DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A S.E. IL SIGNOR IVICA MASTRUKO,
NUOVO AMBASCIATORE DI JUGOSLAVIA PRESSO LA SANTA SEDE
Lunedì, 27 novembre 1989
Signor ambasciatore.
La sua visita in Vaticano questa mattina segna l’inizio della sua missione di ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia presso la Santa Sede. Sono lieto di ricevere le sue lettere credenziali e la prego di trasmettere il mio saluto alla presidenza della Repubblica e al suo Presidente, Drnovsek. In questa occasione, desidero assicurarla della mia profonda stima verso tutto il popolo della federazione insieme con i migliori auspici di pace e prosperità.
Nel suo indirizzo di saluto, lei ha parlato degli obiettivi della pace mondiale e di un ordine internazionale fondato sulla giustizia e il rispetto dei diritti dell’uomo, come pure della convinzione che l’eliminazione di ogni forma di discriminazione è condizione necessaria per la coesistenza pacifica di tutta la razza umana. Questi principi sono ampiamente condivisi dalla Santa Sede, e la loro difesa e promozione costituisce il motivo costante della partecipazione della Santa Sede alla vita della comunità internazionale. Ho avuto spesso l’occasione di ricordarlo, non può esserci una pace giusta e duratura fra le nazioni e i gruppi sociali finché vengono calpestati i fondamentali diritti umani, e le stesse persone umane.
Come ho scritto nella mia prima enciclica più di dieci anni fa “la pace si riduce al rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo” (Redemptor Hominis, 17). Questa verità dovrebbe risultare evidente a tutti alla luce degli eventi del nostro secolo. Gli orrori senza precedenti dell’ultimo conflitto mondiale hanno avuto ultimamente origine da un disprezzo della dignità dell’uomo. In risposta a questo attentato alla dignità dell’uomo e alla pace nel mondo, la comunità internazionale nel periodo postbellico ha sentito la necessità di definire quei fondamentali diritti umani che nessuna persona o collettività hanno il diritto di violare. I documenti redatti, cui vostra eccellenza ha fatto riferimento nell’indirizzo di saluto, forniscono una solida base per la promozione della pace e della collaborazione tra le nazioni. È imperativo che vengano rispettati nello spirito e nella lettera.
All’interno della comunità internazionale, la difesa da parte della Chiesa dei diritti umani è strettamente collegata con la sua missione religiosa universale. Nel predicare la Parola di Dio e insegnare la legge iscritta dal Creatore nella natura e nella coscienza dell’uomo, la Chiesa insegna il rispetto dell’inalienabile dignità di ogni persona e serve così l’autentico bene dell’umanità. Per la sua missione religiosa di lavorare per il bene integrale dell’uomo, “contribuisce a rafforzare la pace in ogni parte del mondo, ponendo la conoscenza della legge divina e naturale a solido fondamento della solidarietà fraterna tra gli uomini e tra le Nazioni” (Gaudium et Spes, 89) La Chiesa non pretende di avere una competenza tecnica nell’ordine politico, economico o sociale. La sua missione resta specificamente religiosa: essa cerca di aprire il cuore degli uomini alla verità e, nel servire la verità, si impegna per il bene di tutto il genere umano.
È convinzione della Chiesa che il rifiuto della discriminazione e dell’ingiustizia può essere frutto solo di una umana solidarietà che sia radicata nella fraternità e nell’uguale dignità di tutti i membri della famiglia umana. Ai nostri giorni, siamo testimoni di una crescente consapevolezza dei potenti vincoli di solidarietà che uniscono individui e nazioni di tutto il mondo nella loro ricerca di una vita politica e sociale autenticamente umana. Nella mia recente enciclica Sollicitudo Rei Socialis ho precisato il positivo valore morale di questa consapevolezza, che richiede da noi “la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno” (Sollicitudo Rei Socialis, 38).
All’interno della comunità delle nazioni, la Santa Sede desidera rafforzare questa consapevolezza morale ed incoraggiare iniziative che cercano di dare espressione ad essa nelle circostanze mutevoli del mondo contemporaneo. Sono fiducioso che queste aspirazioni sono condivise dal governo e dal popolo della Jugoslavia e continueranno a trovare espressione nella vostra cura di proteggere i diritti legittimi e la libertà degli individui e dei popoli in patria e all’estero. Come presidente del movimento dei non-allineati, la sua Nazione ha un ruolo significativo da svolgere nella promozione del dialogo, della reciproca comprensione e della pace tra paesi e gruppi sociali.
Dentro il suo Paese, c’è una comunità cattolica grande ed attiva. Come Pastore della Chiesa universale, noto con piacere che le condizioni della Chiesa locale in Jugoslavia sono notevolmente migliorate negli ultimi anni. Ho fiducia che questo processo continuerà e che la Chiesa in Jugoslavia avrà garantita la piena libertà nell’esercizio della sua missione, anche nel campo dell’educazione religiosa a tutti i livelli e dell’assistenza spirituale negli ospedali e nel servizio militare.
È mia speranza, signor ambasciatore, che la sua missione di rappresentante della Repubblica Socialista Federale della Jugoslavia presso la Santa Sede possa servire ad aumentare lo spirito di collaborazione che ha caratterizzato nel passato le nostre relazioni. Nell’assicurarle la pronta collaborazione dei vari dicasteri della Santa Sede nel compimento della sua missione, le offro i miei migliori auguri e chiedo al Signore di benedirla nell’importante lavoro intrapreso.
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