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VISITA ALLA PARROCCHIA DEL SACRO CUORE DI GESÙ A PONTEMAMMOLO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 9 novembre 1986

 

“Dio è nella sua Chiesa - Adoriamo il Signore nella sua santa dimora . . .”.

1. Sono profondamente lieto di trovarmi qui com voi, carissimi fratelli e sorelle della parrocchia romana del Sacro Cuore, per adorare il Signore mediante questa assemblea eucaristica, nel giorno in cui la liturgia ricorda la Dedicazione della basilica Lateranense, cattedrale di Roma. È il giorno in cui tutta la Chiesa professa, nell’unità della fede cristiana e cattolica, il vincolo di comunione che tutte le Chiese locali, sparse sulla terra, hanno con la Chiesa di Roma e con il suo Vescovo, successore di Pietro.

La basilica del Laterano, quale cattedrale del Papa, è la sede vescovile più importante di tutte: “omnium urbis et orbis Ecclesiarum mater et caput”. Essa fu costruita dall’imperatore Costantino verso il 320, nel periodo posteriore alle grandi persecuzioni. La Dedicazione, inizialmente al SS. Salvatore e in seguito nel medioevo anche ai santi Giovanni Battista ed Evangelista, e le testimonianze storiche parlano del grande afflusso di fedeli che convenivano in questa chiesa. La solennità della chiesa locale di Roma venne poi estesa a tutte le diocesi appunto per il suo titolo di “madre e guida di tutte le Chiese dell’Urbe e dell’Orbe”.

Perciò la festività odierna assume un profondo valore teologico-dogmatico, perché mette chiaramente in evidenza che le comunità cristiane, che si radunano nelle chiese per ascoltare la parola di Dio e per offrire il sacrificio eucaristico, in tanto sono nell’autentica via della Verità in quanto sono in comunione dottrinale e disciplinare con colui che Cristo stesso ha messo a fondamento della Chiesa, Pietro, e i suoi successori.

2. Le letture della Messa della Dedicazione offrono lo spunto per altre considerazioni, ugualmente importanti per la vita cristiana: esse infatti parlano del “tempio spirituale” dell’anima, del “tempio mistico” della Chiesa e del “tempio materiale” che è l’edificio sacro.

Nel colloquio con la samaritana, Gesù ci ricorda che ognuno deve adorare Dio con il pensiero, come creatura razionale, nel tempio della propria anima: “È giunto il momento - dice Gesù - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo adorano, devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4, 23-24). Così, con la sua autorità divina Gesù insegna che Dio è puro spirito, immenso e onnipresente, e che quindi si deve adorare sempre e in ogni luogo, con sincerità di sentimento e con coerenza di vita.

Ma c’è un altro tempio ancora più sublime, ed è l’anima in “grazia” che, redenta da Cristo, ha ricevuto il Battesimo, e così partecipando della stessa vita della santissima Trinità, forma il “tempio mistico” della Chiesa, che san Paolo definisce pure come “corpo mistico”, di cui ognuno è membro qualificato e dinamico. San Pietro rivolgendosi ai cristiani scrive: “Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pt 2, 5).

C’è dunque un altro tempio, “mistico” e cioè misterioso, ma reale, costruito mediante ogni singolo fedele, che, come “pietra viva”, partecipa al sacerdozio di Cristo con il “carattere” indelebile ricevuto nel Battesimo e nella Cresima e ha la missione di offrire “sacrifici spirituali graditi a Dio”, e cioè di trasformare in atto di adorazione e di amore ogni impegno e ogni lavoro nelle realtà terrestri e nelle strutture della storia!

Cari fedeli! Qui sta la nostra grandezza e la dignità! Voi - come dice ancora san Pietro - siete “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato”. Nulla di più sublime e nulla anche di più impegnativo, perché necessariamente dovete stringervi a Cristo “pietra viva”, purtroppo “rigettata” da molti, e tuttavia “scelta e preziosa davanti a Dio” e dovete proclamare “le opere meravigliose di lui, che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pt 2, 9).

Infine c’è il “tempio materiale”, e cioè l’edificio sacro, la “casa di Dio”, a lui solo consacrata, come luogo dedicato unicamente alla preghiera, all’adorazione, alla celebrazione del sacrificio eucaristico, al silenzio e al raccoglimento personale e comunitario. È quanto ricorda la prima lettura, riportando la preghiera del re Salomone davanti all’altare, di fronte a tutta l’assemblea di Israele: “Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo . . . Ascolta e perdona!” (1 Re 8, 29-30). Indubbiamente, come abbiamo detto, Dio è puro spirito, e deve essere adorato “in spirito e verità”: ogni anima in grazia è tempio dello Spirito e ogni casa deve essere una piccola chiesa, in cui si prega e si adora.

Ma, in funzione della presenza reale eucaristica di Gesù, sia durante il sacrificio della Messa sia dopo il sacrificio nel tabernacolo, Dio stesso sceglie per sé un luogo speciale, l’edificio sacro, unicamente dedicato al mistico dialogo con lui. La Liturgia di oggi esorta quindi a riflettere sull’importanza della chiesa nella comunità cristiana: essa è centro di fede e di comunione; è luogo in cui i cristiani si conoscono e si ritrovano fratelli in cammino verso la patria eterna; è casa comune, che deve essere amata, rispettata, onorata, perché qui Dio parla alle anime, perdona i peccati, accetta il sacrificio eucaristico, tutti unisce in un fervido anelito di carità e di solidarietà. Qui, adorando Gesù presente, ognuno può fare sua l’ardente preghiera del re Salomone: “Tu mantieni l’alleanza e la misericordia con i tuoi servi, che camminano davanti a te con tutto il cuore . . . Ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza a te!” (1 Re 8, 23-28). Amate dunque la vostra chiesa parrocchiale, frequentatela ogni domenica e festa per la santa Messa, e nel vortice della quotidiana esistenza sia per voi anche oasi di pace e di serenità, dove nell’intimo colloquio con Dio lo spirito si illumina e si ritempra per la quotidiana fatica.

3. In questa mia visita alla vostra parrocchia, insieme con il card. vicario, rivolgo un cordiale saluto al parroco, padre Gabriele Macali, e ai confratelli Francescani Conventuali, suoi collaboratori; alle autorità dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali qui presenti; alle suore appartenenti alle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, che si prestano per la pastorale giovanile, per la catechesi e per la scuola materna ed elementare. Saluto poi i vari gruppi laicali impegnati: i Terziari Francescani, la Caritas, la Gioventù Francescana, l’Azione Cattolica, l’Apostolato della preghiera, la Confraternita del Sacro Cuore, le scuole di canto, il Gruppo volontariato handicappati e il Gruppo di animazione liturgica. Il mio pensiero e affetto si estendono quindi in modo speciale a voi fedeli qui presenti, e a tutta la popolazione, che raggiunge ormai quindicimila abitanti ed è sempre in maggiore espansione. Desidero anche ricordare gli ospiti di Rebibbia, che ebbi l’occasione di visitare e che raccomando al vostro buon cuore e alla vostra preghiera.

La vostra parrocchia compie quest’anno il cinquantennio di fondazione e voi state solennizzando questa importante data con varie attività spirituali e culturali. Mi compiaccio per le iniziative promosse per questa ricorrenza! In effetti, che lungo cammino è stato compiuto in questi cinquant’anni, da quando per volontà di Pio XI e del card. vicario Francesco Marchetti Selvaggiani fu eretta la nuova parrocchia in una zona completamente distaccata da Roma, in piena campagna e fu affidata al clero secolare! In seguito, mentre sempre più si espandeva, dal 1957 al 1961, fu retta dai sacerdoti salesiani e infine ne assunsero la cura i Francescani Conventuali, che si dedicano da allora con viva sollecitudine pastorale al bene di tutti voi.

Certamente notevoli sono i problemi della parrocchia, sia per la difficoltà di inserimento delle nuove famiglie che arrivano nella zona, sia per la mancanza di luoghi adatti per l’aggregazione e la reciproca conoscenza, sia ancora per la vastità del settore e il numero della popolazione.

4. Da parte mia vorrei esortarvi a una sempre grande fiducia, ispirata alla devozione al Cuore di Gesù e all’imitazione di san Francesco, di cui siete particolarmente devoti.

Ripeto anche a voi ciò che dissi a Paray-le-Monial il mese scorso, durante la celebrazione eucaristica presso la basilica del Sacro Cuore: “Dappertutto, nella società, nei nostri villaggi, nei nostri quartieri, nelle nostre fabbriche e nei nostri uffici, nei nostri incontri tra popoli e razze, il «cuore di pietra», il cuore disseccato, deve trasformarsi in «cuore di carne», aperto ai fratelli, aperto a Dio. Lo esige la pace. Lo esige la sopravvivenza dell’umanità. Questo oltrepassa le nostre forze. È un dono di Dio. Un dono del suo amore. Noi abbiamo la certezza del suo Amore”. Gesù apparendo a santa Margherita Maria Alacoque, volle manifestare il suo infinito amore per l’umanità e il suo desiderio di farsi amare. Dovete dunque impegnarvi ad amare totalmente e costantemente Gesù Cristo: a ciò vi attira la devozione al Sacro Cuore e vi illumina una seria cultura religiosa; vi consiglio pertanto la consacrazione delle vostre famiglie al Cuore di Gesù, la pratica dei primi Venerdì del mese. Auspico vivamente che la vostra parrocchia sia un centro di fervorosa spiritualità. Lavorate con impegno e con fiducia affinché il Sacro Cuore di Gesù regni in ogni famiglia della vostra parrocchia!

Carissimi fedeli nel salutare questa vostra parrocchia, che ben può dirsi figlia di quella madre che è la cattedrale lateranense, invio il mio saluto anche a quella illustre basilica. Sia glorificata la santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, nella prima chiesa dell’antica Roma! Sia glorificata in tutte le chiese e comunità che nella basilica Lateranense vedono la loro “Madre” e la loro “Guida“!

Con gioia e gratitudine, ripeto le parole della liturgia: “Venite, applaudiamo al Signore . . . Accostiamoci a lui per rendergli grazie! A lui acclamiamo con canti di gioia!” (Sal 94, 1-2).

 

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