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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA

CELEBRAZIONE ECUMENICA DI GIOVANNI PAOLO II
NELLA CHIESA RIFORMATA DI SAN TOMMASO

Strasburgo (Francia) - Domenica, 9 ottobre 1988

 

Diletti fratelli e sorelle in Cristo.

1. Abbiamo appena ascoltato un messaggio molto esigente, ma anche pieno di speranza e di gioia.

Per mezzo del dono della fede e del Battesimo, siamo divenuti i tralci della vera vite che è Cristo. Se veniamo recisi da questa vite, non possiamo portare frutto. Se abbiamo iniziato a dare frutto, la Parola di Dio, ricevuta nella fede, non cessa di mondarci, essa ci purifica affinché noi possiamo portare frutto. Ma le esigenze di Cristo conducono alla speranza e alla gioia: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”. “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore . . . Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 7. 10. 11).

2. Esigenza, speranza e gioia: queste tre parole riassumono l’impegno ecumenico che rappresenta oggi la realtà della quasi totalità delle Chiese e delle comunità cristiane.

Dopo periodi di opposizione, di sfiducia e indifferenza reciproche, ci siamo avvicinati gli uni gli altri per mezzo della grazia del Cristo. A causa del legame fondamentale che crea tra noi il sacramento del Battesimo, come ricordava poc’anzi il Pastore Hoeffel, noi tutti siamo i tralci della vera vite che è Cristo. È da lui che deriva la nostra unità ed è attraverso di lui che può aumentare, perché al di fuori di lui non possiamo fare nulla (cf. Gv 15, 16). Senza il nostro attaccamento personale al Cristo e il nostro radicarci nella fede in lui, senza ascoltare e accogliere regolarmente la Parola di Dio, i nostri dialoghi diverrebbero semplici negoziati e la nostra collaborazione un progetto semplicemente tattico. La preghiera, la conversione del cuore e il rinnovamento della Chiesa sono i mezzi indispensabili per accogliere la grazia dell’unità dei cristiani (cf. Unitatis Redintegratio, 6-8).

3. Al giorno d’oggi, per ragioni diverse, le Chiese e le comunità cristiane possono essere tentate di richiudersi su se stesse e rallentare così la marcia verso l’unità. Delusi a volte dalla lentezza dei progressi realizzati, o sorpresi da nuove difficoltà che sorgono, siamo chiamati a sostenere nuovi sforzi per meglio comprenderci. Secondo i consigli di san Paolo dobbiamo stare attenti a mantenere l’unità dello Spirito con il vincolo della pace, sopportandoci gli uni gli altri con pazienza e carità, in tutta umiltà e mansuetudine (cf. Ef 4, 2-3). Questi atteggiamenti generano la fiducia reciproca e scacciano il sospetto. Essi permettono di non disperare mai quando non riusciamo ad accordare le nostre posizioni, poiché tutti cerchiamo di essere fedeli alla volontà del Cristo. C’è un “unico e medesimo Spirito” (1 Cor 12, 11) che ci “guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16, 13). E, su alcuni punti dottrinali che ci separano, ci ha già ravvicinati. Se ci poniamo fedelmente sotto la sua luce per meditare la Parola di Dio, siamo sicuri che egli continuerà ad assisterci negli sforzi a favore dell’unità dei cristiani.

4. Con questi sentimenti e con queste assicurazioni ringrazio il Pastore Hoeffel per la franchezza con la quale ha presentato le ansie che vengono espresse nell’attesa della comune partecipazione all’Eucaristia, e la posizione protestante al riguardo. Questa attesa e queste ansie sono anche profondamente mie, e, poiché le nostre posizioni non sono ancora convergenti, dobbiamo proseguire incessantemente, con piena fiducia nello Spirito Santo, il dialogo in corso, sia a livello nazionale che regionale, sia con la Federazione Luterana Mondiale e l’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate, come pure nel quadro degli scambi multilaterali all’interno della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese. Come cattolici, non vogliamo lasciare credere che l’impossibilità attuale di una comune partecipazione all’Eucaristia sia una semplice questione di disciplina ecclesiastica che può essere risolta differentemente secondo le persone e le circostanze. Per noi si tratta di una questione di fede. La Chiesa cattolica crede che la celebrazione eucaristica costituisca una professione di fede in atto e che un accordo completo nella fede sia il presupposto di una celebrazione eucaristica comune che sia realmente fedele e vera. Se, talvolta, le nostre posizioni non vengono perfettamente comprese da alcuni, continuo a nutrire speranza, e lo ripeto: se noi cercheremo sinceramente di fare la volontà di Dio, se lo supplicheremo incessantemente, egli ci illuminerà e compirà un giorno ciò che è oggi impossibile.

5. La realtà centrale che l’Eucaristia è nella vita della Chiesa e la dolorosa impossibilità attuale di celebrarla insieme non devono comunque distoglierci dalle numerose occasioni che abbiamo - di cui forse non ci accorgiamo abbastanza - di pregare insieme e insieme portare frutto per la gloria di Dio e il bene dell’umanità. Se noi non possiamo ancora beneficiare insieme della presenza del Cristo nel sacramento del suo corpo e del suo sangue, possiamo già, e dobbiamo, beneficiare insieme della sua presenza in ogni uomo e donna debole, bisognoso od oppresso (cf. Mt 25, 35-40). Noi che siamo ancora incapaci di condividere il pane eucaristico, siamo chiamati dal Cristo a condividere il pane della miseria dei poveri. Sappiamo che l’evangelizzazione dei poveri è un segno del regno che viene, e che Gesù è misteriosamente presente nel più piccolo dei suoi fratelli. La lotta contro la sofferenza e la miseria degli uomini riveste quindi una dignità incomparabile. Nel corso della storia delle nostre comunità tanti uomini e donne illuminati e spinti dalla fede cristiana si sono generosamente impegnati per sollevare e liberare gli oppressi e rivelare loro il volto e il messaggio del vero liberatore! Come non ricordare, in questa chiesa nella quale tanti sono i legami che lo riportano alla memoria, la notevole testimonianza dell’amore del Cristo per i poveri che fu il grande teologo e medico Albert Schweitzer?

6. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio di avermi dato l’opportunità di incontrarvi. Senza dimenticare le sofferenze del mondo e le divergenze che ancora rimangono tra di noi, abbiamo ascoltato il Cristo parlarci affinché la sua gioia sia in noi e che la nostra gioia sia perfetta (cf. Gv 15, 11).

Voi sapete che sono venuto a visitare le istituzioni europee che hanno la loro sede a Strasburgo e le comunità cattoliche di questa regione. È ugualmente motivo di gioia e di speranza per l’Europa di oggi e di domani il fatto che siamo qui riuniti. Per contribuire all’unificazione dell’Europa e per poter annunciare in modo nuovo il Vangelo di Gesù Cristo, i cristiani devono essere sempre più uniti affinché “il Regno di Dio venga”, come hanno ricordato, qualche giorno fa, i partecipanti all’importante incontro che si è tenuto a Erfurt tra i rappresentanti della Conferenza delle Chiese Europee e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

La presenza delle istituzioni europee come anche l’esistenza e l’influenza del Centro di Studi ecumenici della Federazione Luterana Mondiale, sono qui a Strasburgo dei richiami e dei segni della vocazione dei cristiani a testimoniare insieme il Vangelo in Europa e nel mondo.

7. La ricca eredità cristiana quale è la vostra, a Strasburgo, in Alsazia e in Lorena, può anche essere una fonte d’impegno rinnovato per il servizio di Dio e degli uomini. In quest’anno durante il quale voi celebrate il 450° anniversario della fondazione della vostra Facoltà di Teologia protestante, il ricordo del passato cristiano della vostra città non può lasciarvi indifferenti. Dopo la testimonianza di coraggio e di abnegazione dei monaci evangelizzatori venuti dalle isole britanniche, l’insegnamento teologico di sant’Alberto Magno e dei suoi discepoli, la profondità mistica del maestro Eckart e di Jean Tauler, hanno dato lustro alla vostra città e alla vostra regione. Venne poi il momento delle nostre dolorose opposizioni che portarono alla nostra separazione. Personalità religiose quali Giovanni Calvino, Martin Bucer e Jacques Sturm hanno segnato questa città, molto al di là di un effetto storico, non solo nel campo della teologia e della vita ecclesiale, ma anche nel campo culturale, sociale e politico.

Oggi, mentre si avanza sul difficile cammino dell’ecumenismo, la missione e la collaborazione delle facoltà di teologia protestanti e cattoliche e dei vari istituti della vostra università, la presenza di cristiani in posti di grande responsabilità in questa regione e tutte le forme di testimonianza delle comunità cristiane, compresa la loro testimonianza comune, sono altrettante occasioni e mezzi che il Signore vi offre affinché Strasburgo venga confermata nella sua vocazione cristiana.

Che la grazia di Dio vi aiuti a servirlo con questi mezzi! Allora “la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù!” (Fil 4, 7).

 

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