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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE DELLA LIGURIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 26 ottobre 1991

 

Signor Cardinale, Venerati fratelli nell’Episcopato,

1. “Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 5, 17).

L’esortazione che San Paolo rivolge ai fedeli di Corinto mi risuona nello spirito mentre, a conclusione degli incontri personali che ho avuto con ciascuno di voi in questi giorni, vi accolgo oggi tutti insieme, sperimentando con voi la ricchezza del ministero pastorale affidatoci da Cristo. L’invito a proclamare la novità evangelica, contenuto nelle parole di Paolo, diventa un tangibile incoraggiamento per ciascuno di noi che, quali successori degli Apostoli, “fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro” (2 Cor 5, 20). Ci sospinge l’amore del Redentore “cosicché ormai non conosciamo più nessuno secondo la carne” (2 Cor 5, 16), ma a tutti annunciamo e testimoniamo il messaggio della salvezza in nome di colui che “ha affidato a noi il ministero della riconciliazione” (2 Cor 5, 18).

Forti di tale consapevolezza non ci stanchiamo di ripetere: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5, 20).

2. Incontrandovi personalmente nei giorni passati, venerati fratelli, mi sono reso conto di quanto profonda sia anche in voi l’ansia apostolica, che emerge dalle parole di Paolo. Essa è congiunta ad una vigile attenzione per il popolo cristiano della vostra Regione, di cui conservo un grato ricordo dopo le due visite pastorali che ho potuto compiere negli anni trascorsi, soprattutto a Genova, “regina del Tirreno”.

Vi abbraccio con stima ed affetto, carissimi fratelli nell’Episcopato, e specialmente quanti tra di voi hanno iniziato il servizio episcopale in questi ultimi anni. Ringrazio, per le parole, che poc’anzi mi ha rivolto a vostro nome, il Signor Cardinale Giovanni Canestri, Arcivescovo della diocesi di Genova, di cui per lunghi anni fu stimato e venerato Pastore il compianto carissimo Card. Giuseppe Siri.

3. Come vicari e legati di Cristo, voi siete innanzitutto gli ambasciatori della Verità e dell’Amore, che aprono il cuore alla speranza e alla solidarietà. La nuova evangelizzazione parte dall’annuncio chiaro e vigoroso del Vangelo, rivolto ad ogni uomo. Si tratta di un impegno che ha origine proprio dalla certezza che Cristo è vivo, Cristo è con noi. Da qui scaturisce l’invito incessante: “lasciatevi riconciliare con Dio”.

Una così impegnativa missione domanda audacia, pazienza e fiducia. Non è un’impresa facile. Non l’è soprattutto al giorno d’oggi poiché, come voi stessi osservate, la società moderna è segnata da un evidente disorientamento ideale e spirituale.

4. Le analisi sociologiche descrivono la Liguria come un territorio progredito nel quale si nota un apprezzabile benessere. Di ciò va dato merito, a ragione, alle popolazioni liguri tradizionalmente operose, attive e parsimoniose.

Permangono, tuttavia, larghe sacche di povertà e di emarginazione, accompagnate da incertezze sociali ed economiche.

Come non accennare, ad esempio, alla complessa questione giovanile, oppure alla tentazione sempre più ricorrente di perseguire un progresso prevalentemente materiale senza riferimenti effettivi ai valori morali e religiosi che pur costituiscono il patrimonio delle vostre tradizioni? E come non condividere la vostra apprensione per chi è emarginato, sfruttato, o leso nei suoi diritti più elementari? Voi non vi stancate di mettere in guardia dal rischio che si smarrisca l’autentico significato dell’esistenza, ed incoraggiate e sostenete ogni iniziativa tesa alla difesa della dignità umana, alla crescita della solidarietà e alla tutela dell’ambiente.

Appare, pertanto, evidente l’urgenza di un rilancio vigoroso del messaggio evangelico, sempre nuovo e vivificante.

5. Vi offre un’occasione provvidenziale per tale rinnovamento apostolico e missionario, la ricorrenza del quinto Centenario della scoperta dell’America.

Grazie al coraggio, alla perseveranza e alla fede di Cristoforo Colombo, figlio della vostra terra, le popolazioni del Continente americano hanno potuto ricevere, cinque secoli or sono, l’annuncio del Vangelo. E dalla Liguria sono partiti numerosi sacerdoti, religiose, religiosi e laici per evangelizzare quelle terre lontane.

Una così fervida tradizione missionaria non deve fermarsi. Il Cardinale Giovanni Canestri ha detto prima che le prossime celebrazioni giubilari non vi possono trovare soltanto “spettatori di feste o uditori di commemorazioni”. Sì! A voi tocca, con gioia e spirituale ardimento, “l’onore e l’onere dell’annuncio del Vangelo”. Il vostro campo d’apostolato è una nuova coraggiosa evangelizzazione.

6. Tale nuova evangelizzazione deve permettere alle Comunità cristiane di costruire, nella fedeltà al loro passato, un futuro all’altezza della nobile storia civile e religiosa della Liguria.

Nella precedente visita “ad limina”, ricordavo come sia necessario che “la società moderna, per fruire del dono della pace e della vera felicità, cammini in armonia con i principi del Vangelo” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X,1, p. 119).

Oggi è necessario ridestare nei credenti l’adesione piena a Cristo, unico Redentore dell’uomo. Soltanto, infatti, a partire dall’incontro personale con Gesù si sviluppa un’efficace opera evangelizzatrice. Solo uomini e donne saldamente radicati nel Vangelo possono dar vita a comunità solidali e autenticamente libere. Le Chiese di antica cristianità, come le vostre, mentre continuano ad inviare missionari verso terre lontane, sono chiamate, allo stesso tempo, a preoccuparsi seriamente di portare il messaggio della salvezza a quanti in casa propria sono lontani dalla fede o si sono allontanati dalla pratica cristiana.

È urgente un’opera di rievangelizzazione delle vostre Città, dove la fede è spesso minacciata dalla cultura edonistica, dal materialismo, e dall’influsso nefasto di ideologie massificanti.

7. Seguendo gli orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per gli anni 90, preoccupatevi, venerati fratelli, della indispensabile formazione religiosa del popolo a voi affidato, soprattutto dei giovani. Abbiate cura dei poveri e dei bisognosi; dedicate costante premura a far sì che non venga mai meno la presenza e l’impegno coerente dei credenti nel mondo del sociale e della politica.

È quanto mai opportuno, poi, unire le energie e gli sforzi in una azione apostolica centrata sulla famiglia, cellula base della società e della Comunità ecclesiale. La pastorale familiare sia il cardine del vostro impegno negli anni a venire. Già molto in proposito avete realizzato nel passato, specialmente per quanto concerne la preparazione al matrimonio e la partecipazione delle famiglie alla catechesi parrocchiale. Si tratta ora di proseguire su tale linea, consapevoli che “bisogna fare ogni sforzo perché la pastorale della famiglia si affermi e si sviluppi, dedicandosi a un settore veramente prioritario, con la certezza che l’evangelizzazione, in futuro, dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 65).

La famiglia è chiamata a svolgere oggi quattro compiti fondamentali: la formazione di una comunità di persone, il servizio alla vita in ogni suo momento ed in ogni sua fase, la partecipazione allo sviluppo di un mondo a vera dimensione umana e la condivisione della missione della Chiesa. Fondato e vivificato dall’amore, il nucleo familiare diviene il soggetto primario dell’auspicato rinnovamento spirituale.

La famiglia, grazie all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla costante fedeltà a Cristo in ogni scelta quotidiana, diventa palestra di autentica santità e in essa viene a crearsi il clima favorevole per la fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose ed attraverso la sua testimonianza il Vangelo penetra più facilmente in ogni strato della società rinnovandola dal di dentro.

8. In questa vasta impresa pastorale, voi potete contare sulla collaborazione dei presbiteri, che considererete “come figli e amici così come il Cristo chiama i suoi discepoli” (Lumen gentium, 28). Vi sarà di valido sostegno l’apporto fattivo di quanti sono stati scelti da Dio per una vita di speciale consacrazione. I laici, poi, da voi formati e sostenuti, renderanno “presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo” (Lumen gentium, 33).

Vivendo il fervore della missione evangelizzatrice, le vostre Chiese locali allargheranno il campo dell’apostolato alle dimensioni universali della Chiesa e del mondo.

Carissimi fratelli nell’Episcopato, vi guidi verso questi rinnovati traguardi apostolici la Vergine Maria, venerata ovunque nella vostra Regione. Vi siano accanto i Santi originari della vostra terra e i patroni delle vostre Chiese locali. Vi accompagni anche la mia benedizione apostolica, che volentieri estendo alle intere Comunità diocesane delle quali voi siete pastori e padri.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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