DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI VESCOVI DEGLI STATI UNITI D’AMERICA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Sabato, 15 ottobre 1988
Cari fratelli nel Signore Gesù Cristo.
1. È per me una grande gioia ricevervi oggi, fratelli Vescovi di New York. In questa occasione mi tornano in mente molti ricordi della mia visita pastorale del 1979. Nello stesso tempo desidero rendere omaggio nelle vostre persone al pellegrinaggio di fede e d’amore che milioni di cattolici nel vostro stato compiono, uniti con Cristo, verso il Padre, nello Spirito Santo.
Oggi siamo riuniti come pastori, coscienti delle parole di Gesù agli apostoli: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni . . . insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ha comandato” (Mt 28, 19-20). Queste parole devono costantemente risuonare nelle nostre menti e nei nostri cuori. Come successori dei dodici, abbiamo come principale dovere l’annuncio del Vangelo a tutte le genti (cf. Christus Dominus, 12). Questo è un compito sempre necessario, ma ancor più urgente dove c’è ignoranza, errore o indifferenza nei confronti della verità.
Dopo aver comandato di insegnare, Gesù ci assicura la sua presenza e il suo sostegno. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Questa promessa ci ricolma di pace; ci spinge alla fiducia e alla speranza. Il Signore Gesù ci invia e resta con noi! Vuole che noi facciamo la nostra parte, portiamo avanti la nostra missione, siamo vigilanti. Vuole che noi camminiamo nella luce di Cristo e offriamo questa luce alla Chiesa e al mondo. Oggi desidero parlare di un modo concreto per offrire questa luce all’umanità. Sono i colleges e le università cattoliche, con il loro impegno istituzionale con la Parola di Dio proclamata dalla Chiesa cattolica.
2. Come dice il Concilio Vaticano II: “L’avvenire della società e della stessa Chiesa è intimamente connesso con lo sviluppo intellettuale dei giovani che compiono studi superiori” (Gravissimum Educationis, 10). Ugualmente il Concilio esorta i Vescovi a prestare un’attenta cura pastorale agli studenti universitari. Essi hanno bisogno di questa attenzione poiché devono santificarsi nel compimento del loro dovere ed “informare la cultura con il Vangelo” (Sapientia Christiana, Prol., 1). La ri-evangelizzazione della società dipende in gran parte dagli studenti universitari. Mentre compiono gli studi superiori, essi hanno il diritto di ricevere una formazione cattolica - sia dottrinale che morale - al livello scolastico corrispondente.
L’alta missione dei colleges ed università cattoliche è di effettuare una presenza pubblica, costante ed universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo dedicato a promuovere la cultura superiore, di preparare gli studenti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo (cf. Gravissimum Educationis, 10). Le istituzioni cattoliche di studi superiori, che educano un gran numero di giovani negli Stati Uniti d’America, hanno grande importanza per il futuro della società e della Chiesa nel vostro Paese. Ma il loro grado di influenza dipende totalmente dalla salvaguardia della loro identità cattolica. Questa identità cattolica deve essere presente nell’indirizzo fondamentale dato all’insegnamento e allo studio. E deve essere presente nella vita di queste istituzioni che si caratterizzano per uno speciale legame con la Chiesa; un legame che nasce dalla loro connessione istituzionale con l’annuncio cattolico. L’aggettivo “cattolico” deve essere sempre l’espressione reale di una realtà profonda.
3. Noi siamo convinti della necessità di rispettare la legittima autonomia delle scienze umane. Ma siamo convinti anche che i cristiani, che con la ragione illuminata dalla fede, conoscono le verità fondamentali su Dio, l’uomo e il mondo, sono in grado di produrre con il lavoro intellettuale frutti più abbondanti di autentico progresso umano. La fede non limita la libertà nella ricerca della conoscenza. Al contrario, ne è la maggior garanzia. Questo ancora una volta focalizza la nostra attenzione sul significato autentico della libertà a servizio, e nella ricerca, della verità.
“Se rimanete fedeli alla mia parola”, ci dice Gesù, “sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32). Queste parole del Signore proclamano la forza di liberazione della verità. Il loro profondo significato lo si coglie più facilmente quando ricordiamo che Cristo stesso è la verità. È proprio lui, Cristo, che racchiude in se stesso la verità completa sull’uomo; è lui che è la più alta rivelazione di Dio.
La connessione profonda tra la verità e la libertà riguarda tutta la conoscenza. La verità non limita la libertà. Al contrario la libertà è ordinata alla verità. Di più, la verità della fede non limita l’umana conoscenza. Piuttosto, l’umana conoscenza apre la strada che conduce alla fede cristiana, e la fede cristiana guida l’umana conoscenza. La fede non offre soluzioni alla ricerca della ragione - che segue i suoi propri principi e metodologie in diversi campi e gode di una legittima autonomia; ciononostante, la fede assiste la ragione nel conseguimento della pienezza del bene della persona e della società.
I colleges ed università cattoliche, quando promuovono la vera libertà nella sfera intellettuale, svolgono un servizio particolare per il bene di tutta la società. La cultura di oggi, influenzata da metodi e modi di pensare caratteristici delle scienze naturali, sarebbe incompleta senza l’investigazione della dimensione trascendente dell’uomo. Perciò qualunque corrente filosofica che proclami la validità esclusiva del principio della verifica empirica non potrebbe mai rendere giustizia all’individuo o alla società.
I risultati di tutti gli studi possono essere pienamente utilizzati solo in consonanza con queste verità fondamentali sull’uomo, la sua origine, il suo destino, la sua dignità. Per questo l’università per sua stessa natura è chiamata ad essere sempre più aperta al senso dell’assoluto e del trascendente, per poter facilitare la ricerca della verità al servizio dell’umanità.
4. Per quanto riguarda la conoscenza teologica, subito ci volgiamo alla fede, perché la fede è il fondamento insostituibile e la condizione fondamentale di tutta la teologia. La fede costituisce il suo punto di partenza e il suo continuo e intrinseco punto di riferimento. Sant’Anselmo di Canterbury ci ha dato una bella definizione della teologia: “fides quaerens intellectum”. La teologia nasce dalla fede, dal desiderio del credente di comprendere la fede.
Ciò che insegna la fede non è il risultato della umana ricerca ma viene dalla divina rivelazione. La fede non è stata trasmessa alla mente dell’uomo come una invenzione filosofica da perfezionare; piuttosto è stata affidata alla Sposa di Cristo come un deposito divino da custodire fedelmente e interpretare infallibilmente (cf. Conc. Oec. Vat. II “Dei Filius”, ch. IV: Denz.-Schönm. 3020). Nell’ambito della conoscenza puramente umana, c’è spazio non solo per un progresso verso la verità, ma anche, e non raramente, per il riconoscimento di errori sostanziali. Invece la verità rivelata è stata affidata alla Chiesa una volta per tutte. Ha raggiunto il suo compimento in Cristo. Di qui il profondo significato del termine paolino “deposito” della fede (cf. 1 Tm 6, 20). Nello stesso tempo, questo deposito permette ulteriori spiegazioni e una crescente comprensione finché la Chiesa è sulla terra.
Questo compito di raggiungere una sempre più profonda comprensione del contenuto della fede tocca a ciascun membro della Chiesa. Ma il Concilio Vaticano II ci assicura che “l’ufficio d’interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa” (Dei Verbum, 10). Questo “magisterium” non si sovrappone alla parola divina ma la serve con uno specifico “carisma veritatis certum” (Dei Verbum, 8), che include il carisma dell’infallibilità, presente non solo nelle definizioni solenni del Romano Pontefice e dei concili ecumenici, ma anche nel magistero universale ordinario (Lumen Gentium, 25), che può veramente essere considerato come una espressione dell’infallibilità della Chiesa.
5. Questo tuttavia non impedisce alla Chiesa di riconoscere ed alimentare un legittimo pluralismo in teologia. Proprio dopo il Concilio, Paolo VI affermò che “una moderata diversità di opinioni è compatibile con l’unità della fede e con la fedeltà verso le norme e gli insegnamenti del Magistero” (Pauli VI “Allocutio ad participantes Congressui Internationali de Theologie Conciliare”, die 1 oct. 1966: Insegnamenti di Paolo VI, IV [1966] 442 ss). L’ampiezza di questo pluralismo è limitata dall’unità della fede e dagli insegnamenti del Magistero autentico della fede. Ma dentro la sua competenza, la pluralità di teologie dovrebbe avere una certa base concettuale comune. Non ogni filosofia è in grado di dare quella comprensione solida e coerente della persona umana, del mondo e di Dio, necessaria per qualsiasi sistema teologico che cerca di porre la sua conoscenza in continuità con la conoscenza della fede.
Per comprendere i limiti del pluralismo teologico, è necessario distinguerlo chiaramente dall’unità della fede, che dipende totalmente dalla verità rivelata. Riguardo alle espressioni non-infallibili del Magistero autentico della Chiesa, queste dovrebbero essere accolte con religiosa sottomissione dell’intelletto e della volontà (cf. Lumen Gentium, 25).
6. Con il passare del tempo diventa sempre più evidente come certe posizioni sul cosiddetto “diritto di dissenso” hanno avuto gravi ripercussioni sulla condotta morale di un certo numero di fedeli. “Si è notato - ricordai l’anno scorso nel mio discorso ai Vescovi riuniti a Los Angeles - che vi è una tendenza, da parte di alcuni cattolici, ad essere selettivi nella loro adesione agli insegnamenti morali della Chiesa” (“Allocutio Angelopoli, ad Episcopos Civitatum Foederatarum Americae Septemtrionalis coram admissos”, die 16 sept. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3 [1987] 552 ss). Alcuni si appellano alla “libertà di coscienza” per giustificare questo modo di comportarsi. È necessario, perciò, chiarire che non è la coscienza a stabilire “liberamente” ciò che è giusto o sbagliato. Per usare una concisa espressione dei Sermoni di John Henry Newman all’Università di Oxford, si può dire che la coscienza è “uno strumento per individuare la verità morale”. La coscienza individua la verità morale: essa interpreta una norma che non è lei a creare (cf. Gaudium et Spes, 16; Pauli VI “Allocutio in Audientia generali habita”, die 12 febr. 1969: Insegnamenti di Paolo VI, VII [1969] 869 ss).
7. Cari fratelli: per portare avanti la missione profetica che ci compete come pastori della Chiesa, è di grande importanza avere la collaborazione dei teologi cattolici e delle facoltà ecclesiastiche. Come riflessione sulla fede, fatta nella fede, la teologia è una scienza ecclesiale che sempre si muove all’interno della Chiesa ed è diretta al servizio della Chiesa. Questa è la radice della grave responsabilità del teologo, specialmente se ha ricevuto la “missio canonica” (cf. Codex Iuris Canonici, can. 812) di insegnare in una facoltà ecclesiastica. L’autentica fede dei teologi, alimentata dalla preghiera e continuamente purificata attraverso la conversione è un dono grande di Dio alla sua Chiesa. Da lei dipendono le buone condizioni della teologia nei nostri giorni. Come ricordai all’Università Cattolica di Washington: “È giusto che il teologo sia libero, ma di quella libertà che è apertura alla verità e alla luce che provengono dalla fede e dalla fedeltà alla Chiesa” (“Allocutio Vasintoniae, in Catholica Universitate habita”. die 7 oct. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, 2 [1979] 685 ss).
L’istituzione cattolica in cui i Vescovi degli Stati Uniti hanno riposto grandi speranze e che hanno lealmente sostenuto - l’Università Cattolica d’America - ha celebrato l’anno scorso il 100° anniversario della sua fondazione. L’anno prossimo ricorrerà il centenario della concessione dell’autorizzazione papale. Tutte le conquiste del passato sono opera della grazia di Dio, su cui è felicemente fondata la speranza di un futuro che vedrà sempre più grandi traguardi accademici, tra cui anche quelli teologici. In particolare è da sperare che questa Università e tutte le altre università e colleges cattolici contribuiscano sempre più all’arricchimento della Chiesa negli Stati Uniti e dappertutto, che essi sempre rispondano alla loro vocazione di preparare studenti che siano araldi di cultura, servitori dell’umanità e testimoni della fede.
Ottenga per tutti voi la beata Vergine Maria, “Sedes Sapientiae”, la luce di suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo. Vi sostenga nell’impegno pastorale, porti gioia e pace al cuore del vostro popolo.
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