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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN NORVEGIA, ISLANDA,
FINLANDIA, DANIMARCA E SVEZIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I RAPPRESENTANTI DELLE CONFESSIONI CRISTIANE
NEL «MOLTKES PALACE»

Copenhagen (Danimarca) - Mercoledì, 7 giugno 1989

 

Miei cari fratelli e sorelle, cari amici in Cristo.

1. Vorrei esprimere la mia gratitudine per l’opportunità di incontrare oggi questa delegazione della Chiesa luterana danese, come pure i rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali in Danimarca. Saluto anche il Rabbino Capo Melchior Ben. In particolare desidero ringraziare il Vescovo Christiansen e il reverendo Werner Jenssen per le loro cortesi parole e per le riflessioni che hanno offerto sul tema delle Scritture e della fratellanza umana.

Quali cristiani che si sforzano di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, lo spirito di verità (cf. Gv 16, 13), ci viene costantemente ricordata la preghiera che Gesù ha fatto per i suoi discepoli la notte prima di morire: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa . . .” (Gv 17, 20-21). L’unità di tutti coloro che credono in Cristo è chiaramente l’espressione della volontà di Dio. Essa tocca proprio il cuore della vita e della missione della Chiesa nel mondo. Ci obbliga a riconoscere che, per mancanza di unità, la nostra testimonianza del Vangelo e la nostra credibilità quali discepoli di Cristo sono state seriamente ostacolate. Essa ci impegna anche a servire la causa della riconciliazione, poiché noi stessi siamo stati riconciliati con Dio in Cristo (cf. 2 Cor 5, 18). È Cristo che, una volta per tutte, ha abbattuto il muro di ostilità tra Israele e le nazioni, e adesso chiama tutti i suoi discepoli a perfezionare l’unità (cf. Gv 17, 22).

Circa quattrocento anni fa, i legami di piena comunione ecclesiale che avevano unito la maggior parte dei cristiani in Danimarca con la Chiesa di Roma, furono recisi. Questa tragica separazione, spesso segnata da ostilità e sfiducia reciproca, è durata fino ai nostri giorni. Oggi, nel palazzo di Moltke, vengo a voi come un fratello in Cristo e come un discepolo dell’unico Maestro, per sottolineare il mio impegno personale e l’impegno di tutta la Chiesa cattolica a operare per il ristabilimento dell’unità fra i cristiani secondo la volontà del Signore. Senza dubbio il Vangelo ci impone di operare e pregare insieme per il ripristino della piena unità “nel vincolo della pace” (Ef 4, 3). La fedeltà alla piena verità di Cristo ci obbliga non soltanto a riconoscere le differenze che ci separano, ma anche a cercare la loro soluzione, con fiducia nella potenza dello Spirito Santo. È questo infatti l’obiettivo dell’importante dialogo teorico che attualmente ha luogo fra la Chiesa cattolica romana e le Chiese e le comunità ecclesiali, i cui rappresentanti sono qui presenti, compresa la Federazione luterana mondiale. In questo dialogo dobbiamo innanzitutto riconoscere quanto già condividiamo nella speranza di superare la sfiducia e di promuovere una maggiore comprensione reciproca.

2. Fratelli e sorelle. Il Concilio Vaticano II ha fatto importanti affermazioni dottrinali sulla Sacra Scrittura, sul suo posto nella Chiesa di Cristo e sul suo ruolo nel movimento verso l’unità dei cristiani. La Bibbia è un grande dono di Dio che tutti i cristiani, indipendentemente dalle loro differenze, continuano a condividere. Ispirato dal nostro amore comune per la Parola scritta di Dio, vorrei esprimere, in questa assemblea ecumenica, alcuni pensieri personali su questo grande dono e sul suo ruolo nel nostro lavoro per una maggiore comprensione reciproca.

Il decreto sull’ecumenismo del Concilio afferma solennemente: “nello stesso dialogo (la sacra Scrittura) costituisce l’eccellente strumento nella potente mano di Dio per il raggiungimento di quella unità, che il Salvatore offre a tutti gli uomini” (Unitatis Redintegratio, 21). “Eccellente strumento nella potente mano di Dio”. La Sacra Scrittura è infatti proprio la Parola di Dio. Per tutti i cristiani questo è un dogma fondamentale della fede. I padri conciliari, nel decreto che ho appena citato, lo riconoscono in modo esplicito: “Invocando lo Spirito Santo, essi (i nostri fratelli cristiani) cercano nelle sacre Scritture Dio che parla a essi in Cristo” (Unitatis Redintegratio, 21). E quasi nello stesso momento proseguono dicendo: “L’amore e la venerazione e il quasi culto delle sacre Scritture e conducono i nostri fratelli al costante e diligente studio del libro sacro” (Unitatis Redintegratio, 21).

Tutti i cristiani “cercano Dio” nella sua Parola scritta. Noi siamo convinti che nostro Signore Gesù Cristo si rivela a noi, oggi e sempre, attraverso le Scritture. Il Verbo incarnato di Dio continua a parlare alla Chiesa attraverso i libri sacri. Quindi leggendo e studiando le Scritture, i cristiani cercano di conoscere Dio e di comprendere il suo disegno per la famiglia umana. Lo studio tecnico e scientifico è solo uno strumento al servizio di questo obiettivo più vasto. In primo luogo, la Parola di Dio ha lo scopo di costruire e sostenere la Chiesa; di infondere forza ai suoi figli, di procurare cibo per l’anima e di essere una fonte pura e permanente di vita spirituale (cf. Dei Verbum, 21). Ecco perché cattolici e luterani, come pure i membri di altre comunità ecclesiali fanno della Parola di Dio una componente fondamentale della liturgia la quale, secondo i padri della Chiesa, consiste nella “mensa della parola” come pure nella “mensa dell’Eucaristia”.

3. Non è forse da trovarsi in questo un “principio di unità”? La convinzione della nostra dipendenza dalla Parola scritta di Dio non fornisce forse un solido fondamento all’unità dei cristiani?

La risposta a questi interrogativi è certamente affermativa, come può dimostrare il presente stato dei nostri rapporti. Ciò è vero non soltanto a motivo di una certa convergenza psicologica che è andata maturando fra di noi, ma soprattutto perché Dio, colui che parla nella Scrittura e attraverso la Scrittura, è all’opera in coloro che la leggono con cuore puro e sincero. È proprio per questo motivo che il Concilio afferma che la Scrittura è un potente strumento nella mano di Dio per raggiungere l’obiettivo dell’unità che il Salvatore offre a tutti (cf. Unitatis Redintegratio, 21).

La portata della nostra crescente convergenza è testimoniata dal fatto che usiamo gli stessi metodi critici e spesso giungiamo alle stesse conclusioni esegetiche, che ascoltiamo sempre di più la voce della Tradizione nell’interpretazione della Parola di Dio e che, a livello pratico, è aumentata la collaborazione tra noi nella traduzione, pubblicazione e diffusione dei testi sacri.

4. Tuttavia, fratelli e sorelle, siamo ben consapevoli che molto resta ancora da fare per rendere la Scrittura quello strumento di unità che il Signore vuole per essa - e per noi. Ed è triste riconoscere che l’interpretazione della Scrittura talvolta rimane un fattore di divisione e quindi di disunione fra i cristiani. Ciò accade non tanto perché leggiamo in modo differente, o addirittura divergente, alcuni testi o passaggi particolari. Piuttosto è perché abbiamo diversi punti di vista sul “rapporto tra la Scrittura e la Chiesa” e sul ruolo dell’ufficio di autentico Magistero della Chiesa nella sua interpretazione (cf. Unitatis Redintegratio, 21).

Questi punti di vista divergenti sono adesso importanti argomenti nell’agenda del nostro dialogo. Sono convinto che proseguendo questo dialogo con fiducia e perseveranza, e soprattutto con la preghiera, saremo in grado di superare le nostre differenze senza venir meno alla nostra fedeltà a quanto appartiene all’integrità della fede cristiana. Saremo portati a rafforzare la nostra fedeltà alla Parola rivelata di Dio, con l’assistenza dello Spirito Santo che “ci guida alla verità tutta intera” (cf. Gv 16, 13). È proprio in questo sforzo, per quanto difficile, che lo “strumento potente” della sacra Parola di Dio può servire a costruire quella “pace” tra noi che “sorpassa ogni intelligenza” (cf. Fil 4, 7).

In tal modo la strada dinanzi a noi è chiaramente indicata. Siamo chiamati a continuare ad approfondire il nostro studio comune della Sacra Scrittura, il nostro dialogo sul suo contenuto e la sua interpretazione e la nostra collaborazione per renderla più accessibile e comprensibile.

Soprattutto, quali cristiani individualmente e nelle nostre comunità ecclesiali, siamo chiamati a mettere in pratica nelle nostre vite il messaggio di riconciliazione, di vittoria sul peccato, di amore e pace in Cristo, quali sono rivelati nelle Scritture. Dobbiamo essere rinnovati nello Spirito così da diventare più fedeli alla Parola rivelata di Dio e all’insegnamento di Cristo diventando “santi, perché egli è santo” (cf. 1Pt 1,16). In questo modo convergeremo verso un’unità più profonda, in autentica fede e amore attivo. Ciò è quanto il Concilio Vaticano II intende quando afferma: “Siccome ogni rinnovamento nella Chiesa consiste essenzialmente nell’accresciuta fedeltà alla sua vocazione, esso è senza dubbio la ragione del movimento verso l’unità” (Unitatis Redintegratio, 6).

5. Cari fratelli e sorelle in Cristo: con le Sacre Scritture tutti i cristiani hanno ricevuto un tesoro comune, una regola di fede, una fonte di crescita spirituale e un incoraggiamento a conoscere e a servire l’unico vero Dio. Nel mondo di oggi, così profondamente segnato dalla perdita del senso di Dio, in un mondo che ha dimenticato il significato della vita e della realtà del peccato e del perdono, in un mondo che manca di speranza trascendente, le Scritture offrono a tutti il messaggio di salvezza nel nostro Signore e salvatore Gesù Cristo. Per voi, cristiani di Danimarca, la Bibbia è una chiave preziosa che apre la porta alla comprensione di una cultura che per millenni ha tratto ispirazione dal suo insegnamento. Attraverso il potere della Parola di Dio, giungete ad una sempre nuova consapevolezza dei profondi principi religiosi e morali che sono alla base delle migliori tradizioni della nostra società. Insegnando questo messaggio ai giovani, trasmetterete loro la saggezza di cui hanno bisogno per distinguere tra bene e male, tra vita e morte, quando prendono decisioni importanti per il loro futuro e per il futuro della Danimarca. Guidandoli ad una devota lettura della Sacra Scrittura, sarete sfidati dal messaggio che risponde pienamente alla domanda sul significato della vita, quell’interrogativo su cui molti dei nostri contemporanei sono confusi.

Nel concludere queste riflessioni, ringrazio nuovamente tutti voi per il vostro cortese invito e prego affinché ciascuno di voi, in tutto ciò che fa, serva sempre il Signore in obbedienza alla sua sacra Parola. Che Cristo benedica gli sforzi di tutti coloro che predicano il suo nome e si sforzano di fare la sua volontà. Che il suo Santo Spirito ci guidi sempre nei nostri sforzi per superare le divisioni che separano i cristiani gli uni dagli altri. A Dio, “che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa in Cristo Gesù per tutte le generazioni nei secoli dei secoli. Amen” (Ef 3, 20-21).

 

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