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VISITA PASTORALE A CIVITAVECCHIA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Festa di San Giuseppe
Chiesa della Santissima Concezione - Giovedì, 19 marzo 1987

 

1. “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa” (Mt 1, 20).

Queste sono parole-chiave nella vita di san Giuseppe, della stirpe di Davide. Con esse l’eterno Padre affida ad un uomo - al carpentiere di Nazaret - un grande mistero di Dio.

Tale mistero è stato affidato prima alla Vergine anch’essa della città di Nazaret, che, nel momento dell’annunciazione di questo stesso mistero, era già, dinanzi agli uomini, promessa sposa di Giuseppe. Era quindi, secondo la legge d’Israele, la sua sposa. Tuttavia non dimorava ancora nella sua casa. Non conosceva uomo, com’ella stessa dichiara all’angelo (cf. Lc 1, 34). A lei, dunque, è stato affidato, in primo luogo, il mistero dell’incarnazione. Il mistero del Figlio, “della stessa sostanza del Padre”: del Figlio di Dio, il quale, per la potenza dello Spirito Santo, si è fatto uomo, per compiere l’eterna volontà di Dio. Proprio la Vergine di Nazaret è stata eletta per essere la sua madre.

2. Quindi il mistero divino dell’incarnazione è stato affidato, prima di ogni altra persona, a Maria. In lei, il Verbo si fece carne (cf. Gv 1, 14), quando, durante l’annunciazione, sottomise la sua volontà ai disegni imperscrutabili di Dio. E lei, per prima, meritò di essere chiamata beata: “Beata colei che ha creduto” (Lc 1, 45); meritò di essere chiamata, d’ora in poi, beata da tutte le generazioni (cf. Lc 1, 48).

Giuseppe diviene partecipe dello stesso mistero di Dio, insieme con Maria, dopo di lei, come ne rende testimonianza il Vangelo dell’odierna solennità: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 20-21). Il nome di Gesù, infatti, significa “Dio salva”, e quindi: “Salvatore”.

A Giuseppe, quindi, al carpentiere di Nazaret è stato affidato, come a Maria, lo stesso mistero di Dio. Un grande mistero, il mistero eternamente nascosto in Dio, mistero che “divenne carne” nella storia dell’umanità ed è stato rivelato agli occhi dei cuori umani: agli occhi della fede.

3. Di Giuseppe si potrebbe ripetere ciò che disse di Maria la sua parente Elisabetta: “Beato colui che ha creduto”.

Invero, la liturgia dell’odierna festa paragona la fede di Giuseppe a quella di Abramo, di cui l’Apostolo parla come del padre della nostra fede (cf. Rm 4, 16-18). “Ti ho costituito padre di molti popoli”, leggiamo nella Lettera ai Romani (Rm 4, 17). Veramente, alla fede di Abramo si richiamano non soltanto i seguaci dell’antica alleanza, gli Israeliti, non soltanto i cristiani, ma anche i musulmani.

Giuseppe, umile carpentiere di Nazaret, è erede di questa fede. E nello stesso tempo, il Dio già noto a Israele per la fede di Abramo, svela a lui, come prima aveva fatto a Maria, il mistero che non è stato rivelato ad Abramo. Il mistero al quale l’Antico Testamento preparava a poco a poco tutte le generazioni.

Giuseppe, figlio di Israele, uomo giusto, diventa fiduciario del mistero divino, che è entrato come realtà nella sua vita, è entrato sotto il tetto della sua casa, per mezzo di Maria.

Giuseppe rimase fedele al mistero affidatogli da Dio.

4. Oggi, 19 marzo, la Chiesa si raccoglie intorno a Giuseppe di Nazaret. La Chiesa ammira la semplicità e la profondità della sua fede. Ammira e venera la sua rettitudine, la sua umiltà, il suo coraggio.

Quanti valori Dio ha affidato a Giuseppe in questa sua vita umile e nascosta di un artigiano di Nazaret! Gli ha affidato il proprio eterno Figlio, che nella casa di Giuseppe accolse tutto ciò che costituisce la verità del Figlio dell’uomo.

Dio ha affidato a Giuseppe Maria, la sua verginità e la sua maternità, la sua maternità verginale.

Gli ha affidato la Santa Famiglia. Dio ha affidato a Giuseppe ciò che è più santo nella storia di tutta la creazione. E quell’uomo semplice, quel carpentiere, non ha disatteso l’affidamento di Dio. Si è dimostrato, fino alla fine, fedele, premuroso, previdente, sollecito, sul modello dello stesso eterno Padre.

E perciò Giuseppe è diventato l’uomo dell’affidamento dell’intera Chiesa. Ciò riguarda l’intera vita della Chiesa e tutto ciò che fa parte della sua missione sulla terra. In modo particolare riguarda due grandi campi della vita umana nei quali la Chiesa compie il suo servizio evangelico:

- il campo della vita familiare, e

- il campo del lavoro umano. Tutti e due strettamente legati e uniti l’uno all’altro.

5. Dato che sul tema del lavoro ho parlato questa mattina nell’incontro con i lavoratori, desidero adesso limitarmi ad alcune considerazioni circa i temi dell’amore coniugale e familiare.

È nota l’importanza di questo argomento, e quanto spesso, purtroppo, la nostra società si allontana dai principi e valori fondamentali che devono guidare, in questo campo, l’agire umano. È necessario che tutti i credenti si impegnino in un’opera sempre rinnovata di convincimento delle coscienze, sia mediante l’esempio che la parola. È necessario mettere sempre di nuovo in rilievo i valori irrinunciabili, senza dei quali la vita cessa di essere degna dell’uomo e la società è in pericolo nelle sue stesse radici.

6. L’odierna festa di san Giuseppe è, in modo particolare, la festa della famiglia cristiana. E, secondo un uso popolare ormai invalso, è anche la “festa del papà”. E si comprende bene: essendo san Giuseppe un meraviglioso modello per i papà di tutto il mondo.

Ma oggi non è solo festa dei papà: è anche festa delle mamme, dei figli, dei nonni, delle nonne, nei loro mutui e doverosi rapporti di affetto, di rispetto e di stima. È la festa dei vincoli e degli affetti familiari, nella loro naturalezza così profonda e spontanea e nel loro altissimo significato etico, civile e religioso. Infatti, la festa della famiglia, è anche, indissolubilmente, la festa della vita umana, che nella famiglia sorge, viene custodita, protetta, allevata, educata, avviata alla maturità ed al suo ingresso responsabile nella Chiesa e nella società.

7. Ecco allora come la famiglia deve essere la prima scuola dell’amore e della solidarietà. La prima scuola di tutte le virtù umane e cristiane. Grande è dunque la responsabilità dei genitori! La famiglia è una comunità d’amore: dove ogni membro si sente capito, accettato e amato e cerca di capire, accettare ed amare gli altri.

La famiglia è una comunità di vita, è aperta alla vita. In essa pertanto non ci si limita ad escludere tutto ciò che offende il sorgere e lo svilupparsi della vita umana in senso fisico, ma anche ad evitare gli atti che la avviliscono nel suo valore morale, come sarebbero le umiliazioni, le mancanze di rispetto, le negligenze soprattutto nei confronti dei membri anziani o malati o meno dotati.

L’amore e la vita che fioriscono nella famiglia non si devono chiudere nell’ambito limitato della famiglia stessa, ma devono diffondersi in scelte concrete di servizio ecclesiale, civico, sociale: la famiglia è aperta al servizio.

8. La famiglia non è soltanto apertura ai valori umani, ma anche a quelli più alti dello spirito. Essa infatti ha un ruolo fondamentale nel primo annuncio della fede e nella iniziativa cristiana dei figli. L’attività che i genitori svolgono nell’educazione religiosa dei figli è una magnifica espressione del sacerdozio comune dei fedeli. In ciò i genitori sono strumenti insostituibili della grazia che Dio vuol comunicare alle anime in vista della salvezza.

La famiglia è una comunità di preghiera: è importante non solo pregare, ma anche pregare insieme. Nella famiglia cristiana non devono mancare gli incontri di preghiera, in modo da nutrirsi insieme non solo di pane, ma anche di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Momento unificante privilegiato, poi, per la famiglia, è vivere insieme la domenica con la partecipazione alla santa Messa e ai sacramenti. Come per ogni comunità cristiana, a cominciare dalla Chiesa universale, è nella santissima Eucaristia che la famiglia trova il centro del suo equilibrio spirituale e la sorgente perenne della sua crescita e della sua vitalità.

Grazie a Dio, soprattutto nell’ambito di certi movimenti laici, non mancano oggi famiglie che vivono così a fondo il loro cristianesimo.

9. “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa”.

Giuseppe, sposo della Vergine Madre di Dio, insegnaci incessantemente tutta la verità divina e tutta la dignità umana contenute nella vocazione di sposi e di genitori!

San Giuseppe, ottienici da Dio, che cooperiamo, con costanza, con la grazia del grande sacramento nel quale uomo e donna si promettono reciprocamente l’amore, la fedeltà e l’onestà coniugale, fino alla morte! San Giuseppe, uomo giusto, insegnaci l’amore responsabile verso coloro che Dio ci affida in modo particolare: l’amore tra i coniugi, l’amore tra i genitori e coloro ai quali i genitori danno la vita!

Insegnaci la responsabilità verso ogni vita, dal primo momento del concepimento, fino all’ultimo istante su questa terra. Insegnaci un gran rispetto per il dono della vita. Insegnaci ad adorare profondamente il Creatore, padre e datore della vita.

San Giuseppe, patrono del lavoro umano, aiutaci in ogni lavoro che è vocazione dell’uomo sulla terra. Insegnaci a risolvere i difficili problemi collegati col lavoro nella vita delle generazioni, a cominciare dai giovani, e nella vita delle società.

San Giuseppe, protettore della Chiesa, oggi, nella tua solennità, preghiamo Dio con queste parole:

“O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza”.

Ora - secondo il programma previsto da questa celebrazione eucaristica - mi accingerò a compiere l’atto di affidamento della diocesi alla Madonna delle Grazie di Allumiere, e ad incoronarne la venerata immagine, come segno di gratitudine alla Madre di Dio, ed in auspicio di più abbondanti benedizioni celesti, ottenute grazie al favore della Vergine santissima.

 

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