VISITA PASTORALE IN EMILIA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LE AUTORITÀ E LA CITTADINANZA
Reggio Emilia - Domenica, 5 giugno 1988
Cari fratelli e sorelle di Reggio Emilia.
1. Sono particolarmente lieto di trovarmi oggi nella vostra città, iniziando la mia visita pastorale con questo incontro col vostro pastore e mio carissimo fratello nell’episcopato mons. Gilberto Baroni, con monsignor Camillo Ruini, che col suo cuore sta sempre a Reggio Emilia, con le autorità e con tutti voi, qui convenuti.
Le sono grato, signor sindaco, per le parole con le quali ha voluto porgermi il cordiale benvenuto; esse mi richiamano la generosa ospitalità, che questa terra ha riservato, nel passato, ai miei predecessori Gregorio VII, Urbano II e Pasquale II e, in epoca più recente, a Pio VI e Pio VII. Il pensiero va anche ad eminenti figure di ecclesiastici, fedeli servitori della Chiesa di Roma, originari di questi luoghi o che qui hanno svolto il loro ministero, prima di essere chiamati a servizi più ampi nella Chiesa: tra essi il Cardinale Cervini, divenuto in seguito Papa col nome di Marcello II, il beato Andrea Ferrari, Arcivescovo di Milano, monsignor Angelo Mercati e suo fratello, il Cardinale Giovanni, bibliotecario di santa Romana Chiesa, il Cardinale Sergio Pignedoli, presidente del Segretariato per i non cristiani. La ringrazio sentitamente per questa accoglienza, come anche per i propositi che ella ha manifestato, di disponibilità alla collaborazione con la comunità cristiana nella prospettiva di un autentico ed ordinato sviluppo di questo comprensorio, in fedele continuità con le migliori tradizioni spirituali e popolari, che ne hanno finora accompagnato il cammino.
2. A tali tradizioni andava la mia riflessione mentre osservavo, sorvolandola dall’alto, la città fiorente di industrie e di abitazioni, di strade e di viali, pulsante di vita e quasi vegliata dai campanili e dalle cupole delle chiese. Ammirando campi, messi, vigneti, vero giardino di questa ubertosa pianura padana, ho avuto una chiara testimonianza delle doti di intraprendente laboriosità e di intelligente fantasia, che vi sono caratteristiche, cari cittadini di Reggio Emilia. Nonostante le distruzioni, subite nell’ultimo conflitto mondiale, avete, infatti, saputo celermente adeguare la vostra economia alle nuove situazioni e raggiungere posizioni di rilievo a livello nazionale, in una interessante sintesi tra libera iniziativa, aziende a partecipazione statale e forme societarie cooperative. Con valido intuito, le maestranze industriali sono riuscite a dare sbocco efficiente e costruttivo alla crisi, che aveva investito il settore, ed anche la fiorente coltura intensiva della terra, e la zootecnia specializzata, che si è venuta sviluppando, sono frutto del congiunto apporto di una classe di esperti agricoltori e di specialisti della ricerca scientifica ed universitaria.
3. Il benessere raggiunto non ha certo eliminato alcuni problemi, comuni a molte società progredite e che, come per contrasto, rendono ancora più sofferto il disagio di coloro che ne portano il peso. Mi riferisco alla disoccupazione, all’immigrazione, al fenomeno della droga, alle situazioni di solitudine e di handicap, in cui si trovano tanti fratelli. Una società, che vuole essere giusta e rispettosa dei diritti di ogni suo membro, deve adoperarsi affinché i valori fondamentali, propri della dignità della persona umana, siano sempre ed in ogni caso difesi e giammai posposti a progetti di modernità, che non coincidono col vero progresso umano. Non è progresso autentico, infatti, quello che apre la breccia ad una mentalità e ad un costume consumistici e libertari, operando fratture tra tecnica e morale, tra progresso materiale e crescita spirituale.
4. Per la maturazione delle coscienze in questa direzione e l’avanzamento dei singoli e della comunità verso il traguardo di un vero umanesimo, la Chiesa ha sempre offerto la sua opera ed il suo impegno concreti. La vostra città anche in questo è erede di stimolanti testimonianze. Le generazioni passate hanno qui lasciato significativi segni dei loro nobili sentimenti in edifici, opere ed istituzioni, che dimostrano con quale amore preferenziale ci si sia rivolti ai più bisognosi di cure e di affetto. Alle testimonianze di sensibilità umana si affiancano quelle di fede cristiana vissuta. Come non ricordare, in proposito, alcune famiglie religiose - oggi presenti anche in altri continenti - come le “Suore Francescane del Verbo Incarnato”, di padre Daniele e di suor Giovanna Ferrari, i “Servi della Chiesa”, di don Dino Torreggiani, la “Congregazione Mariana delle Case della carità”, di don Mario Prandi? Sono realizzazioni accanto alle quali si debbono porre, oltre alla nutrita rete di scuole materne, frutto dell’opera di zelanti parroci di ieri e di oggi, coadiuvati da suore e laici, molteplici esperienze sociali di grande rilevanza, come le casse rurali, le cantine sociali, i caseifici, le associazioni di assistenza.
5. Con la debita attenzione alle necessità presenti ed unitamente alla volontà di nuova evangelizzazione, che la Chiesa locale ha manifestato con la celebrazione del Sinodo diocesano, occorre che tutti si impegnino affinché le nuove generazioni - eredi di figure eminenti nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti, dal Correggio allo Spallanzani, dall’Ariosto al Boiardo, a Veronica Gambara - guardino all’avvenire con immutata fiducia nella provvidenza di Dio, nelle proprie capacità di bene, nelle potenzialità da sviluppare.
Affido questo compito a tutti voi, fratelli e sorelle carissimi, soprattutto ai più giovani. Vi dico: mettete a frutto il meglio di voi stessi. La Madonna della Ghiara e san Prospero, vostri celesti patroni, sostengano tali voti e ottengano da Dio copiose benedizioni sulle ore che trascorreremo insieme.
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