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MESSA PER I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Festa della Presentazione del Signore
Sabato, 2 febbraio 1991

 

“Mosso . . . dallo Spirito Santo, si recò al Tempio” (Lc 2, 27). Così scrive di Simeone l’Evangelista Luca.

1. Oggi leggiamo di nuovo questa pericope, che illumina la Festa della Presentazione del Signore, estesa a tutta la Chiesa. L’anziano Simeone si recò al Tempio di Gerusalemme proprio nel momento in cui Maria e Giuseppe vi portavano il Bambino Gesù, al compiersi dei 40 giorni dalla sua nascita. Ve lo portarono “per offrirlo al Signore” e, nello stesso tempo, per presentare il sacrificio prescritto dalla Legge di Mosè.

Oltre a Simeone, intervenne anche “la profetessa Anna”. Erano stati preparati a questo incontro dallo Spirito Santo: “Lo Spirito Santo che era su di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore” (Lc 2, 26).

2. Ed ecco, Simeone comincia a vedere. Questo riconoscimento del Bambino Gesù non poteva avvenire se non “nello Spirito Santo”. Dal punto di vista umano certamente non avrebbe potuto distinguerlo in mezzo a tanti genitori che portavano al Tempio i loro bambini per la presentazione. Tanto più che i genitori di Gesù erano gente povera. Lo Spirito Santo fa sì che gli occhi di Simeone vedano attraverso tutto questo. Non costituiscono per lui alcun ostacolo le circostanze esteriori. Vede chiaramente con la certezza della verità. E quello che vede, lo esprime con le parole, che sono diventate la preghiera quotidiana della Chiesa:

“Nunc dimittis servum tuum, Domine, / . . . quia viderunt oculi mei salutare tuum, / Lumen ad revelationem gentium / et gloriam plebis tuae Israël” (Lc 2, 29-32).

Queste parole contengono la perfetta sintesi dell’Antica Alleanza e dei Profeti. In quel momento Simeone può essere paragonato a Giovanni sul Giordano. Come quest’ultimo, così anche lui non soltanto profetizza, ma vede con i propri occhi. E chiama per nome Colui che vede.

La verità che proclama l’anziano Simeone proviene direttamente dallo Spirito di Verità. È proprio lo Spirito che dà la testimonianza a Cristo, e Simeone dà la testimonianza insieme con lui, così come un giorno faranno gli Apostoli.

3. In quel momento negli occhi dei due anziani personaggi, Simeone ed Anna, si allarga la santa immagine dell’interno del Tempio di Gerusalemme.

Ecco, è entrato in esso Colui che è il suo Signore: l’Angelo dell’Alleanza molto desiderato dalle generazioni, aspettato dal popolo eletto, incaricato da Jahvè-Dio per l’annunzio della salvezza.

Sotto l’ispirazione dello Spirito Santo si sollevano gli stipiti e si alzano le porte antiche (cf. Sal 24, 7).

Sì! Il Tempio di Gerusalemme nasconde in sé una misteriosa dimensione. Attraverso le sue porte entra “il re della gloria”, divenendo un sommo sacerdote, misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo (cf. Eb 2, 16-17).

In quel momento il Bambino Gesù è un primogenito - uno dei “primogeniti maschi” che, secondo la Legge di Mosè, sarà “sacro al Signore” (Lc 2, 23).

E nello stesso tempo in lui è la luce: luce per illuminare tutta l’umanità, luce dell’eterna salvezza. Questa luce - proprio questa luce - è “gloria . . . d’Israele” (cf. Lc 2, 32).

Si allargano quindi negli occhi dell’anziano Simeone e della profetessa Anna le porte del Tempio di Gerusalemme. Per mezzo di Colui che adesso, come Bambino, viene presentato a Dio, entra nel Tempio il Popolo di Dio, il popolo dell’eterna Alleanza, chiamato tra le numerose nazioni e generazioni.

4. E il Tempio diventa il mondo intero - esso è ovunque giunge la luce - la luce divina del Verbo Eterno, che si è fatto carne per abitare tra noi.

E, allo stesso tempo, il cuore di ogni uomo diventa il tempio che penetra questa luce divina, così come penetrò, in quel giorno, il cuore di Simeone ed Anna.

Costui, però, che è luce, diventerà un giorno “segno di contraddizione” (Lc 2, 34). E sarà, questa, una contraddizione dolorosa. Verrà un giorno in cui essa diventerà una spada, che trafiggerà il cuore della Madre.

Da questo momento trascorreranno più di 30 anni. Non sarà facile il cammino del Messia tra il popolo che lo tradirà. Non sarà facile per la Vergine, da cui è nato, né per le generazioni che si succederanno. “Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire?” (Ml 3, 2). Ma il giorno della sua venuta già dura quasi da duemila anni. Le parole di Simeone si compiono continuamente: la Luce è in mezzo a noi! E se rimane come segno di contraddizione è “perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 35), perché sia rivelata sino alla fine la verità su ogni uomo, conformemente alla misura che egli ha in Gesù Cristo e all’amore con cui ognuno è stato amato fin dall’eternità dal Padre.

5. Questo è il vostro giorno in questa Basilica: il vostro, cari fratelli e sorelle degli Ordini, delle Congregazioni e degli Istituti di Vita Consacrata di Roma. Credo che siete venuti qui sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, come Simeone ed Anna a Gerusalemme. Non soltanto in questo momento, perché tutta la vostra vita e la vostra vocazione sono il frutto dello Spirito che opera in voi.

6. Lo Spirito Santo vi faccia sentire in profonda sintonia con gli avvenimenti della vita della Chiesa, nei quali siete strettamente coinvolti.

Come già sapete, è uscita in questi giorni la Lettera Enciclica Redemptoris missio, che ho scritto per richiamare l’attenzione sulla urgenza dell’azione missionaria. Fatene oggetto di approfondita considerazione, perché dalla vostra formazione missionaria dipenderà l’efficacia ecclesiale della vostra vita religiosa e della pratica dei consigli evangelici.

Sapete, inoltre, che è in corso la preparazione delle due Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi per l’Europa e per l’Africa. I religiosi hanno avuto sempre un posto preminente nel dare un’anima cristiana all’Europa e hanno sostenuto nel secolo scorso i grandi movimenti di evangelizzazione nell’Africa. Spetta oggi anche a queste giovani Chiese particolari assicurare alla Chiesa universale la testimonianza e la fecondità della vita consacrata.

Siate in grado di rispondere secondo lo spirito del Vangelo e in un clima di vera comunione ecclesiale alle sfide che la società moderna pone all’opera di animazione cristiana, che voi portate avanti, e non vi scoraggino le difficoltà che immancabilmente insorgono lungo il vostro cammino.

7. “Nunc dimittis” . . .

Cari fratelli e sorelle! Non c’è altra luce per illuminare il mistero che è ogni uomo. Non c’è altra via di salvezza se non questa, quando l’uomo dà la sua anima . . . dà tutto se stesso.

Rimanete in questo amore!

 

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