VISITA PASTORALE A MANTOVA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ DEL SEMINARIO
DIOCESANO DI MANTOVA
Cappella del Seminario diocesano di Mantova
Domenica, 23 giugno 1991
Carissimi seminaristi,
1.Ho colto con gioia l’occasione di pregare con voi e per voi nella Cappella del vostro Seminario, uno dei primi fondati dopo il Concilio di Trento. Vi sono grato per questa opportunità e vi saluto tutti con affetto. Saluto, in particolare, voi, seminaristi, i vostri Superiori, gli educatori e gli insegnanti. Saluto, ancora, con cordiale affetto le vostre famiglie che vi accompagnano nell’itinerario della vostra preparazione al sacerdozio. Qui si respira un’atmosfera di grande spiritualità nel ricordo di san Luigi Gonzaga, del quale commemoriamo il IV centenario della morte; di san Carlo Borromeo, che al piccolo Luigi diede la Prima Comunione; di san Roberto Bellarmino, che nel Collegio Romano dei Padri Gesuiti fu confessore e direttore spirituale del vostro santo concittadino, assistendolo, poi, nell’ultima malattia; di san Pio X, che, quale Vescovo di Mantova dal 1884 al 1893, ebbe la formazione dei seminaristi come prima e principale preoccupazione. “Qui riposano le mie brame - scriveva in una lettera ai Mantovani il 5 luglio 1885 - qui si concentrano i miei affetti, qui hanno tregua o si accrescono le mie ambasce, perché l’educazione dei chierici è la base della Diocesi, in quanto che da loro soltanto possiamo avere i buoni preti. Questa è l’opera più degna che possa uscire dalle mani di un Vescovo”.
2. Nella Cappella, il luogo più intimo e raccolto del Seminario, voi vi raccogliete in preghiera, attingendo dal sacramento dell’Eucaristia luce e sostegno per la vita spirituale. Nel silenzio e nell’ascolto di Dio vi preparate al vostro avvenire, traendo da Maria Santissima e dai Santi Protettori incoraggiamento e stimolo a camminare sempre coraggiosamente verso i supremi ideali della santità e dell’apostolato.
Il Signore vi chiama ad essere apostoli del Vangelo e nel Seminario vi preparate a questa esaltante ed impegnativa missione. Vi sia sempre presente allo spirito quanto san Pio X, memore della sua lunga esperienza di Sacerdote e di Vescovo scriveva nell’Enciclica Haerent animo del 1908: “L’unica cosa che unisce l’uomo a Dio, che lo rende a lui gradito e lo costituisce degno ministro della sua misericordia, è la sua santità di vita e di costumi. Questa è in sostanza la sovreminente scienza di Cristo e, se il sacerdote non la possiede, gli manca tutto . . . È soltanto la santità che ci rende quali la chiamata di Dio ci vuole, cioè uomini crocifissi al mondo e ai quali il mondo è crocifisso . . .”.
3. Cari Seminaristi, Cristo vi attende! Non permettete, per nessun motivo, che la sua voce cada nel vuoto. Come san Luigi Gonzaga, fate della vostra vita un dono senza riserve per la causa del Vangelo. Di san Luigi siate sempre devoti: pregatelo, invocatelo, imitatelo nella innocenza e nella penitenza, nell’amore all’Eucaristia e nella devozione a Maria Santissima. La vostra vocazione si manterrà, così, salda, e porterete a compimento il progetto che la Provvidenza ha su ciascuno di voi.
A tal fine vi assicuro anche il mio ricordo nella preghiera, mentre con affetto vi imparto una particolare benedizione, che estendo volentieri a tutti i vostri familiari.
Mettendo da parte il testo del discorso preparato, il Santo Padre rivolge ai presenti queste parole:
Sia lodato Gesù Cristo! E sia benvenuto il giorno della Domenica, che ci lascia visitare questo Seminario. Il Seminario è stato chiamato anche dal Concilio Vaticano II “pupilla oculi”. Se uno ci lascia entrare nel proprio occhio, vuol dire che ci porta dentro la sua “visuale”. La visuale del Vescovo e della Comunità diocesana è il Seminario, con il quale si guarda dentro, nei cuori, e si guarda anche avanti, verso il futuro, dove si concentrano le più grandi speranze e le più grandi preoccupazioni, i più grandi timori e tremori. Se San Paolo ha detto che dobbiamo realizzare la nostra salvezza con timore e tremore, questo si riferisce particolarmente al Seminario, specialmente per il Vescovo ma anche per tutta la Comunità diocesana. È una continua verifica di quello che noi siamo come comunità cristiana, come Popolo di Dio: verificare se questo Popolo di Dio abbia ancora la sua autentica fertilità, che si esprime attraverso le vocazioni sacerdotali, i novelli sacerdoti, perché a loro è legata la presenza e il futuro dell’Eucaristia, dei Sacramenti, di tutto quello che costituisce il “Sacrum” della Chiesa. Pertanto vi ringrazio per questo invito mattutino. Ha detto il vostro Vescovo: “Cominci, carissimo ospite, da questa visita al Seminario”. Grazie, perché è una visita importante. Proprio qui si doveva iniziare la visita della Domenica.
Auguro a questa Comunità che sia così bella come è bello anche l’edificio, che sia così ben strutturata, che la sua architettura spirituale sia come l’architettura visibile, artistica di questo luogo, e che essa abbia lo Spirito Santo, perché il giorno del Signore che celebriamo oggi - giorno del Signore, giorno della Risurrezione - è nello stesso tempo giorno della discesa dello Spirito Santo. Che la vostra Comunità seminaristica, e attraverso il Seminario, anche la vostra diocesi, abbia sempre questo tempo pentecostale, abbia sempre questo giorno della Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo, che Cristo ci porta direttamente, ci porta subito, lo stesso giorno della sua Risurrezione, per dire: “Io sono, io sono come Figlio di Dio, io sono come Figlio del Padre, consubstantialis Patri, in questa vita di Risorto, io sono, e io, essendo come sono, vi porto lo Spirito Santo. Accipite lo Spirito Santo”. Oserei dire lo stesso a voi tutti, alla comunità seminaristica, agli studenti, agli educatori, al Rettore, ai professori e ai genitori, alle famiglie, ma soprattutto al vostro Vescovo: accipite lo Spirito Santo. E con questa parola imparto anche una benedizione a tutti i presenti e a questo Istituto seminaristico di Mantova nel nome del grande seminarista che era certamente - non in questo Seminario ma dai Gesuiti - San Luigi Gonzaga.
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