Index   Back Top Print

[ IT ]

VISITA PASTORALE  IN VENETO

CERIMONIA DI CONGEDO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Mestre (Venezia) - Lunedì, 17 giugno 1985

 

Cari cittadini di Mestre, e fedeli tutti del Patriarcato di Venezia! Carissimi giovani!

1. Siete confluiti qui dalle zone della Terraferma: dai rioni di questa città e da Marghera, dalla Riviera del Brenta, dall’antica Caorle e dai nuovi insediamenti del Litorale. La vostra presenza è per me motivo di gioia, e mi fa desiderare di stringere la mano a ciascuno di voi, se fosse possibile. Il vostro spontaneo e commovente entusiasmo, la vibrante carica di affetto che mi esprimete con questa grandiosa assemblea, mi dice la vostra fede e la vostra simpatia.

Questo incontro è fonte di gioia, ma soprattutto di speranza per la presenza di molti giovani. Mestre, del resto, è una città giovane, tuttora in piena espansione e sviluppo.

Ci troviamo nel cuore di Mestre, in questa piazza che è come il simbolo della vostra vita attuale, e riassume le vicende più recenti d’una città sorta velocemente, dietro la spinta dell’industrializzazione di Marghera. Essa è segno dei cambiamenti rapidi, profondi e non sempre controllabili, che hanno fatto della vostra zona - un tempo terra di uomini dei campi e del mare - una delle concentrazioni industriali più significative dell’Italia settentrionale. Città, questa, divenuta simbolo dell’epoca moderna, con i suoi significativi valori, ma portatrice di ponderosi problemi e talvolta di serie contraddizioni.

In questa piazza è passata e passa tuttora la vita pubblica di Mestre e di gran parte della Terraferma: i momenti più importanti della vita e delle lotte dei lavoratori di Marghera sono rimbalzati qui: qui s’intrecciano i conversari, sereni o angosciati, della gente; e qui si radunano i giovani, con i tratti delle loro gioie, oppure con l’impronta delle loro disillusioni.

In questa piazza, e dal Duomo in modo particolare, si sono manifestati anche i vostri sentimenti di rifiuto del terrorismo quando esso ha profondamente e sinistramente segnato la vostra terra: qui vi siete impegnati a rifiutare la violenza e la vendetta; qui, in nome di Cristo, vi siete aperti a sentimenti di fraternità, di solidarietà e di pace, di fronte agli sconcertanti e amari frutti della violenza omicida.

Ebbene, da questa piazza io vorrei annunciare a tutti voi, adulti e giovani, una parola di speranza.

Essa suona come un duplice messaggio: una città deve essere attenta e sensibile verso i giovani; i giovani devono trovare motivi d’impegno per costruire il futuro della città e del territorio, i giovani devono sapere manifestare il loro senso di responsabilità e di collaborazione.

2. Mi rivolgo prima di tutto a voi adulti. Non si può pensare o provvedere alla crescita dei giovani senza un sereno impegno degli adulti. Questa è una legge che riguarda tanto la Chiesa come la società civile: non c’è futuro se non ci si impegna per la gioventù. La questione giovanile, perché non si riduca a una moda, deve essere assunta con responsabile sforzo degli adulti; ovviamente, dalle famiglie prima di tutto. Ma è evidente che l’intera società è chiamata a farsene carico, tenendo ben conto di alcuni problemi che sono prioritari.

Il primo grave dovere della comunità è quello di non consegnare ai giovani solo una società consumistica, che li aduli e li blandisca, per farne solo degli utenti. La società degli adulti dovrà pensare alla responsabilità che si assume quando riduce il significato della giovinezza, invece che a un momento di crescita per la graduale acquisizione di identità umana, a un periodo da sfruttare per interessi economici orientati verso i consumi.

Di valori i giovani hanno bisogno. Essi amano la ricerca appassionata della verità; desiderano la conquista, anche se sofferta, di una vera libertà, cioè della capacità di scelte consapevoli, fondate sul dominio e sul dono di sé; sperano di poter aprire il loro animo ai valori dello spirito e a quelli della solidarietà con i sofferenti e i poveri, con i vicini e con i lontani, perché desiderano sapere che tutti sono “prossimo”; i giovani credono alla partecipazione, alla giustizia, allo sforzo operoso per costruire la pace.

Lo sviluppo delle enormi capacità positive dei giovani ha bisogno di formarsi nella scuola. Ad essa spetta il compito di favorire la crescita complessiva e integrale delle persone realizzando lo sviluppo ordinato di tutte le dimensioni dello spirito umano, compresa, ovviamente, quella religiosa. Occorre, quindi, una scuola che non solo proponga nozioni e informazioni, per quanto necessarie, ma sia formativa di personalità.

Da ultimo, c’è un compito urgente che riguarda noi adulti. Mentre invochiamo la partecipazione e la corresponsabilità dei giovani a costruire con noi un progetto per la società futura, non possiamo escluderli dalla forma primaria di partecipazione alla società che è il lavoro. Chi è escluso dal lavoro è estromesso anche dal campo operativo della vita e della storia.

Non possiamo, quindi, sfuggire all’esigenza, oggi incombente, di un’occupazione adeguata. Abbiamo il compito gravissimo di agire contro la disoccupazione, perché essa in ogni caso è un male e, quando assume certe dimensioni, può divenire una vera calamità sociale.

Non possiamo assistere in maniera disattenta all’inquietante fenomeno delle trasformazioni tecniche nelle grandi aziende, al loro aggiornamento sull’automazione, quando ad esso si associa il doloroso problema della riduzione dei posti lavorativi specialmente per i giovani.

La politica del lavoro, nelle grandi linee come nelle medie e piccole industrie, deve lasciarsi guidare dai grandi principi connessi con il significato umano del lavoro e della destinazione universale dei beni, connesso con il diritto alla vita e alla sussistenza. Pertanto una politica del lavoro corretta dal punto di vista etico dovrà tendere a favorire un posto di lavoro umanamente accettabile e dignitoso per ogni uomo, anche nel contesto di un radicale rinnovamento tecnico.

Vorrei, anzi, dire che proprio nel vostro territorio e nel vostro ambiente di lavoro, più che in altri luoghi, si intravede la possibilità di realizzare quella collaborazione a livello sopranazionale o internazionale di cui ho parlato nell’Enciclica Laborem exercens; il principio, cioè, secondo il quale, nel fatto della reciproca dipendenza tra singole società e Stati, tra grandi industrie a risonanza internazionale e imprese o società minori, si operi instaurando una positiva e stabile collaborazione internazionale mediante i necessari trattati e accordi, con l’intento primo di garantire sempre meglio il lavoro umano, poiché il lavoro costituisce un fondamentale obbligo e diritto di tutti gli uomini (cf. Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 18).

Al centro di una previdente politica economica ci sia la sincera e assidua preoccupazione di creare occasioni adeguate di lavoro per tutti, e soprattutto per i giovani, affinché essi non divengano le vittime più colpite della piaga della disoccupazione (cf. Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 12, 31 marzo 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 785 ss.).

3. E ora, una parola particolarissima a voi, giovani. Voi sapete quanta fiducia io riponga in voi, guardando al futuro della Chiesa e del mondo. Esso vi appartiene, così come un tempo appartenne alla generazione degli adulti. Vorrei perciò offrirvi, in questo incontro, alcune importanti consegne.

1) La vostra vita sarà “decisa” dall’incontro con Cristo: egli vi ama e vi chiama ciascuno per nome. Ricordatevi, però, che chi incontra Cristo e sa mettersi di fronte al Crocifisso, incontra anche l’uomo, ogni uomo, il mondo intero.

Contemplando Cristo, crocifisso per amore, voi vi accorgerete che il suo sguardo è rivolto appassionatamente al mondo e cerca tanti giovani che si sono avviati su strade di disperazione. Solo attraverso di voi - che siete la Chiesa, insieme con il vostro Vescovo e i vostri sacerdoti - Gesù Cristo potrà raggiungerli, perché il mondo dei giovani ha bisogno della missione dei giovani. Per questo, quello stesso Cristo che vi ama e vi chiama, vi invia verso i vostri fratelli. L’incontro con Cristo, infatti, quando è autentico, si risolve sempre nel compimento di una missione, nell’assunzione di un impegno a favore dell’uomo, secondo vocazioni singolari e molteplici.

Fate in modo che la vostra vita si impegni a seguire Cristo. Imitando Lui non vi estranierete dalle faticose strade dell’uomo; bensì troverete l’esaltante esperienza di riscontrare come le vie dell’uomo si intersecano tutte, tanto che voi avrete la possibilità di dare qualcosa e di offrire un aiuto positivo ad ogni uomo e in ogni situazione. Chi segue Cristo non lascia i fratelli e il mondo così come li ha trovati, nel bisogno materiale o spirituale.

Il cristiano non si pone ai margini della società e della storia; vive nel cuore del mondo, assimila la propulsione verso il futuro, per creare, insieme con tutti gli uomini, una nuova civiltà, la civiltà e la cultura dell’amore. I cristiani sanno di dover essere come un sacramento vivo dell’unità degli uomini con Dio, segno di una fraternità più profonda, che nasce da Dio stesso, Creatore e Salvatore, e dalla volontà di Cristo: “Amatevi, come io ho amato voi” (cf. Gv 15, 12).

2) Io so che voi avete già intuito questo messaggio nei due anni di cammino eucaristico che avete percorso insieme verso la “festa dei giovani” celebrata il 28 aprile. Non dimenticherete certo questa esperienza: essa è grazia per voi e per tutti i giovani del Patriarcato.

Continuate a crescere in questa esperienza di camminare insieme, seguendo Gesù per andare con Lui verso gli altri. Infatti, aprendovi a Cristo Eucaristia, avete compreso che la dimensione della vostra fede non si riferisce solo all’ambiente ristretto del gruppo che vi riguarda, ma a tutta la vostra Chiesa locale. Anzi, la dimensione piena della vostra fede si esplica nel contesto del mondo, con tutti i suoi interrogativi e i suoi problemi. Vi siete incontrati con altri giovani e avete considerato i grandi temi, per i quali vale la pena di spendere la vita: l’umanità sofferente, i mali sociali, il dramma della droga, gli uomini che muoiono di fame, la pace.

Per un giovane che crede e segue Cristo questo è il respiro della vita. Rifiutate, quindi, l’egoismo e il consumismo: esso è idolatria ed è offesa contro chi è più povero e muore di fame.

Seguite l’amore e l’austerità di Cristo. Apritevi ai popoli che hanno fame: ho appreso con piacere che, nella vostra festa, vi siete impegnati a dare un considerevole contributo per costruire una scuola nella missione diocesana di Ishiara, nel Kenya.

Non abbiate paura del sacrificio: se fatto liberamente per Cristo esso è fonte di gioia e di liberazione.

Non vivete da soli il dono di questo ideale per la vita: partecipatelo con passione ai vostri amici di scuola, ai compagni di lavoro e di tempo libero. Gesù ci insegna che il bene ricevuto va sempre condiviso con gli altri, come il pane eucaristico che è spezzato per i fratelli.

3) C’è, infine, una persona che dobbiamo riscoprire nella nostra fede: piena di grazia del Signore, modello per tutti noi, il suo nome è Maria, la Madre di Gesù. Ella ha vissuto il dono più grande che mai donna abbia potuto ricevere, Madre del suo Creatore e del suo Signore, del Figlio di Dio. Visse questo dono per offrirlo al mondo.

Io affido a voi questo esempio, perché possiate meditarlo e riviverlo. Da Lei imparerete a conoscere come si segue Gesù e come si amano i fratelli.

4. Invoco la Benedizione di Dio su tutti voi perché la speranza non venga mai meno nei vostri cuori, perché come Chiesa inserita nella città e nel suo territorio, nel cuore dei problemi più acuti dell’uomo moderno possiate annunciare la salvezza che viene da Cristo con credibilità e coraggio capaci di superare prove e sofferenze con la potenza del Crocifisso; perché possiate protendervi con gioia verso un’umanità rinnovata dalla testimonianza della carità cristiana; perché possiate pensare al futuro dei giovani e decidere con loro un avvenire positivo che con loro deve essere costruito.

Con questi voti, invocando la protezione della Vergine, a tutti voi di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana