VISITA PASTORALE IN EMILIA
SANTA MESSA PER LE PERSONE CONSACRATE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Duomo di Parma - Martedì, 7 giugno 1988
1. “Voi siete il sale della terra . . . Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 13-14).
Fratelli e sorelle carissimi, queste parole di Cristo sono indirizzate in modo speciale ed eminente a voi, sacerdoti, religiosi e seminaristi.
Il simbolo della “luce” si riferisce alla verità. Uno speciale aspetto della vocazione sacerdotale e religiosa è appunto quello di un esemplare amore per la verità. Se ogni cristiano dev’essere un “consacrato nella verità” (cf. Gv 17, 17), voi dovete esserlo in un modo speciale, perché, per divino mandato, siete guide e luce per il Popolo di Dio, che giustamente attende da voi un aiuto per conoscere meglio il Vangelo e la verità su Cristo, e anche per ogni uomo, perché ognuno ha nel cuore la sete della verità, anche se non conosce Cristo.
2. Anche il simbolo del “sale” è evidente.
Cioè il vostro parlare, la vostra testimonianza devono “dar sapore” alla vita di questo mondo, far comprendere il senso profondo ed ultimo delle realtà create, e immettere in esse la luce di Dio.
La vostra vocazione è quindi in modo speciale quella di saper gustare le realtà divine e di esserne come degli esperti. Ciò porta a dare un “sapore” soprannaturale alla vostra vita, alla vostra parola. E ciò vi permetterà pure di dare un sapore soprannaturale alle realtà di questo mondo. Ciò significa che dovete essere, in modo esemplare, cultori della sapienza, intesa non solo e non tanto come sapere umano, ma anche e soprattutto come dono dello Spirito Santo.
Non dimenticate mai questa vostra responsabilità. Se una vivanda è insipida, la si potrà sempre rendere saporita col sale. Ma se il sale stesso è insipido, ci fa notare Gesù, “con che cosa lo si potrà render salato?” (Mt 5, 13). Se manca la sapienza dello Spirito Santo, nulla la può sostituire. E voi siete chiamati in modo speciale a gustare questa sapienza e a renderla amabile presso gli uomini.
3. Siete chiamati ad arricchire il mondo nonostante la vostra povertà. E come ciò sarà possibile? Imitando il profeta Elia, del quale abbiamo udito nella prima lettura di questa Messa.
In lui notiamo due cose, che egli aveva ben chiare, e che fanno la sua grandezza; la coscienza dei suoi limiti umani e la consapevolezza della potenza divina alla quale egli si era totalmente affidato e della quale come profeta, intendeva essere strumento e portavoce.
Anche voi, cari fratelli e sorelle, nel Popolo di Dio siete chiamati in modo speciale a questa duplice consapevolezza, a questa sapienza e a questo spirito profetico, che parla in nome di Dio e che annuncia la Parola di Dio ad ogni uomo e, con amore preferenziale, ai poveri e agli umili. Anche voi, pur nel deserto che, come per Elia, sembra togliere ogni speranza - mi riferisco all’assenteismo e alla freddezza di molti, alla scarsità di vocazioni - anche voi dovete fidare sulla potenza della Parola di Dio, su cui si fonda la vostra parola, la vostra testimonianza: così preparerete il trionfo del bene.
La beata Vergine Maria, che, accanto alla croce del Figlio, ha profondamente vissuto questa legge della speranza cristiana, ci ottenga lo spirito della profezia, per farci superare vittoriosamente le difficoltà presenti e guardare serenamente al futuro.
Sia lodato Gesù Cristo.
A conclusione della Santa Messa per i sacerdoti, i religiosi, le religiose ed i seminaristi nel Duomo di Parma, il Santo Padre prima di lasciare la città per recarsi a Bologna, pronuncia le seguenti parole.
Con questa santissima Eucaristia celebrata, qui, nella Cattedrale parmense, concludiamo la visita nella vostra regione e voglio esprimere il mio ringraziamento alla Provvidenza divina che mi ha lasciato venire tra voi e che mi ha guidato in queste terre, in queste città, fra il Popolo di Dio e le diverse Chiese della vostra regione. È un grande dono per me questa visita, la possibilità di esservi vicino, di andare insieme, almeno durante questi giorni. È un’esperienza di Chiesa. Ringrazio la Provvidenza divina, ringrazio Cristo Buon Pastore per tutto questo, per questi giorni in cui mi ha permesso di imitare nel senso più diretto, più stretto, la sua missione di Pastore che conosce le sue pecore ed anche cerca di essere conosciuto dalle sue. Ringrazio poi tutti voi carissimi confratelli nell’episcopato nel nome della nostra comunione collegiale e ringrazio tutti i vostri collaboratori, i sacerdoti delle Chiese, specialmente quelli della vostra Chiesa parmense, come anche le suore, i religiosi e le religiose e tutte le persone consacrate; questo nucleo forte della Chiesa deve rimanere forte nonostante tutte le circostanze che tentano di farlo debole, quasi insignificante per lasciare al mondo e al principe di questo mondo di percorrere le sue strade indipendentemente da quello che è il Regno di Dio, che è il Cristo. Sì, v’è una tolleranza per quello che è la Chiesa, specialmente per il suo grande passato, per la sua presenza nella cultura, nelle opere d’arte . . . però non sempre come espressione di vita moderna.
Allora io vi auguro, fratelli e sorelle, di rimanere quel nucleo forte della Chiesa radicato nella sua consapevolezza, nella consapevolezza della sua missione, della sua identità mistica, ma tanto reale con Cristo, unico salvatore del mondo. Il mondo non può essere lasciato da solo, non si salva da solo, non ha la forza della salvezza in se stesso, deve ricevere questa forza da Dio. E questo vuol dire Gesù Cristo e questo vuol dire la Chiesa. Vi auguro, allora, di rimanere qui il nucleo forte della Chiesa, resistente, fiducioso. Cristo quando lasciava gli apostoli non li preparava ad una vita facile, anzi li preparava a tutte le difficoltà, a tutte le contraddizioni. Lui stesso ha confermato con la sua vita e con la sua morte, con la sua croce che è un segno di contraddizione. Appunto ci vuole questo segno di contraddizione, e deve essere eloquente, convincente e deve mostrarsi anche buono, attraente e dolce, perché così è Cristo. Questo segno di contraddizione è mite, umile di cuore.
Finalmente il mondo lasciato a se stesso vede le sue insufficienze e soffre, e quanto soffre, sono le sofferenze del mondo. Questo mondo, così pieno di sé soffre. Non c’è nessuno che possa camminare con questo mondo sofferente. Neanche i costruttori delle ideologie possono camminare con questo mondo sofferente, con questo uomo sofferente. Rimane Cristo, soltanto lui. E questo ci deve guidare, questo, carissimi fratelli e sorelle, ci deve illuminare, ci deve infondere forza, consapevolezza della nostra missione, consapevolezza della nostra missione per gli altri; sì, siamo necessari agli altri, è necessaria la Chiesa, sono necessari i sacerdoti, sono necessarie le vocazioni sacerdotali, religiose, insostituibili.
Abbiamo potuto celebrare questa ultima Eucaristia insieme secondo le intenzioni indicate dal vostro Vescovo: si deve pregare molto per la famiglia, per la sua ripresa, per la sua conversione per la sua fecondità cristiana e spirituale. Si deve pregare per salvare questa famiglia da una parte opulenta, ricca . . ., salvarla dall’autodistruzione; si deve cercare di difendere la nostra civiltà occidentale, cristiana da un’autodistruzione. Perciò bisogna essere forti, nucleo forte, forti con quella forza che ci ha dato Cristo nella sua croce, nella sua croce attraverso la quale è venuto lo Spirito Santo. Se io non me ne vado - sappiamo come se ne è andato attraverso la croce, sul Golgota - lo Spirito Santo non viene. Grazie alla croce, alla croce di Cristo, lo Spirito Santo è venuto, ed è con noi fino alla fine del mondo ed in lui Cristo è con noi. Il mistero della incarnazione, della sua missione messianica viene perpetuato con la forza dello Spirito Santo.
Sono queste le ultime riflessioni, totalmente improvvisate e non avevo pensato di dire qualcosa di più. Sono stato spinto. Perdonatemi.
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