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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PELLEGRINAGGIO DELLA DIOCESI DI ALESSANDRIA

Giovedì, 18 aprile 1985

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Vi ringrazio per questa gradita visita che oggi Voi, Autorità e pellegrini di Alessandria, avete voluto rendermi, in occasione della vostra venuta a Roma per la temporanea traslazione delle spoglie mortali di San Pio V dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove riposano da oltre quattro secoli, alla terra alessandrina, ove, a Bosco Marengo, il futuro Pontefice Antonio Michele Ghislieri nacque nel 1504.

Vi esprimo il mio affettuoso benvenuto e tutti saluto nel nome del Signore. Saluto, in particolare, Monsignor Ferdinando Maggioni, che vi guida in questo vostro pellegrinaggio: a lui va anche il mio apprezzamento per questa iniziativa pastorale, dalla quale si attendono - è questo l’auspicio di tutti - frutti spirituali di una rinnovata coscienza cristiana.

2. Sono certo infatti che nel fervido ottavario in onore della Madonna della Salve, sotto il cui patrocinio il santo aveva posto la sua vita e il suo ministero, il passaggio dell’urna del nostro santo tra i suoi conterranei non mancherà di risvegliare nei cuori quei grandi ideali di perfezione cristiana, che formarono la ragione ultima della sua vita e della sua totale dedizione a Dio e al servizio delle anime. Egli, dapprima come Religioso nell’Ordine di San Domenico, poi come Vescovo di Sutri e di Nepi, e di Mondovì, e infine come Pastore della Chiesa universale, dal 1566 al 1572, fu ardente predicatore della verità del Vangelo, intrepido riformatore dei costumi e, soprattutto da Papa, instancabile realizzatore degli insegnamenti del Concilio di Trento nel campo liturgico, catechetico e missionario.

La sua figura ascetica non mancherà di richiamare le care popolazioni di Alessandria a una sequela del Cristo veramente autentica e impegnata, e continuerà ad edificarle con i suoi esempi luminosi fatti di fedeltà alla sua vocazione sacerdotale e alla successione apostolica; di sapiente guida del gregge, acquistato dal sangue prezioso di Gesù; di spirito di servizio, senza risparmio di tempo e di fatica; di fortezza d’animo, nell’assumere decisioni destinate a salvaguardare la “sana dottrina” (2 Tm 4, 3) e la purezza della fede; di spirito di preghiera e di penitenza, per implorare la salvezza di tutti gli uomini. Ma i fedeli di Alessandria vedranno in questo testimone insonne e in questo fedele Vicario di Cristo anche il promotore della devozione alla Vergine Santissima, da lui venerata con affetto di figlio devoto e con la pratica della recita del Santo Rosario, a cui si volle attribuire la vittoria di Lepanto, avvenuta nel 1571, a pochi mesi dalla sua pia morte.

3. Mi piace notare che la sollecitudine per le sorti della Chiesa universale non gli fece mai dimenticare i forti vincoli che lo legavano alla sua terra natale. Dispose infatti che fosse realizzato a Bosco Marengo un complesso monumentale comprendente la chiesa di Santa Croce e l’annesso Convento. Tale opera non solo fu da lui finanziata, ma anche seguita in ogni particolare attraverso la scelta di artisti famosi, ai quali indicò le linee ispiratrici delle opere e procurò materiali lavorati o di spoglio.

Tale complesso monumentale, che testimonia della sua sensibilità per le opere d’arte, sarà illustrato dalla Mostra organizzata nel contesto delle celebrazioni in onore del Santo Pontefice. Mi auguro che essa metta in giusta luce le eccezionali qualità umane e culturali di questo illustre figlio di Alessandria, che ha onorato la Chiesa e la società in maniera così eminente.

Mi auguro altresì che questo postumo pellegrinaggio del santo nei luoghi dell’infanzia e del primo ministero sacerdotale susciti negli animi il proposito di imitare quelle virtù naturali e soprannaturali, di cui Dio arricchì la sua persona. Preghiamolo da parte nostra perché dal Cielo continui a proteggere la sua e nostra Chiesa, e affinché interceda particolarmente per il popolo di Alessandria, da cui egli trasse i suoi natali.

A questi ardenti voti, volentieri aggiungo quelli, non meno fervidi, di pieno successo spirituale nello svolgimento della «Missione Cittadina» prevista per il prossimo ottobre e avente per tema “Cristo verità dell’uomo”.

Nell’esprimere inoltre la mia viva partecipazione al dolore che ha colpito nei giorni scorsi la vostra comunità diocesana per la tragica morte di uno dei suoi figli missionari in Africa, vi imparto di cuore la mia Benedizione, che estendo a tutti i vostri Cari.

 

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