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VISITA PASTORALE A TARANTO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LA POPOLAZIONE DI TARANTO

Piazza della Vittoria - Sabato, 28 ottobre 1989

 

Cari cittadini di Taranto!

1. Finalmente si compie il nostro reciproco desiderio di incontrarci qui, nella vostra bella, antica ed operosa città dei due mari, e ringrazio Dio per il dono che ci fa.

Tutti saluto di gran cuore: fratelli nell’Episcopato, autorità cittadine, provinciali e regionali, sindaci della provincia ionica; e voi presenti in questa piazza della Vittoria, e quanti in diversi modi sono in ascolto.

Ringrazio, in particolar modo, il signor ministro, che ha parlato in rappresentanza del governo, e il sindaco di Taranto, che mi ha rivolto espressioni di benvenuto e di omaggio a nome di tutta la cittadinanza.

Ventun anni fa, Paolo VI voleva celebrare la Messa della notte di Natale tra gli operai del centro siderurgico, in questa terra, “chiamata - egli diceva - al risveglio e allo sviluppo economico, sociale, spirituale” (Insegnamenti di Paolo VI”, VI [1968] 1114). Sulle orme del mio predecessore, il Papa della “Popolorum Progressio”, la mia visita odierna è cominciata dall’area industriale, per sottolineare l’attenzione costante con cui la Chiesa segue questo delicato settore che, da sempre, condiziona nel bene e nel male la crescita, anzi l’immagine stessa della vostra comunità. Riconosciamo insieme, questa sera, la portata profetica delle parole di Paolo VI, allorché concludeva dicendo che, laddove è maggiore il pericolo della disumanizzazione - ed ogni ambiente di lavoro è esposto a tale pericolo - ivi è più urgente “il soffio del Vangelo, come ossigeno di vita degna dell’uomo” (Insegnamenti di Paolo VI, VI [1968] 1114.700).

Dalla vostra storia più che bimillenaria e soprattutto dalla tradizione cristiana attingiamo insieme, in questa felice occasione, motivo di speranza e di incoraggiamento per la città e per ciascuno di voi, come per tutte le amate terre del meridione d’Italia.

2. Taranto: città preromana, popolosa metropoli della “Magna Graecia”, è conosciuta per la feracità del suolo e la vivacità commerciale e industriale, per la pescosità del mare e perfino per la qualità dell’acqua di mar Piccolo. Nel suo passato di cultura e di splendore, come testimoniano i pensatori della “scuola filosofica”, e gli artisti immortalati in diverse finissime creazioni, c’è la genialità di tanti abitanti, che con le loro iniziative hanno reso illustre la città. Storia nobile, dunque, ricca di valori umani e spirituali; storia che, però, non manca di vicende tristi, perché segnata dal passaggio di non pochi dominatori e predatori, con rovinose distruzioni e significative rinascite. Essa, tuttavia, rivela il coraggioso, continuo riemergere di un popolo, che è venuto via via caratterizzandosi per un fecondo intreccio di tradizioni e culture diverse, cementate dal senso cristiano della vita.

Nel secolo scorso, dopo l’unificazione politica d’Italia, la vostra città ha conosciuto un crescente ampliamento urbanistico ed un primo impulso industriale, in senso moderno, con l’arsenale ed i cantieri navali; divenuta capoluogo di provincia, ha registrato, dopo l’amara esperienza della seconda guerra mondiale, una vera accelerazione nella crescita. La nuova industrializzazione, con insediamenti grandi, medi e piccoli, ha cambiato non poco il volto dell’intera zona ionica, sia dal punto di vista economico-sociale che da quello demografico e culturale.

Quando sembrava legittimo guardare con tranquillità al futuro, è intervenuta purtroppo la crisi mondiale dell’acciaio, con il drastico ridimensionamento dell’occupazione, ancora in corso, e con preoccupanti prospettive per la vita delle famiglie, della città e dell’intera regione.

3. Cari fratelli e sorelle, mi rendo ben conto delle gravi difficoltà che tutto questo comporta; ma, lasciatemi dire, le incertezze ed i problemi dell’oggi non devono far cadere la speranza. Cercate e trovate motivi di fiducia nella vostra forza di volontà; cercateli soprattutto nella ricca tradizione cristiana, in quella fede che, vissuta in pienezza, diventa forza capace di smuovere le montagne. Di fronte alla crisi persistente, economica e morale, bisogna rifiutare le tentazioni della passività e dell’individualismo, dell’impazienza superficiale e della spettacolarità effimera, come pure ogni via illecita di speculazione privata e di gruppo, specie se a danno dei più poveri, i nuovi poveri!

Bisogna rifiutare le vie della violenza diretta, ma anche di quella indiretta, che si chiama corruzione o ricatto, uso distorto del denaro e dell’informazione, manipolazione di beni comunitari e, soprattutto, rifiuto pratico della dignità di ogni uomo, anziano o nascituro, libero o carcerato. Ogni passo su questa strada rende più difficile la convivenza in una città che ha avuto sempre in onore il pane guadagnato col proprio sudore e con la propria creatività.

La pace e la sicurezza di questa comunità sono dono di Dio da invocare con la preghiera costante e uno insieme frutto del quotidiano, coraggioso impegno dei cittadini e delle istituzioni, delle associazioni e dei movimenti. Occorre che tutti si impegnino a ricreare il gusto della vita cittadina. Gesù Cristo, da antichissima data diventato per voi tarantini “sapienza e giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1, 30), attende il vostro contributo, anche e soprattutto quello meno appariscente, ma deciso. Guardate a Cristo, sapienza del Padre, in questa ora decisiva della vostra storia, ben sapendo che essa affonda le sue radici più vive e feconde nel suo Vangelo, arrivato qui ben presto per le vie del mare. Già nei primi secoli della nuova era, Taranto aveva una comunità cristiana ben organizzata, a cui il Papa san Gelasio I scrisse una lettera, spinto dalla sollecitudine per la purezza della fede. I vostri antenati hanno dato i nomi dei santi apostoli Pietro e Paolo alle due isole di mar Grande.

4. Vi dia nuova speranza nell’impegno comunitario anche il pensiero che, con san Cataldo, il vostro celebre patrono, l’identità cristiana, sociale e culturale, di questo popolo crebbe in profondità e ampiezza, fino ad esprimersi in un maestoso duomo a lui dedicato, una delle più antiche e famose cattedrali di Puglia. In epoca moderna, dopo il concilio tridentino, Taranto ha avuto il merito di erigere uno dei primi seminari diocesani e di dare due glorie alla Chiesa e due intercessori alla vostra società, san Francesco De Geronimo e il beato Egidio. Sulla cattedra di san Cataldo sono saliti Vescovi zelanti e prudenti nel promuovere la vita religiosa, profondamente mariana, di questo popolo. L’arcidiocesi tarantina è stata sempre fiorente per chiese, clero, vocazioni religiose, associazioni e iniziative di pastorale sociale. Qui si è tenuto, all’inizio di questo secolo, uno dei primi congressi nazionali dei cattolici impegnati in campo sociale. In questa città, negli ultimi anni, avete innalzato la nuova cattedrale, dedicata alla gran Madre di Dio. Questo monumento di arte e di fede vi ricordi il desiderio e il dovere di inserirvi da credenti nel cuore dello sviluppo, non solo urbanistico, della nuova Taranto e di offrire una “vela”, un luogo di sicura fraternità e speranza, a tutti coloro che faticano sul “mare” della vita.

5. Proprio di lì, infatti, ormai alle soglie del duemila, prende il largo un nuovo progetto di città, aperta a tutte le istanze di crescita e di liberazione di questo popolo antico e sempre nuovo. La “vela” è anche segno di una Chiesa che va incontro alla città e, valorizzando il legame storico-spirituale tra san Cataldo e la concattedrale, tra la città vecchia e i nuovi quartieri, si impegna a costruire un ponte ideale verso il futuro, capace di assicurare prospettive di serena e costruttiva convivenza per tutti. La fede cristiana, rinnovata e consapevolmente vissuta, sia per voi ispiratrice, oggi come ieri, di impulsi nuovi, di risposte creative di fronte all’emergenza economica, alle disarmonie dello sviluppo e alle legittime attese di promozione in campo sia meridionale, che nazionale.

6. Questo impegno, che si riassume nell’amore di Dio e del prossimo, come Cristo ha insegnato, è certo formidabile, ma è carico di futuro. Lo consegno a tutti e, in particolare, ai responsabili, specie se cristiani, della vita sociale e politica, culturale ed economica di Taranto e dei suoi vivaci comuni. È un impegno per l’uomo concreto, a partire dal più debole. Un impegno per la dignità dell’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Un impegno per i giovani, che si affacciano oggi alla vita col fervore delle loro fresche energie.

Nell’affidarvi questa consegna vi dico: ponetevi a servizio gli uni degli altri, mossi da autentico spirito di solidarietà umana e cristiana, e Dio vi sarà sempre accanto con l’aiuto della sua grazia.

Con tale augurio, vi benedico tutti di cuore.

 

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