PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN
NIGERIA, BENIN, GABON E GUINEA EQUATORIALE
SANTA MESSA CON ORDINAZIONI SACERDOTALI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Kaduna (Nigeria), 14 febbraio 1982
Cari fratelli e sorelle in Cristo.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso.
1. È veramente una gioia essere a Kaduna oggi. Io rendo grazie al Signore per questa felice opportunità di celebrare l’Eucaristia con tutti voi e di ordinare al sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo questo grande numero di diaconi provenienti da diverse diocesi della Nigeria. Le vite di coloro che riceveranno l’ordinazione sacerdotale offrono una grande promessa per la crescita continua della Chiesa in questa amata terra e portano un fresco slancio al vitale impegno dell’evangelizzazione. Con tutti i credenti della Nigeria e con la Chiesa di ogni parte del mondo io benedico il Signore della messe che manda questi nuovi operai nella sua messe.
2. In questo lieto giorno permettetemi di rivolgere le mie parole in modo particolare a coloro che sono in procinto di ricevere l’ordinazione sacerdotale.
Fratelli miei, ciascuno di voi ha ricevuto la chiamata ad essere sacerdote, e con ciò, il privilegio di essere chiamato servitore di Gesù Cristo. L’ordinazione conferisce l’autorità ed il mandato di proclamare il Vangelo e di predicare in nome della Chiesa. Come sacerdoti voi presiederete alla celebrazione dell’Eucaristia e nel nome di Cristo rimetterete i peccati nel sacramento della Penitenza. In queste ed in molte altre attività attraverso le quali voi offrirete alla Chiesa di Dio la cura di pastori cercate sempre di essere considerati come uno che serve. Possano le parole della 2a Preghiera eucaristica essere l’espressione della vostra costante gratitudine per la vostra chiamata al sacerdozio: “Padre, noi ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale”.
Voi siete stati chiamati ad imitare il Signore ed il Maestro che voi amate, a seguire l’esempio del Figlio dell’Uomo che “non è venuto per essere servito, ma per servire, e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28). Ricordate anche che Gesù ha fatto comprendere chiaramente ai suoi discepoli che essi non devono mai imporre la propria volontà ai loro compagni, o cercare il riconoscimento della loro autorità. Come san Paolo noi consideriamo un privilegio essere chiamati servi di Cristo Gesù (cf. Rm 1,1).
3. Una delle più importanti caratteristiche della vita terrena di Gesù fu la priorità che egli dava alla preghiera. San Luca ci dice che “folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità, ma Gesù si ritirava spesso in luoghi solitari a pregare” (Lc 5,15-16). Benché sentisse grande compassione per la folla e zelo ardente per proclamare che il Regno del Signore è vicino, tuttavia Gesù cercava regolarmente e spesso un luogo solitario per essere solo con il suo Padre celeste. Talvolta egli trascorreva persino l’intera notte in preghiera.
L’autore della Lettera agli Ebrei ci parla dell’intensità della preghiera di Gesù: “... nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e con lacrime silenziose” (Eb 5,7).
Con tutto il suo cuore e con tutta l’anima Gesù implorò il Padre suo per i bisogni del popolo e chiese la forza di conformare le sue azioni umane con la volontà del Padre.
Fratelli miei, non dobbiamo mai dimenticare questo insegnamento che il nostro Salvatore ci lasciò con la parola e con l’esempio. La preghiera è un elemento essenziale della vita cristiana ed è uno dei mezzi principali con cui il sacerdote serve il suo popolo. È pure attraverso la preghiera che noi conserviamo ed approfondiamo il nostro amore personale per Cristo e che noi scopriamo ed accettiamo la volontà del Signore per noi. Il tempo dedicato alla preghiera non è un tempo sottratto al nostro popolo. È un tempo dedicato a lui con il Signore che è la sorgente di ogni bene. Questo è il motivo per cui la Chiesa non esita a chiedere ai suoi ministri di pregare la Liturgia delle Ore.
Essere sempre fedeli a questo impegno della Liturgia delle Ore ci unisce con la Chiesa di tutto il mondo nel grande compito di lodare e venerare il Dio vivente.
4. La lettera agli Ebrei ci insegna inoltre che il nostro Signore e Maestro durante la sua vita sulla terra “imparò l’obbedienza dalle cose che patì” (Eb 5,8). La sofferenza è un elemento inevitabile della sequela. Per questo Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi non porta la croce e non viene dietro a me non può essere mio discepolo” (Lc 14,27). Questo non deve indurci ad obliare o a lasciarci sfuggire il fatto che la fede in Cristo è la sorgente di una profonda gioia (cf. Gv 15,11) e che Gesù ha promesso ai suoi discepoli una pace che il mondo non può dare (cf. Gv 14,27). Ma resta vero che la sofferenza è parte della sequela di Cristo. E la sofferenza è in stretto rapporto con l’obbedienza, per cui quando noi accettiamo la sofferenza che la Divina Provvidenza permette per noi, noi ci rendiamo più intimamente conformi alla volontà del Padre che è nei cieli.
Oggi voi promettete non solo a me, ma anche al vostro Vescovo, obbedienza e rispetto. Per questa promessa voi stabilite con il vostro Vescovo ed i suoi successori uno speciale vincolo di fiducia. Voi avete dichiarato che collaborerete con lui e che assumerete le sue direttive ed eseguirete i suoi comandi per il bene della Chiesa locale, in spirito di amore e di rispetto. In questo voi imiterete Cristo che è venuto non per fare la sua volontà, ma la volontà di Colui che lo ha mandato (cf. Gv 6,38). Ricordate che la vostra salvezza si è compiuta attraverso l’opera di redenzione del Figlio che spogliò se stesso, prese la condizione di servo e si fece obbediente fino alla morte (cf. Fil 2,7-9).
5. La prima lettura della santa Messa di oggi contiene una descrizione del ministero che Gesù applicò a se stesso all’inizio della sua vita pubblica (cf. Lc 4,16ss) e che ogni sacerdote può fare suo, non importa da quanti anni egli sia stato ordinato: “Lo Spirito del Signore Dio è stato dato a me, perché Dio mi ha consacrato con l’unzione. Egli mi ha mandato per annunziare ai poveri la lieta novella, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà per gli schiavi, la scarcerazione per i prigionieri” (Is 61,1).
Notate che l’unzione del Signore è stata data per i poveri, per i prigionieri, per coloro che hanno il cuore ferito. In altre parole, gli unti del Signore sono mandati al popolo che si trova in uno speciale bisogno della misericordia del Signore. Per questo io ho scritto nella mia lettera enciclica Dives in Misericordia: “La Chiesa deve rendere testimonianza alla misericordia di Dio rivelata in Cristo, nell’intera sua missione di Messia, professandola in primo luogo come verità salvifica di fede e necessaria ad una vita coerente con la fede, poi cercando di introdurla e di incarnarla nella vita sia dei fedeli, sia, per quanto possibile, in quella di tutti gli uomini di buona volontà” (Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 12).
Come sacerdoti, voi avete una singolare opportunità e responsabilità di proclamare la misericordia di Dio. Con la vostra pastorale dolcezza e compassione voi rivelate al popolo le tenerezze di Cristo; attraverso la vostra zelante predicazione ed insegnamento voi proclamate la bontà del Signore e parlate del suo potere di redenzione. Come ministri dei Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e del sacramento della Riconciliazione, voi lo mettete in contatto con il nostro Signore che è ricco di misericordia.
6. In questo giorno di gioia io non posso trattenermi dal dire una parola sulla grande necessità di vocazioni per la vita religiosa e per il sacerdozio. Le parole del nostro Salvatore ci invitano a riflettere: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi, chiedete dunque al Signore della messe di mandare operai nella sua messe” (Mt 9,37). Come noi ci rallegriamo oggi all’ordinazione di questi nuovi sacerdoti, noi vediamo nei loro cuori che sono così desiderosi di servire, una grande speranza per il futuro della Chiesa.
Allo stesso tempo, io faccio appello al Popolo di Dio perché sia memore del grande bisogno di incoraggiare vocazioni per il sacerdozio e per la vita religiosa. Il nostro Signore Gesù Cristo non mancherà di provvedere per la vita della sua Chiesa, ma egli chiede le preghiere e la collaborazione di ciascuno.
Le famiglie cristiane hanno un particolare ruolo da compiere nel creare un’atmosfera di fede in cui la vocazione possa svilupparsi. E voi, novelli sacerdoti di questo giorno, siate sempre memori dell’importanza del vostro esempio e della gioiosa testimonianza del vostro celibato.
Io vi affido oggi alla Vergine Maria, la Madre di Dio. Vi sia sempre vicina e vi conservi sempre nell’amore del suo Figlio, il nostro supremo Sacerdote, Gesù Cristo.
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