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SANTA MESSA PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI 
IN PREPARAZIONE AL NATALE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di S. Pietro, 16 dicembre 1982 

 

1. Preparate la strada del Signore!

Ci riuniamo oggi, in questa sera di dicembre, entro le mura della Basilica di san Pietro, per aderire all’appello dell’Avvento.

Desidero esprimere la mia gioia cordiale per quest’incontro, al quale partecipano i professori e gli studenti delle Università di Roma, come anche gli ospiti provenienti da vari Centri Universitari d’Italia. Ci riuniamo qui, già per la quarta volta, nel periodo di Avvento, così come anche nel tempo di Quaresima, per soddisfare al bisogno della nostra fede.

La fede parla a noi con l’appello che un tempo era risuonato sulle labbra del profeta Isaia, e poi fu ripetuto da Giovanni Battista nella regione del Giordano:
“Preparate la via al Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! . . . / Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3, 4.6).

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

È possibile vedere la salvezza?

Che cosa vuol dire la salvezza?

Che cosa vuol dire essere salvato?

Vuol dire: essere sottratto dal male, liberato da esso. Il che significa, al tempo stesso e soprattutto, essere abbracciato dal bene, essere riempito di bene. La salvezza significa la partecipazione al bene, partecipazione irreversibile al Bene inalterabile e definitivo.

2. Il profeta Isaia, sette secoli prima di Cristo, e Giovanni Battista nei pressi del Giordano, annunziano una tale salvezza. L’annunziano adoperando il futuro: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. In queste parole essi esprimono ciò che costituisce la sostanza stessa dell’Avvento.

L’Avvento parla infatti della salvezza che viene all’uomo da Dio: da Dio solo.

Qual era la credibilità di queste parole allora, nei tempi di Isaia? nei tempi di Giovanni Battista? Ne parlano le letture di Avvento e, tra le altre, quelle dell’odierna liturgia.

Qual è la credibilità di queste parole oggi? In un certo senso, è la stessa che allora. L’uomo, oggi come allora, sa per esperienza, per l’esperienza generale di tutti gli uomini, che la sua esistenza nel mondo visibile non lo fa partecipare al bene inalterabile e definitivo. E se questa esistenza terrena offre all’uomo diversi beni, se l’insieme dei beni che esistono nel mondo e quelli che vengono prodotti dal genere umano cresce e aumenta di potenza, al tempo stesso essi, presi tutti insieme, non sono capaci di “salvare” l’uomo, cioè di liberarlo da ogni male, e di considerarlo nella pienezza del bene. Anzi, l’uomo odierno, nella dimensione cosmica della sua esistenza, risente della minaccia da parte di un molteplice male forse ancor maggiormente, e in maniera più dolorosa, che non i contemporanei del profeta Isaia o di Giovanni Battista sulle sponde del Giordano.

Questo è tuttavia un argomento esclusivamente negativo. Esso dice: “il mondo non salva”. Dice: “L’uomo non trova la salvezza nella sua sorte terrena”. Sotto quest’aspetto, la credibilità delle parole di Isaia e di Giovanni Battista è oggi simile a quella di un tempo. Forse perfino ancor più drammatica.

3. Tuttavia, queste parole non si arrestano soltanto su di una tale credibilità. Non si fermano sull’argomento esclusivamente negativo. Di un tale argomento il profeta non si serve nemmeno. Egli non dice ai suoi ascoltatori: “il mondo non vi salverà”, ma dice addirittura: “vi salverà Dio” - “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Il profeta si serve del linguaggio della fede, dell’argomento della fede. E, se presuppone tacitamente la credibilità che deriva dall’esperienza generale degli uomini, lo fa per invocare, anche su tale base, la credibilità della Parola di Dio stesso.

Dio ha detto che egli vuole salvare l’uomo.

Dio dice costantemente che egli è la salvezza dell’uomo. Lo ha detto per mezzo di Isaia e di tutti i profeti. Lo ha detto per mezzo di Giovanni Battista. Soprattutto lo ha detto per mezzo di Gesù Cristo. E con la potenza di Cristo lo dice costantemente per mezzo della Chiesa.

Lo dice in modo particolare nell’Avvento.

E noi ci incontriamo in questo Avvento per ascoltare, ancora una volta, la Parola di Dio circa la salvezza che viene da Dio; per accogliere questa parola con la fede; per riconoscere la credibilità che compete soltanto alla Parola di Dio: a lui solo. Infine per prepararci - mediante questo atto e questo procedimento di fede consapevole, adeguato allo spirito di Avvento - all’incontro con Dio che viene.

“Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! . . . / Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

4. Vi prego, cari fratelli e sorelle, di accogliere questo invito con tutta la semplicità della vostra fede. L’uomo prepara la via del Signore, e raddrizza i suoi sentieri, quando esamina la propria coscienza, quando scruta le sue opere, le sue parole, i suoi pensieri, quando chiama il bene e il male col loro nome, quando non esita a confessare i suoi peccati nel sacramento della Penitenza, pentendosi di essi e facendo il proposito di non peccare più.

Proprio questo significa “raddrizzare i sentieri”. Ciò significa anche accogliere la buona novella della salvezza. Ciascuno di noi può “vedere la salvezza di Dio” nel proprio cuore e nella sua coscienza, quando partecipa al Mistero della remissione dei peccati, come al suo proprio Avvento.

5. E quando ricevete questo sacramento, vi prego di pensare a ciò che ci dice il Vangelo della liturgia odierna.

Cristo rende testimonianza al suo Precursore. Rende testimonianza a Giovanni nella regione del Giordano. Lo fa con termini metaforici e potenti. Domanda ai suoi ascoltatori: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? E allora - dice - cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti?” (Lc 7, 24-25).

Cristo pone questa domanda in forma retorica, così che, mediante la negazione, si possa far vedere ancor più l’evidente verità su chi era Giovanni. È noto infatti che egli non si agitava come una canna al vento, ma professava in modo semplice e fondamentale la verità e la proclamava. È noto che non era avvolto in morbide vesti, ma in “un vestito di peli di cammello” (Mt 3, 4), e questo era solo uno dei molti particolari riguardanti la sua vita dura e mortificata.

Sì, Giovanni era un profeta. Era “più che un profeta” (Lc 7, 26). Egli era “colui del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te” (Lc 7, 27).

Sì, Giovanni era un profeta e precursore del Messia. Cristo dice di lui che “tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di Giovanni” (Lc 7, 28).

6. Perché ci soffermiamo a questa testimonianza che Cristo dà a Giovanni dalla regione del Giordano? Lo facciamo per renderci anche noi consapevoli di quale significato ha la parola di verità, con la quale professiamo che Cristo è “Agnello di Dio”, Colui che toglie i peccati del mondo (cf. Gv 1, 29). Proprio così faceva Giovanni nella regione del Giordano.

Ecco, ognuno di noi pronuncia tali parole quando, nel sacramento della Penitenza, confessa il suo peccato, affinché l’Agnello di Dio tolga quel peccato. E a chiunque di noi confessa con umiltà e contrizione questa parola di verità - la verità su se stesso - Cristo vuole dare una simile testimonianza, come ha dato a Giovanni dalla regione del Giordano. Infatti dice queste misteriose e significative parole: “Il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui” (Lc 7, 28).

Quindi vi prego, fratelli e sorelle, di voler meditare, nel periodo d’Avvento, le parole di Cristo dette su Giovanni Battista - e di aver fame e sete di ricevere una simile testimonianza su di voi, esaminando la vostra coscienza e ricevendo il sacramento della Penitenza.

“Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! . . . / Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3, 4-5).

7. La salvezza di Dio è opera di un amore più grande che il peccato dell’uomo. Soltanto l’amore può cancellare il peccato e liberare dal male - e soltanto l’amore può consolidare l’uomo nel Bene: nel bene inalterabile ed eterno.

Ne parla ampiamente la prima lettura della liturgia odierna anch’essa presa dal profeta Isaia.

L’amore di Dio che ci porta la salvezza è paragonato in questa lettura all’amore di uno sposo, di un coniuge - come più di una volta avviene presso i profeti, e poi nella lettera paolina agli Efesini.

“Poiché tuo sposo è il tuo Creatore, / Signore degli eserciti è il suo nome; / tuo redentore è il Santo di Israele, / è chiamato Dio in tutta la terra” (Is 54, 5).

E proprio questo Dio del nostro Avvento: Creatore e Redentore - fa, nelle parole di Isaia, questa professione di un tale amore verso l’uomo, verso l’uomo peccatore:
“Anche se i monti si spostassero / e i colli vacillassero, / non si allontanerebbe da te il mio affetto, / né vacillerebbe la mia alleanza di pace” (Is 54, 10).

8. Raddrizziamo i sentieri del Signore.

E prepariamoci - ancora una volta - all’incontro con questo Amore che nella notte del Natale del Signore si rivelerà nella figura di un Bambino senza tetto.

“Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Ricordiamoci ancora che questo amore salvifico, che viene all’uomo nella notte di Betlemme, e si rivela nella Croce e nella Risurrezione, permane incessantemente iscritto nella vita della Chiesa come “Sacramento del Corpo e del Sangue”, come Nutrimento delle anime.

Ogni volta che riceviamo questo Sacramento, ogni volta che accettiamo questo Nutrimento - prepariamo la via del Signore, raddrizziamo i suoi sentieri.

Che sempre, e soprattutto nel periodo d’Avvento, abbiamo fame e sete di questo Nutrimento!

Che, mediante il Sacramento del Corpo e del Sangue, costruiamo la via sulla quale verrà a noi Dio nel mistero della sua nascita.

È questo l’augurio che porgo a tutti voi, qui convenuti per questa celebrazione che ci prepara al Natale. Accompagno l’augurio con un saluto particolarmente cordiale, che si rivolge innanzitutto alla Senatrice Franca Falcucci, Ministro della Pubblica istruzione, agli illustri Rettori di Università ed ai Professori, che hanno voluto essere stasera qui con noi: la loro presenza mi è particolarmente gradita e desidero dire ad essi la mia gioia e la mia sincera riconoscenza per la loro partecipazione a questo momento significativo di riflessione e di preghiera.

Saluto poi di gran cuore tutti voi, studentesse e studenti universitari, che anche questa volta siete venuti numerosi ad un incontro, che sta diventando una bella consuetudine, ricca di un suo fascino singolare e capace di suscitare rinnovati propositi di impegno generoso nella testimonianza quotidiana della propria fede.

Resti viva nel cuore di ciascuno l’eco delle parole del profeta: “Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! . . . / Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

 

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