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GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 24 novembre 1985

 

“Grande è il Signore e degno di ogni lode” (Sal 48, 1).

1. A lui, dal profondo del cuore, rendo grazie, per avermi concesso in questa giornata dedicata alla Solennità di Cristo Re, di celebrare l’Eucaristia sul sepolcro dell’apostolo Pietro, insieme con numerosi cardinali e con i membri del Sinodo straordinario, oggi iniziato.

È stata per me una grande gioia. Abbiamo come rivissuto le esperienze di preghiera delle quattro sessioni conciliari, e ne abbiamo resi partecipi i fratelli che sono stati chiamati all’ordine episcopale dopo il Concilio.

Con solennità, con intima emozione, con senso di responsabilità verso la missione a cui la Provvidenza ci ha chiamati, abbiamo proclamato la nostra fede: la fede della Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica.

2. L’arricchimento e l’approfondimento della fede sono motivi dominanti del magistero conciliare, e formano il presupposto per l’esecuzione pratica di tale magistero, di cui possono dirsi il frutto immediato.

“A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede, con la quale l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà [. . .] e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui” (Dei Verbum, 5). Queste espressioni sintetizzano efficacemente la dinamica della fede come atto che impegna le libere facoltà dell’uomo in risposta all’azione di Dio, e si collegano con la costituzione dogmatica Dei Filius del Concilio Vaticano I.

Nel ribadire questa dottrina, il Vaticano II non manca di precisare compiti, doveri, responsabilità che incombono sui membri del Popolo di Dio in questo campo fondamentale, particolarmente sui vescovi (cf. Christus Dominus, 12), sui collaboratori dell’ordine episcopale (cf. Presbyterorum ordinis, 6) e su tutti coloro che svolgono mansioni educative, cominciando dai genitori (cf. Inter mirifica, 10).

Orizzonte vastissimo, quello aperto dal Concilio sulla fede!

3. È connessa alla storia e all’indole del Concilio la celebrazione dell’“Anno della fede” voluta dal grande pontefice Paolo VI in coincidenza col XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo, e culminata con la solenne professione, nota come “Credo del popolo di Dio”. La fede è il principio basilare, è il cardine, il criterio essenziale del rinnovamento voluto dal Concilio. Dalla fede derivano la norma morale, lo stile di vita, l’orientamento pratico in ogni circostanza.

Con l’aiuto di Dio, con la luce dello Spirito Santo e con la protezione della Vergine, il Sinodo potrà dare un valido apporto all’arricchimento, all’incremento e all’approfondimento della fede, e rappresentare perciò un momento privilegiato nella maturazione dei frutti del Concilio.

A tutti indistintamente i fedeli del mondo intero, rivolgo un caldo invito: accompagnate con la vostra incessante preghiera questo importante momento del cammino ecclesiale.

Maria, la Regina degli apostoli, la “Virgo fidelis”, ci sia costantemente accanto.


Alle migliaia di giovani intervenuti alla solenne cerimonia inaugurale del Sinodo dei Vescovi, Giovanni Paolo II durante l’Angelus rivolge le seguenti parole.

Porgo un saluto cordiale ai giovani che hanno partecipato numerosi all’Eucaristia celebrata poc’anzi in Basilica, portando con sé la croce che affidai proprio a loro, i giovani, al termine del Giubileo della Redenzione. Essi mi hanno rivolto, al termine del rito, un affettuoso saluto che ho molto apprezzato.

Carissimi, sono lieto della vostra presenza, in questo momento significativo per la vita della Chiesa. Essa è chiamata a rifare l’esperienza di quello straordinario momento di grazia che fu il Concilio Vaticano II, a riscoprire la ricchezza di verità contenuta nei suoi documenti, a rimeditare le indicazioni pastorali maturate allora sotto la guida dello Spirito. In questo impegno la Chiesa non può fare a meno di voi, giovani, che rappresentate il suo futuro e portate quindi in voi il pegno delle sue speranze. Carissimi, accompagnate con la preghiera lo svolgimento del Sinodo e, inoltre, riprendete in mano i documenti del Concilio, familiarizzatevi con essi, fatene il nutrimento della vostra spiritualità. Nei testi del Concilio voi potete con certezza ascoltare ciò che lo Spirito dice anche oggi alla Chiesa.

Giovani, il Concilio ha vent’anni come voi. Il Concilio è giovane! Fatelo vostro e siatene i banditori nel mondo!

Invito a pregare per i cristiani del paese asiatico

Ricorrono oggi 25 anni da quando Papa Giovanni XXIII istituì nel Vietnam la Gerarchia episcopale.

Creando tre Province ecclesiastiche, una al nord, l’altra al centro e la terza al sud, son complessive 17 diocesi, il Papa intese mostrare la considerazione in cui teneva l’episcopato e il clero vietnamiti dei quali apprezzava le doti e la maturità dell’impegno pastorale.

Fu un provvedimento lungimirante che dava a quella Chiesa nata da un lavoro secolare di annuncio missionario, fecondato dal sangue di molti martiri, la possibilità di esprimere ancor più pienamente la sua missione rivolta all’intero popolo vietnamita.

Per ricordare questa significativa ricorrenza, ho diretto ai vescovi del Vietnam una Lettera che ieri ho consegnato personalmente al card. Joseph Marie Trinh van Can, arcivescovo di Hanoi, all’arcivescovo di Hochiminhville, e al vescovo di Qui-Nhon, qui presenti a Roma.

Nel messaggio ho voluto esprimere l’affetto e la profonda stima che provo per i cattolici del Vietnam, dei quali ammiro la profonda religiosità, la fierezza di appartenere alla Chiesa cattolica e l’animo intrepido con cui testimoniano la fede in mezzo a prolungate difficoltà.

Vi invito a unirvi alla preghiera a Maria perché i nostri fratelli vietnamiti continuino a testimoniare con coraggio la loro adesione a Cristo, Redentore dell’uomo, e a contribuire con impegno assiduo e generoso al progresso della loro nazione.

 

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