VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(8-14 GIUGNO 1987)
MESSA NELLA CAPPELLA DELLA MIRACOLOSA
IMMAGINE DELLA MADONNA DI CZESTOCHOWA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Sabato, 13 giugno 1987
1. “Fate quello che vi dirò” (Gv 2, 5).
Quanto ho desiderato essere qui durante questo mio pellegrinaggio in Patria. Essere a Jasna Gora, inginocchiarmi in questa cappella, celebrare qui il Santissimo Sacrificio. Ecco, dalla Pentecoste è iniziato l’Anno Mariano.
Questa circostanza ha ancor più animato il mio desiderio. L’Anno Mariano viene celebrato nel periodo di preparazione della Chiesa e dell’umanità all’Anno Duemila dalla nascita di Cristo. Se la prima venuta è stata preceduta dall’Avvento anche ora sentiamo il bisogno di un nuovo avvento. Se in quel primo avvento brillò sull’orizzonte della storia della salvezza la Stella mattutina, che precede il sorgere del Sole di Giustizia e di Grazia Maria prima della venuta di Cristo anche ora bisogna che brilli nuovamente . . .
2. La Madre di Gesù a Cana di Galilea indica il figlio e dice ai servi del banchetto nuziale: “fate quello che vi dirà”.
Con Maria di Jasna Gora abbiamo vissuto in terra polacca il Millennio del Battesimo. Dopo è giunto anche il giubileo della sua beata presenza tra noi da seicento anni, significata da questa effigie di Jasna Gora. E attualmente la terra patria viene attraversata dal cammino del Congresso Eucaristico.
Non si è ripetuto in questo modo ancora una volta l’evento di Cana di Galilea? Non è stata la Madre a indicare il figlio quell’amore con cui Egli ci ha amati sino alla fine e che è costantemente presente in modo sacramentale nell’Eucaristia? Non è Lei a guidarci - da qui, da Jasna Gora - lungo questo percorso eucaristico attraverso le città e le campagne polacche? Attraverso i cuori polacchi e le anime immortali?
“Fate quello che vi dirà”.
Ed Egli, il Cristo, ci disse proprio questo il giorno prima della sua passione e morte, prima che fosse rivelato l’ultimo segno: la sua risurrezione - ci disse proprio questo: “Questo è il mio corpo che verrà dato per voi . . . questo è il sangue . . . che verrà versato per voi . . . fate questo . . .” (cf. Lc 22, 19-20, 1 Cor 11, 24-25).
Così disse. E da quel momento l’Eucaristia è divenuta il Santissimo Sacramento della Chiesa. È divenuta il segno infallibile del Redentore del mondo. È divenuta il quotidiano annuncio “del secolo futuro” nel regno di Dio.
3. “Quello che vi dirà”.
Si. Cristo dice. Dice a Cana di Galilea ai servi: “Riempite d’acqua le giare e portatele al maestro di tavola” (cf. Gv 2, 8). Parla servendosi di quel primo segno, che generò la fede dei suoi discepoli.
E parla tramite tutto il Vangelo: buona novella di atti e di parole.
Parla infine con la parola della Croce e con quella della Risurrezione.
Si. Parla con potenza di atti e potenza di parole.
Parla mediante se stesso! Lui stesso è la pienezza della rivelazione del Dio vivo. Lui stesso è “la pienezza dei tempi” (Gal 4, 4) della salvezza umana.
Dio di che cosa parla? A che cosa rende testimonianza?
Vi risponde S. Paolo con le parole della Lettera ai Galati. Cristo rende testimonianza al Padre, a quel Dio, a cui Lui solo poteva rivolgersi esclamando “Abbà” - perché solo Lui è il figlio; eternamente generato e unigenito.
E solamente per opera sua, per opera del mistero pasquale del figlio suo il Padre “manda lo Spirito Santo nei nostri cuori” (cf. Gal 4, 6). E la Discesa dello Spirito che è lo Spirito del figlio, nei cuori degli uomini fa si, che anche noi siamo figli. Abbiamo infatti ricevuto “l’adozione a figli” (Gal 4, 5).
Il figlio di Dio ci ha resi figli di Dio. Questo è il frutto - il frutto maturo - di quell’amore, con cui Egli ci amò: di un amore “sino alla fine” (cf. Gv 13, 1).
4. “. . . non sei più schiavo, ma figlio” esclama l’Apostolo (Gal 4, 7). L’essere figlio vuol dire essere libero.
Al tempo di Mosè il sangue dell’agnello pasquale sugli stipiti delle case degli Israeliti in Egitto fu il segno della liberazione: della chiamata alla libertà. Segno di questa chiamata è ancor più il Sangue di Cristo sulla Croce - e l’Eucaristia sugli altari di tutto il mondo.
Il dono della libertà. Il difficile dono della libertà. Solamente colui che è libero può diventare anche schiavo. Il dono della libertà. Il difficile dono della libertà dell’uomo che fa si che continuamente noi esistiamo tra il bene e il male.
Tra la salvezza e il rifiuto. La libertà tuttavia può degenerare in caducità. E questa come sappiamo anche dalla nostra propria storia può stordire l’uomo con l’apparenza di una “libertà dorata”. Ad ogni passo siamo testimoni di come la libertà diventa l’avvio verso varie “schiavitù” dell’uomo, degli uomini delle società.
La schiavitù della superbia e la schiavitù dell’avarizia, la schiavitù della sensualità, e la schiavitù dell’invidia, la schiavitù della pigrizia . . . e la schiavitù dell’egoismo, dell’odio . . . L’uomo non può essere autenticamente libero, se non per mezzo dell’amore.
L’amore di Dio soprattutto e l’amore degli uomini: i fratelli, le persone prossime, i connazionali . . . Proprio questo ci insegna Cristo il quale ci amò sino alla fine. Di questo parla l’Eucaristia - il più sacro patrimonio dei figli adottivi di Dio.
5. Signora di Jasna Gora! Non cessare di essere con noi! Non cessare di ripeterci quelle parole di Cana di Galilea: “fate quello che vi dirà”.
Non cessare di indicarci tuo figlio. Non cessare di avvicinarci al Sacramento del suo Corpo e Sangue. È da te, che Egli prese questo Corpo e questo Sangue offerti per noi nel Sacrificio del Golgota. Che perduri, di generazione in generazione in terra polacca, quella formazione eucaristica della libertà umana.
Specialmente in questa generazione, nuovamente minacciata dalla perdita della speranza. Continua ad essere la nostra Madre ed Educatrice.
“Maria, Regina della Polonia, sono vicino a te, mi ricordo di te, veglio”.
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