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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA

Giovedì, 18 aprile 1985

 

1. Nella vivida luce di Cristo, risuscitato dai morti, che ha aperto le menti dei suoi discepoli all’intelligenza delle Sacre Scritture (Lc 24, 45), sono lieto di vedere riunita la Pontificia commissione biblica, radunatasi a Roma per la prima volta da quando è stata in parte rinnovata.

Con il cuore e con l’animo saluto il Cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e presidente della Commissione e lo ringrazio per le parole con le quali ha dato inizio a questa riunione. Con gioia saluto i veterani che già portarono il loro contributo determinante nei precedenti lavori della Commissione biblica, e tra di essi il Professor Enrico Cazelles, ora segretario; saluto con uguale letizia i nuovi membri, che sono venuti dai più diversi Paesi, per mettere al servizio del supremo magistero e di tutto il popolo di Dio la loro competenza.

Ringrazio voi tutti per la vostra disponibilità, e mi auguro con tutto il cuore che la vostra opera sia feconda. L’edizione curata qualche mese fa dell’opera Bible et Christologie ha portato maggiormente in luce la fecondità del lavoro della Commissione biblica e la sua grande utilità per “promuovere gli studi biblici e fornire un valido aiuto al magistero della Chiesa”. Faccio voti perché gli studi a cui state per dedicarvi portino copiosi frutti.

2. L’argomento che è proposto alla vostra comune ricerca è di grande importanza perché riguarda la vita della Chiesa ai nostri giorni. Voi dovete infatti considerare “i rapporti delle Chiese locali con l’universalità di un unico popolo di Dio”. La stessa forma, con la quale viene presentato l’argomento, indica in un certo senso il rapporto tra molteplicità e unità: molteplicità delle Chiese locali, che sono in tutto il mondo; unità del popolo di Dio “in un solo corpo” riunito insieme dall’“unico Spirito”, così come “una è la speranza” alla quale tutti sono chiamati (cf. Ef 4, 4). Sapete bene che il Concilio Vaticano II ha molto sottolineato questo confronto mettendo bene in luce l’importanza delle Chiese locali. Specialmente dopo il Concilio Vaticano II, la teologia della Chiesa latina non solo ha posto la sua attenzione nell’evidenziare l’importanza della Chiesa universale, ma si è anche interessata alle Chiese locali, alla loro vita e alle loro norme.

Infatti la costituzione dogmatica sulla Chiesa ha indicato che “la Chiesa di Cristo è veramente presente nelle legittime comunità locali di fedeli, le quali, in quanto aderenti ai loro pastori, sono anch’esse chiamate Chiese nel Nuovo Testamento” (Lumen Gentium, 26). Questo atteggiamento nei confronti delle Chiese particolari è positivo, purché non diventi l’unico e non venga usato a danno delle altre proprietà necessarie della Chiesa, cioè l’universalità e l’unità. Una tendenza di tal genere si è evidenziata in questi ultimi anni. Sarà vostro compito cercare e indagare le testimonianze dei testi ispirati, dare loro il peso dovuto, recensire anche ciò che è stato pubblicato su questo argomento nel campo dell’esegesi per prestare un’attenzione più vigile nel discernere gli indizi che possono maggiormente illuminare la fede e la vita della Chiesa nelle condizioni del nostro tempo.

3. Il vostro compito ecclesiale deve far sì che vi accostiate alle Sacre Scritture con la più grande venerazione, che facciate attentamente distinzione fra i testi della Sacra Scrittura e le congetture degli studiosi, sia vostre sia degli altri. Non di rado in questo campo oggi si può trovare una certa confusione, perché vi sono alcuni che prestano più fede alle interpretazioni che alle parole divine.

Il vostro lavoro deve avere due proprietà, cioè rigore scientifico e integrità della fede. Solo così può essere utile al magistero della Chiesa, al quale è stato affidato il compito dell’interpretazione autentica della parola di Dio (cf. Dei Verbum, 10). Solo così può contribuire al bene dei fedeli, che mediante questo lavoro saranno illuminati e resi saldi nell’ascolto della parola di Dio e nella loro vita ecclesiale. Gioverà infatti a tutti moltissimo avere una conoscenza non, per così dire, limitata e riduttiva di ciò che ci rivela la Sacra Scrittura “sui rapporti delle Chiese locali con l’universalità di un unico popolo di Dio”.

Come grazia di Cristo, risuscitato dai morti e che siede alla destra del Padre, vi assista, nello svolgere questo vostro compito, la benedizione apostolica che volentieri vi imparto.

 

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