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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI STUDIOSI DI SACRA SCRITTURA

Giovedì, 17 maggio 1984

 

Signor Cardinale!
Carissimi docenti e alunni del Pontificio Istituto Biblico!

1. Ho accolto molto volentieri la richiesta di questa udienza particolare con voi, in occasione del 75° anniversario della fondazione dell’Istituto Biblico, voluto dal mio santo predecessore, Pio X, al fine di promuovere il progresso degli studi biblici e curarne l’immunità da errori.

Saluto con sincero affetto il cardinale Baum, a cui va anche il mio ringraziamento per le nobili parole, con le quali ha voluto così gentilmente introdurre questo familiare incontro. Saluto parimenti il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Hans Peter Kolvenbach, il rettore magnifico e tutto il corpo docente, che tiene alto il prestigio dell’Istituto; e voi, specialmente, carissimi giovani studenti provenienti da ogni parte del mondo e desiderosi di acquistare una profonda conoscenza della parola di Dio. Siate tutti benvenuti: “Grazia a voi e pace da parte di Dio, padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Gal 1, 3).

Dalla sua creazione fino ai nostri giorni, il “Biblico” rimane uno dei luoghi privilegiati, dove gli studiosi dedicano il meglio di sé all’approfondimento della Sacra Scrittura, e di quelle scienze che permettono di comprenderla meglio. Per questo servizio che rendete alla Chiesa con totale fedeltà ai desideri del vostro fondatore, vi esprimo la mia gioia e gratitudine. E aggiungo un ringraziamento speciale alla Compagnia di Gesù che continua a spendersi generosamente affinché questo servizio ecclesiale, reso sia dalla Facoltà dell’oriente antico, sia dalla Facoltà biblica a Roma e dalla sede dell’Istituto a Gerusalemme, sia sempre più rispondente alle esigenze dei tempi.

2. Voi venite a Roma da tutti i Paesi del mondo per studiare, insegnare o collaborare a far meglio conoscere la Sacra Scrittura. Il vostro lavoro è destinato a produrre, e produce di fatto, abbondanti frutti. I vostri lavori hanno una grande risonanza e la vostra responsabilità si estende a tutta la Chiesa. Siatene consapevoli!

Certo, il vostro studio comporta un impegno serio e austero. La conoscenza delle lingue sacre e dell’ambiente, nel quale la Bibbia è nata, richiede sforzi perseveranti, disponibilità a capire un mondo tanto diverso dal nostro, in cui la parola di Dio ha preso una forma letteraria. Questo studio è perciò un servizio specifico reso alla Chiesa, un ministero, un apostolato. Esso richiede, come direbbe sant’Ignazio di Loyola, lo sforzo dell’uomo intero (Cfr., Constitutiones Societatis Iesu, IV, 4,2, n. 340): della memoria, della sensibilità, dell’intelligenza e della volontà. Non potete rispondere pienamente alla vostra responsabilità ecclesiale senza impegnarvi totalmente. Perciò la buona volontà, la fede, la preghiera e l’amore a Dio e alla sua Chiesa non possono essere assenti dal vostro impegno per la parola ispirata. Come d’altronde uno studioso può avvicinare i libri sacri senza lo sforzo di ascoltare sinceramente e di mettere lui stesso in pratica ciò che legge e cerca di capire?

3. Il profondo rispetto che nutrite per la Sacra Scrittura vi porta a toccare più da vicino le testimonianze uniche su colui che sta al centro della nostra fede, Gesù Cristo, nostro salvatore, annunciato dai profeti, proclamato dagli apostoli. I testi sacri sono il luogo privilegiato, dove si manifesta la misteriosa realtà della salvezza, che Dio ci offre in Gesù Cristo. Non cessate di scrutare questi testi con le vostre ricerche filologiche, linguistiche, letterarie, storiche: esse, anche se ardue e faticose, sono quanto mai utili per meglio comprendere la parola di Dio. La fedeltà al testo sacro, a noi trasmesso, rimane e deve rimanere una delle vostre caratteristiche. È vero, nella ricerca di senso dei testi, come in quella dell’ambiente storico dove sono nati, rimangono ancora le oscurità che i lavori scientifici vanno chiarendo a poco a poco. Si propongono ipotesi sempre più affinate per riflettere ancor più fedelmente i dati offerti dal testo stesso. In tutte queste ricerche, necessarie oggi, la prudenza, la discrezione e la sobrietà sono richieste da colui che analizza i testi. E questo tanto più in quanto gli scritti biblici, che esprimono la fede della Chiesa, sono la regola della sua fede. Animati da queste virtù, e sulla scia dei vostri predecessori, tra i quali mi piace ricordare il cardinale Bea, continuate a dare il vostro contributo per una “più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, fornendo i dati previ, dai quali si maturi il giudizio della Chiesa” (cf. Dei Verbum, 12).

4. Opera scientifica e opera di fede, il vostro impegno infatti è essenzialmente un servizio ecclesiale. La Chiesa sente ogni giorno più chiaramente la necessità di attingere alla Sacra Scrittura per leggervi ciò che essa è, e ciò che è chiamata ad essere. Non c’è vita spirituale, catechesi o pastorale che non esigano questo ritorno costante ai libri sacri. Anche le altre scienze sacre, ugualmente fondamentali per la vita della Chiesa, richiedono da voi oggi una collaborazione, alla quale non potete sottrarvi. Esse, soprattutto la teologia dogmatica e la teologia morale, risentono l’urgenza di approfondire metodologicamente i loro fondamenti biblici. Il Concilio Vaticano II, riprendendo l’affermazione dei Padri, afferma che la Scrittura è come l’anima della teologia (cf. Dei Verbum, 24). La vostra missione ecclesiale non si deve perciò fermare alla spiegazione del testo sacro, ma deve contribuire alla chiarificazione delle questioni dogmatiche e morali - per prendere soltanto questi due campi più urgenti - affinché sia messa sempre più in evidenza l’unità della fede e della morale cristiana. Aggiungo anche che nel dialogo con i nostri fratelli separati, come pure in quello con i figli di Abramo secondo la carne, la vostra presenza attiva è molto spesso di primaria importanza per ritrovare ciò che ci unisce all’unico Signore Dio e Padre. Infine poiché oggi tante culture si affiancano all’Istituto Biblico, prendete sempre più coscienza del vostro impegno esegetico, delle esigenze di una nuova sfida lanciata alla Chiesa del nostro tempo: aiutatela a mettere a disposizione di tutte le culture il tesoro della Scrittura che la Chiesa affida alla vostra laboriosa dedizione.

5. Cari fratelli, da 75 anni l’Istituto Biblico è al servizio della Chiesa e della Sede Apostolica, nello spirito del mandato ad esso affidato da san Pio X e dai suoi successori. Nel rinnovarvi oggi tale consegna, vi esorto a far risplendere con fedeltà sempre nuova la conoscenza e l’amore dei libri sacri nella Chiesa e nell’universo intero, in serena adesione al magistero vivo della Chiesa, cui è affidato l’ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio scritta e trasmessa e la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo (cf. Dei Verbum, 10). Come segno di incoraggiamento alla vostra specifica vocazione, vi imparto di gran cuore la mia speciale benedizione.

 

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