DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI
Lunedì, 19 novembre 1984
Cari fratelli e sorelle in Cristo.
1. È per me una grande gioia questo incontro con voi, membri entrati di recente nel Pontificio consiglio per i laici e che partecipate per la prima volta alla sua annuale assemblea plenaria! Vi saluto tutti e di tutto cuore. Mi rivolgo in particolare al cardinale Eduardo Pironio, che da alcuni mesi presiede a questo Consiglio, e a tutti i membri che lavorano abitualmente all’animazione del Consiglio per i laici. La mia riconoscenza si estende a tutti e a ciascuno. Apprezzo vivamente la vostra collaborazione e non sfuggono alla mia attenzione le fatiche che vi siete imposti per servire la Chiesa. La mia gratitudine diviene caloroso incoraggiamento ai nuovi membri, per la loro generosa accettazione di contribuire alla vitalità dell’organismo romano per l’apostolato dei laici.
Ciascuno di voi ha la sua esperienza personale, vissuta e maturata in un impegno all’interno dei movimenti apostolici, dei consigli nazionali dei laici e di molte altre forme di collaborazione alla vita missionaria della Chiesa. Ciascuno ha percorso il suo itinerario particolare di fede, ha trovato Dio nello svolgersi della sua esistenza.
La Chiesa non si costruisce senza la cooperazione di tutti i membri del corpo di Cristo. Come ogni membro ha bisogno del corpo, anche il corpo ha bisogno di tutte le sue membra. È quanto l’apostolo Paolo ricorda ai cristiani di Corinto: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo” (1 Cor 12, 12-13).
Voi siete inseriti nella vita e nella missione di un organismo della Curia romana, voluto dai padri del Concilio Vaticano II e istituito dal mio predecessore Paolo VI. Questo organismo è cresciuto in esperienza e maturità. Ha dato prove evidenti di servizio fedele, dell’importanza dei suoi compiti per la vita della Chiesa e il ministero del Papa. Gli incarichi ad esso affidati sono molto esigenti. Siate persuasi che io conto sulla vostra collaborazione, ma anche che voi stessi potete contare sulla mia attenzione e il mio sostegno per il lavoro dei prossimi anni.
2. Siete chiamati a prendere parte alla vita del Pontificio consiglio per i laici in un momento privilegiato. Vent’anni fa si chiudeva il Concilio Vaticano II. E il cammino della Chiesa, fecondato da questo grande avvenimento, arriverà presto alla data prevista per il Sinodo dei vescovi sulla “missione dei laici nella Chiesa e nel mondo”. Questi due avvenimenti sono intimamente legati. Voi sapete molto bene con quale profondità teologica, con quale saggezza ecclesiale, con quale spirito di rinnovamento il Concilio Vaticano II ha sostenuto e stimolato la partecipazione accresciuta e cosciente dei laici alle attività apostoliche e missionarie della Chiesa.
Nel piano conciliare che include due assi principali, quello della Lumen Gentium e quello della Gaudium et Spes, e che è stato in seguito arricchito grazie ai Sinodi dei vescovi e verificato dalle esperienze positive di rinnovamento spirituale, si trova la base feconda per un nuovo slancio di vita cristiana del laicato. Ho sempre desiderato che il mio pontificato avesse come scopo fondamentale la realizzazione piena e legittima del Concilio. E il prossimo Sinodo dei vescovi ci chiama ad avanzare su questo cammino, in ciò che concerne la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo.
3. L’insieme delle vostre esperienze, dei problemi e delle sfide dev’essere considerato e compreso alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa. Nelle consultazioni che precedono il Sinodo, si deve incoraggiare l’ampia partecipazione dei laici, dei movimenti e delle associazioni. Oggi i laici sono presenti e attivi nella liturgia, nelle attività catechetiche e nelle varie strutture delle Chiese locali. Essi svolgono ruoli differenti nel ministero non ordinato; sostengono le vocazioni sacerdotali e religiose, prendendo ispirazione dal Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa; lavorano per la promozione della giustizia e per la difesa della dignità e della libertà. Danno testimonianza alle loro convinzioni cristiane nella famiglia, tra i poveri, nelle scuole, nel mondo del lavoro, dalle questioni quotidiane alla vita internazionale. Vari movimenti ecclesiali, in aggiunta alle forme tradizionali di associazioni, stanno crescendo e stanno raggiungendo la maturità, arricchendo così le forze vive della Chiesa.
Quante esperienze, quanti problemi, quante speranze! Oggi desidero lasciarvi solo un pensiero, che io considero fondamentale in questo campo. La proclamazione dinamica del Vangelo è cominciata con la venuta dello Spirito Santo come vento e fuoco. Il messaggio della morte e risurrezione di Cristo non è un fatto statico. Richiede movimento. Vuole raggiungere altri. Chiede di essere diffuso lontano e con ampiezza. E il mondo aspetta. Perché il materialismo non può soddisfare il cuore umano.
Come incrementiamo la quantità e la qualità dei laici cristiani, sempre più consci della loro dignità, delle loro responsabilità, dei loro compiti specifici, che contribuiranno a rendere realtà i grandi ideali e gli impulsi del Concilio Vaticano II, non solo per un’élite ristretta ma per tutto il popolo di Dio? Questo è il vostro compito e la sfida che vi attende. L’educazione dei laici cristiani richiede lavoro catechetico in tutta la Chiesa. Richiede l’eliminazione di ogni separazione tra fede e vita nell’esperienza dei battezzati. L’analisi intellettuale, per quanto necessaria, non è sufficiente. Dobbiamo creare ambiti che favoriscano la conversione, che siano disponibili al rinnovamento che trova impulso nella parola di Dio e che accolgano le sue richieste e la sua potenza rinnovatrice.
4. In questa prospettiva noi vediamo delinearsi un grande compito per un sempre più ampio numero di laici consci della loro fondamentale e specifica vocazione: essere costruttori di un mondo più idoneo alla dignità di ogni individuo e di tutti gli esseri umani. Il mondo ha bisogno della presenza e del particolare contributo dei cristiani in molti campi: dove il progresso scientifico e tecnologico deve essere armonizzato con l’etica; dove si stanno combattendo battaglie contro la guerra e la fame; dove il valore umano del lavoro si rende manifesto nella solidarietà dei lavoratori stessi; dove viene difesa e promossa una cultura che stia dalla parte della vita e non della morte; dove individui e popoli diventano consci della schiavitù delle diverse forme di materialismo e si oppongono alle menzogne delle ideologie su cui si basa il materialismo; dove si costruisce la vera fraternità e la comunione. In una parola, il mondo ha bisogno del contributo dei cristiani ovunque vi siano le premesse per una nuova civiltà della verità e dell’amore.
Sono soprattutto i giovani coloro che potrebbero essere chiamati a questo vostro cammino in compagnia di Cristo. Come ho spesso ripetuto, essi sono la speranza della Chiesa, il mondo di domani. E questa mia convinzione è anche più forte oggi, dopo lo straordinario avvenimento del Giubileo dei giovani, organizzato dal vostro Consiglio, con la generosa collaborazione dei vari movimenti e gruppi giovanili a Roma. Ho fatto personale esperienza di quell’avvenimento con gioia ed entusiasmo. Ho sentito la presenza di quel soffio di Pentecoste che può trasformare i cuori. Ne ho visto i frutti guardando i volti di quei giovani. Sarebbe un errore non afferrare l’opportunità pastorale offerta da tali raduni. È per questa ragione che vi incoraggio ancora una volta a portare avanti il progetto che ho tanto a cuore, il progetto cioè dell’incontro internazionale dei giovani proposto dal Pontificio consiglio per la prossima domenica delle Palme e il sabato precedente, in connessione con l’Anno internazionale dei giovani. È mia viva speranza che mentre si terrà questo incontro a Roma, si svolgeranno simili celebrazioni in tutte le Chiese locali, anche con l’aiuto delle organizzazioni giovanili internazionali cattoliche.
So che vi sto chiedendo molto, ma so anche che voi affiderete al Signore le vostre responsabilità di membri del Pontificio consiglio per i laici, nella consapevolezza che è soltanto lui che può rendere fruttuosi il vostro lavoro e i vostri sforzi. Con Cristo tutto diventa possibile. State uniti perciò nella preghiera e nel vostro lavoro. Conto sul vostro servizio e sulla vostra fedeltà. E conto sulle preghiere per le mie intenzioni per tutto il mondo. La Vergine Maria vi accompagni. Lei, la prima discepola, sia per ciascuno di voi modello ed esempio che vi insegnerà a fare ciò che il signore Gesù desidera.
È per la gloria del nome di Gesù che noi fatichiamo e lottiamo. È il suo mistero che noi ci sforziamo di comunicare al mondo. “La grazia del signore Gesù sia con tutti voi” (2 Ts 3, 17).
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