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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD ALUNNI ED EX-ALUNNI DEL SEMINARIO REGIONALE
«BENEDETTO XV» DI BOLOGNA

Giovedì, 14 dicembre 1989

 

Signori Cardinali,
venerati fratelli nell’Episcopato,
carissimi alunni ed ex alunni.

1. La vostra gradita visita rafforza ed arricchisce il particolare legame di comunione, che si è venuto instaurando con i precedenti incontri che la Provvidenza mi ha dato di realizzare col clero emiliano-romagnolo nel 1982, nel 1986 e nell’anno scorso. Ma quello di oggi acquista un significato tutto proprio per la ricorrenza del settantesimo anniversario dell’inaugurazione del vostro seminario.

La vostra venuta alla Sede di Pietro riprende le fila di una lunga tradizione di amore e di fedeltà al Papa, della quale il vostro istituto ha dato prova fin dal suo sorgere, e che era nella mente di colui che lo progettò e lo volle, l’allora Arcivescovo di Bologna, Cardinale Giacomo Della Chiesa, il futuro Papa Benedetto XV, al quale giustamente fu intitolato il seminario.

A testimoniare questa continuità di fedeltà vedo presenti, qui, non soltanto i giovani che si preparano all’ordinazione sacerdotale, ma anche molti fratelli che, da tempo più o meno lungo, stanno fruttuosamente operando come ministri di Dio nella vigna del Signore. Alcuni di essi sono stati investiti di speciali incarichi, perché rispondano con maggiore generosità ai talenti ricevuti. Il ministero di altri è invece, forse, meno vistoso, ma ben conosciuto da Dio, che non mancherà di elargire il premio meritato.

2. Il vostro seminario, nel corso di questi anni, è andato soggetto ad una certa evoluzione istituzionale, che lo ha portato ultimamente a collegarsi con la facoltà teologica dei padri domenicani di Bologna per la creazione di un organismo comune - il cosiddetto STAB, “Studio Teologico Accademico Bolognese” - che si esprime in due indirizzi di fondo per il conseguimento dei gradi accademici: quello prevalentemente orientato ai temi della pastorale e dell’evangelizzazione con sede nel seminario regionale, e quello destinato ad approfondire la conoscenza del pensiero di san Tommaso d’Aquino, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II e in relazione ai problemi del nostro tempo.

Questa nuova struttura giuridico-organizzativa rappresenta certamente una bella testimonianza di fraterna collaborazione tra clero secolare e clero regolare per il bene della Chiesa locale, con particolare riferimento a questo campo così delicato della vita ecclesiale, qual è appunto la formazione dei giovani al sacerdozio. E del resto, ci si poteva ben attendere una simile collaborazione in una città come Bologna, la quale da tanti secoli svolge un eminente servizio culturale a favore della Chiesa e della società; e si sa quanta larga parte, nel corso di questo tempo, abbiano avuto e tuttora hanno le varie componenti ecclesiali, sia quelle di carattere diocesano, che quelle di vita consacrata.

3. Questo incontro è opportuno per riflettere un momento sulla soprannaturale bellezza di questo “ministero della riconciliazione” - come lo chiama san Paolo (2 Cor 5, 18) che è il sacerdozio; ministero che alcuni di voi hanno già ricevuto, mentre altri si preparano a riceverlo.

“Abbiamo questo tesoro - dice però l’Apostolo (2 Cor 5, 7) - in vasi di creta”. Il sacerdote infatti se da una parte resta come affascinato dalla sublime bellezza del dono ricevuto e dai meravigliosi poteri che esso comporta, dall’altra resta confuso e come smarrito nel considerare le proprie capacità inadeguate a tali compiti salvifici. Tale contrasto, pur apparendo a prima vista sconcertante, conduce tuttavia il sacerdote ad un alto grado di virtù per un fruttuoso e fedele adempimento dei propri doveri sacerdotali. Infatti questa duplice consapevolezza porta il ministro di Dio ad essere ad un tempo zelante, deciso, entusiasta di fronte alla grandezza e all’importanza del mandato ricevuto, ma nel contempo lo porta pure ad essere discreto, umile, diffidente di sé a motivo dei suoi limiti.

4. Fratelli carissimi! Ringraziate il Signore per la stupenda vocazione che vi ha dato. Chi ha già ricevuto il sacerdozio sia veramente modello e guida per i giovani che vi si stanno preparando. E questi ultimi, a loro volta, siano aperti ad accogliere la guida di coloro che li stanno formando, approfondendo di giorno in giorno la propria vocazione senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, ma facendo leva sulla potenza del Signore che, avendo iniziato l’opera, la condurrà a termine.

Ma soprattutto pregate il Signore, invocate “il padrone della messe perché mandi operai alla sua messe” (Mt 9, 38). È un imperativo, questo, che deve interpellare la vostra fede e la vostra coscienza di battezzati, oltre che di aspiranti al sacerdozio. All’aumento vertiginoso delle urgenze di evangelizzazione e di animazione cristiana, in tanti ambienti, nessuno può restare insensibile. Ciascuno sia per gli altri giovani una esemplare proposta di vocazione. Chi ha avuto la chiamata di Gesù deve avvertire la necessità di comunicare la sua scoperta ad altri. E quello che fece l’apostolo Andrea, portando a Gesù il fratello Simon Pietro (cf. Gv 1, 41). Non vi stancate di chiedere numerose vocazioni per la vostra arcidiocesi e per il mondo intero: Cristo ha impegnato la sua parola e non vi negherà quanto egli stesso ha comandato di chiedere.

La Vergine di san Luca, così cara al cuore di voi bolognesi; Maria, regina degli apostoli, vi guidi tutti alla piena e perfetta imitazione di Cristo sacerdote, per essere effettivamente santi e santificatori.

Mentre vi esprimo di cuore gli auguri di buon Natale, a tutti imparto la mia benedizione, che estendo volentieri ai vostri familiari.

 

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