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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA

CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER I FEDELI DELLE DIOCESI DELLA SAVOIA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Annency (Francia) - Martedì, 7 ottobre 1986

 

1. “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1, 28).

Il Vangelo di oggi ci ricorda queste parole familiari. Conosciamo a memoria l’annuncio dell’angelo. Lo ripetiamo ogni giorno nella nostra preghiera. Oggi, la Chiesa ci ricorda queste parole e tutti gli avvenimenti riferiti dal Vangelo di san Luca, poiché il 7 ottobre è dedicato a Nostra Signora del Rosario.

Sono lieto di celebrare questa festa con voi in Savoia, in questa terra segnata da tanti uomini e donne che hanno ricevuto il messaggio della salvezza. Di generazione in generazione hanno risposto ad esso con il dono di sé, per costruire la Chiesa di Cristo. Tra di essi, dopo i martiri del III secolo, molti santi hanno costellato la vostra storia, nel servizio della città, nella vita monastica, nel ministero pastorale, nelle missioni lontane. Prima di ricordare il messaggio delle due grandi figure che Annecy venera, nominerò soltanto san Pierre de Tarentaise e il beato Pierre Favre nato a Villaret, primo compagno di sant’Ignazio.

In questo giorno anche noi dobbiamo prendere coscienza del fatto che il cristiano è l’uomo dell’annunciazione. Non soltanto ripetiamo le parole dell’angelo a Maria, in una preghiera familiare - non solo tre volte al giorno l’Angelus ci ricorda l’evento di Nazaret - ma l’annunciazione segna in profondità il cristiano. Maria di Nazaret, per prima, ha ricevuto da Dio un messaggio di salvezza; per prima, ella ha risposto ad esso con la fede. Come lei, ogni cristiano è il soggetto di questo messaggio di salvezza e il soggetto di questa fede.

2. L’avvenimento verificatosi a Nazaret apre il nuovo cammino sul quale Dio conduce tutta l’umanità. Ciò che l’annunciazione significa è, in un certo senso, la sintesi di tutti i misteri che Dio ha voluto nella pienezza dei tempi, entrando nella storia dell’uomo secondo il disegno eterno del suo amore.

Vediamo la Vergine di Nazaret agli albori del tempo nuovo che è il tempo definitivo, in un certo senso, l’ultimo tempo. In lei, per mezzo di lei, il Dio dell’alleanza desidera andare più lontano di quanto non avessero fatto fino allora “l’alleanza”, la “fede”, la “religione”. Questa prospettiva può stupire, ma può anche incutere timore. Poiché le prime parole dell’annunciazione sono: “Non temere, Maria”. Le parole che seguono sono presenti nella nostra memoria. La Vergine Maria diverrà la Madre del Figlio, che chiamerà Gesù. E sarà Figlio dell’Altissimo, Figlio di Dio. In lui si adempiranno tutte le promesse messianiche dell’antica alleanza, quelle che si ricollegano all’eredità del patriarca Giacobbe e al re Davide. In questo Figlio, si realizza il regno di Dio stesso, quel regno che “non avrà mai fine”.

3. In questa festa di Nostra Signora del Rosario, dobbiamo prendere coscienza, in modo nuovo, del fatto che ogni cristiano è l’uomo dell’annunciazione. Lo testimoniano con una straordinaria eloquenza le due figure che vogliamo rievocare ad Annecy, sulla strada del pellegrinaggio del Papa, qui ad Annecy: san Francesco di Sales, santa Giovanna di Chantal. È nel loro santuario di Annecy che oggi viene il Vescovo di Roma per rileggere con voi, cari fratelli e sorelle, il messaggio di fede, di speranza e di amore che balza fuori dalla loro vita e dalla loro missione nella Chiesa, messaggio che conserva per noi tutta la sua forza.

4. Dottore dell’amore, san Francesco di Sales ha valorizzato incessantemente la fonte viva dell’alleanza di Dio con gli uomini: Dio ci ama, Dio ci accompagna in ogni momento della nostra vita, con un amore paziente e fedele; Dio infonde in noi il suo desiderio di ciò che è buono, un’attrazione verso ciò che è bello e vero. Nella sua Provvidenza, Dio ci dà la vita per essere a sua immagine e somiglianza. E Dio ci chiama a condividere sempre ciò che fa la grandezza della sua vita, l’amore perfetto. gli ci concede la libertà interiore, ci rende capaci di godere della certezza di essere amati e di rispondere con fermezza a questo amore.

Fratelli e sorelle, questo grande vescovo conosceva anche la debolezza dell’uomo, la sua difficoltà nel rispondere con una fede costante al messaggio d’amore dell’alleanza. Egli sapeva che spesso noi cerchiamo la forza di amare più in noi stessi che in un’accoglienza generosa del dono di Dio. Per questo Francesco di Sales era instancabile nel mostrare ai suoi fratelli la pazienza e la tenerezza di Dio pronto a perdonare, a salvare. Egli non cessa di trasmettere la buona novella dell’annunciazione: il Figlio dell’Altissimo, nato da Maria, viene per unirsi all’umanità. In un mondo disorientato la presenza di Gesù riapre la “ferita dell’amore”, risana i cuori smarriti, offre un’alleanza di perdono e di rinnovamento. Nella sua infinita santità, Gesù ci attira sul cammino della santità.

Come il saggio della Scrittura, Francesco di Sales sa che essere “attenti alla Parola” fa trovare la felicità, che confidare nel Signore ci rende beati (cf. Pr 16, 20). Egli stesso è tanto permeato dalla Sacra Scrittura che essa “più che la regola dei suoi pensieri, ne è divenuta la sostanza” (Cardinal Pie). gli condurrà i suoi fratelli a meditare la vita di Gesù, a dimorare presso il Signore; così, ci dice: “Impariamo, con la sua grazia, a parlare, ad agire, a volere come lui” (Introduzione alla vita devota, II, 1). Ci invita a pronunciare il santo nome di Gesù conferendo all’invocazione tutta la sua forza: “Occorre che avvenga per mezzo del solo amore divino che, da solo, esprime Gesù nella nostra vita sigillandolo nel nostro cuore” (Lettera CDXXVIII).

5. Tornando incessantemente all’amore di Dio vissuto grazie al Cristo, Francesco di Sales si ricollega alla grande tradizione espressa da sant’Agostino: “Per noi vivere è amare” - “vita nostra dilectio est” (Enarr. in Ps. 54, 7). Egli stesso scrive: “Tutto è all’amore, nell’amore, per l’amore e di amore nella santa Chiesa” (Opere, IV, p. 4). Grande servitore della Chiesa; ha sempre agito con questo spirito.

Sacerdote, poi vescovo di questa diocesi, egli ha vissuto in un’epoca in cui bisognava ritrovare un nuovo slancio. Egli contribuirà vigorosamente a mettere in atto le riforme del Concilio di Trento concluso poco prima della sua nascita. A tale proposito possiamo trarre frutto dal suo esempio, vent’anni dopo il Concilio Vaticano II, anche se le circostanze sono assai diverse: le sue riforme non otterranno alcun effetto se non si accompagneranno a un profondo rinnovamento spirituale.

Francesco di Sales amò il popolo di cui era il pastore. Per condurlo sulle vie del Vangelo, egli si era totalmente donato, al punto di lasciarsi assorbire in ogni momento, nella sua vita, nel corso delle sue visite nelle parrocchie. I sacerdoti trovavano in lui una fraterna accoglienza e lui li formava nella generosità apostolica che egli stesso esercitava fino al limite delle sue forze. Egli prediligeva celebrare la Messa col suo popolo e predicare spesso la parola di Dio. Catechizzava volentieri i bambini. Manifestava una paziente carità per guidare quanti gli chiedevano consiglio e anche per soccorrere i poveri, vivendo egli stesso da povero. Abbiamo ascoltato nella lettura dei Proverbi (16, 19) un versetto che egli mise in pratica: “È meglio essere umile con i poveri che spartire il bottino con i superbi”. Si rendeva disponibile a chi gli chiedeva di ascoltarlo in confessione, tanto stimava i benefici del sacramento della misericordia. Come dice il Salmo (33, 19): “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti”.

Nella sua azione pastorale, Francesco di Sales aveva un acuto senso della missione che è propria di ciascun vescovo. Egli sapeva che in tale missione, il servizio dell’unità rappresenta una priorità. Egli si trovò ad adempierla quando una grave lacerazione si era appena prodotta tra i cristiani della sua regione. Nel clima che allora regnava, lo ha fatto con tutta la sua fede, con tutto il suo amore, con tutta la sua generosità. Possa il Signore ispirare oggi il nostro dialogo di fratelli ancora separati! Possa egli affermare in noi una comune volontà di riconciliazione nella verità e nella carità, perché ritroviamo presto l’unità tanto desiderata!

6. In Francesco di Sales ammiriamo l’uomo della Chiesa permeato dell’amore divino. Si può dire che egli è un vero saggio che realizza quanto dicono i Proverbi (16, 21-22): “Un cuore sapiente è proclamato saggio; il linguaggio dolce aumenta la dottrina. Fonte di vita è la prudenza . . .”.

Sì, questo mistico attingeva giornalmente, nell’intimità col Signore, una sorprendente capacità di condurre i suoi fratelli verso la vita perfetta, sapendo comprendere le persone più diverse. La sua influenza era largamente dovuta al fatto che ciascuno si sentiva rispettato nella sua condizione personale. Proponeva tutte le esigenze evangeliche, ne mostrava l’accesso agli uomini e alle donne, ai laici e ai religiosi, ai giovani e agli anziani, agli sposi e ai celibi, ai ricchi e ai poveri, ai letterati e agli ignoranti, ai principi e ai contadini, ai soldati e ai commercianti. A tutti rivelava l’accordo profondo della libertà interiore con la volontà di Dio. A ciascuno rivolgeva l’appello alla santità secondo la sua condizione e le sue attitudini. Quel saggio che si definiva “totalmente uomo” (Lettera CDXVIII) era così vicino ai suoi fratelli che sapeva condividere con tutti la saggezza stessa di Dio.

Dotato di grande discernimento negli incontri individuali, Francesco di Sales è intervenuto anche nelle questioni e nei dibattiti del suo tempo, con una moderazione che suscitava fiducia. Egli ha meritato l’appellativo di “conciliatore”. Implicato nelle discussioni teologiche o nei conflitti della città, egli aveva ascoltato l’appello del Salmo (33, 15): “Cerca la pace e perseguila”, o la massima contenuta nei Proverbi (16, 32): “Chi domina se stesso val più di chi conquista una città”.

Tra i santi che hanno portato il messaggio evangelico ai loro contemporanei in tanti modi, Francesco di Sales fa parte di quelli che hanno saputo trovare un linguaggio meravigliosamente adeguato. Oggi diremmo che egli era uomo di comunicazione. Nelle sue lettere e nei suoi libri egli cattura l’attenzione con uno stile in cui traspare la sua esperienza spirituale e al tempo stesso la sua profonda conoscenza degli uomini. Patrono dei giornalisti, di quanti hanno la missione di scrivere, possa egli ispirare il loro lavoro in una conoscenza lucida di coloro ai quali si rivolgono, nel rispetto fraterno di quelli con i quali essi condividono la verità!

7. La vostra città onora, con il suo grande vescovo, santa Giovanna di Chantal, che resta la più vicina a lui. Ella chiamava Francesco di Sales il suo “beato padre” poiché egli fu, in una mirabile amicizia, l’interprete rispettoso e la guida illuminata della sua coscienza. Ci è gradito ricordarla perché il suo itinerario è stato straordinariamente ricco. Giovanna di Chantal ha vissuto, seguendo con fervore il semplice cammino della fede, le tappe della vita di una donna che risplende per saggezza umana e spirituale.

Fanciulla, sposa, madre, vedova, in pochi anni della maternità, ella sviluppò la sua fede e mise in pratica la carità curando i malati e dando ai poveri un aiuto rispettoso. Addolorata dalla morte del suo sposo, la sofferenza la segnò ancora in molti modi. Essa conobbe la difficoltà del perdono, l’angoscia per il futuro dei suoi figli. Altri lutti la colpirono dolorosamente. E per di più, non bisogna dimenticarlo, in tutte le tappe della sua vita, la fede di Giovanna di Chantal fu più volte scossa. Il dubbio e l’oscurità si impadronirono di lei al momento di intraprendere il suo cammino, in una reale sofferenza. La santità è contrassegnata da questi conflitti. Lungo questa strada, lei che amava recitare i salmi, ha potuto meditare su queste parole: “Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia” (Sal 33, 5. 9).

Sì, dichiarerà la sua decisione di donarsi interamente al Signore “in una totale fiducia”. Ella proseguirà il suo cammino abbandonandosi all’amore puro di Dio. Ella sarà liberata dai timori, in Dio troverà la sua pace.

8. Nel corso della sua vita, felice e poi ferita, ella riceve il messaggio di salvezza e diventa una vera serva della alleanza. Ed ecco che Giovanna intraprende il cammino di queste montagne, nello spirito stesso della Vergine dell’annunciazione che si reca in visita ad Elisabetta: ella è tutta sottomessa alla parola della salvezza, tutta in adorazione del Verbo incarnato, rende grazie per le “meraviglie di Dio”, è pronta ad esercitare una carità umile e quotidiana. È pronta a fondare con Francesco di Sales la Visitazione.

Oggi noi rendiamo grazie per l’azione complementare di questi due santi, per il mirabile centro di contemplazione che è la Visitazione, modellato dalla loro ricca amicizia spirituale. Madre comune, Giovanna di Chantal fonda la Visitazione con dolcezza e sicurezza. Ella “pone le radici dell’unione” nell’amore reciproco, nell’umiltà, nella semplicità e nella povertà. Avendo “tutto affidato a Dio”, “rivestita di nostro Signore Crocifisso”, ella è una incomparabile maestra di preghiera, nel portare le sue sorelle e molte altre persone a conoscere come lei “una grande libertà interiore . . . una sorta di preghiera tutta cordiale e intima” (cf. Memorie della Madre di Chaugy).

“Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode” (Sal 33, 2).

9. Cari fratelli e sorelle, è bene rivolgere il nostro sguardo a questi grandi testimoni dell’annunciazione che tanto profondamente hanno segnato la vostra storia. Vi ringrazio di avermene dato l’occasione accogliendomi in questo pellegrinaggio che desideravo compiere da tempo su invito insistente di mons. Jean Sauvage e poi del suo successore, mons. Hubert Barbier. Li saluto qui cordialmente insieme con l’arcivescovo di Chambery, mons. Claude Feidt, e gli altri vescovi qui presenti, come pure il venerato cardinale Léon-Etienne Duval, arcivescovo di Algeri, che, per l’occasione, è tornato nel suo paese natale. Ringrazio anche le autorità civili che hanno molto facilitato la mia venuta. Saluto voi tutti, sacerdoti, religiosi, religiose e laici di questa regione, popolo attivo e cordiale di Savoia, apprezzo la vostra fedeltà a santa Giovanna di Chantal e a san Francesco di Sales che diceva: “Sono savoiardo sotto tutti gli aspetti, per nascita e per sentimento” (Lettera MCLXXXVII). Rivolgo alla Chiesa d’Annecy e di Savoia i miei ferventi voti perché la testimonianza viva dei due grandi santi sia un modello e un punto di riferimento in questi tempi in cui i cristiani si trovano di fronte a una situazione nuova e attraversano tante difficoltà.

Che i pastori, i religiosi e le religiose, i laici di cui san Francesco di Sales ha così bene sottolineato la vocazione cristiana come un precursore del Concilio Vaticano II, sì, che tutti cooperino nella fiducia per conferire alla vita ecclesiale il dinamismo di uno slancio nuovo! Nei ministeri, nella vita sacramentale e liturgica, in tutte le iniziative che contribuiscono all’evangelizzazione, che tutti si ispirino all’ardore pastorale di san Francesco, alla luce che emana dalla “Madre comune” della Visitazione! Che questi testimoni privilegiati vi aiutino ad attingere alle sorgenti inesauribili dell’amore divino per animare ogni vostra azione.

Che la saggezza salesiana, in cui le qualità spirituali e la santità si uniscono a quelle di una saggezza umana, posta al servizio di tutti, vi permetta di illuminare con la verità i problemi di questo tempo, di rispettare la vocazione di ciascuno laddove Dio “l’ha seminata” e di far comprendere l’appello a entrare per mezzo della grazia nell’alleanza con la Sapienza eterna!

10. Nella festa di Nostra Signora del Rosario, affido tutti questi voti a quella che san Francesco di Sales ha chiamato “la dolce Madre dei cuori, la Madre del santo Amore” (Lettera CMXXXVI).

Con la preghiera del Rosario, cerchiamo di estendere il nostro sguardo, nella fede, su tutti i misteri che l’annunciazione contiene come una sorgente: i misteri gaudiosi dell’incarnazione, i misteri dolorosi del sacrificio della croce, i misteri gloriosi della risurrezione.

Così, in modo semplice e umile, desideriamo tutti seguire il modello della “Serva del Signore”. Custodiamo nel più profondo del nostro cuore tutto il mistero divino della nostra vocazione in Cristo.

Con Maria, ciascuno di noi e tutti insieme, desideriamo diventare gli “uomini dell’annunciazione”.

 

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