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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI A UN CONVEGNO INTERNAZIONALE
DI STUDI SU MARTIN LUTERO

Sabato, 24 marzo 1984

 

Egregi signori,
cari fratelli e sorelle in Cristo!

1. Siate i benvenuti! Nel rivolgervi un cordiale saluto, sono lieto di esprimervi il mio compiacimento per questo convegno internazionale di studio, che ben si inserisce tra le iniziative culturali promosse in occasione del V centenario della nascita di Martin Lutero. La ricorrenza, ampiamente celebrata in varie parti del mondo, ha offerto l’opportunità di una riflessione serena sulle complesse vicende del passato e ha aperto prospettive confortanti per il futuro.

“I tempi - osservava sant’Agostino - sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa” (S. Augustini, Confessiones, XI). Ed è appunto nella trama di questa triplice dimensione del tempo che voi avete posto questo vostro convegno. Nell’accogliervi per questo incontro, imploro lo Spirito perché ricolmi della sua pienezza questa vostra iniziativa, così densa di significato.

2. Molti cristiani, come anche circoli ecclesiali, nell’anno del quinto centenario della nascita di Lutero, per vie molteplici e iniziative varie, si sono trovati coinvolti nello sforzo di regolare un conto del passato ancora aperto, desiderando di affrettare i tempi della ricomposizione di quell’unità piena, per la quale il Salvatore pregò nel corso dell’ultima cena. Molti nostri contemporanei hanno utilizzato quest’occasione per un ripensamento, in spirito di amore cristiano serenamente aperto alla verità, degli eventi fatali e colmi di storia dell’epoca della Riforma. A tale interiore atteggiamento reca un particolare contributo il movimento spirituale, aperto a tutta la realtà, dell’Anno Santo della Redenzione. “Celebrando il mistero della redenzione ci collochiamo per ciò stesso su un terreno posto al di là delle incomprensioni e delle accidentali controversie della storia: il terreno del nostro comune essere in Cristo, da lui redenti” (Ioannis Pauli PP. II, Allocutio ad Patres Cardinales Romanaeque Curiae Praelatos, instante Nativitate Domini coram admissos, 9, die 23 dec. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982] 1680). La riconciliazione è una dimensione che caratterizza l’Anno della Redenzione: riconciliazione con Dio e con i fratelli e le sorelle. E come potrebbe non essere presente in questa intenzione, e in modo preponderante, la riconciliazione fra i cristiani!

Ho già fatto rilevare che, relativamente a Martin Lutero, è indispensabile un duplice impegno nello sforzo di ricostruire l’unità: un coscienzioso lavoro di ricerca storica; e di dialogo della fede, nel quale si esprime la ricerca dell’unità nel presente (cf.Card.Willebrands, Epistula, die 31 oct. 1983)). Il vostro convegno corrisponde a entrambe queste tendenze. Il passato è presente. Si insinua nell’oggi, dispiegandovi ancora i suoi effetti. Per questa ragione ci dobbiamo porre davanti alla storia con uno sguardo sereno, senza partito preso, lasciandoci guidare soltanto dalla ricerca della verità. Noi vogliamo dare credito alla purificazione che la verità è capace di arrecare.

3. Nel programma dei vostri lavori trovano posto le complesse realtà politiche, sociali, economiche e religiose di quel periodo di profondo rivolgimento che fu il XVI secolo. Voi dedicate, inoltre, una particolare attenzione alla grande figura di quell’uomo di Chiesa, teologo ed umanista, che fu Egidio da Viterbo. Nelle varie tappe della sua feconda esistenza egli fu intimamente legato alla vita della Chiesa cattolica, collaborando con la Santa Sede nella turbinosa epoca della prima metà del secolo sedicesimo.

La sua vasta cultura teologica e umanistica, il suo orientamento spirituale e la sua esistenza informata dalla virtù, furono come un faro di luce, un segnale di speranza per la Chiesa del suo tempo, così assetata di rinnovamento spirituale, di penitenza, di conversione. Egli trovò nel papa Adriano IV l’avvocato e promotore della sua istanza di riforma. Nella guida dell’ordine degli Eremiti agostiniani, come superiore generale, si adoperò con tenacia per conseguire simultaneamente l’obiettivo della riforma e del mantenimento dell’unità dell’ordine.

Come ben sappiamo, le molteplici forze spirituali, politiche e socio-culturali di quell’epoca, si dimostrarono troppo tumultuose per essere ricomposte in unità in seno alla Chiesa. L’Europa cominciò a subire un cambiamento che sfociò in una profonda modificazione della sua fisionomia. La sua unità, già fragile e instabile, cominciò ad esperire un inarrestabile declino.

4. Oggi si risveglia fra i cristiani d’Europa una coscienza nuova, della loro specifica responsabilità nella costruzione di un’Europa unita, che tragga ispirazione ed energia da quella tradizione cristiana che unisce tutti i suoi popoli. Non si deve dimenticare - e tanto meno rinnegare - che la vita di questi popoli, al Nord come al Sud, all’Est come all’Ovest, è obiettivamente radicata in valori cristiani: e questi comuni valori cristiani possono ridare loro la consapevolezza di appartenere ad un’unica famiglia di popoli. Va crescendo fra i cristiani divisi l’istanza profonda di ritrovare la loro unità storica per costruire insieme la dimora della famiglia dei popoli europei. L’unità dei cristiani è profondamente connessa all’unificazione del continente; questa è la nostra vocazione e il nostro compito storico nell’ora presente.

Vi rendo grazie perché voi schiudete il vostro convenire a questi vasti orizzonti nei quali passato, presente e futuro vibrano insieme per dare forma, con le prospettive che aprono, all’impegno di quanti hanno a cuore i destini dell’umanità redenta da Cristo.

Possano emergere, dal vostro convegno, nuovi impulsi autentici per il superamento del doloroso passato, per la promozione dell’unità dei cristiani, per la riconciliazione fra gli uomini e per lo sviluppo del processo di integrazione europea in tutta la sua ricchezza. L’Europa è una grande sfida, ma è anche un’opportunità straordinaria per tutti coloro che portano il nome di Cristo scolpito sulla loro fronte. Dio benedica il vostro lavoro.

 

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