitario sono stati formati in Africa e i risultati sono eccellenti. Tutti i trattamenti e il sostegno alimentare offerti ai pazienti sono gratuiti. Nel nostro mondo governato dal denaro e dalla corruzione, la gratuità è importante. Ritengo che attraverso il programma DREAM possiamo guardare alla malattia e alla guarigione nella prospettiva del Vangelo e della Chiesa, sottraendole alla stregoneria e alla mistificazione delle sette, purtroppo tanto diffuse nel nostro caro continente africano. Questi atti di guarigione non sono miracoli misteriosi e incomprensibili, bensì frutto del lavoro, della comunione, della preghiera e dellamore del Vangelo, ed è questo il vero miracolo. [00220-01.04] [UD016] [Testo originale: inglese] - Prof. Alöyse Raymond NDIAYE, Presidente del Comitato Nazionale dei Cavalieri dell'Ordine di Malta in Senegal, Dakar (SENEGAL) Nel documento di lavoro si dice chiaramente che i politici, uomini e donne, dimostrano una grave mancanza di cultura in materia politica. Ciò dunque spiega il loro disprezzo per i diritti umani che essi violano con leggerezza, senza rimorsi, con un sentimento di totale impunità. Quanto al loro rapporto con la religione e le istituzioni religiose, essi non sembrano comprenderle e non se ne interessano se non per strumentalizzarle a fini tuttaltro che spirituali. Sono incapaci peraltro di concepire che si possa risolvere una controversia altrimenti che con la forza, con la violenza.Léopold Sédar Senghor, poeta e umanista cristiano, quando era in vita, aveva già espresso la stessa opinione, attribuendo alla mancanza di cultura dei suoi pari i colpi di stato, i regimi dittatoriali e sanguinari, la sottrazione di denaro pubblico, le violazioni dei diritti umani in Africa. Lincultura dei dirigenti genera la loro intolleranza, il loro dispotismo. Se i conflitti in Africa durano tanto a lungo, è sicuramente perché sono gestiti da politici, senza cultura e senza cuore, preoccupati di salvaguardare i propri interessi personali piuttosto che di promuovere la pace. Ciò che si mette qui in evidenza è il problema della formazione dei nostri governanti che può essere, in effetti, un ostacolo alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Da qui deriva il ruolo dellEducazione. LEducazione è il settore in cui le Chiese africane si adoperano da molto tempo. Il loro impegno, apprezzato dai fedeli e dalla popolazione, malgrado qualche difficoltà, li ha condotti oggi a dotarsi di una rete notevole di università cattoliche chiamate a svilupparsi. Occorre definire prima che cosa sia la cultura e il suo rapporto con luniversità. Poiché luniversità è il luogo in cui si preparano i futuri dirigenti, è di essa che dobbiamo occuparci. In genere luniversità viene definita come il luogo di produzione e di trasmissione del sapere e del saper fare. Per rispondere alla sua vocazione di universitas, essa non deve limitare il suo insegnamento e i suoi studi a ciò che è utile. Non deve limitarsi a sviluppare solo le attitudini intellettuali, escludendo quelle che danno risalto alla sensibilità. Come dice Pascal, cè la ragione, cè il cuore. Essa non deve esaminare le scienze separatamente, senza preoccuparsi di ciò che le unisce. Luniversitas è lesigenza di totalità o di universalità, lesigenza di unità. Tener conto di questa esigenza fa delluniversità un luogo di cultura. Ogni forma di arte - dice Senghor - è poesia.. La poesia è musica. La poesia è amore. Quindi, da parte delle università cattoliche, tener conto dellarte, delle Belle Arti, del patrimonio culturale e artistico dellAfrica, al tempo stesso patrimonio dellumanità, nella sua diversità e ricchezza, contribuisce alla promozione della cultura e al riconoscimento delluomo, incentiva gli scambi e il dialogo, fonte di arricchimento e riconoscimento mutui. Sono, infatti, la non conoscenza dellaltro e la mancanza di cultura, la causa, per lo più, dei nostri conflitti. [00221-01.06] [UD017] [Testo originale: francese] - Sig. Assandé Martial EBA, Membro della Fondation Internationale Notre Dame de la Paix, Yamoussoukro (COSTA D'AVORIO) In questi anni abbiamo dovuto procedere a delle riconciliazioni per mantenere la pace sociale nelle diverse situazioni. Siamo stati chiamati diverse volte per portare avanti delle riconciliazioni nei gruppi e movimenti della parrocchia. Per mantenere la pace sociale nel nostro villaggio e soprattutto perché vi regni la giustizia, abbiamo istituito un Consiglio dei Saggi, di cui facciamo parte, che opera al fianco della circoscrizione territoriale, per la riconciliazione nelle famiglie che vivono dei conflitti. Al fine di mantenere la coesione tra i lavoratori e soprattutto di far regnare la giustizia e la pace sociale, abbiamo sempre consigliato e sollecitato i datori di lavoro a mettere in atto strumenti di buongoverno in grado di assicurare allimpresa una buona cultura di giustizia, garante della pace sociale. Al fine di favorire lemergere di un nuovo genere di laici, dei laici leader, capaci di mantenere alta la fiamma della fede nel loro ambiente, per farvi regnare la giustizia e la pace e, soprattutto, dimostrarsi veri agenti di riconciliazione, per il progresso della Chiesa in Africa e per un futuro migliore del nostro continente, auspichiamo che questo Sinodo approfondisca le seguenti soluzioni: - Realizzare un nuovo metodo di catechesi adeguata, che tenga conto dellaspetto della conversione dei cuori. - Favorire la formazione spirituale, civica, morale e politica dei laici riguardo alla Dottrina Sociale della Chiesa. - Introdurre nel programma di formazione dei seminaristi la gestione contabile e finanziaria delle parrocchie e delle altre strutture diocesane. - Favorire la realizzazione di Associazioni in diversi settori di attività e assegnare loro dei cappellani. - Favorire la realizzazione di una struttura di laici che operi in stretta collaborazione con le Conferenze episcopali per studiare, analizzare e dare pareri su tutte le questioni importanti della vita delle Chiese. - Favorire listituzione del diaconato permanente e il servizio degli ordini minori. [00222-01.04] [UD018] [Testo originale: francese] - Fr. André SENE, O.H., Responsabile della Pastorale della Salute nella diocesi di Thies (SENEGAL) La mancanza dinteresse della comunità internazionale e dei nostri paesi in particolare per la sorte, particolarmente dolorosa, di questi malati non può nascondere le prove evidenti che, secondo alcune grandi ricerche a livello mondiale sulla salute mentale, la prevalenza delle malattie mentali è molto elevata in numerosi paesi in via di sviluppo. Fino a questo momento, per quanto mi è noto, non cè nessun programma di finanziamento da parte delle organizzazioni internazionali o nazionali per la salute mentale. Secondo lOMS, le malattie mentali sono al terzo posto tra le malattie in termini di prevalenza e sono responsabili di un quarto delle invalidità. Dove sono i malati mentali? - Per le strade della maggior parte delle nostre città; è difficile percorrere le strade delle nostre città senza trovare un malato mentale. - In qualche raro ospedale psichiatrico. - Le culture africane, in generale, hanno ancora qualche difficoltà a eliminare la confusione: malato mentale uguale a posseduto. Spesso questi malati non vengono riconosciuti, sono motivo di vergogna per la famiglia e, nella maggior parte dei casi, vengono tenuti nascosti. Bisogna guarire le nostre culture da questa ignoranza. Le gravi debolezze dellAfrica in questo ambito, certamente accentuate dalla povertà e dai conflitti, sfidano la Chiesa- Famiglia di Dio in Africa a inscrivere la dimensione socio-sanitaria nel suo programma di pratica della fede, per continuare a denunciare lindifferenza dei nostri governi verso il rispetto e le cure da prestare ai malati mentali e alle persone tossicodipendenti. Bisogna guarire i malati e curare le ferite di coloro che credono di aver perso tutto, ferite che purtroppo avranno bisogno di molto tempo per rimarginarsi. Ma serve soprattutto la prevenzione. [00223-01.04] [UD019] [Testo originale: francese] ERRATA CORRIGE (III) Le correzioni pubblicate nell'Errata Corrige sul Bollettino N.20 sono state riportate direttamente sui relativi Bollettini pubblicati in queste pagine Internet. |