LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE SILVANO PIOVANELLI
ARCIVESCOVO DI FIRENZE
Al Venerato Fratello
il Signor Cardinale Silvano Piovanelli
Arcivescovo di Firenze
Tra le importanti manifestazione che si svolgono a Firenze nell’anno in cui la città riveste meritamente la dignità di capitale europea della cultura, si annovera il Simposio internazionale, che quest’oggi viene inaugurato, sul tema “La sicurezza globale nella prospettiva del duemila”.
Il fatto che un Simposio a carattere mondiale sul tema della sicurezza nell’ambito dell’Anno Internazionale per la Pace proclamato dall’ONU e sotto i suoi auspici, venga celebrato in riferimento con la vocazione culturale di Firenze, mi appare molto significativo.
Il problema della pace e della guerra, ed il problema della sicurezza globale, così intrinsecamente collegati, implicano infatti, accanto agli aspetti strategici, politico-militari, politico-economici, e ad altri ancora, di cui si occuperà particolarmente il Simposio, anche un’essenziale dimensione culturale, che non può essere trascurata.
C’è una cultura di guerra, come c’è una cultura di pace. Quando tali problemi vengono presi in esame, è il caso di interrogarsi sui valori reali che ispirano e sostengono la comune ricerca di una condizione di sicurezza, in virtù della quale gli uomini possano vivere su questo pianeta senza il timore e l’angoscia di una totale distruzione.
La “sicurezza globale” di cui si intende discutere in questi giorni è certamente risultato di una convergenza dei diversi aspetti che verranno singolarmente esaminati: l’aspetto strategico, l’aspetto politico, quello militare e quello economico. Ma essa dovrebbe anche ispirare l’esame di ognuno di tali aspetti, in quanto, quando i complessi problemi vengono analizzati, l’ostacolo che spesso si frappone, è appunto la preoccupazione della sicurezza. Spesso non si è sicuri degli altri, e neppure si è sicuri di sé di fronte agli altri. I negoziati sul disarmo, per esempio, tendono necessariamente a raggiungere un livello di mutua sicurezza che permetta alle parti di considerarsi protette da un possibile attacco, il quale a sua volta comporterebbe la distruzione di tutti.
Ma è legittimo il dubbio se questa sia la sicurezza che da sola possa effettivamente portare a un vero processo di disarmo, e non lo sia invece assai di più la promozione di una cultura di pace che prevalga su una cultura di guerra e di violenza.
La sicurezza trae radici anzitutto dalla fiducia, dalla mutua accettazione, dal rispetto vicendevole, dalla promozione della giustizia, e soprattutto dall’amore. Non si è mai sicuri se non di colui che sappiamo che ci rispetta e ci ama, ed è proprio quell’amore che questi ci offre che dà a lui stesso la sicurezza vera nei nostri confronti.
La “sicurezza globale” è così, in primo luogo e nel suo complesso, un valore umano, di cui la dimensione psicologica, ma soprattutto spirituale, non può essere trascurata, se si vuole che essa sia davvero stabile e totale. Ciò significa che si deve tenere conto, anche dei valori spirituali, propri dell’identità umana, i quali si aprono naturalmente alla trascendenza, e cioè alla dimensione religiosa.
L’evento della “Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace” ad Assisi, lo scorso 27 ottobre, è stato un esempio significativo, tuttora presente nel ricordo di tutti. Mi pare di poter dire che quel giorno si è propagata nel mondo una vera spinta spirituale in direzione della sicurezza, e ciò non soltanto perché, in vari paesi e regioni, le armi hanno momentaneamente taciuto, ma perché, nel momento in cui uomini e donne di culture e religioni diverse si sono trovati nello stesso luogo a pregare, sono stati espressi una comune aspirazione e una comune speranza in una pace fondata sulla fede in Dio, sulla azione di Lui in ciascuno di noi e sulla nostra risposta alla sua chiamata. Ed è questo che rendeva fiduciosi e sicuri.
Proprio una tale dimensione della pace, che si può chiamare nuova, ho voluto sottolineare quando ad Assisi ho presentato il significato della Giornata:
“Il trovarsi insieme di tanti capi religiosi per pregare è di per sé un invito oggi al mondo a diventate consapevole che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici, ma è il risultato della preghiera che, pur nella diversità di religioni, esprime una relazione con un potere supremo che sorpassa le nostre capacità umane da sole”. (IOANNIS PAULI PP. II Allocutio in orbe Assisiensi abita, occasione oblata diei orationi ad pacem obtinendam dicati, die 27 oct. 1986: supra p. 1247 ss.)
Mi auguro che questa essenziale qualità della sicurezza, e quindi della pace, sia ben presente nelle importanti riflessioni e nei dibattiti che si svolgeranno a Firenze. In tal modo verrà messo in luce più chiaramente il valore culturale, oltre che tecnico, del Simposio, che potrà così dare una risposta alle inquietudini di tanti uomini e donne che si sentono vittime innocenti di una terribile, radicale insicurezza.
Chiedo al Signore, da cui viene il dono di ogni nostra fiducia e che è l’unico che ci rende veramente sicuri, di benedire e accompagnare le deliberazioni e conclusioni del Simposio.
Dal Vaticano, 6 dicembre 1986.
GIOVANNI PAOLO II
© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana