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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI
ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

Venerdì, 23 novembre 1990

 

Signori Cardinali,
Cari confratelli nell’Episcopato,
Cari amici,

1. La tredicesima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici vede per la prima volta la partecipazione di numerosi membri nominati qualche mese fa. Sono felice, in questa occasione, di porgervi il più cordiale benvenuto. Vi ringrazio per aver accettato di aggiungere ai vostri obblighi l’onere rappresentato per voi da questa collaborazione con la Santa Sede. La vostra disponibilità, potete esserne certi, è preziosa, poiché consente al vostro Consiglio di adempiere alla sua missione, restando all’ascolto dei fedeli laici di tutte le parti del mondo e impegnati in tutti i tipi di compito ecclesiale.

2. La vostra assemblea si svolge 25 anni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II. Non è inutile sottolinearlo, nel momento in cui meditiamo sulla missione di laici che proprio questo Concilio ha fortemente determinato. Dopo l’esperienza di un quarto di secolo, è opportuno gettare uno sguardo d’insieme sull’opera di questo Concilio. Esso ha espresso in una notevole sintesi la coscienza che la Chiesa ha della sua propria natura e della sua missione; o meglio, esso ha riflettuto la luce che Cristo Redentore dirige sul volto dell’uomo, sulla condizione umana, sulla comunità dei discepoli uniti a Lui in un corpo vivente, pieno dei suoi doni, animato dal suo Spirito. Trovate in questo il sostegno insostituibile di ogni riflessione sulla vita dei fedeli laici nella Chiesa e sulla loro partecipazione alla missione comune affidata dal Redentore a tutti i battezzati.

Ma è chiaro che, venticinque anni dopo il Vaticano II, dobbiamo riprendere incessantemente il cammino dell’evangelizzazione, sotto le molteplici forme che esso deve oggi assumere per essere fedele alla missione che il Signore ha affidato ai suoi discepoli fino alla fine dei tempi e per rivolgerci ai nostri fratelli e sorelle nel modo più giusto e più utile.

Il Decreto Conciliare Ad gentes ha confermato il bisogno della prima evangelizzazione, nelle vaste zone dell’umanità che essa non ha ancora potuto raggiungere. E, in tante altre regioni, è una nuova evangelizzazione quella che occorre mettere in opera per ravvivare la fede, dare un nuovo dinamismo alla costruzione dell’edificio, avvicinarci all’unità voluta dal Signore tra i suoi discepoli, rispondere alle attese dell’uomo spesso disorientato. Lo dicevo nell’inaugurare il mio ministero di Successore di Pietro e ve lo ripeto oggi: “Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dell’uomo, di indirizzare la coscienza e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della redenzione, che avviene in Cristo Gesù” (Redemptor hominis, 10). Sappiate quindi riconoscere le vie lungo le quali i fedeli laici parteciperanno in modo sempre più santo e missionario alla grande opera della Chiesa.

3. Se guardiamo alle numerose associazioni di fedeli che intrattengono rapporti con il Pontificio Consiglio per i Laici, immediatamente scorgiamo la diversità delle vocazioni e dei tipi di azione. È una grande ricchezza per la Chiesa. A partire dall’appello universale alla santità, alla comunione, alla missione, gli uni e gli altri esercitano la loro generosità spirituale ed apostolica in mille modi. Ad immagine dell’assemblea liturgica, che raduna, intorno allo stesso Signore ed al suo sacrificio redentore, uomini e donne di tutte le condizioni e di tutte le vocazioni, le attività specifiche dei laici si armonizzano in un’opera comune. Aiutare ad assicurarne l’unità è evidentemente uno dei vostri compiti principali.

Da una parte, l’impegno dei fedeli laici si colloca nel quadro generale delle Chiese particolari; essi partecipano alla vita delle diocesi e delle parrocchie, assumono le proprie responsabilità nei consigli pastorali, nei servizi caritativi, negli organismi di apostolato o di educazione; ed è bene che il valore del loro operato in tutti questi campi sia ben riconosciuto. D’altra parte, alcune associazioni raggruppano i fedeli seguendo diversi criteri di appartenenza sociale, di spiritualità più definita, di metodo di apostolato, di itinerari di formazione, di stile di vita comune. Il vigore di molti movimenti ecclesiali, spesso di recente formazione, è un bene prezioso per la Chiesa.

Il vostro Consiglio ha in particolare il compito, in unione con i Vescovi interessati, di vegliare sulle scelte necessarie per favorire al tempo stesso la crescita di ciascuno secondo la propria vocazione e l’unità fraterna di tutti. L’Esortazione Apostolica Christifideles laici ha enunciato i principali “criteri di ecclesialità” che consentono di riconoscere la legittimità delle associazioni di fedeli; la vostra riflessione a questo proposito permetterà di farli ben comprendere e di applicarli per il bene delle persone e il progresso dell’evangelizzazione.

4. Il vasto giro d’orizzonte che vi impegnerà nel corso della vostra assemblea, vi porterà indubbiamente a prendere anche in considerazione i molteplici campi in cui i fedeli laici devono manifestare le loro convinzioni ed offrire la loro testimonianza, in funzione della loro condizione prettamente secolare. Sono questi veri mondi che vorremmo vedere illuminati dal messaggio cristiano. Penso a quelli della famiglia, della cultura, al mondo dell’economia - quello dei lavoratori e degli imprenditori -, al mondo della scienza e della tecnica, a quello delle comunicazioni sociali. Ne faccio solo un accenno; alcuni problemi vengono affrontati, dal punto di vista della Santa Sede, da dicasteri specializzati. Ma è bene che voi gettiate uno sguardo d’insieme sulla presenza cristiana nel mondo di oggi, cui sapete quale importanza abbia dato il Vaticano II. Poiché si tratta di andare “in tutto il mondo” e predicare “il Vangelo ad ogni creatura” (cf. Mc 16, 15; Mt 28, 19), di radicare la Chiesa in tutti gli ambiti della vita, di irradiare la carità senza porle frontiere.

5. Cari amici, nel concludere il mio indirizzo necessariamente breve, vorrei ringraziarvi di nuovo per la vostra partecipazione alla missione della Santa Sede. Ci troviamo qui in uno straordinario luogo d’incontro. I dicasteri hanno dei compiti di discernimento, e talvolta di arbitraggio, essi hanno anche un ruolo di iniziativa e di promozione. A questo riguardo, vorrei sottolineare la felice attività del vostro Consiglio nei confronti dei giovani, in particolare per le Giornate Mondiali che hanno già portato frutti; voi potete testimoniarlo.

Vi incoraggio a proseguire le vostre riflessioni e le vostre azioni per affermare il vigore e l’universalità della missione dei fedeli laici di tutta la Chiesa, nell’unità e nella diversità dell’unico Corpo di Cristo.

Nell’esprimervi la mia cordiale simpatia, vi affido a Maria, Madre della Chiesa, la Vergine dell’attesa e della speranza. Su voi, sulle vostre famiglie e su tutti i vostri collaboratori, invoco con fervore la Benedizione del Signore.

 

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