CERIMONIA DI BENVENUTO
SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
Aeroporto di Decimomannu - Cagliari
Venerdì, 18 ottobre 1985
Signor Ministro,
Signor Presidente della Regione,
Signor Presidente del Consiglio Regionale,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Cari Fratelli e Sorelle della Sardegna!
1. Grande è la mia gioia per questo incontro. Sono venuto nella vostra luminosa e splendida terra di Sardegna mosso da quell’amore di pastore, che la grazia di Dio ha posto e alimenta nel mio cuore. Il Signore che - come dice il profeta Ezechiele - conduce le sue pecore al pascolo e le fa riposare, va in cerca di quelle smarrite, fascia quelle ferite, e ha cura delle forti, pascendole con giustizia (cf. Ez 34, 15-16), mi ha concesso di venire tra voi per confortare la vostra fede e rinsaldare la vostra comunione. E io intendo con le mie parole e con la mia presenza testimoniarvi l’amore di Dio, che in Cristo suo unico Figlio ci ha donato un vero Fratello, un perenne Amico, il quale si pone instancabilmente accanto a chi crede e spera, ama e soffre, lavora e gioisce.
Esprimo innanzitutto la mia riconoscenza a Lei, Monsignor Francesco Spanedda, che, in qualità di presidente della Conferenza Episcopale Sarda, ha interpretato i sentimenti della Chiesa che è in quest’Isola. Sono parimenti grato al Presidente della Giunta Regionale e al Presidente del Consiglio Regionale per le cordiali parole di benvenuto che mi hanno rivolto a nome della nobile, semplice ed ospitale gente di Sardegna.
Mi è gradito, poi, rivolgermi a Lei, Signor Ministro, che ringrazio per il cortese indirizzo rivoltomi a nome anche del Presidente della Repubblica Italiana e del Governo e, con Lei, saluto tutte le Autorità civili e militari, incoraggiandole nel loro impegno per la promozione del bene comune e per la soluzione dei problemi che travagliano la Sardegna.
Nel momento in cui mi è dato di iniziare la visita in quest’Isola, ricevete voi tutti, carissimi Fratelli e Sorelle della Sardegna, il saluto che volentieri vi rivolgo, mentre rendo grazie a Dio per questo incontro. A voi tutti, cari figli e figlie di quest’Isola, nobile e forte, laboriosa e fiera, va il mio affettuoso pensiero, che vuole essere partecipe delle vostre sofferenze e delle vostre gioie; delle vostre preoccupazioni e delle vostre attese.
2. Desidero testimoniarvi innanzitutto la mia stima per il vostro naturale e profondo spirito religioso, che ha avuto come frutto significativo il succedersi, nel tempo, di martiri e di santi, e ha anche oggi, come frutto della fede cristiana accolta e vissuta, il prosperare di comunità di uomini e donne solidali, generosi, laboriosi e ricchi di pietà.
Ed è proprio in questo vostro fondarvi, come singoli e come comunità, sui valori propri del Vangelo che saranno sempre più vinti i condizionamenti dovuti al fatto di abitare in un’isola la cui storia è stata frequentemente un susseguirsi di prove e di sofferenze.
Come può vivere con un respiro ampio chi abita in un luogo ricco sì di una cultura tipica in cui si sono amalgamate le civiltà venute lungo i secoli dall’esterno, ma tuttavia relativamente ristretto? Come è possibile dilatare i confini della vostra terra e, soprattutto, quelli del vostro cuore?
Tenendo presente, in primo luogo, che le barriere vere della vita non sono i limiti geografici, segnati dai monti o dal mare, né sono le fatiche del cuore angustiato dai dolori, ma l’egoismo e il calcolo, che spingono ad affermare gli interessi personali fino a danneggiare il prossimo e a rifiutare una corretta socialità, guidata da giuste leggi.
In secondo luogo, non cedendo all’inclinazione dell’odio e della vendetta, ma dissolvendo tali impulsi negativi nella carità di Dio, sorgente vitale di ogni virtù e forza immensa e infinita per le opere dell’uomo.
3. L’amore è sollecito e senza confini. In una terra come la vostra, dove ha gran parte la cultura agro-pastorale, è più facilmente comprensibile che altrove la descrizione del Buon Pastore (cf. Mt 18, 12-14; Lc 15, 3-7), con la quale Gesù ha manifestato la sua tenerezza verso chiunque è provato dalla debolezza o dal bisogno. Con immagini e termini vibranti di sentimento egli ha mostrato di essere profondamente buono, pieno di compassione per l’uomo che ha deviato, e lieto di perdonarlo.
L’esempio di Cristo impegna ogni credente a chinarsi verso qualsiasi fratello - soprattutto se debole o abbandonato - con la stessa cura con cui il pastore della parabola ha ricercato la pecora smarrita. Vale per ciascuno la parola di San Paolo: “Rivestitevi, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; portando gli uni i pesi degli altri e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Col 3, 12-13).
4. L’amore è offerta: l’offerta di se stessi a Dio, che per primo ha preso l’iniziativa di venire incontro all’uomo e di colmare la sua solitudine, e offerta di se stessi al prossimo, nel quale la fede fa cogliere il riverbero del mistero dell’essere di Dio Trinità, “societas dilectionis” (S. Agostino, De Trinitate, 4, 9), a immagine e somiglianza del quale siamo fatti.
Per questo la nostra vita, che partecipa dell’Amore Infinito, deve necessariamente svolgersi percorrendo la stessa strada misteriosa di Dio che si è donato all’uomo e continua ad essergli accanto.
Che il Signore doni a tutti di vivere della carità, di farla abitare in questa nobile e umanissima terra, che tante prove di eroica vita cristiana ha saputo offrire nel corso dei secoli.
La Vergine Santa, che voi onorate sotto il titolo di Nostra Signora di Bonaria, ispiri sempre i vostri pensieri e le vostre azioni, vi conceda la sua fede ardente e incrollabile. Riconoscerete così, in tutte le circostanze della vita, la pacificante presenza di Dio, come l’ha colta Lei stessa nella consuetudine quotidiana con Gesù, nella semplice vita di Nazaret, fatta di lavoro e di dialogo, di fatica e di preghiera.
Maria Santissima protegga la Sardegna anche nel suo vigoroso sforzo di ripresa economica, di progresso sociale e di lavoro per tutti nella concordia e nella pace.
È l’augurio che nasce da un cuore che in questi tre giorni vuole incontrarsi col cuore di tutti gli abitanti della Sardegna per dire una parola di conforto e di incoraggiamento, che si radica nelle certezze di quella fede che è iscritta nelle tradizioni secolari di questa terra, circondata dal mare.
Voglio ancora riferirmi alla persona del Signor Presidente della Repubblica, che è vostro conterraneo. Ieri mi ha assicurato, telefonandomi, che durante questa mia visita pastorale avrebbe cercato di essere particolarmente vicino a tutti noi. Ringrazio il Signor Presidente, ringrazio tutti i Sardi. Che il Signore benedica questa visita di tre giorni e tutti noi, visitatori e visitati.
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