VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN PIO X ALLA BALDUINA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 31 gennaio 1993
Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di San Pio X!
1. “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3). Sono queste le parole con le quali il nostro Signore e Maestro Gesù dà inizio al discorso detto “della montagna” o “delle beatitudini”, che delinea alcuni princìpi fondamentali del messaggio evangelico. Domenica scorsa la parola dominante del Vangelo era: “Convertitevi”. È questo un verbo molto impegnativo; nel linguaggio del Nuovo Testamento significa: cambiare mentalità, assumere nello spirito un atteggiamento opposto a quello suggerito dalla mondanità, che subordina l’intelligenza e le scelte della volontà alle pulsioni sregolate della natura ferita dalla colpa originale. Ma, in positivo, quale deve essere l’atteggiamento del convertito? La risposta a tale domanda è contenuta nelle nove affermazioni proposte a noi dall’odierno brano evangelico: “Beati!”. Beati, ovvero felici, coloro che ispirano la vita ai valori evangelici, esattamente antitetici a quanto predica il mondo. Secondo lo spirito mondano, se la vita ha un senso, esso si ritrova nella conquista della ricchezza, nel godimento dei piaceri terreni, nel conseguimento del potere e del dominio sopra gli altri, anche a prezzo di violenze e di sopraffazioni. Si considerano, al contrario, perdenti i poveri, gli afflitti, i malati e gli handicappati, gli emarginati, coloro che non si fanno giustizia da sé, che coltivano il pudore e la purezza di cuore, che pagano un prezzo per mettere pace tra i fratelli, o che soffrono persecuzioni per essere fedeli al loro ideale di fede, di verità e di giustizia.
2. “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 12). Gesù dice che proprio i “perdenti” secondo la logica di questo mondo sono da considerare beati: perché troveranno serena coscienza e gioia interiore in questa vita, e poi una grande ricompensa nei cieli. Carissimi fratelli e sorelle, a che giova, in effetti, accumulare beni materiali senza rispetto della coscienza né senso di responsabilità verso gli altri, quando l’esperienza quotidiana ci dimostra che ciò comporta affanno e inquietudine gravi e, spesso, anche una resa dei conti di fronte alla comunità civile? A che serve abbandonarsi senza regola ai piaceri, che ottundono la mente e il cuore e quasi sempre feriscono l’amore e la fraternità? Quale bene comporta il prestigio umano, inteso come vanità e affermazione di sé, o peggio ancora come facoltà di opprimere gli altri per conseguire interessi di parte, quando la coscienza universale riconosce la pochezza dell’uomo e giudica valido il potere soltanto se è servizio equanime e generoso alla comunità? agli altri? “Beati voi”! Con il discorso della montagna, Gesù propone ai suoi seguaci una scelta ben diversa: chiede onestà e moralità in tutti i comportamenti. Non solo l’onestà e la moralità del buon senso, del senso comune, bensì quella superiore moralità derivante dalla divina rivelazione, per la quale sappiamo che al primo posto nelle nostre sollecitudini deve stare l’amore verso Dio, che ci ha creati e redenti e, inseparabile da esso, la sollecitudine verso i fratelli, figli tutti dello stesso Padre e destinati alla felicità eterna con Lui. Solo così la persona umana cresce veramente, secondo la misura della chiamata di Dio.
3 “Considerate la vostra chiamata, fratelli... Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1 Cor 1, 26-27). L’invito dell’Apostolo, contenuto nella seconda Lettura proclamata poc’anzi, giunge quanto mai opportuno al nostro spirito, stimolato dalla parola sacra a non porre la sua sicurezza nella potenza di questo mondo. “Chi si vanta si vanti nel Signore” (1 Cor 1, 30), aggiunge san Paolo ricordandoci come sia essenziale per il credente seguire con fiducia il Signore per sperimentare la forza del suo Spirito. Dal fedele ascolto del divino Maestro sgorga l’impegno profetico e coraggioso del cristiano, in questo nostro tempo percorso da affanni ed incertezze, che non sempre derivano da eventi ineluttabili, ma talvolta dai comportamenti di quanti dovrebbero provvedere al benessere e alla pace nella convivenza sociale. Voi sapete come l’inquietudine serpeggi in molte coscienze, frustrate da complessi, da sensi di colpa, da insoddisfazioni profonde. Inserito in tale contesto, il discepolo di Cristo sa di dover testimoniare concretamente, con umiltà e coerenza, che nel programma delle beatitudini evangeliche è contenuta l’indicazione della via della pace interiore e della solidarietà sociale. Gesù rimuove dal centro dell’interesse umano la presunzione, l’orgoglio personale, la vanità, l’egocentrismo come momenti fondamentali dell’esistenza, e sostituisce ad essi la semplicità, lo spirito di povertà, l’altruismo, la mitezza e la misericordia nei rapporti con gli altri, privilegiando chi soffre e chi cerca la giustizia e la pace.
4. “Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra” (Sof 2, 3). È l’esortazione del profeta Sofonia, il quale nella prima Lettura ci ha ricordato che Iddio si fa trovare non dai superbi, troppo sicuri di se stessi, ma dai poveri e dagli umili, i quali “cercano la giustizia e l’umiltà”, così da trovarsi “al riparo nel giorno dell’ira del Signore”. Questa parola si rivolge oggi a tutti i cristiani e a voi, carissimi parrocchiani di San Pio X, che costituite una porzione viva della nostra Diocesi. Vi saluto tutti con affetto, unitamente al Cardinale Vicario Camillo Ruini e al Vescovo di Settore, Monsignor Cesare Nosiglia, che ringrazio cordialmente per la loro presenza. La vostra grande chiesa, imponente, dedicata al mio predecessore San Pio X, un Papa di grandi virtù personali e di straordinario zelo pastorale, raduna attorno a sé quasi cinquemila famiglie, più di quindicimila persone, molte delle quali sono attive nella pratica religiosa, diligenti nella frequenza alla Santa Messa festiva e ai sacramenti, e coinvolte nell’apostolato di quartiere. Mi è grato conoscere l’impegno che ponete nella catechesi, nel servizio liturgico, in quello della carità verso i più bisognosi e i più deboli e nelle molteplici attività parrocchiali, sotto la guida zelante del vostro parroco, Monsignor Antonino Ubaldi, che saluto di cuore insieme al vice parroco e agli altri sacerdoti collaboratori. So pure che un buon numero di fedeli è coinvolto con responsabilità personale nella pastorale della parrocchia, nell’apostolato. Voi vi preoccupate giustamente anche di coloro che, a motivo di una minore vicinanza con la comunità parrocchiale, corrono il rischio di restare privi del nutrimento spirituale derivante dall’ascolto della Parola di Dio e dalla pratica dei Sacramenti.
5. Per tutto questo voglio lodare il Signore, – La lode è la finalità principale di una visita pastorale – Lodare il Signore per tutto quanto il bene che si realizza nelle comunità parrocchiali. Voglio lodare il Signore, pregandolo di concedervi la perseveranza nel bene, mentre a ciascuno di voi dirigo il mio grato pensiero: alle famiglie, ai bambini, ai giovani, alle coppie di fidanzati e di coniugi, agli anziani, ai malati e sofferenti, agli immigrati e a quanti fanno parte della vostra famiglia parrocchiale, incamminata nell’itinerario sinodale diocesano. Il Sinodo Pastorale è, infatti, un camminare insieme verso una più qualificata vita cristiana dell’intera comunità diocesana. I lavori di questa Assemblea, che cerca di cogliere le attese religiose della Città, e di elaborare risposte pastorali, in vista dell’inizio del Terzo Millennio dell’era cristiana, stanno per giungere a compimento e, con l’aiuto di Dio, il prossimo 29 maggio, vigilia di Pentecoste, potrò consegnare alla Diocesi le conclusioni pastorali. Vi ringrazio, carissimi fratelli e sorelle, per il contributo che anche voi date al Sinodo con le vostre preghiere e con il lavoro della parrocchia e dei vostri delegati parrocchiali. La linea guida del Sinodo, come voi sapete, è l’impegno per una nuova evangelizzazione della Città, che tutti insieme dobbiamo realizzare mediante l’annuncio evangelico e la testimonianza della fede cristiana. “Sarete miei testimoni” è la parola chiave di Cristo.
6. “Il Signore è fedele per sempre” (Salmo resp.). Sostenga il vostro cammino apostolico e missionario, carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Pio X, la certezza che Dio è sempre presente all’interno del suo popolo. Egli è operante con il suo amore che tutto rinnova: agisce con potenza come fece in Maria, umile serva dell’altissimo, in san Pio X, vostro celeste patrono, in tante persone buone, religiose e laiche, che voi stessi avete conosciuto. E noi, a somiglianza dei “piccoli del Vangelo”, seguiamolo con fiducia. Confidiamo nel suo nome. “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Amen!
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