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CELEBRAZIONE PER L’INIZIO DELL’ANNO ACCADEMICO
DELLE UNIVERSITÀ ECCLESIASTICHE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Venerdì, 23 ottobre 1992

 

1. “Molte cose ho ancora da dirvi” (Gv 16, 12). Questo dice Gesù ai suoi discepoli, riuniti nel Cenacolo. Lo ripete anche a noi, radunati questa sera nella Basilica di San Pietro in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico. Lo dice a noi. La sua Parola deve essere proclamata dalle cattedre universitarie; deve essere ascoltata e meditata nei gruppi di studio; deve diventare la luce dell’intelletto e la forza dei cuori. La sua Parola! Essa fluisce in numerose correnti di scienza, di scienza umana, che si incontrano presso la sorgente della Sapienza divina, dell’Eterno Logos. “Molte cose ho ancora da dirvi”.

2. Cantiamo al ritmo del Salmo: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra” (Sal 8, 2). Ti rendiamo grazie, nostro Dio, per il tuo Santo Nome, a cui tu stesso hai preparato una dimora nei nostri cuori! (cf. Didachè, 10, 2). Attraverso tutto ciò che di vero dice a noi il mondo, il Nome di Dio trova in noi la sua dimora. Scorrendo nel profondo alveo della Parola di Dio, tutte le correnti della conoscenza umana si incontrano in questo Nome. Tutte aprono il cammino verso la vera conoscenza in cui la Parola del Dio Vivo diventa “teo-logos” della Chiesa. O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome in tutto l’universo!

3. Abbiamo ascoltato il testo della prima lettera di San Giovanni Apostolo. San Giovanni scrive ai padri e ai figlioli, rivolgendosi nella sua lettera alternativamente agli uni e agli altri. Che cosa scrive ai padri, cioè agli insegnanti, ai professori, agli educatori? Avete conosciuto Colui che è fin dal principio (cf. 1 Gv 2, 13). Avete conosciuto; dunque avete il dovere di trasmettere il frutto della vostra conoscenza. Che cosa scrive ai giovani? Vi sono stati rimessi i peccati in virtù del suo nome; avete vinto il maligno; siete forti e la Parola di Dio dimora in voi (cf. 1 Gv 2, 12-14). Cari giovani, studenti e studentesse provenienti da molte Nazioni e appartenenti a diverse Diocesi, Ordini e Congregazioni religiose, queste parole sono indirizzate a voi. Proprio a voi questa sera l’Apostolo dice: siete forti, avete vinto il maligno, la Parola di Dio dimora in voi. La Parola di Dio . . . Benché siano molti coloro che annunciano la Parola di Dio, esiste tuttavia un Maestro nascosto (“Deus absconditus”): lo Spirito di verità, che guiderà alla verità tutta intera (cf. Gv 16, 13). Egli stesso è il Maestro dei maestri e degli studenti. “Veni, Sancte Spiritus”!

4. Perché l’apostolo Giovanni scrive ai giovani: “Non amate né il mondo, né le cose del mondo!” (1 Gv 2, 15), se lo stesso Giovanni riporta nel Vangelo le parole di Cristo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16)? Qui, nella lettera, egli scrive: “Non amate il mondo!” (cf. 1 Gv 2, 15) - là, durante la conversazione di Gesù con Nicodemo, osserva, invece, che il mondo è amato con l’Amore più perfetto. Si tratta, in realtà, dell’Amore salvifico: infatti il Figlio è venuto nel mondo perché il mondo si salvi per mezzo di lui (cf. Gv 3, 17). Che significa, quindi, l’espressione “non amate”? Significa: amate, partecipando a quell’Amore che viene da Dio, partecipando all’Amore salvifico del Redentore! Possa questo amore riunire tutte le energie presenti in voi: nella mente, nel cuore e nella volontà. La triplice concupiscenza, in cui si trova l’eredità del peccato, non vi spinga mai a disperdere queste spirituali energie. Dentro ciascuno si combatte la lotta tra l’eredità del peccato e l’eredità dell’amore riversato dallo Spirito Santo nei nostri cuori: lo Spirito che ci è stato dato (cf. Rm 5, 5) e che dura nei secoli. “Studere”. Esorto gli studenti e gli insegnanti a non cessare mai di “studere”. Questo verbo esprime lo sforzo dello spirito umano, sforzo che è necessario indirizzare verso i valori che non tramontano.

5. “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” (Gv 16, 12). Così dice Cristo agli Apostoli alla vigilia della sua passione. Sappiamo che essi il giorno dopo, nel momento della prova, “non furono capaci di portare il peso” di questa Parola diventata la parola della Croce.

Ma in questa Parola si trova la pienezza della verità e dell’amore. Tutto in essa è definitivamente compiuto. Ogni umana realtà è superata per sempre: “Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui . . . abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Ogni umana realtà è superata per sempre.

Nell’Eucaristia, sacramento della vita eterna, si rinnova e si realizza la Parola della Croce, cioè il sacrificio pasquale di Cristo e la nostra partecipazione al suo mistero.

Ti rendiamo grazie, nostro Dio, per il tuo Santo Nome, a cui tu stesso hai preparato una dimora nei nostri cuori. Amen!

 

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