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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

II ASSEMBLEA SPECIALE PER L'AFRICA
DEL SINODO DEI VESCOVI
4-25 OTTOBRE 2009

La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace.
"Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13.14)


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione plurilingue

19 - 12.10.2009

SOMMARIO

- ROSARIO CON GLI UNIVERSITARI (SABATO, 10 OTTOBRE 2009)
- CAPPELLA PAPALE (DOMENICA, 11 OTTOBRE 2009)
- UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 12 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIANO)
- AVVISI

ROSARIO CON GLI UNIVERSITARI (SABATO, 10 OTTOBRE 2009)

La nuova evangelizzazione in Africa conta sul generoso impegno degli studenti africani: lo ha detto Benedetto XVI, al termine del Santo Rosario “Con l'Africa e per l'Africa” presieduto sabato pomeriggio in Aula Paolo VI, insieme agli universitari degli Atenei romani. Collegati via satellite vi erano anche gli studenti di nove Paesi africani: Egitto, Kenya, Sudan, Madagascar, Sud Africa, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico e Burkina Faso. La Veglia di preghiera si è inserita nell'ambito della Seconda Assemblea per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, della giustizia e della pace, ed ha visto la partecipazione degli stessi Padri sinodali.
L'Africa irrompe, giovane e gioiosa, in Aula Paolo VI. Irrompe attraverso le immagini dei collegamenti via satellite, attraverso le musiche ed i balli tradizionali che accompagnano i momenti precedenti al Santo Rosario. È una rete di preghiera che collega Roma all'Africa, il Papa la definisce, e paragona la comunità cristiana “ad un'orchestra ben ordinata ed armonica”. “I giovani d'Africa sono presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere”, continua Benedetto XVI. Quindi, rivolge i saluti ai ragazzi africani collegati via satellite e li invita tutti ad affidarsi a Maria, Nostra Signora d'Africa e Protettrice della pace. Poi, il Papa sottolinea l'importanza della formazione: “Desidero sottolineare quanto siano importanti la formazione di giovani intellettuali e la collaborazione scientifica e culturale tra gli Atenei, per proporre e animare uno sviluppo umano integrale in Africa e negli altri Continenti”. E affidando agli studenti la Sua Enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI ricorda “l'urgenza di elaborare una nuova sintesi umanistica che riannodi i legami tra l'antropologia e la teologia”. Di qui, l'appello diretto ai giovani perché siano “nella società operatori della carità intellettuale, necessaria per affrontare le grandi sfide della storia contemporanea”. “Siate nelle Università sinceri e appassionati cercatori della verità, costruendo comunità accademiche di alto livello intellettuale, dove è possibile esercitare e godere di quella razionalità aperta e ampia, che apre la strada all'incontro con Dio. Sappiate creare ponti di collaborazione scientifica e culturale tra i diversi Atenei, soprattutto con quelli africani”. In particolare agli studenti africani il Papa dice: “A voi, cari studenti africani, rivolgo un particolare invito a vivere il tempo dello studio come preparazione a svolgere un servizio di animazione culturale nei vostri Paesi. La nuova evangelizzazione in Africa conta pure sul vostro generoso impegno”.

[00196-01.03] [RE000] [Testo originale: italiano]

CAPPELLA PAPALE (DOMENICA, 11 OTTOBRE 2009)

Giornata di festa ieri per la Chiesa universale arricchita di cinque nuovi santi, proclamati da Papa Benedetto XVI, che ha presieduto nella Basilica di San Pietro, affollata di pellegrini di tutto il mondo, la solenne Concelebrazione Eucaristica per la canonizzazione dei beati Zygmunt Szsczęsny Feliński, Francisco Coll y Guitart, Jozef Damiaan de Veuster, Rafael Arnáiz Barón, Marie de la Croix (Jeanne) Jugan. Chi accetta “il dono della santità” - ha sottolineato il Papa - sceglie di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo. “Vieni e seguimi!” è l’invito di Gesù. “Ecco la vocazione cristiana - ha spiegato Benedetto XVI - che scaturisce da una proposta di amore del Signore, e che può realizzarsi solo grazie a una nostra risposta di amore”. “I santi accolgono quest’invito esigente, e si mettono con umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo”. E, così hanno fatto i cinque santi proclamati ieri. L’auspicio di Benedetto XVI è che gli esempi luminosi di questi cinque nuovi santi possano guidare la nostra esistenza, perché diventi “un cantico di lode all’amore di Dio”.
Al termine della Concelebrazione Eucaristica, prima della recita dell’Angelus, il Papa si è rivolto ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro, concludendo: “La Vergine Maria è la stella che orienta ogni itinerario di santità. Il suo ‘fiat’ è modello di perfetta adesione alla divina volontà e il suo ‘magnificat’ esprime il canto di esultanza della Chiesa, che già su questa terra gioisce per le grandi opere di Dio e nel cielo loda in eterno la sua gloria. Alla Madre di Cristo ci rivolgiamo con fiducia filiale, invocando, per la sua intercessione e quella dei nuovi Santi, pace e salvezza”.

[00195-01.02] [RE000] [Testo originale: italiano]

UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (LUNEDÌ, 12 OTTOBRE 2009 - ANTEMERIDIANO)

- INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Alle ore 09.05 di oggi, lunedì 12 ottobre 2009, con il canto dell’Ora Terza, alla presenza del Santo Padre, è iniziata l’Undicesima Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi in Aula sul tema sinodale La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. “Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 13.14).

Presidente Delegato di turno S.Em. Card. Théodore-Adrien SARR, Arcivescovo di Dakar (SENEGAL).

Durante l’intervallo delle ore 10:30 il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i Circoli minori Gallicus C e Gallicus D.

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle ore 12.30, con la preghiera dell’Angelus Domini, erano presenti 221 Padri.

INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

In questa Undicesima Congregazione Generale sono intervenuti i seguenti Padri:

- S. E. R. Mons. George Cosmas Zumaire LUNGU, Vescovo di Chipata, Presidente della Conferenza Episcopale (ZAMBIA)
- S.Em.R. Card. Wilfrid Fox NAPIER, O.F.M., Arcivescovo di Durban (SUDAFRICA)
- S. E. R. Mons. Jean-Pierre TAFUNGA, S.D.B., Arcivescovo Coadiutore di Lubumbashi (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
- S. E. R. Mons. Louis NZALA KIANZA, Vescovo di Popokabaka (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
- S. E. R. Mons. Antonio Maria VEGLIÒ, Arcivescovo titolare di Eclano, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Luigi BRESSAN, Arcivescovo di Trento, Presidente della Commissione Episcopale per l'Evangelizzazione dei Popoli e la Cooperazione tra le chiese della Conferenza Episcopale Italiana (ITALIA)
- S.Em.R. Card. John NJUE, Arcivescovo di Nairobi, Presidente della Conferenza Episcopale (KENYA)
- S. E. R. Mons. Gianfranco RAVASI, Arcivescovo titolare di Villamagna di Proconsolare, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (CITTÀ DEL VATICANO)
- S. E. R. Mons. Joseph Edra UKPO, Arcivescovo di Calabar (NIGERIA)
- S. E. R. Mons. Gervais BANSHIMIYUBUSA, Vescovo di Ngozi (BURUNDI)
- S. E. R. Mons. Menghisteab TESFAMARIAM, M.C.C.J., Eparca di Asmara (ERITREA)
- S. E. R. Mons. Martin Igwemezie UZOUKWU, Vescovo di Minna (NIGERIA)
- S. E. R. Mons. Timothée MODIBO-NZOCKENA, Vescovo di Franceville, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Centrale (A.C.E.R.A.C.) (GABON)
- S. E. R. Mons. Augustine Obiora AKUBEZE, Vescovo di Uromi (NIGERIA)
- S. E. R. Mons. Jaime Pedro GONÇALVES, Arcivescovo di Beira (MOZAMBICO)
- S. E. R. Mons. Théophile KABOY RUBONEKA, Vescovo Coadiutore di Goma (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
- S. E. R. Mons. Evariste NGOYAGOYE, Arcivescovo di Bujumbura, Presidente della Conferenza Episcopale (BURUNDI)
- S. E. R. Mons. Marcel Honorat Léon AGBOTON, Arcivescovo di Cotonou, Vice Presidente della Conferenza Episcopale (BENIN)
- S. E. R. Mons. Jean-Claude MAKAYA LOEMBA, Vescovo di Pointe-Noire (REPUBBLICA DEL CONGO)
- S. E. R. Mons. George BIGUZZI, S.X., Vescovo di Makeni, Presidente della Conferenza Episcopale (SIERRA LEONE)
- S. E. R. Mons. Egidio NKAIJANABWO, Vescovo di Kasese (UGANDA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S. E. R. Mons. George Cosmas Zumaire LUNGU, Vescovo di Chipata, Presidente della Conferenza Episcopale (ZAMBIA)

We have seen justice and peace commissions established in almost all our parishes and even in some Small Christian Communities (SCC). These commissions are making a huge difference in helping our Christians to make informed interventions in social matters. In part, because of the work of these justice and peace commissions, the Catholic Church, in Zambia, is considered by Catholics and non-Catholics as an institution that is credible and consistent in the promotion of human rights.
We have also been blessed in the area of social communications where we now have Catholic Community Radio stations in all but one of our ten dioceses. The radio stations are playing a big role in our evangelizing mission, such as the promotion of good governance and civic education. Rural communities, where illiteracy is very high, are now finding their voice, freely articulating their faith on radio on matters of justice in their own communities. Most of our radio stations also routinely make space for non-Catholics.
However, we are not complacent. We are aware that we have numerous challenges. For instance, like other countries blessed with mineral resources, we have multinational corporations in our country who have shown very little interest in promoting the welfare of our people, especially in the extractive industries like the mining sector. This sector is impacting negatively on the environment. For this reason Zambia is hosting a big international meeting on the impact of extractive industries on poor countries soon after this Synod concludes.
Furthermore, we are greatly challenged by the impact of poverty on the environment. For example, poverty is leading to wanton destruction of forests through charcoal burning and unsustainable cultivation methods. As a Church we need to come up with ways of mitigating this situation. I wish to urge, therefore, that this Synod makes a clear and strong statement on our concerns regarding issues of environmental justice as a contribution to the upcoming Copenhagen Conference on the Environment.

[00174-02.02] [IN128] [Original text: English]

- S.Em.R. Card. Wilfrid Fox NAPIER, O.F.M., Arcivescovo di Durban (SUDAFRICA)

It is true there have been few coups d'etat since the last Session of the African Synod in 1994, but the monster that usurps power undemocratically has by no means disappeared. Rather, it has changed its appearance and modus operandi.
We may no longer see individual leaders assuming absolute power and declaring themselves "President for Life". But more and more we are seeing the political parties taking on that mantle.
For example, the following countries in Southern Africa - Botswana, Angola, Zimbabwe and Mozambique - have since liberation been governed, or should we say, ruled by the same party.
Of course there is nothing wrong with this, if the electorate freely and fairly gives it that mandate. However there are signs to suggest that this is not the full picture.
- When a Party arrogates to itself all credit for achieving liberation,
- when it claims that it alone knows what the people want or need, even though it refuses to ask or listen to them,
- when it forces through legislation and imposes policies which are patently against the known wishes of the people,
- when it claims that anyone with contrary views is ipso facto a counterrevolutionary, anti-transformation racist,
then something has to be seriously wrong.
In fact it suggests that the Party has already effected a coup d'etat in all but name. To add insult to injury, the Party declares itself to be pro poor, and thus committed to implementing pro poor policies, even as its stalwarts enrich themselves so ravenously, that the country's Ginni co-efficient (the gap between the richest and the poorest) places it at the top of the league!
The coup d'etat is surely in place when the Party chooses to listen to its ideological allies, rather than to the poor and needy who represent the majority that elected it.
The coup is complete, when the Party identifies itself so completely with the State, that its president can feel safe claiming: "(our Party) will rule until Jesus Christ returns"! Is he not implying that nothing, not even the democratic process, will dislodge it from power?
Brothers and Sisters, that is where more and more leaders are taking our Continent. In the process they are turning their back on their religious and cultural heritage in which God features prominently. Instead they are embracing a godless and lifeless ideology, which has wreaked havoc on the poor wherever it has been imposed.
This is surely reason to pray and work for a miracle that will bring true and sustainable liberation, not from colonizers, but this time from the dictatorship of the all powerful Party, which has taken power in the Silent Coup d'etat!

[00211-02.03] [IN135] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Jean-Pierre TAFUNGA, S.D.B., Arcivescovo Coadiutore di Lubumbashi (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)

Dans la plupart des cultures africaines, le mal est conçu comme une conséquence d’une transgression de ce qui est prescrit, qu’il s’agisse des préceptes divins - qui appellent inconditionnellement obéissance et soumission - ou d’une loi sociale dictée par les autorités qui gouvernent ou encore des interdits ou prescriptions rituelles. Tout acte qui diminue ou détruit la vie et tout acte ou attitude et comportement qui brise l’unité, l’ordre ou l’harmonie des choses est considéré comme étant un mal.
Suivant le genre de fautes commises, la personne concernée est appelée à avouer en toute franchise le mal commis. Cet aveu généralement se fait devant le chef, garant de l’ordre social ou devant un guérisseur. Dans certains cas, l’aveu se fait devant la communauté. L’incriminé est appelé à manifester sa ferme résolution de réparer nécessairement le tort causé.
Est concerné dans la réparation l’individu qui a commis le forfait ou à défaut, sa famille. La réparation se fait en payant les frais prescrits, les dommages et intérêts. Suivant les cultures, les frais équivalent à une somme d’argent prescrite par la tradition selon la gravité de la faute. Les dommages intérêts consistent à offrir un animal vivant ou un produit de la chasse.
Les personnes lésées peuvent alors accorder le pardon à ceux qui les ont offensées. La réparation clôt le processus aussitôt que la personne est pardonnée et la réparation effectuée.
Le point culminant de la réparation est le rite de réconciliation. Par peur de châtiment (mort subite, brutale, inopinée, etc) qui proviendrait directement de Dieu ou d’un féticheur, le transgresseur devrait accomplir le rite de réconciliation pour parfaire sa démarche et obtenir le pardon. Ce rite se déroulait en un endroit sacré, devant la communauté et l’officiant (mystagogue) qui présidait la cérémonie.
Les formules d’aveu, les attitudes du pénitent, les sévices corporels, les matières et objets utilisés et leur symbolisme ainsi que les gestes et formules que prononce l’officiant pour purifier le pénitent diffèrent suivant les tribus.
L’aveu est toujours suivi des conseils et des admonitions sévères pour aider à la conversion définitive. Il s’accompagne des rites parmi lesquels l’on doit signaler notamment : la cérémonie ritualisée de la bénédiction et du grand pardon ; le repas festif et communautaire, symbole de joie d’avoir recouvert la bonne situation d’avant la faute et d’avoir réconcilié les membres d’une communauté ; le paiement des honoraires à l’officiant; le rite d’apaisement des fétiches vengeurs ou des esprits lorsqu’on est maudit par l’offensé.

[00212-03.03] [IN136] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Louis NZALA KIANZA, Vescovo di Popokabaka (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)

Nous pensons qu’il est impérieux que la solidarité ainsi envisagée ne se limite pas à l’échange d’expériences pastorales, mais prenne en compte nécessairement la question vitale du partage du personnel et des biens.
En effet, les graves problèmes de la pauvreté, de la misère, de la tragédie de la faim, du manque d’accès aux soins médicaux et à d’autres besoins primordiaux que connaissent la plupart des pays africains, exigent de nos Églises aujourd’hui un nouvel esprit de solidarité, de communion et de charité inventive. Les Églises d’Afrique doivent être plus audacieuses, inventives et pro-actives pour développer les structures susceptibles d’inscrire dans leur praxis ecclésiale cette solidarité organique.
Sans négliger la dimension importante de solidarité au niveau de l’Église universelle, il est temps de développer davantage les rapports de solidarité au sein d’un même diocèse, entre différents diocèses, au sein d’une même conférence épiscopale et entre les différentes conférences épiscopales en Afrique.
Nous pensons qu’à l’heure où nous parlons de justice et de paix, il est urgent d’actualiser la constitution des fonds de solidarité au niveau diocésain, national, régional et continental. Un tel fonds de solidarité pourrait nous aider au niveau africain d’intervenir dans la mesure de nos moyens sans attendre tout de l’Occident. Les Caritas diocésaines, nationales, régionales et continentales peuvent être les instruments appropriés pour la constitution de ce fonds.
Nous estimons que l’enjeu de la mise en oeuvre effective de cette solidarité pastorale dans les Églises d’Afrique est une exigence à la fois éthique et théologique. Elle a un fondement christologique et s’enracine au coeur de la foi. Elle n’est donc pas un simple parti pris social ou politique.

[00213-03.03] [IN137] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Antonio Maria VEGLIÒ, Arcivescovo titolare di Eclano, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti (CITTÀ DEL VATICANO)

La realtà della pastorale della mobilità umana è un fenomeno così importante, così esteso e così complesso soprattutto in Africa e dall' Africa, che è sempre stato ed è un continente interessato a tale problema, soprattutto dai flussi di migranti, rifugiati e sfollati. Nelle ultime tre decadi, varie circostanze hanno alimentato tale fenomeno. Oltre alla crescente urbanizzazione, guerre e conflitti di diversa natura hanno trasformato vari Paesi in "esportatori" di profughi ed emigranti verso i Paesi vicini, verso altre regioni del continente o verso Paesi esteri. Vi sono poi fattori economici, sociali, culturali e politici, intrecciati tra loro, che costringono gli Africani ad abbandonare i propri Paesi d'origine.
I movimenti migratori in Africa sono, comunque, più “orizzontali” che “verticali”. In effetti, la migrazione intra-continentale è di gran lunga più importante di quella verso il resto del mondo, fino a stimare che la migrazione intera coinvolga attualmente almeno 40 milioni di persone, nella maggior parte Africani. E’ tutto indica·che questi flussi interni ed interregionali continueranno ad incrementarsi negli anni e nei decenni prossimi.
La crisi economica e i conflitti che colpiscono molti Paesi del continente africano hanno dato luogo a preoccupanti sentimenti xenofobi verso gli immigrati, trasformati in capri espiatori per i problemi politici ed economici interni. Spesso, perciò, le politiche migratorie degli Stati si sono irrigiditi per rendere difficile la permanenza e lo sviluppo di attività da parte degli immigrati. In tale contesto, il rispetto dei diritti umani, dei prinçipi democratici e dello stato di diritto, la good governance, l'approfondimento del dialogo politico e il rafforzamento della cooperazione internazionale, rappresentano le linee guida su cui si giocano il presente e il futuro dell' Africa. La dimensione pastorale, in tale processo, non è di secondaria importanza. Soltanto un autentico rapporto di giustizia, infatti, produrrà la pace e, da qui, potrà attingere forza la Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione e dell'annuncio del Vangelo

[00215-01.03] [IN139] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Luigi BRESSAN, Arcivescovo di Trento, Presidente della Commissione Episcopale per l'Evangelizzazione dei Popoli e la Cooperazione tra le chiese della Conferenza Episcopale Italiana (ITALIA)

Senso di scambio fraterno e ringraziamento per le testimonianze incontrate su una fede cristologica e quindi impegnata.
Informazioni circa i 3.601 missionari italiani in Africa, disponibili per progetti pastorali locali. Interrogativi circa la presenza di molti sacerdoti africani in Italia.
Sostegno alle Pontificie Opere Missionarie e fondo della CEI per lo sviluppo; coordinamento tramite le Conferenze Episcopali.
Doni che ci attendiamo: rafforzarci nella fede.

[00214-01.03] [IN138] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. John NJUE, Arcivescovo di Nairobi, Presidente della Conferenza Episcopale (KENYA)

Africa continues to thirst for Good Governance. Many countries in Africa continue to struggle under bad governance where unchecked hunger for power has led to impunity, corruption, manipulation of people and other similar social political evils bled from human hearts in need of conversion. The church in Kenya and elsewhere in Africa has continued to struggle to bring on board systems of governance that address justice through service to the common good. Pastoral letters have continually addressed bad governance which by and large can be termed the cancer of Africa. This is what has impoverished the people across the continent.
Many people are downtrodden and need to urgently experience the assurance of Christ ... "the spirit of the lord is upon me ... he has sent me to bring the good news to the poor ... to set the down trodden free" Lk 4:17-21.
These downtrodden people must be invited to participate in the construction of just systems of governance through making good constitutions. The constitution in Kenya and those elsewhere in Africa require overhaul if they have to address bad governance, human rights, reconciliation and peace process that can only be brought about by just systems.
What is clear in Kenya and the larger Africa is that some leaders would rather stick to constitutions that give them unchecked power leading to anarchy and dictatorship. The post- election violence in Kenya in 2008 is a good example of impunity. The National Accord that was reached giving birth to the Grand Coalition Government was a great relief to Kenyans whose brethren had died in masses and others becoming refugees in their own country. Despite this the reforms proposed as the permanent solution to the socio-political problems , are yet to be implemented . The trial of perpetrators of the post election violence is yet to begin.
The church in Kenya continues to stress the urgency of reforms through good systems of justice . The Catholic Church continues to intensify Civic Education to empower citizens on their rights and duties. This empowerment is a need all over Africa depending on the issues in a given country. Consequently it is urgent:
To have a formation programme for people in government. To form good and holy politicians as agents of good governance . To provide chaplaincies for politicians. To strengthen Catholic Media to enhance moral formation for all. To enhance the prophetic role of the church everywhere. To aggressively attend to the ongoing formation of all agents of evangelisation including politicians based on sound Catechism and the Social Teachings of the Church. This Synod gives us a special opportunity to reflect on the cancer that is eating up our Continent and a cure must be found. Good Governance is not only a priority but a must. I can as well add that politics in Africa is so important that we cannot leave it to politicians alone at the risks we have already experienced. The time to act constructively is now!.

[00186-02.02] [IN140] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Gianfranco RAVASI, Arcivescovo titolare di Villamagna di Proconsolare, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (CITTÀ DEL VATICANO)

La mia è la voce di un europeo che con ammirazione e rispetto si rivolge ai fratelli vescovi africani per proporre un intervento molto semplice e generale su un tema che ha attraversato molte pagine dell' Instrumentum laboris e degli interventi già ascoltati in aula. Anche se il colore nero è il simbolo tradizionale del continente, l’Africa in verità si presenta come un arcobaleno cromatico multiculturale e multireligioso. Solo per proporre un esempio, l’UNESCO nel Camerun ha censito almeno 250 idiomi differenti, mentre le lingue bantù sono così ideologicamente sofisticate da usare ben 24 classificazioni grammaticali delle diverse qualità delle varie realtà.
Di fronte a un simile scrigno di tesori culturali e spirituali fatto di tradizioni popolari e familiari, di simboli e riti religiosi, di sapienza, memoria, folclore vorrei proporre solo tre osservazioni essenziali.
La prima contiene l’auspicio che il Sinodo stimoli in molte forme l’Africa a custodire la propria identità culturale e spirituale, impedendo che essa si dissolva sotto il vento della secolarizzazione e della globalizzazione che soffia con forza anche sulle 53 nazioni africane. L’Africa deve, però, respirare anche i valori positivi della moderna comunione universale e di conseguenza deve saper combattere i nazionalismi, gli integralismi etnici, i particolarismi tribali, i fondamentalismi religiosi.
La seconda considerazione propone, invece, che il Sinodo possa rivolgersi anche all’Occidente e al Nord del mondo perché si instauri quel dialogo che in modo suggestivo mons. Monsegwo Pasinya nella sua relazione ha chiamato il partenariato non solo delle materie prime ma anche delle materie grigie, ossia dei valori, creando spazi di comprensione e comunione e non di colonizzazione o al contrario di rigetto reciproco. È ciò che era accaduto nei primi secoli cristiani con l'inestimabile dono fatto alla Chiesa e alla cultura occidentale da Antonio, Pacomio, Tertulliano, Cipriano, Clemente Alessandrino, Origene, Atanasio e il grandioso Agostino.
La terza riflessione vorrebbe riproporre l’approfondimento metodologico e tematico della questione delicata ma sempre necessaria dell’inculturazione del messaggio cristiano. L’inculturazione - come Giovanni Paolo II suggeriva ai vescovi del Kenya nel 1980 - “sarà realmente un riflesso dell’Incarnazione del Verbo, quando una cultura, trasformata e rigenerata dal Vangelo, produce dalla sua propria tradizione espressioni originali di vita, di celebrazione, di pensiero cristiano”. In questa linea una funzione significativa potrebbe essere espletata dalla rete dei Centri culturali cattolici che si distende per tutta l’Africa e che presenta delle tipologie molto varie talora di livello accademico-universitario, altre volte di natura popolare e parrocchiale.

[00216-01.02] [IN141] [Testo originale: italiano]

- S. E. R. Mons. Joseph Edra UKPO, Arcivescovo di Calabar (NIGERIA)

Sustainable reconciliation prevents the use of the past as the seed of renewed conflict. It consolidates peace, breaks the cycle of violence and strengthens newly established or reintroduced democratic institutions. As a backward-looking operation, reconciliation brings about the personal healing of survivors, the reparation of past injustices, the building or rebuilding of non-violent relationships between individuals and communities, and the acceptance by the parties to a conflict of a common vision and understanding of the past. In practice such all-encompassing reconciliation is not easy to realize. The experience of a brutal past makes the search for peaceful coexistence a delicate and intricate operation.
The Church in Africa must continue to engage other religions in dialogue, involve the media, schools and civil society;
Actively participate in the Truth and Reconciliation Commissions. Those set up by Governments only cool off tempers but do not bring about sustainable reconciliation. We should deepen T&R to heal wounds both spiritually and improve community lite.
Seminars on The Church's Social Teachings should be organized for Town Hall meetings, in the schools and for politicians irrespective of their parties.
By healing memories and using them to provide early warning signals, teaching future generations how to identify the first signs of renewed and potentially dangerous distrust. By providing education for conflict resolution and transformation, peace and reconciliation-related education and training program. By Intensifying Prison Apostolate and resettlement far ex-prisoners. By facilitating opportunities by which communities emerging from conflict can share their experiences and learn from others who have tackled similar issues. By encouraging and supporting education ministries to analyze and examine how education systems need to change and expand in order to promote sustainable peace.

[00217-02.02] [IN142] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Gervais BANSHIMIYUBUSA, Vescovo di Ngozi (BURUNDI)

Après quinze ans d'une guerre civile qui a déstructuré la société burundaise (1993-2008), nous voudrions vous remercier pour votre proximité spirituelle, morale et matérielle, en vous informant que la guerre au pays s'est terminée sans vainqueurs ni vaincus, mais par un dialogue et des négociations entre les protagonistes. Le pays est actuellement engagé dans un processus de paix et de réconciliation. Mais priez toujours pour cette paix précaire.
Comme cette 2ème Assemblée synoda1e des Évêques pour l'Afrique parle de justice, de paix et de réconciliation par l'Église, il nous a semblé utile de vous faire partager un aspect du rôle de notre Église dans ce processus de paix sociale et politique qui est en cours dans le pays.
Passant outre (sans en ignorer 1'importance) les nombreuses initiatives de médiation, d'enseignement et d'actions sociales faites par l'Église du Burundi pour qu'on fasse arriver le pays à la phase actuelle du processus de paix, je voudrais focaliser cette intervention sur la décision prise par l'Église qui est au Burundi de se mettre en synode pour donner sa contribution spécifique au processus de paix et de réconciliation du peuple.
Depuis 2004, devant la situation d'une société qui avait perdu presque tous ses repères culturels et moraux et qui se livrait à des crimes et des péchés collectifs à grande échelle, nous avons décidé de nous engager dans des synodes diocésains avec pour thème: "convertissons-nous pour promouvoir une culture de paix et de réconciliation".
Je voudrais terminer par un double appel à certe Assemblée synodale pour l'Afrique :
- que nous inscrivions dans nos résolutions la célébration des synodes diocésains qui prolongent le thème de la présente Assemblée à savoir: "nos Églises locales au service de l'édification d'une culture de paix et de réconciliation"; car l'œuvre d'édification d'une culture de paix et de réconciliation n'étant pas un travail possible aux chrétiens pris individuellement, on gagne à engager l'ensemble de la famille ecclésiale et même au-delà pour que la lumière soit visible.
- que les Églises des pays nantis, dans le cadre de notre Église qui est la même Famille de Dieu partout, nous aide par leurs ressources à avoir en Afrique des Instituts et des Universités avec des Facultés ayant trait à la prévention et à la résolution des conflits, ainsi que des Facultés pour la Paix et la réconciliation.

[00218-03.03] [IN143] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Menghisteab TESFAMARIAM, M.C.C.J., Eparca di Asmara (ERITREA)

The woes and tribulations afflicting most of the African Continent, namely, the ongoing conflicts, injustices, human rights violations, lack of religious freedom, persecutions, exploitation of human and natural resources, different kind of diseases, poverty, unemployment, displacement, brain drain and human trafficking, are sufficiently know and publicized. These, and I speak from experience, are caused by internal and external forces of hunger for power and an unrestrained greed for possessions.
The family as the first and smallest nucleus of any society and Christian community is the first and indispensable school of Reconciliation, Justice and Peace. For it is in the family that one learns the sense of belonging and identity, and the values of solidarity, sharing, respect for others, hospitality, togetherness, etc
It is true that the largest number of refugees and displaced people is found in Africa. It is also true that many Africans are stili trying to cross deserts and seas in order to reach lands where they think they will get better education, more money, and especially greater freedom. There is great need of pastoral care for these vulnerable groups of people. Our Synod must urge that the Churches of origin and the Churches who host them need to have much closer collaboration.
However, emigration of Africans has not started recently. There are now many Africans who have successfully established themselves in the developed world. If motivated by us, they are ready to make their contribution towards the improvement of life in their countries of origin. We must not exclude them from being involved in developing Africa's potentials. In close collaboration with our sister Churches in Europe, America and Australia we have to bring them aboard in the efforts to move Africa forward, both humanly and spiritually.
If the African Family and the Africans in Diaspora are going to help the Church become "salt of the earth and Light of the world", then we have to make sure that a very effective basic and on-going formation is given to ali our Pastoral agents. Especially in this Year of the Priesthood it is vital that ali the members of the presbyteriate be fully aware of their call to become holy ministers of reconciliation, credible advocates of justice and faithful bearers of Christ's peace.

[00219-02.03] [IN144] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Martin Igwemezie UZOUKWU, Vescovo di Minna (NIGERIA)

We live and work among Muslims in a "sharia" state called Niger State located in the middle belt of Nigeria.
In our diocese, we have a program known as Family apostles of the Divine Mercy Devotion which focuses on the smallest unit of this family of God, the "domestic church".
These family apostles of Divine Mercy men and women are trained as village church leaders, agents of evangelization, reconciliation, promoters of justice and peace in their village communities. Daily they share the word of God in their homes, the scriptural rosary and the divine mercy chaplet, they also lead at community prayers.
The "Zumunta Mata" a Catholic Women's Group whose motto is "We are the salt of the earth and the light of the world" are also agents of evangelization, reconciliation, promoters of justice, peace and mercy. They and their children interact with the Muslim women and their children at the grassroots level, through this family apostolate and encourage them to spend ONE hour daily in prayer during which they read the KORAN, discover the mercy of God and pray with their beads, a dialogue with Islam and the witness of life through Prayer. In fact, some Muslim families have learnt to add a new version of the divine mercy prayer to their daily prayers.
The above mentioned catechesis and prayer help our youth today to develop interest and love for the Scriptural Rosary, the Eucharistic Adoration / Benediction in our Parish Chapels.
An Appeal to the Synod Fathers: Please encourage your priests, Religious and laity to promote the Divine Mercy Devotion, and to love the Eucharistic Adoration in their parishes and Formation Centers.

[00197-02.03] [IN146] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Timothée MODIBO-NZOCKENA, Vescovo di Franceville, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Centrale (A.C.E.R.A.C.) (GABON)

Notre région de l’Afrique Centrale continue à être le théâtre d’injustices, de divisions et de violences insoutenables. Ce qui rend la vie présente difficile et hypothèque l’avenir de nos pays. La misère étreint la majorité de la population. Les maux sociaux prennent une ampleur alarmante. Les meurtres, les viols, les vols, les violences de toute sorte y sont banalisés. Les séquelles de ces violences imprègnent profondément et les individus et la société, les cœurs étant plus habités par le péché qu’ils ne sont tournés vers la conversion, la justice qui produit la paix étant bafouée, la vérité qui seule libère, étant mise à mal. Pour sortir de cette situation, il faut bâtir les réflexes et des cultures de justice et de vérité.L’expérience biblique nous propose des chemins de réconciliation. La réconciliation transforme les relations avec Dieu, avec les autres et avec l’environnement.
La réconciliation véritable part du coeur. Seule une personne réconciliée avec Dieu et avec elle-même peut être à son tour source de réconciliation. Cette réconciliation est réalisée en Jésus Christ, le fils de Dieu, qui par sa mort et sa résurrection, a réconcilié les hommes avec Dieu et les hommes entre eux.
Réconcilier tous les hommes en une seule famille, la famille de Dieu, est et demeure la première mission de l’Église. Elle n’est pas réservée à quelques uns. C’est un devoir pour tous : Évêques, Prêtres, laïcs et toutes les institutions ecclésiales. Les chrétiens ne doivent pas avoir peur de témoigner de leur foi. Cet engagement suppose des actes concrets de réconciliation dans l’Église.
Pour être au service de la réconciliation, l’Église doit être réellement une famille réconciliée.
Le synode doit susciter au sein du peuple de Dieu tout entier une dynamique de réconciliation. Pour cela, il convient:
1. d’avoir au sein de chaque Diocèse, une instance de suivi régulier de la mise en application des résolutions du Synode,
2. d’élaborer une catéchèse et une pastorale biblique qui favorise l’éducation à la réconciliation,
3. de réapprendre le sens du respect dans nos traditions africaines et dans la Bible,
4. de promouvoir une culture du bien commun et du service désintéressé dans l’Église et dans la société.

[00198-03.03] [IN146] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Augustine Obiora AKUBEZE, Vescovo di Uromi (NIGERIA)

In the past, our forefathers believed in the existence of witches and the havoc they wreaked on mankind and society. Almost everyone in Nigeria knows about or at least has heard of witches and how they are said to affect people's lives.
Witches are said to possess super human powers that they use to perpetrate evil. According to a certain belief a witch could harm anybody including her family members. This especially makes her highly hated. They are said to kill their own children, drink human blood and bring ruin and ill health on their friends and families. That is to say, in contrast to normal human beings witches conceive and cause the most horrible misfortune on their families and communities.
Suspected witches are abandoned, isolated, discriminated, and ostracized from the community. Sometimes, they are taken to the forest and slaughtered or disgraced publicly and murdered. Sometimes suspected witches are bathed in acid or poisoned to death. There have also been instances where they were poisoned or buried alive. Some Churches do not help matters as there have been cases of Pentecostal who chained and tortured suspected witches in order to extract confession.
Unfortunately, in families and schools, and even in churches and mosques, in the media and films, Africans are made to believe that witches are real and that witchcraft is effective. Yet belief in witchcraft lacks any justification in reason, science and common sense. So one wonders why this primitive superstition still makes sense to a lot of Africans in this 21st century. That is why we feel it necessary to present it to this synodal body for specific statements to guide our flock.

[00199-02.04] [IN147] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Jaime Pedro GONÇALVES, Arcivescovo di Beira (MOZAMBICO)

Apresentou o caso do empenho da Igreja na reconciliação dos povos da África Austral, sobretudo a partir de 1988 quando o Papa João Paulo II, de feliz memória, visitou a região. O esforço da Igreja e das outras igrejas e religiões, associado ao esforço dos líderes políticos que procuravam a reconciliação, deu muito bom fruto. A violência cessou e a paz voltou para os povos da região.
Apresentou também o caso de Moçambique em que a Igreja mediou as conversações de reconciliação para pôr fim a uma guerra civil de 16 anos. Foi assinado um feliz acordo de paz e o país está tranquilo.
Destas e outras iniciativas na África Dom Jaime conclui que elas devem ser aprofundadas e promovidas. São uma esperança no futuro de paz para a sociedade da África. Defendeu que a Igreja deve formar reconciliadores e pacificadores para a resolução de conflitos. Os jovens devem ser parte das práticas de reconciliação.
Ele insistiu em que estas iniciativas devem ser intensificadas e consolidadas porque no mundo político da África há retrocessos, retomadas da violência, reestabelecimento de ditaduras e perseguições políticas.
Finalmente previu um jubileu de reconciliação para todo o continente africano como fruto de empenho de todos para a reconciliação.

[00200-06.02] [IN148] [Texto original: português]

- S. E. R. Mons. Théophile KABOY RUBONEKA, Vescovo Coadiutore di Goma (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)

Les conflits et les guerres ont conduit, particulièrement en RD Congo, à la victimisation et à la “chosification” de la femme. Sur des milliers de femmes ont été perpétrées, par tous les groupes armés, des violences sexuelles massives, comme arme de guerre, en violation flagrante des dispositions juridiques internationales.
Partant de notre expérience en cours en RD Congo, pour soulager tant soit peu les conséquences et les traumatismes subis par les femmes et les enfants, nous proposons:
1. Lutter contre les violences sexuelles en remontant à leur dernière cause, à savoir la crise de la gouvernance qui se manifeste par les guerres, les pillages et l'exploitation anarchique des ressources naturelles, la circulation des armes, l'entretien des milices, l'absence d'une armée forte et républicaine, etc.
2. La création des maisons de la femme et de la jeune fille comme centres d'écoute et d'accompagnement des femmes violées et traumatisées.
3. L'implication directe des femmes dans les Commissions "Justice et Paix": pour que les femmes promeuvent la paix et luttent contre des idées avilissantes sur elles, véhiculées par la nouvelle éthique mondiale et par certaines traditions culturelles.
4. La formation par la Catéchèse et l'alphabétisation conscientisante des femmes pour permettre à la femme de jouer adéquatement son rôle. Elle s'articule autour de trois modules, tels que: Dignité et vocation de la femme, la femme comme artisan de la paix et la Femme en tant qu'actrice du changement social.
5. La mise en place de structures de promotion de la femme. Il pourrait s'agir d'organisations des femmes qui s'occupent de différentes activités au niveau paroissial et diocésain; des Centres de formation des femmes pour la paix.
[00201-03.03] [IN149] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Evariste NGOYAGOYE, Arcivescovo di Bujumbura, Presidente della Conferenza Episcopale (BURUNDI)

Dans les 3 pays des Grands Lacs, les Conférences Épiscopales ont travaillé à rapprocher les jeunes en conflit. Les jeunes ont été utilisés et instrumentalisés pendant les conflits qui ont opposé leurs pays. Pour cela, l’identité unique et exclusive a été exacerbée à ceux qui étaient différents. Ceux-ci étaient considérés comme ennemis puisqu’ils n’ont rien de commun avec “nous”. Ils ne partagent pas la même humanité, donc ils sont à éliminer. Tout ce qui fait l’identité plurielle (religieuse, ethnique, citoyenne, sociale, etc.,) était éclipsé au profit de l’identité unique et exclusive. Beaucoup d’études, dans les Grands Lacs, aux Balkans et ailleurs, ont montré comment la manipulation de cette identité peut être meurtrière. L’idéologie qui est construite sur cette logique aboutit à un péché social, collectif, structurel. Les jeunes qui naissent, grandissent et sont éduqués dans cette idéologie sont déformés dans leur conscience morale et dans leurs perceptions culturelles. Je souhaite que cette Assemblée se penche sur les méfaits de ce péché à dimensions sociales.
Les Conférences Épiscopales des Grands Lacs ont lutté contre cette mentalité en décidant de:
1. rapprocher les jeunes,
2. vulgariser et diffuser la doctrine sociale de l’Église.
Pour rapprocher les jeunes, il a fallu procéder par de petits pas, à travers les mouvements des laïcs (Action catholique et mouvements des communautés nouvelles): d’abord entre jeunes de quartiers et de collines différentes, puis entre paroisses différentes, puis organiser des forums diocésains.
Lors de ces rencontres, le contenu de la Doctrine sociale de l’Église a fait l’objet de thème central: la paix, la justice, la réconciliation ont été développées sous forme de catéchèses et ont nourri la prière et les échanges. Entre-temps, la Commission épiscopale régionale Justice et Paix a élaboré des modules de vulgarisation de cette doctrine.

[00202-03.03] [IN150] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Marcel Honorat Léon AGBOTON, Arcivescovo di Cotonou, Vice Presidente della Conferenza Episcopale (BENIN)

L’Église d’Afrique doit donc continuer d’annoncer la joyeuse nouvelle de la réconciliation et toujours proposer de la réaliser à travers les sacrements, notamment celui de la pénitence. Cette réconciliation par le sacrement de la Réconciliation est indispensable: elle est première et c’est d’elle que pour le chrétien, découle tout autre geste ou acte de réconciliation.
Je souhaite donc que ce synode redise une parole forte pour remettre au premier plan, dans la mission de réconciliation de l’Église, le Sacrement de la Réconciliation. Et cela,
- d’abord à notre niveau, à nous prêtres et évêques, ministres ordonnés. Il s’agit de redonner à l’exercice du ministère de la réconciliation par le sacrement, une place plus importante dans le programme pastoral de tout prêtre comme une sorte d’exigence de base de son ministère de tous les jours: heures d’écoute et de confession, tant dans sa forme individuelle que dans sa forme de célébration communautaire. Qu’une telle insistance soit inscrite dans la conscience des futurs prêtres durant leur formation autant qui y est inscrite la centralité de l’Eucharistie dans la vie du prêtre.
- Ensuite au niveau du peuple chrétien tout entier. En effet, vécus pleinement, les ministères de la réconciliation font de ceux et celles qui suivent Jésus-Christ, de “vrais faiseurs” et acteurs de paix. L’homme juste, justifié en Christ par le ministère de l’Église est alors un acteur efficace pour un monde juste et réconcilié. Et si les fidèles laïcs sont davantage acteurs de réconciliation et de paix, dans le monde qu’ils ont de par leur vocation et mission.

[00203-03.03] [IN151] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. Jean-Claude MAKAYA LOEMBA, Vescovo di Pointe-Noire (REPUBBLICA DEL CONGO)

Dans la réalisation de la mission nous nous retrouvons souvent devants des interlocuteurs agissants eux aussi selon des conceptions de justice très différentes des nôtres.
En effet, dans les crises sociales que traversent nos sociétés chaque acteur agit en pensant que la justice est de son côté. Il est même capable de trouver des arguments, des partisans et des parrains pour soutenir son action. Cette réalité quand elle concerne les leaders politiques et/ou économiques devient plus complexe dans nos pays.
De plus, très souvent derrière chaque leader politique et/ou économique de nos sociétés africaines, se trouve toute une variété de décideurs ou intimidateurs (familles, clans, ethnies, gourous, hommes politiques étrangers, organisations gouvernementales ou non gouvernementales, pour ne citer que ceux là). Ils ne sont souvent pas connus au grand jour. Alors, notre parole prophétique de Pasteur n’atteint pas son but parce qu’elle ne s’adresse qu’à la face visible de la montagne c’est-à-dire aux leaders politiques et/ou économiques de nos pays. Comment notre parole et notre agir prophétiques peuvent-ils atteindre ceux qui tirent les ficelles dans l’ombre et prétendent ne rien savoir de ce qui se trame?
Devant toutes les situations telles que la multiplication des milices armées, les enfants soldats, toute la misère qui accule les jeunes à la débrouillardise, les firmes qui exploitent les nombreuses richesses du sous-sol africain, les nouvelles religiosités, la dénonciation ne suffit plus. Il faut aller plus loin en ouvrant des perspectives nouvelles, des chemins d’espérance. Les pasteurs que nous sommes n’ont pas à prendre la place des économistes ou des politiciens, mais à aider tout chrétien quelque soit son statut à mener une vie profondément et authentiquement chrétienne qui ouvre dans les cœurs, les familles et la société des chemins de réconciliation, de justice et de paix.

[00204-03.03] [IN152] [Texte original: français]

- S. E. R. Mons. George BIGUZZI, S.X., Vescovo di Makeni, Presidente della Conferenza Episcopale (SIERRA LEONE)

I wish to appeal to the Synod Fathers to make an unequivocal call for the total, universal abolition of the death penalty.
Furthermore the brutal treatment of war prisoners, the victimization of civilians during conflicts and the recruitment of child soldiers are crimes against humanity, clearly listed even in the Geneva Convention and in the attached Protocols. The road to peace and reconciliation goes through the acknowledgment, rejection and reparation for such crimes. War is no justification for crimes against humanity. The prophetic voice of the Church is needed in spite of the fact that there are not many listeners.
The Church in Africa has made giant strides towards self reliance, but in many areas we still need the support of other churches. I am sure I can speak on behalf of the other bishops in expressing our sincere gratitude for the immense help received from the Church in Europe, North America and other parts of the world. The church in most parts of South Sahara Africa owes its first evangelization and growth to the missionary effort of the Church in the Western World.
Often the Church in the Western World channels its help through their own Church structures for development and overseas cooperation. The names of such structures differ from country to country, but they are national Catholic offices. To our surprise often enough, the directors or representatives of such offices, support or start projects parallel to, or even outside of our pastoral plans, without consultation with the local Bishop or the National Bishops Conference. Sometimes decisions are made as to what projects to finance, where to execute them and which implementing agency to choose without consultation with us. Such system humiliates the local church, it's waste of resources, does not guarantee continuity and ignores the potential evangelization effect of the Church's work in society.
The humble appeal to our brother bishops from the Western countries is for the issuing of clear directives to the personnel running their development offices to work in consultation with us and from within the pastoral plans and priorities of the African Bishops.

[00205-02.03] [IN153] [Original text: English]

- S. E. R. Mons. Egidio NKAIJANABWO, Vescovo di Kasese (UGANDA)

It has been mentioned many times in our discussions that we, religious leaders, should face our governments and protest against their bad governance. We have done it many times but we do not seem to be getting much success. When we protest, they sometimes criticize that we are interfering in politics and that we should confine ourselves to religious matters only. They think that we are supporting one or other of the political parties on the opposition. We should make it clear to them that religious matters include defending the rights of the people.
Mother Church, in her wisdom, has given us one way of showing that we are not talking politics when we criticize bad governance. In the Code Canon Law the Church forbids clerics to engage in partisan politics and to take up political posts. This would compromise our independence and freedom (Canons 285 and 287). The government and its organs will then see that you are talking as a man of God, defending the rights of God's people.
We are sent, like Jeremiah the prophet was, to speak out against malpractice. God said to Jeremiah: "Go to the people I send you to and tell them everything I command you to say. Do not be afraid of them, for I will be with you to protect you" (Jer 1:7-8).
Another way we could bring about a change is, as it has been said, to instruct our Christians more deeply in their faith and in the Social Teaching of the Church, so that they follow the teaching of the Gospel.
When they have become convinced Christians and they have also known their human rights, we then mobilize them at all levels; we target especially the Councillors (political representatives) on the local level and Members of Parliament on the national level so that together we try to eliminate corruption from our countries.
This should not be impossible, especially in a country which has a big Christian population. After all, many of the corrupt officials are our Christians.

[00206-02.03] [IN154] [Original text: English]

AVVISI

- CONFERENZA STAMPA
- BRIEFING
- “POOL”
- BOLLETTINO SYNODUS EPISCOPORUM
- COPERTURA TV IN DIRETTA
- NOTIZIARIO TELEFONICO
- ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

CONFERENZA STAMPA

La seconda Conferenza Stampa sui lavori sinodali (con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese e portoghese) si terrà nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede mercoledì 14 ottobre 2009 (dopo la Relatio post disceptationem), alle ore 12.45 orientativamente.

I nominativi dei partecipanti saranno comunicati appena possibile.
I Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporter sono pregati di rivolgersi per il permesso di accesso al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.

Le successive Conferenze Stampa si terranno:
- Venerdì 23 ottobre 2009 (dopo il Nuntius)
- Sabato 24 ottobre 2009 (dopo l’Elenchus finalis propositionem)

BRIEFING

Il settimo “Briefing” per i gruppi linguistici si terrà (nei luoghi e con gli Addetti Stampa indicati nel Bolletino N. 2) martedì 13 ottobre 2009 alle ore 13.10 circa.

Si ricorda che gli operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e i fotoreporter sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso (molto ristretto).

I prossimi “Briefing” avranno luogo, orientativamente alle ore 13.10:
- Giovedì 15 ottobre 2009
- Sabato 17 ottobre 2009
- Martedì 20 ottobre 2009

“POOL”

Si prevedono “pool” di giornalisti accreditati per accedere all’Aula del Sinodo, in linea di massima per la preghiera di apertura delle Congregazioni Generali antemeridiane, nei giorni seguenti:
- Martedì 13 ottobre 2009
- Giovedì 15 ottobre 2009
- Sabato 17 ottobre 2009
- Martedì 20 ottobre 2009
- Venerdì 23 ottobre 2009
- Sabato 24 ottobre 2009

Nell’Ufficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della Santa Sede (all’ingresso, a destra) saranno messe a disposizione dei redattori le liste d’iscrizione ai “pool”.

Per i “pool” i fotoreporter e gli operatori TV sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

I partecipanti ai “pool” sono pregati di trovarsi alle ore 08.30 nel Settore Stampa, allestito all’esterno di fronte all’ingresso dell’Aula Paolo VI, da dove saranno accompagnati da un officiale della Sala Stampa della Santa Sede (per i redattori) e del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali (per i fotoreporter e troupe TV). È richiesto un abbigliamento confacente la circostanza.

BOLLETTINO SYNODUS EPISCOPORUM

Il prossimo Bollettino, con la pubblicazione degli interventi degli Uditori, pronunciati nella Undicesima Congregazione Generale di lunedì 12 ottobre 2009, sarà pubblicato appena possibile.

COPERTURA TV IN DIRETTA

Saranno trasmesse in diretta sui monitor nella Sala delle telecomunicazioni, nella Sala dei giornalisti e nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede:- Martedì 13 ottobre 2009 (ore 16.30): Parte della Congregazione Generale in cui viene svolta la Relatio post disceptationem
- Domenica 25 ottobre 2009 (ore 09.30): Solenne Concelebrazione della Santa Messa a conclusione del Sinodo (Basilica di San Pietro)

Eventuali variazioni saranno pubblicate appena possibile.

NOTIZIARIO TELEFONICO

Durante il periodo sinodale sarà in funzione un notiziario telefonico:
- +39-06-698.19 con il Bollettino ordinario della Sala Stampa della Santa Sede;
- +39-06-698.84051 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, antimeridiano;
- +39-06-698.84877 con il Bollettino del Sinodo dei Vescovi, pomeridiano.

ORARIO DI APERTURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

La Sala Stampa della Santa Sede, in occasione della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi resterà aperta dal 2 al 25 ottobre 2009 secondo il seguente orario:
- Lunedì 12 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Martedì 13 ottobre: ore 09.00 - 20.00
- Da mercoledì 14 ottobre a sabato 17 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 18 ottobre: ore 11.00 - 13.00
- Da lunedì 19 ottobre a sabato 24 ottobre: ore 09.00 - 16.00
- Domenica 25 ottobre: ore 09.00 - 13.00

Il personale dell’Ufficio informazioni e accreditamento sarà a disposizione (nell’ingresso a destra):
- Lunedì-Venerdì: ore 09.00-15.00
- Sabato: ore 09.00-14.00

Eventuali cambiamenti saranno comunicati appena possibile, tramite annuncio nella bacheca della Sala dei giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede, nel Bollettino informativo della Commissione per l’informazione della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi e nell’area Comunicazioni di servizio del sito Internet della Santa Sede.

 
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- Indice Bollettino Synodus Episcoporum - II Assemblea Speciale per l'Africa - 2009
  [Plurilingue, Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo]

- Indice Sala Stampa della Santa Sede
 
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

 

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