DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE SUORE FRANCESCANE ALCANTARINE
Sala Clementina - Giovedì, 15 dicembre 1994
Carissime Suore Francescane Alcantarine!
1. Sono lieto di questo incontro al termine del Capitolo Generale della vostra Congregazione. Nel rivolgervi il mio cordiale saluto, porgo uno speciale augurio alla nuova Madre Generale, Suor Pia Ammirati, che, insieme col nuovo Consiglio, si assume il grave, ma anche soave, peso della direzione dell’Istituto. Desidero esprimere, al tempo stesso, apprezzamento e riconoscenza alla Superiora Generale uscente, Suor Giovanna Achille, che per ben diciotto anni ha guidato la Congregazione.
Il mio pensiero grato e affettuoso si estende anche a tutte le Consorelle che in Italia e all’Estero lavorano in umiltà e in silenzio a servizio della Chiesa e della società.
2. Nel corso del vostro Capitolo non avete certo mancato di ritornare con la memoria agli inizi della Congregazione, quando a Castellammare di Stabia, il 17 settembre 1870, il Canonico Vincenzo Gargiulo, impressionato dalle tante necessità materiali e spirituali del popolo, raccolse il primo nucleo della vostra Famiglia religiosa, proponendo ad essa come ideale la spiritualità francescana di San Pietro d’Alcàntara, il celebre riformatore dell’Ordine francescano, padre spirituale di Santa Teresa d’Avila, e sostenitore della Riforma carmelitana.
Anche quelli erano momenti difficili: dopo l’unità della Nazione il Vescovo della città, Monsignore Francesco Saverio Petagna, difensore della fede e apostolo della carità, ritornato finalmente in diocesi dopo un non breve periodo di esilio, così scriveva alle vostre Consorelle di allora: “Ricordatevi, come prescrivono le vostre Costituzioni, di istruire la gioventù povera nell’intelletto e nella pietà... Tutte aiutino i parroci nelle opere di misericordia, poiché è prescritto nelle vostre Costituzioni di collaborare con essi specialmente nel visitare ed aver cura delle donne inferme, nonché istruirle nei principi della fede e disporle a ricevere i Sacramenti”.
È questo un programma pastorale intelligente e concreto, che la Congregazione ha cercato di realizzare nei decenni trascorsi e che è necessario attualizzare con slancio ancora maggiore nell’avvenire. È quanto vi siete proposto nell’attuale Capitolo, fissando l’obiettivo dei prossimi sei anni nel “rilancio della vostra vita carismatica di Suore Francescane Alcantarine, alla soglia del 2000, per un servizio sempre più efficace alla Chiesa e al Regno di Dio”. Vi incoraggio a perseverare con impegno su questa linea.
3. Nell’ormai immediata vicinanza del Natale, ricordando la parola del Salmo che l’Autore della Lettera agli Ebrei attribuisce al Divin Salvatore Gesù nato a Betlemme: “Ecco, io vengo per fare, o Signore, la tua volontà” (Eb 10, 9), desidero anch’io esortarvi di cuore ad essere sempre serenamente e coraggiosamente fedeli alla volontà di Dio.
Essere fedeli alla volontà di Dio significa prima di tutto “fedeltà alla sua parola”. Si sente a volte lamentare il “silenzio di Dio” nelle tormentate vicende della storia umana e anche della propria esistenza. È lamento psicologicamente comprensibile, se si considera l’oscurità delle vicende umane, entro le quali la Provvidenza sviluppa i suoi misteriosi disegni. Il credente però sa che “Dio ha parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, e ultimamente in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2). Chi sa mettersi in ascolto di Cristo trova nel Vangelo la risposta ad ogni suo vitale interrogativo. Siate dunque sempre fedeli al Verbo divino, che è Luce, Via, Verità e Vita: nelle tenebre del mondo, Lui solo è la luce “che illumina tutti gli uomini”!
Essere fedeli alla volontà di Dio significa inoltre “fedeltà alla Chiesa”: Gesù, che è verità per essenza essendo il Verbo divino incarnato, ha fondato la Chiesa appunto per diffondere il suo messaggio e trasmettere a tutti i sacramenti della salvezza. Distaccarsi dalla Chiesa significa fatalmente distaccarsi dalla Luce che è Cristo e cadere nella confusione, nella contraddizione, nell’insicurezza.
Infine, fedeltà alla volontà di Dio significa anche “fedeltà alla propria missione”: ciascuno nei piani di Dio ha un proprio compito da svolgere; un compito lo ha, in particolare, ogni Congregazione che Dio suscita nella Chiesa per realizzare il suo disegno di salvezza. Siate dunque fedeli alla vostra consacrazione ed al vostro carisma francescano e alcantarino. È vocazione esigente, la vostra, ma è vocazione di santità. Accettando con gioia e serenità i sacrifici che la vita consacrata vi impone, voi potete essere certe di camminare sulla strada che vi conduce alla piena comunione con Dio, fonte di ogni santità.
4. Carissime Sorelle! Alla culla del Bambino Gesù, che tra poco la liturgia ci inviterà ad adorare nel presepio, portate il vostro dono di fedeltà! Di questo fondamentale proposito hanno bisogno la Chiesa e l’intera umanità oggi, mentre ci si appresta a varcare la soglia del terzo millennio cristiano.
Maria Santissima, che dall’Annunciazione alla Croce ed alla Pentecoste fu sempre mirabilmente fedele, vi illumini e vi accompagni!
E vi sia anche di conforto la benedizione apostolica che con affetto vi imparto.
© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana