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VISITA PASTORALE A MANTOVA

MESSA CON I FEDELI DELLA DIOCESI MANTOVANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza Sordello (Mantova) - Domenica, 23 giugno 1991

 

1. Le letture dell’odierna liturgia presentano davanti agli occhi della nostra anima tre immagini che si completano e si spiegano a vicenda. Tutte e tre si applicano ad un uomo per il quale la conoscenza di Gesù Cristo è il valore supremo: San Luigi Gonzaga! Ecco l’uomo di cui la Chiesa celebra il 400 anniversario della morte e che la vostra Città considera giustamente come “il suo Santo”. Ecco la ragione per cui sono oggi vostro ospite e vi ringrazio per l’invito, che mi ha permesso di saldare un particolare debito di gratitudine verso questo Giovane di Mantova, che sopra ogni cosa ha apprezzato il valore della conoscenza di Gesù Cristo. In un grado tale da essere pronto a considerare come una perdita tutto ciò che non lo avvicinava a Cristo.

2. La prima immagine ci viene dal Vangelo ed è quella di un uomo che cerca: il ricercatore di un tesoro nascosto in un campo, un ricercatore di perle preziose (cf. Mt 13, 44). Il linguaggio della parabola ci invita a considerare il Regno di Dio, che è simile a un tesoro nascosto in un campo, simile anche a una perla preziosa che un uomo ricerca. In entrambi i casi il ricercatore del Regno di Dio è pronto a pagare il prezzo più alto, per il bene che ha trovato: “va, vende tutti i suoi averi e compra . . .” (Mt 13, 44-46) il campo dove era nascosto il tesoro, oppure la perla: la perla di grande valore, che ha cercato.

Queste concise parole del Vangelo - come sappiamo - si riferiscono anche a San Luigi - uomo che fin dalla giovinezza è alla ricerca del Regno di Dio, quale Bene supremo. Lo cerca per mezzo della ragione, lo cerca attraverso la volontà e il cuore, pronto a pagare un prezzo supremo per il Bene Supremo.

Per lui la conoscenza e il possesso di Gesù sono veramente i valori più grandi, da anteporre ad ogni altro bene. Non esiste sacrificio, che Luigi non abbia compiuto “al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in Lui” (Fil 3, 8-9). Perdendo se stesso, ha ritrovato se stesso - perché tale è la legge del Vangelo.

3. La seconda immagine ci viene dall’Antico Testamento: “un albero piantato lungo il fiume, stende verso la corrente le radici” (Ger 17, 8). Si tratta di un albero fruttuoso che cresce e non smette di produrre frutti (Ger 17, 8). Non cessa di produrre frutti nemmeno nel tempo della più torbida siccità; le foglie rimangono sempre verdi (Ger 17, 8).

Dove si trova il segreto della vitalità di quest’albero? Non si trova forse nella sorgente nascosta di acqua viva?

Forse, proprio riferendosi a queste parole dell’Antico Testamento, Gesù diceva: “chi ha sete venga a me e beva” (Gv 7, 37). Cristo, è l’invisibile sorgente, che assicura abbondanza di fiori e di frutti ai cuori degli uomini, e alle loro esistenze.

Questo sperimentano coloro che cercano il Signore! Sperimentano nella vita che cosa significa “lasciar perdere tutte queste cose . . . al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in Lui”. Non si tratta soltanto di conoscere Cristo dal di dentro; si tratta di “essere trovato in Lui”: affinché Egli diventi la vita dell’anima umana.

In tal modo, Dio “che prova il cuore” (cf. 1 Ts 2, 4), che prova l’intimo dell’uomo, ritrova in noi il Suo Figlio amato, e ritrova noi in Lui. Così, le nostre opere diventano come l’albero piantato lungo la sorgente dell’acqua.

4. La terza immagine non è solo un paragone, ma la realtà stessa della fede, della vita della fede.

Attraverso la fede in Cristo ogni credente è chiamato a prendere parte, in modo sempre più pieno, a tutto il mistero salvifico di Cristo: alle sue sofferenze e alla potenza della sua risurrezione (cf. Fil 3, 10). Mistero salvifico, sorgente della giustizia, che solo da Dio può venire! L’uomo non è capace da se stesso di rendere giustizia né di essere giusto davanti al Signore. La giustificazione deve venire da Dio, deve venire da Dio per penetrare nella storia dell’uomo. I Santi danno la testimonianza “matura” di questo mistero della salvezza, perché sono abbracciati dalla potenza della croce e permeati dalla luce della risurrezione. Procedono nella vita in questa potenza e in questa luce, conformando se stessi al Redentore crocifisso e risorto. Dalla vita divina che si manifesta nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, zampilla - come da una sorgente vigorosa - la speranza: “diventandogli conformi nella morte . . . giungeranno alla risurrezione dai morti” (cf. Fil 3, 10-11). La speranza dei Santi “è piena di immortalità” (Sap 3, 4).

5. Giorno di speranza è pertanto quello odierno che ci vede tutti raccolti nel ricordo del giovane Luigi, “pieno di immortalità”. Nel clima di intensa comunione spirituale, che caratterizza la nostra celebrazione eucaristica, saluto il vostro Pastore e tutti i Presuli della Regione lombarda con in testa il Cardinale Arcivescovo di Milano. Saluto il Padre Hans-Peter Kolvenbach, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, la famiglia religiosa alla quale apparteneva il vostro Santo conterraneo.

Indirizzo un grato pensiero al signor Sindaco, alle Autorità amministrative e politiche ed a tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita della celebrazione odierna. Tutti ringrazio di cuore.

Saluto il clero, i religiosi, gli appartenenti alle associazioni dei laici attivamente impegnati nell’evangelizzazione. A ciascuno di voi, validi e coraggiosi testimoni della salvezza donataci da Dio e che per mezzo della fede diventa nostra eredità, rivolgo un invito pressante e fiducioso: Testimoniate la fede, la speranza e la carità, con forza, con decisione, con coerenza! Testimoniate che soltanto in Cristo l’uomo può trovare il vero tesoro, la perla preziosa, la ragione vera e definitiva di tutta la sua esistenza.

Testimoniate quella che era l’esperienza di tutta la vita del vostro conterraneo San Luigi Gonzaga. Annunciate il Vangelo, come coloro che hanno riconosciuto in Gesù la meta del proprio destino e la ragione di ogni loro speranza. Testimoniate questa fedeltà a Cristo ovunque! Trasmettetela ai vostri figli insegnando loro ad apprezzare i veri valori, quelli autentici sui quali si possono costruire la solidarietà e la giustizia e che attingono la loro forza rinnovatrice alle sorgenti della parola di Cristo. Fatevi apostoli del Vangelo fra coloro che ancora non lo conoscono in profondità! Manifestate, con l’esempio, il valore prezioso dell’ordine morale ispirato alla parola e alle norme del Redentore.

6. Quanto grande è il bisogno dell’umanità di incontrare uomini e donne di incrollabile fede! Siete voi queste persone dalla fede indomita, dalla speranza piena di gioia, dalla carità senza sosta! Voi, giovani, potete trovare in san Luigi, vostro coetaneo, un incoraggiante modello di santità. Potete ispirarvi a lui, voi, ministri dell’altare, voi anime consacrate, scelte dalla Provvidenza divina per una missione di più profonda responsabilità nel vasto campo dell’apostolato. Potete attingere serenità e pazienza dal suo esempio voi, sofferenti, che fecondate con il dono del dolore offerto al Signore il cammino dell’Evangelizzazione. Invocate l’aiuto di san Luigi, voi, famiglie cristiane, “santuari della vita”, luoghi in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 39). Il futuro della Comunità mantovana, della Chiesa, del mondo, passa, attraverso il recupero del ruolo guida nella società da parte della famiglia. È nella famiglia che può maturare il seme della fede come nel suo terreno naturale. Luigi Gonzaga imparò le “regole” della sua corsa verso la “meta” e della sua ricerca del tesoro prezioso proprio da sua madre. È questa madre che noi vogliamo anche venerare oggi, ricordando il centenario della sua morte e della sua santificazione. Voi famiglie avete il dovere di accogliere ed arricchire il patrimonio morale della vostra secolare tradizione cristiana. Riconquistatelo per voi stessi e per gli altri.

Liberate il progresso economico dai rischi dell’egoismo che lo mortificano. Condividete, piuttosto, con la generosità che sempre vi ha contraddistinti, i vostri beni con quanti ne hanno bisogno e domandano aiuto.

7. Carissimi fratelli e sorelle, oltre le immagini cui sopra ho fatto riferimento, ce n’è ancora un’altra che - si potrebbe definire - specificamente paolina. Eccola: il Santo - e la santità è la vocazione di ogni cristiano - è simile a colui che gareggia e che corre negli stadi (cf. 1 Cor 9, 24). È l’immagine dell’uomo in movimento, “movimento” interiore dello spirito umano che la conoscenza di Gesù Cristo rende più agile e spedito verso la “meta” della perfezione.

“Fratelli - scrive l’Apostolo - io non ritengo ancora di essere giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro (così! corro) verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere nel cielo, in Cristo Gesù . . . Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo” (Fil 3, 13-14.12).

Dobbiamo domandarci: e io? io chi sono? io . . . sono stato conquistato da Gesù Cristo?

Guardate a Maria, che qui invocate come Madre e Regina delle Grazie.

Guardate ai Santi, in particolare oggi a Luigi Gonzaga, vostro celeste Patrono.

Uomo . . . cristiano . . . santo, tutto conquistato da Gesù Cristo.

Tutto e per sempre!

Amen!

 



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