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VISITA PASTORALE A BENEVENTO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON IL CLERO, I RELIGIOSI E I LAICI
NELLA CATTEDRALE DI BENEVENTO

Lunedì, 2 luglio 1990

 

Cari sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati!

1. Ringrazio innanzitutto il vostro venerato arcivescovo, mons. Carlo Minchiatti, per il caloroso indirizzo di saluto che ha voluto rivolgermi a nome di tutti voi e dei fedeli di questa metropolia. Ringrazio tutti i vescovi della metropolia per la loro presenza qui, nella cattedrale di Benevento.

È per me motivo di particolare gioia essere accolto in questa città e in questa comunità cristiana, la cui storia risale agli albori del cristianesimo e registra, nel suo corso, tanti significativi eventi, che testimoniano una speciale fedeltà e devozione alla Sede romana.

Ci siamo riuniti in questa cattedrale, centro spirituale della diocesi, nella quale, più che in ogni altro luogo, si percepisce la testimonianza della fedeltà a Cristo di questa porzione del popolo di Dio, anche se, a causa delle distruzioni subite dall’edificio sacro nel corso dei secoli, i nostri occhi non possono rilevare tutte le tracce della lunga storia di arte, di civiltà e di fede, qui fiorita.

2. Il mio cordiale saluto va alle componenti della Chiesa beneventana qui rappresentate; con loro saluto l’intera comunità cristiana, non esclusi gli assenti, specialmente coloro che sono stati impediti dalla malattia, dall’età avanzata o da inderogabili obblighi inerenti al proprio lavoro.

La vostra comunità ecclesiale, carissimi, ha giustamente un vivo senso della propria identità, che coltiva unitamente alla consapevolezza della propria appartenenza alla Chiesa universale: da questa sa di trarre la garanzia della sua autenticità, mentre ad essa si sente debitrice del contributo della sua peculiarità: un contributo tanto più prezioso, quanto più rispondente alle migliori tradizioni del passato, che hanno consentito alla Chiesa beneventana di portare copiosi frutti a vantaggio non solo dell’Italia, ma anche dell’Europa e del mondo intero. Basterebbe accennare, oltre che ai Papi che la vostra diocesi ha dato alla Chiesa universale, ai cardinali e ai vescovi, come pure alla schiera di sacerdoti, religiose e religiosi, che qui si sono preparati ai compiti a cui la Provvidenza li ha poi chiamati in altre parti del mondo. Sono ricordi splendidi, che allargano il cuore all’entusiasmo e incoraggiano a seguire le orme di questi grandi che hanno onorato la vostra terra e illustrato la Chiesa. E qui, ancora una volta, vorrei fare riferimento e rivolgere un ringraziamento al card. Giuseppe Caprio che rappresenta la continuazione della tradizione beneventana nel collegio cardinalizio.

3. Un particolare impulso all’odierna vita della diocesi è venuto dalla lettera pastorale del vostro arcivescovo: “Dalla Parola al Sacramento, alla vita nuova”. Tale documento ha ispirato i lavori dei Convegni pastorali degli ultimi anni, che hanno approfondito, esplicitato e applicato gli insegnamenti del vostro pastore, con una peculiare attenzione per la nuova evangelizzazione, che oggi siamo chiamati a promuovere.

La vostra Chiesa locale, inoltre, è impegnata da tempo nella retta attuazione della riforma conciliare, e si sforza di superare resistenze e lentezze, in linea con le indicazioni date dal Concilio Vaticano II. Inoltre, è presente in voi la esigenza di accompagnare l’impegno ecclesiale con una chiara testimonianza sul piano della promozione umana e della difesa dei diritti e delle esigenze dei meno favoriti, dei sofferenti e di coloro che in vari modi portano il peso delle ingiustizie sociali.

Per tutto questo fervore di opere e di iniziative non posso che compiacermi e stimolarvi a proseguire su questa strada che, pur in mezzo a difficoltà, certamente vi condurrà alle mete indicate dal Cristo e dal magistero della Chiesa.

4. Uno degli scopi della mia visita fra voi è quello della benedizione del nuovo seminario arcivescovile, testimonianza non piccola di quanto sia sentita dal vostro pastore e da voi fedeli l’urgenza delle vocazioni sacerdotali e di una buona formazione di coloro che un domani dovranno essere, secondo una viva immagine di santa Caterina da Siena, “Ministri del Sangue”. Il rinnovamento ecclesiale, la crescita della comunità cristiana, l’amore per i valori della fede, della liturgia e della perfezione spirituale, dipendono sempre dalla presenza in mezzo al popolo di buoni e santi sacerdoti.

La mia gioia si accresce per il fatto che il medesimo edificio ospiterà l’Istituto superiore di scienze religiose “Giuseppe Moscati”, destinato alla formazione teologica dei laici, i quali danno un contributo insostituibile a quella riflessione di fede che si esercita nell’ambito specifico dell’animazione cristiana delle realtà temporali.

Quanto a voi, cari sacerdoti, vorrei esortarvi alla piena adesione alle linee pastorali, che vengono maturando sotto la guida del vostro arcivescovo. Esse comportano, secondo le migliori tradizioni della Chiesa beneventana, uno sguardo ai vicini e un altro ai lontani, avendo cura non solo di coloro che frequentano la Chiesa, ma anche di quanti vivono ai margini della vita ecclesiale per indifferenza religiosa o perché imbevuti di ideologie materialistiche.

In questo impegno ben potete ispirarvi, secondo le indicazioni del vostro pastore, alla figura eroica e sublime di san Benedetto da Benevento, canonico della cattedrale, eremita, missionario e martire, così caro ai fedeli della mia Patria, perché tanto l’amò fino a donare il suo sangue. Ecco un modello stupendo di sacerdote anche per il nostro tempo, che ci invita pressantemente a un rinnovato spirito missionario, animato da una fede sincera e da un’assoluta dedizione alla causa del Vangelo! San Benedetto da Benevento fu uno dei cinque frati, protomartiri della Polonia, all’inizio di questo millennio, tutti dediti alla prima evangelizzazione del Paese, a 40 anni dal Battesimo, sotto il primo sovrano. Io e i miei connazionali dobbiamo un grande ringraziamento ai nostri fratelli di Benevento, più maturi nella fede, dopo quasi un millennio di fede portata qui direttamente dagli apostoli.

Ma questi martiri, questi cinque “fratres”, questi cinque “martyres”, sono nella linea apostolica, specialmente in quanto “martires” che hanno portato la testimonianza suprema della fede che viene sigillata con il sangue.

5. Accanto al ministero sacerdotale c’è il carisma della vita consacrata, maschile e femminile, che è strumento dell’opera redentrice di Cristo per la salvezza delle anime e per l’edificazione del regno di Dio. Voi, cari religiosi e religiose, siete chiamati a collaborare strettamente col clero diocesano nell’elaborazione dei piani pastorali della Chiesa locale, e a dare l’apporto originale dell’Istituto al quale appartenete, offrendo la vostra testimonianza specifica, vale a dire un forte richiamo alla penitenza, alla conversione, all’attesa della vita futura, alla riconciliazione, alla comunione fraterna, alle opere della giustizia e della misericordia; in una parola: alla perfezione della carità, che deve essere l’ideale di ogni cristiano, e che voi vi sforzate di attuare con la pratica dei consigli evangelici, secondo la particolare regola del rispettivo Istituto.

Non rinunciate mai, cari fratelli e sorelle, a donare alla diocesi nella quale vivete le ricchezze proprie della vostra Famiglia religiosa, nella quale avete posto il senso della vostra vita e della vostra missione. Impegnatevi sempre a servire i bisognosi in piena comunione col presbiterio della diocesi e sotto la guida del pastore. Come è stato ricordato, il servo di Dio padre Pio da Pietrelcina nacque in questa diocesi: a questo umile e fervente religioso, che visse in comunione con la propria Chiesa locale, potete opportunamente riferirvi nel vostro impegno di vita consacrata.

6. Si nota, nella vostra comunità ecclesiale, una nuova consapevolezza dell’importanza della missione dei laici, che si è concretizzata nella crescente richiesta di accedere ai ministeri istituiti e al diaconato permanente. Anche le associazioni laicali - penso per esempio all’Azione Cattolica - sono fiorenti, e così pure so che è vivamente sentita l’urgenza della catechesi e di una nuova evangelizzazione. Non mancano inoltre la sensibilità e l’impegno circa i problemi sociali, che a volte assumono aspetti drammatici e interpellano la coscienza cristiana. Sono note le difficoltà derivanti dal sottosviluppo: penso alla zona del Fortore; al problema del recupero dei valori della famiglia, gravemente insidiata da una diffusa mentalità divorzista e abortista; al problema della droga, e al preoccupante livello della disoccupazione giovanile.

Ovviamente la soluzione tecnica di questi problemi richiede l’intervento delle competenti autorità politiche; ma anche la parte che il laicato cattolico può e deve svolgere è importante, anzi insostituibile, sia come forza animatrice, sia come aiuto alle stesse strutture pubbliche, laddove si dovessero rivelare insufficienti. È ben noto quanto la Chiesa ha fatto in questo campo nel corso dei secoli, senza per questo arrogarsi poteri terreni che non le competono.

Voi, cari laici, in collaborazione con i vostri sacerdoti, religiosi e religiose, siete chiamati a continuare questa gloriosa tradizione, adattandola alle necessità dei tempi. Voglio ricordarvi, al riguardo, l’esempio nobilissimo di san Giuseppe Moscati, ricordato da mons. arcivescovo, che ebbe i natali in questa città. L’intercessione di lui ottenga a tutti questo generoso spirito di iniziativa e di servizio, unitamente a un senso vivo e profondo della comunione ecclesiale. Potete vantarvi di questo santo perché se tra i santi vi sono molti religiosi, religiose e sacerdoti, sono piuttosto rari finora i santi laici. Egli è uno dei protagonisti, un protagonista di santità laicale venuto da Benevento.

7. Comunione ecclesiale, che nasce dall’Eucaristia e vive di essa e in essa trova un anticipo e una pregustazione dell’incontro finale con lo Sposo divino. Per questo esprimo il mio compiacimento per l’istituzione dell’adorazione eucaristica diurna in questa cattedrale, che diventerà il vero centro propulsore della vita diocesana.

La Beata Vergine Maria, alla quale il tempio è intitolato, e che è pure patrona della diocesi, accolga i vostri buoni propositi e li presenti al trono dell’Altissimo. Oggi, nella festa della Madonna delle Grazie, voglia Maria guardare con particolare amore a questa diocesi, che è sua, perché essa giunga sicura al porto della salvezza.

Benedico di cuore voi tutti e le persone a voi care.

 

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