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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL XVI CONGRESSO DELL'UCIIM

Venerdì, 18 gennaio 1985

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo.

1. Nel rivolgere il mio cordiale saluto a tutti voi, che partecipate al XVI congresso nazionale dell’Unione cattolica italiana insegnanti medi, desidero anzitutto esprimere la viva gioia che suscita in me questo incontro. E un’altra importante tappa nel cammino ininterrotto e valoroso di aggiornamento, che voi ormai da molti anni state percorrendo nel fervido mondo della scuola media inferiore e superiore. È motivo, altresì, di grande conforto constatare come i vostri congressi nazionali, fin dall’anno della fondazione dell’UCIIM, abbiano affrontato con realismo e coraggio i problemi nuovi che, per lo sviluppo della scuola e delle sue programmazioni, sorgevano nella vostra coscienza di educatori e di cristiani. Con la parola del fondatore della vostra Unione dobbiamo anche oggi dire: “Noi viviamo in un momento storico nel quale gli avvenimenti civili, politici e sociali hanno posto e stanno continuamente ponendo problemi nuovi... problemi umani, profondamente umani” (Gesualdo Nosengo, febbraio 1951).

Mi compiaccio per il vostro impegno e vi esprimo il mio incoraggiamento e la mia stima.

2. Il vostro congresso si celebra, ancora una volta, in un momento delicato della scuola italiana, per il suo evolversi programmatico e per il problema dell’insegnamento della religione.

Noi assistiamo ad un modificarsi profondo e rapido della mentalità collettiva della gioventù. Lo stesso naturale fenomeno evolutivo dell’età tipica dei vostri alunni sembra oggi reso più rischioso da nuovi problemi, da un nuovo stile di vita, da nuove proposte culturali, da nuovi esperimenti educativi. La scuola media sta ripensando alla sua identità e alla sua finalità specifica; modifica i suoi programmi e la sua struttura operativa, è alla ricerca di nuove prospettive didattiche. Soprattutto si prende atto che le esigenze partecipative diventano più intense e dinamiche, coinvolgendo nella vita della compagine scolastica tanto docenti e alunni quanto famiglie, espressioni della realtà politica e sindacale, istanze filosofiche e modelli pedagogici di diverso segno. Tutto questo avviene seguendo esigenze tipiche della mentalità sociale moderna. Si assiste così all’interno della scuola al tentativo di realizzare occasioni più ampie di collaborazione e di scambio anche tra le materie d’insegnamento. Ciò conduce a dialogare sempre di più tra i componenti della medesima comunità scolastica e stimola maggiormente l’alunno alla ricerca delle chiarificazioni che emergono dagli interrogativi presenti nel suo animo.

La vostra reazione a queste situazioni dovrà manifestarsi mediante una collaborazione intensa, una presenza attivissima nelle nuove strutture scolastiche, nelle programmazioni, nel dialogo con tutte le componenti della comunità-scuola.

Il volto autenticamente comunitario della scuola dipenderà da voi, dalla vostra personalità umana e cristiana, dalla vostra coscienza. Il vostro dovere sarà quello di non estraniarvi dalla dinamica scolastica. Anzi, l’esperienza che vi viene dalla dottrina della Chiesa vi stimola ad aumentare lo sforzo di rendervi sempre maggiormente utili per la sana evoluzione della scuola, dei suoi programmi e metodi, a servizio della persona umana, della verità, della pedagogia della libertà. Senz’altro, il vostro atteggiamento sarà anche critico, affinché non si favorisca la manipolazione della psicologia giovanile a servizio di ideologie non corrispondenti alla verità sul valore della persona umana o alla vera concezione dell’uomo. Ma tale atteggiamento vi permetterà di costruire un progetto educativo corrispondente ai principi che già il Concilio Vaticano II ha enunciato con forza profetica parlando della missione della scuola e della sua funzione educativa. È ben noto che la Chiesa per secoli ha cercato di garantire con le sue scuole e istituzioni il diritto alla cultura per tutti, senza distinzione o privilegio di classi o di censo, contribuendo in maniera originale e unica a formare la coscienza comune del diritto allo studio, come diritto fondamentale dell’uomo. E nel Concilio troviamo l’invito a realizzare l’istanza educativa in un “ambiente comunitario scolastico permeato dallo sviluppo evangelico di libertà e di carità” (cf. Gravissimum educationis, 9).

La Chiesa ha sempre affermato il diritto della famiglia ad essere responsabile e artefice nella scelta del progetto educativo riguardante i figli. Per questo essa sostiene con chiarezza e vigore l’effettivo pluralismo non soltanto nella scuola, ma delle scuole, in virtù del quale può essere garantita una reale libertà di scelta della famiglia e degli alunni in ordine alla formazione delle giovani generazioni. Se queste prospettive costituiscono oggi il “bene comune” della scuola, il vostro apporto costituirà un prezioso e importante contributo. Non rinunciate ad essere presenti, attivi, generosi su questa materia, perché voi avete un’esperienza unica e ricchissima al riguardo.

Ben a ragione voi affrontate perciò il tema della professione docente oggi di fronte alle esigenze formative dei giovani e alle attese della società, in un clima di dialogo e di fiducia. Voi ne dovete essere i costruttori.

3. In questo contesto è doveroso fare qualche riflessione sul nuovo assetto dell’insegnamento della religione nella scuola media, così come esso appare dal ruolo riconosciuto a questa disciplina nel recente accordo circa il Concordato lateranense. In esso si afferma, come sapete, il valore della cultura religiosa e si riconosce che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. È evidente che i nuovi accordi tra la Chiesa e lo Stato italiano vogliono essere una testimonianza del profondo rispetto che impegna la presenza dei cristiani nella società, e in particolare nella formazione scolastica. Si tratta quindi di garantirvi da una parte la presenza qualificata dell’insegnamento religioso della Chiesa; dall’altra di rispettare e favorire la libera scelta delle famiglie e dei giovani. Anche per quanto riguarda l’insegnamento della religione, la forma comunitaria della scuola moderna stimola un impegno più preciso per il cristiano. In simile contesto l’insegnamento della religione non viene dequalificato a confronto con gli altri insegnamenti. Si tratterà piuttosto di istituire un dialogo e un confronto tra la religione - e dovrà essere la specifica religione cattolica che entra in dialogo, non una religione anonima - e le altre discipline che possano avere rapporti con essa. Si tratta di un insegnamento inserito in un organismo dove tutte le materie si confrontano in vista della preparazione culturale e professionale dell’alunno, perché questi raggiunga la sintesi formativa della sua personalità. Tale sforzo non deve essere emarginato da formule preconcette, da atteggiamenti precostituiti, da opinioni non maturate o assodate. Né esso può risolversi se lasciato solamente all’insegnante di religione. Egli non potrà ridursi alla condizione di un isolato nel contesto della comunità scolastica. Voi, insegnanti cattolici, trovate qui un vostro compito interessante e originale, perché spetterà a voi principalmente la formulazione corretta degli interrogativi che permettono una ricerca religiosa appropriata a partire dall’istanza che nasce in proposito dalla disciplina di vostra competenza. Dipenderà in gran parte da voi, dalla vostra iniziativa, dalla vostra capacità di “inventare” (come oggi spesso si dice), se l’insegnamento della religione nella scuola diverrà un momento vivo della sapiente dinamica formativa.

4. Abbiate fiducia nella vostra missione: la Chiesa vi incoraggia ad averla. Si avvertono oggi insufficienze circa le risposte che la scuola talvolta dà in ordine al significato dell’esistenza; e non di rado la generazione adulta si presenta ai giovani sfiduciata e incapace di dare un aiuto per la lettura dei problemi, in modo particolare di quelli che vengono proposti con molta forza dallo sviluppo scientifico e tecnologico. Ciò significa che esiste una pericolosa insufficienza nell’ambiente educativo, se esso non tiene conto di tutti i valori umani. Voi sapete bene come oggi l’importanza della vostra presenza nella scuola è decisiva se, mediante una vostra azione, la scuola sarà attenta alla profondità e integrità della persona umana e preoccupata di porre le basi di una rinnovata umanità. Abbiate fiducia e trovate con coraggio le vie nuove della vostra testimonianza e del vostro servizio. La vostra missione contribuirà a portare quel supplemento di sapienza, senza del quale la scienza non sarebbe utile all’uomo, secondo l’auspicio del Vaticano II: “La natura intellettuale della persona umana raggiunge la perfezione, come è suo dovere, mediante la sapienza, la quale attrae con soavità la mente a cercare e ad amare il vero e il bene, e, quando l’uomo ne è ripieno, lo conduce attraverso il visibile all’invisibile. L’epoca nostra, ancor più che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza, perché diventino più umane tutte le nuove scoperte” (Gaudium et spes, 15).

Perché il Signore vi sostenga nel vostro impegno e vi conforti nella fatica quotidiana, volentieri vi do la mia benedizione, propiziatrice della grazia divina per voi, le vostre famiglie, le comunità scolastiche alle quali offrite il vostro servizio.

                                               



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