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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SUPERIORI PROVINCIALI DEI MISSIONARI COMBONIANI

Sala dei Papi - Giovedì, 7 maggio 1987

 

Carissimi fratelli.

1. Ho accolto con gioia la richiesta di un incontro con voi che, sotto la presidenza del Superiore Generale, il reverendo padre Francesco Pierli, vi siete radunati qui a Roma in qualità di Superiori Provinciali, insieme coi membri del Consiglio Generale.

A voi tutti il mio affettuoso saluto e benvenuto, esprimendo a tutto il vostro istituto il mio compiacimento per la vostra opera missionaria ed evangelizzatrice.

Nel sacerdote missionario risplende in modo meraviglioso uno degli aspetti essenziali del sacerdozio stesso di Cristo, che è venuto fra noi per donare la sua vita in sacrificio di espiazione per i nostri peccati.

Il lavoro missionario ha un fondamento soprannaturale, che occorre sempre tener presente. L’ansia missionaria pur richiedendo normalmente una solida base di qualità umane, non trova il suo impulso originario e quindi la sua autentica fecondità sul piano dell’umano, ma su quello della fede e della risposta ad uno speciale impulso dello Spirito che ci rende, in spirito di obbedienza, docili strumenti della sua azione di salvezza e di santificazione delle anime.

L’opera missionaria, soprattutto nei territori di maggiore povertà, è certamente e dev’essere promozione umana, alleviamento delle miserie, scuola di civiltà, stimolo alla cultura, fattore di giustizia e di benessere; ma in se stessa nella sua più vera specificità essa deve, mediante quella testimonianza di solidarietà umana, portare la luce del Vangelo e sanare le anime dalla malattia del peccato. Il missionario educa certo gli uomini alla socialità, ma soprattutto ad essere e sentirsi parte attiva del corpo mistico di Cristo.

2. Per svolgere questo compito, il missionario ha bisogno di una forte vita interiore. Ha bisogno di molta preghiera: in ciò egli trova il fondamento essenziale per un lavoro fruttuoso nei territori missionari.

Altro punto importante, che ci è ricordato dal Concilio per quanto riguarda il rinnovamento della vita religiosa: nella vostra attività siate sempre fedeli alla spiritualità propria - al carisma, come si dice - del vostro Fondatore.

Interessatevi si di tutto il mondo, ma cercate di mantenere una particolare attenzione all’Africa. In tal modo potrete diventare sempre più specialisti dell’inculturazione del Cristianesimo in questo vastissimo continente, le cui immense potenzialità cristiane hanno certamente un meraviglioso futuro. Ma esso, dipende molto anche dalla generosità dell’impegno missionario!

3. Vi raccomando anche la fedeltà al magistero della Chiesa. Tenete sempre presenti gli insegnamenti del Concilio, nella loro autentica interpretazione data dal magistero.

In particolare vi esorto a curare questa fedeltà al magistero nella formazione dei membri del vostro istituto. Impegnatevi a far sì che essi, fin dai primi anni della formazione, sappiano apprezzare in modo vivo e responsabile questo valore della vostra testimonianza di cattolici, ed essi potranno così disporre, nel corso successivo della loro vita religiosa e sacerdotale, di un sicuro punto di riferimento spirituale, per superare le inevitabili prove e difficoltà.

Infine, desidero ricordarvi anche l’importanza e l’utilità per voi stessi e per gli altri di una manifestazione visibile del vostro stato di persone consacrate a Dio e alla Chiesa. Il mondo di oggi ha bisogno anche di questa testimonianza.

4. A tutti voi il mio augurio più sentito per un vostro sempre più intenso e fruttuoso impegno nello svolgimento della missione che Dio vi ha affidata. Il vostro ideale è alto, nobile ed arduo. Siano sempre elevate e copiose le energie spirituali che vi sostengono. Siate sempre infiammati dall’amore di Gesù crocifisso e dalla devozione alla Regina degli apostoli.

Con la mia affettuosa benedizione.

 

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