SANTUARIO MARIANO DI OROPA E VALLE D’AOSTA
BENEDIZIONE DEL NUOVO MONASTERO DI CLAUSURA
DELLE MONACHE CARMELITANE DI VALLE D’AOSTA-QUART
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI FEDELI DELLA VALLE D’AOSTA
Quart (Aosta) - Domenica, 16 luglio 1989
Carissimi fratelli e sorelle della Valle d’Aosta.
1. Prima di ogni altra cosa desidero esprimere la mia gioia di trovarmi ancora fra voi, dopo la visita pastorale fatta alla vostra diocesi nel settembre del 1986.
Saluto e ringrazio il Vescovo, le autorità civili e quanti hanno reso possibile e gradevole il soggiorno in questa meravigliosa località, che accoglie il visitatore con lo spettacolo suggestivo dei suoi panorami e lo conforta con la freschezza e la salubrità del suo clima.
Tre anni or sono, al termine della Messa, ebbi la gioia di benedire la prima pietra dell’erigendo monastero delle carmelitane. E dopo vi dissi, come ben ricordo, che in valle d’Aosta le pietre sono abbondanti, e quindi è facile costruire monasteri. Ma sapevo bene che unire insieme e cementare saldamente le pietre per farne un bel monastero, come quello che avete costruito, non sarebbe stato cosa facile. Se in così breve tempo tante pietre sono state unite ed hanno formato il vostro Carmelo, è perché i vostri cuori ed i vostri intenti si sono uniti per formare questa casa di preghiera, questa mistica dimora di Dio fra gli uomini.
Mi è stato detto che alla costruzione del monastero hanno contribuito con vero slancio numerose persone. C’è stato chi ha offerto il terreno, e chi l’artistico progetto; ci sono state poi le offerte di poveri e umili fedeli, che hanno affrontato non lievi sacrifici pur di vedere realizzata questa opera. Tra i sostenitori merita una doverosa menzione la vostra amministrazione regionale che mediante la concessione di un mutuo a lunga scadenza, ha permesso di condurre avanti i lavori senza particolari difficoltà. Su tutti i benefattori invoco la ricompensa del Signore, mentre esprimo loro il mio compiacimento.
2. Di fronte alle gravi difficoltà della Chiesa e del mondo contemporaneo, qualcuno potrebbe pensare che sia preferibile avere nella vostra diocesi suore di vita attiva, anziché di vita contemplativa. In altre parole; che agire valga più che pregare. In realtà non è così.
Senza togliere l’onore, il merito e la gratitudine alle care suore, che in mille modi testimoniano l’amor di Dio per i poveri, per i piccoli, per gli infermi, bisogna riconoscere che la Chiesa ha ancor più bisogno di anime dedite alla preghiera contemplativa, come è praticata nei monasteri. La contemplazione sta alle sorgenti dell’azione: da essa derivano le energie spirituali che sostengono il Popolo di Dio nel suo cammino verso la salvezza.
Una pagina celebre dell’antico testamento ci presenta Mosé che prega sul monte, mentre il suo popolo lotta per aprirsi la via che porta alla libertà della terra promessa. Mosé è la guida del Popolo di Dio; una guida che invece di combattere nella pianura sta sul monte a pregare. La cosa più ammirevole è che, finché Mosé prega, il popolo vince; quando invece interrompe la preghiera il popolo soccombe. Evidentemente dalla preghiera dipende la vittoria sugli ostacoli che il Popolo di Dio incontra sulla via della salvezza (cf. Es 17, 8-15).
3. Sul valore della vita contemplativa s’interrogò anche santa Teresa di Gesù Bambino, una carmelitana come quelle che verranno a popolare il monastero ora eretto ad Aosta. La santa trovò la risposta al suo problema nella lettera di san Paolo ai cristiani di Corinto (cf. 1 Cor 12-13), là dove l’apostolo presenta la Chiesa ed afferma che in questo corpo le membra sono molte e hanno tutte un compito specifico. Nella Chiesa non si può essere al tempo stesso apostoli, profeti o dottori, così come nel corpo l’occhio non può essere al medesimo tempo la mano o il piede o un altro membro. Le vocazioni sono diverse e tutte necessarie. Nella stessa lettera però si afferma che nella Chiesa c’è una “via migliore di tutte” è la via dell’amore (cf. 1 Cor 12, 31). Ora la vita contemplativa è precisamente questa via, “migliore di tutte”. Contemplare non è stare in ozio; è invece amare Dio e, in lui, amare tutta la umanità. Per amore dei fratelli le anime contemplative assumono nella loro vita e nella loro preghiera tutte le necessità del mondo per presentarle a Dio, tutto il male del mondo per espiarlo davanti a Dio.
La contemplazione, quindi, stimola e sostiene ogni forma di vita attiva nella Chiesa, ne è l’anima profonda e più vera. La presenza dei contemplativi in seno al Popolo di Dio compie lo stesso ufficio della presenza del cuore nel corpo umano; come il cuore, pur rimanendo nascosto, è all’origine di tutta l’attività che il corpo sviluppa, così la contemplazione, dal nascondimento, dà vita e santità alla Chiesa.
Quando santa Teresa scoprì questa verità, trasalì di gioia ed esclamò: “Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero annunziato il vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi che l’amore è tutto e abbraccia in sé tutte le vocazioni” (S. Theresia a Iesu Infante “Autobiogr.”).
4. Io son certo che il carmelo della Valle d’Aosta sarà un centro d’amore per Dio e per gli uomini, se le religiose che in esso confluiranno sapranno vivere la loro consacrazione in piena fedeltà allo spirito della fondatrice, santa Teresa d’Avila. Auspico che esso davvero divenga in breve tempo il cuore di questa comunità cristiana e stimoli un salutare movimento di fede in tutto il Popolo di Dio qui pellegrino. E vi auguro che dalle correnti di preghiera, che di qua saliranno al cielo nascano vocazioni sacerdotali e vocazioni religiose, di vita attiva e contemplativa; che di qua derivino santità per le famiglie, crescita in sapienza e grazia per le giovani generazioni, serenità per chi soffre nelle malattie del corpo e dello spirito, pazienza gioiosa per chi nel lavoro porta a compimento la opera della creazione; che di qua sorgano anche propositi di conversione per chi si è allontanato dalle vie di Dio.
Davvero ogni monastero è il cuore pulsante della comunità che l’ha voluto nel suo territorio. Voi, fratelli e sorelle della Valle d’Aosta, avete costruito il vostro carmelo proprio nel centro geografico della valle, quasi per affermare, anche visivamente, che il carmelo è il centro della diocesi.
5. Di tutto questo mi congratulo con voi e, in segno del mio compiacimento, imparto alle monache che presto giungeranno, ai progettisti dell’opera, ai benefattori, alle maestranze dell’impresa edile ed a tutta la Chiesa che vive in Valle d’Aosta la benedizione apostolica.
Al termine il Santo Padre ha pronunziato le seguenti parole:
Una parola di ringraziamento per questi doni. Essi hanno un fondamento realistico, ma anche un valore simbolico. Pensando soprattutto alle future carmelitane vedo che non mancherà loro la casa, la loro dimora con Dio e quella di Dio con loro e di tutti noi con loro e con Dio. Ma non mancherà anche qualche cosa da mangiare. Lo si vede subito. Sono i primi doni per la cucina carmelitana.
Lasciandovi, non posso non ricordare un elemento molto significativo. Ecco il carmelo della Valle d’Aosta porta il nome della Madre della misericordia. Allora il centro principale di questa devozione alla Madre della divina misericordia si trova abbastanza lontano da qui, in un paese certamente conosciuto di nome, in Lituania.
La nella città capitale della Lituania si trova questa famosa immagine della Madre della divina misericordia. Quella città si chiama in lituano Vilnius, in polacco Vilno. Allora qualche volta le vostre suore e con loro tutti voi dovete pellegrinare, fare un pellegrinaggio in questa terra che ha tanto bisogno della nostra comunione di preghiera, verso questo popolo coraggioso e tanto cattolico, tanto fedele alla sua tradizione cristiana e lituana.
Allora vi lascio anche questa ultima osservazione perché è parte della tradizione carmelitana. Vicino al santuario della Madonna di “Ausros Vartai”, Madonna della divina misericordia, si trovano i padri carmelitani, è uno dei loro posti pastorali e contemplativi.
Carissimi cittadini della Val d’Aosta, mantenete nei vostri cuori anche questa terra lontana e tanto vicina, attraverso la Chiesa, attraverso le tradizioni cristiane comuni, tanto vicina a noi, anche se geograficamente così lontana. Sia lodato Gesù Cristo.
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