III «GIORNATA MONDIALE DEL MALATO»
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Basilica di San Pietro - Sabato, 11 febbraio 1995
1. “Lumen ad revelationem...”.
Oggi nuovamente la Basilica di San Pietro si riempie di luce: come pochi giorni fa, nella festa della Presentazione del Signore al Tempio, così oggi, memoria liturgica della Madonna di Lourdes. A portare la luce nella Basilica Vaticana questa volta siete voi, cari pellegrini, che avete scelto la Grotta di Massabielle, come meta di frequenti itinerari dello spirito. Oggi siete venuti nella Basilica di San Pietro per dar vita, in questa singolare assemblea ad un rinnovato pellegrinaggio spirituale.
Vi saluto tutti! Saluto voi, cari ammalati, protagonisti di questa Giornata, come pure voi, cari volontari, che in spirito di solidarietà cristiana portate aiuto ai fratelli e alle sorelle bisognosi di cure. Saluto il Cardinale Vicario di Roma che ha celebrato la S. Messa, i Vescovi presenti, i Presbiteri e i laici animatori dei pellegrinaggi di malati a Lourdes, soprattutto dell’UNITALSI e dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Vi sono grato per queste iniziative e perché, mediante l’odierna celebrazione, permettete al Papa di prendere parte al vostro “peregrinare mariano”.
Oggi, ci uniamo spiritualmente a quanti si trovano nel Santuario Mariano di Yamoussoukro in Costa d’Avorio, nel continente africano, dove si svolge quest’anno la celebrazione della III Giornata Mondiale del Malato. A presiederla ho delegato il Cardinale Fiorenzo Angelini, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari. Di questo Dicastero ricorre proprio oggi il decennale di istituzione. Colgo pertanto l’occasione per ringraziare il Cardinale Angelini e i collaboratori per il prezioso servizio che hanno svolto in questi anni, contribuendo a rendere manifesta ed attiva la sollecitudine della Chiesa verso gli infermi. I malati, i volontari e gli operatori sanitari qui presenti si sentono in modo particolare in comunione con fratelli e sorelle dell’Africa e del mondo intero e tutti insieme offrono sofferenze ed impegno implorando il dono della pace, come suggerisce il tema del Messaggio da me inviato per l’odierna Giornata.
2. Carissimi! Tra poco alzerete in alto i ceri accesi, che diffonderanno luce nei vasti spazi della Basilica. Questi ceri richiamano il Cero pasquale, portato durante la Veglia Pasquale processualmente dal celebrante al canto dell’antifona: “Lumen Christi”. È la luce di Cristo che, rinchiusa nel sepolcro dopo la crocifissione, diventa promessa di risurrezione nella liturgia del Sabato Santo. Proprio questo annuncia il canto del diacono: “Lumen Christi”. La luce della vita si accende fra le tenebre della morte. E la notizia della vittoria della vita sulla morte si diffonde dappertutto, incominciando da Gerusalemme, sino agli estremi confini della terra.
Oggi, voi portate questa luce da Lourdes. Ve l’ha consegnata la Madre di Cristo nel suo santuario, dove vi recate, fiduciosi, in pellegrinaggio. Andate pellegrini con la vostra sofferenza. Nel corso dell’esistenza terrena, la sofferenza apre all’uomo la prospettiva della morte e, anche se non è la morte stessa, tuttavia ne porta in sé i segni. Con la vostra sofferenza, cari ammalati, voi andate in pellegrinaggio a Lourdes chiedendo luce alla Madre di Cristo. Luce che ricevete dalle sue mani: luce che significa vittoria sulla sofferenza. L’uomo è chiamato a sconfiggere la sofferenza, a combattere contro la morte. A questo mira ogni cura medica ed infermieristica con la sua multiforme sollecitudine per i malati. Tutto ciò in qualche modo fa parte del pellegrinare a Lourdes.
L’esperienza di Lourdes annovera non pochi casi di malati guariti per intercessione della Madre di Dio. Inoltre i pellegrini sono testimoni del grande aiuto spirituale che i malati ottengono là per il superamento della sofferenza. Voi che andate in pellegrinaggio a Lourdes, ne ritornate confortati dalla forza spirituale, che permette non soltanto di sopportare il dolore ma – addirittura – di scoprire quel valore salvifico che la sofferenza nasconde in sé. È questa la luce di Cristo, che la Madonna di Lourdes consegna nelle vostre mani e riversa nei vostri cuori. Con tale luce voi tornate alle vostre case, negli ospedali e negli altri luoghi in cui soggiornate e vi curate. Oggi portate questa luce nella Basilica di San Pietro, per testimoniare la vittoria dell’amore di Cristo. La Chiesa che è in Roma vi ringrazia per la luce che recate da Lourdes: ringrazia voi, infermi, come ringrazia voi, fratelli e sorelle, che con generosità offrite a chi è nella prova il servizio del buon samaritano. La vostra comune testimonianza di malati e di volontari costituisce un dono per la Chiesa. È vero apostolato e diffonde il Vangelo della salvezza.
3. “Lumen ad revelationem...”.
Come non ricordare in questa circostanza santa Bernardetta. Fu lei, ragazza di poco più di dieci anni, figlia della povera famiglia Soubirous, a diventare la confidente della Madonna di Lourdes. Fu a lei, per prima, che Maria affidò la luce di Cristo, che doveva successivamente diffondersi così largamente in Francia e nel mondo intero. La esortò per prima alla preghiera del santo Rosario. A lei affidò i suoi pensieri e i suoi progetti legati al futuro di Lourdes, come vasto luogo di preghiera nel quale sarebbero giunti i pellegrini di tutto il mondo, per avvicinarsi alla luce che è Cristo. Pensiamo agli infermi e alle guarigioni, ricordiamo però anche le innumerevoli conversioni che nei quasi centocinquant’anni di esistenza del Santuario vi si sono verificate per intercessione della Madre di Dio.
4. Mentre ricordo Bernardetta, mirabile confidente del mistero mariano e della missione di Cristo, il mio pensiero va ai suoi coetanei e coetanee di oggi. Penso per esempio a tutti i giovani che ho incontrato recentemente nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù nelle Filippine, a Manila. Anch’essi, durante la grande veglia, tenevano nelle mani i ceri accesi simboli della luce di Cristo. Quella luce l’avevano ricevuta dalle loro comunità, dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle Chiese diocesane: nelle Filippine e nei vari paesi dell’Asia e degli altri Continenti.
Oggi, carissimi, mentre mi incontro con voi, vorrei congiungere nel pensiero e nel cuore questi due pellegrinaggi: quello dei giovani, tra i quali non mancavano gli infermi e gli handicappati, e il vostro peregrinare a Lourdes. Può sembrare che ci siano soprattutto differenze tra voi, perché è notevole ciò che distingue un uomo anziano da un giovane, un uomo sano e un infermo. Ma nonostante tutte queste differenze, è più forte ciò che unisce. Vi unisce la luce di Cristo, che è una comune chiamata: la stessa chiamata che voi portate da Lourdes, i giovani partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù l’hanno portata dall’incontro di Manila. Illuminati dalla luce ricevuta in quel momento, essi vedono meglio la loro vita, la loro vocazione e tutti i compiti che li attendono. A questa luce comprendono meglio anche la sofferenza, poiché Cristo, Luce del mondo, ha redento l’uomo proprio mediante la sofferenza e la croce.
Così dunque si incontrano le varie vie dei pellegrinaggi che partono da punti diversi, da molteplici luoghi dell’esistenza umana, per riconoscere in un’unica luce che Cristo è la via, la verità e la vita (cf. Gv 14, 6), e per seguirLo.
5. Cari fratelli e sorelle – malati e sofferenti, pellegrini tutti di Lourdes! Non cessate di pregare per la Chiesa! Non cessate di raccomandare a Cristo, attraverso sua Madre, in modo particolare la giovane generazione, cioè quei cristiani a cui sono affidati gli inizi del terzo millennio. Possano essi sentire il vostro amore! La vostra preghiera e il vostro sacrificio ottengano loro di maturare spiritualmente. Possano entrare in comunione con voi, per ricevere dalle vostre mani la fiaccola della fede e diffondere ovunque la luce di Cristo.
“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
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