DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE
DEGLI OBLATI DI SAN GIUSEPPE
Sala dei Papi - Giovedì, 3 febbraio 1994
Carissimi Padri “Oblati di San Giuseppe”!
1. Ricordo con gioia la sosta nella vostra Casa Madre in Asti, nel corso della visita pastorale alla diocesi Astigiana lo scorso 25 settembre. Ho avuto allora l’opportunità di pregare presso la tomba di Monsignor Giuseppe Marello, che il giorno dopo io stesso ho dichiarato “Beato” nel corso di una solenne celebrazione liturgica, nella storica Piazza del “Palio”.
Quell’incontro mi è rimasto ben impresso nel cuore e, con gli stessi sentimenti di affetto e di riconoscenza, sono lieto quest’oggi di porgere il mio cordiale saluto a tutti. Saluto il vostro Superiore Generale e lo ringrazio per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi a nome vostro. Saluto i membri del Capitolo e, per loro tramite, tutti gli Oblati di San Giuseppe, che continuano generosamente la meritoria azione apostolica intrapresa dal loro Padre Fondatore, in piena fedeltà, come lui, al Vicario di Cristo e alla Sede apostolica.
2. Abbiamo bisogno di Santi! Hanno bisogno di Santi la Chiesa e la società, oggi come nel secolo scorso quando visse il vostro Fondatore. Il Beato Marello fu animato costantemente da un’intima preoccupazione: seguire fedelmente Cristo. Suo impegno quotidiano fu quello di propagare la verità evangelica e formare cristiani coerenti e coraggiosi. Missione questa fra i poveri ed i giovani, che la Congregazione da lui istituita intende proseguire ai nostri giorni con pari entusiasmo. Da questo Capitolo Generale, infatti, non vi attendete forse un rinnovato slancio nella linea della nuova evangelizzazione?
Cari Oblati di San Giuseppe, abbiate sempre dinanzi agli occhi l’esempio del vostro Beato Fondatore! Egli, che tanto confidò nel costante intervento della Provvidenza divina e nel patrocinio del Custode del Redentore vi sta dinanzi con la forza trascinatrice della sua dedizione. Siate interamente consacrati al servizio della Chiesa, decisi come lui ad offrire la vita per essa e per il bene delle anime.
3. La breve ma intensa esistenza del Vescovo Marello mette bene in luce quali ne siano stati gli orientamenti di fondo. Tre impegni la caratterizzano: dedizione nel ministero della Confessione e della direzione spirituale, sollecitudine per la catechesi, cura degli anziani e degli infermi.
Come guida d’anime in Seminario e in Duomo, e Canonico della Cattedrale, era diventato un punto di riferimento per l’intera Città di Asti, proprio mediante l’assidua presenza al confessionale.
Volle poi che gli Oblati si dedicassero principalmente alla catechesi in aiuto dei parroci; tanto che si potrebbe dire che le preoccupazioni principali del suo episcopato siano state proprio l’istruzione nella fede e l’evangelizzazione profonda e capillare, al fine di educare le coscienze cristiane ad essere autentiche, pronte e ferme nell’affrontare e superare le molteplici insidie ideologiche dell’epoca. Indisse a tal fine la “Crociata della Catechesi”, e su tale argomento indirizzò nel 1894 al Clero e ai fedeli una Lettera pastorale, tuttora valida e preziosa. La modernità del suo ministero e della sua parola si univa alla perfetta ortodossia della dottrina, espressa con coraggio ed apertura di spirito. Così diceva: “La società non sarà salva se non avvicinandosi a quei tesori di sapienza e di vita che si racchiudono nella dottrina del catechismo, che è voce di colui che insegna con potestà ed autorità sovrana e solo ha parole di vita eterna”.
Carissimi fratelli! Prendete a cuore, come lui, l’impegno della catechesi, specialmente nei confronti dei giovani. Sia salda la vostra adesione alla vera dottrina, sia costante l’ansia di spezzare il pane della verità cristiana alla gioventù negli oratori, nelle scuole, nelle parrocchie. Ed inoltre, lo stesso amore del vostro fondatore per i sofferenti, per gli anziani ed i malati, la sua affabilità e cordialità, la sua profonda sensibilità siano anche le qualità della vostra quotidiana esistenza e lo sforzo della vostra Famiglia religiosa, sull’esempio e con la celeste protezione di San Giuseppe, al quale egli volle consacrarvi.
4. Quando venne nominato Vescovo di Acqui, Mons. Marello disegnò il suo stemma: sopra un mare in tempesta si staglia il monogramma di Maria e la scritta: “Iter para tutum”.
Alla fiducia sempre viva verso il padre putativo di Gesù, egli univa una profonda e filiale devozione alla Vergine Madre, confidando nella sua materna protezione. Il celebre teologo domenicano Padre Garrigou-Lagrange scrisse di lui: “Questo Fondatore degli Oblati di San Giuseppe fu un figlio prediletto della Santissima Vergine. Si vede avverarsi nella sua vita quello che dice San Luigi Grignion de Montfort sulla condotta di Maria a riguardo dei predestinati. Ella li ama, li guida, li protegge e difende, ed intercede efficacemente in loro favore . . .”.
Carissimi fratelli, guardate a Maria, Stella della evangelizzazione! Figlio devoto della Madre del Redentore, il Beato Marello continua ad indicare ancor oggi ai suoi figli spirituali il cammino da seguire, il cammino dell’umile e confidente abbandono nelle mani di Dio per essere strumenti di autentico rinnovamento nella Chiesa e nella società, a cominciare dalle famiglie.
In occasione di questo Capitolo Generale, che segna una tappa importante nell’esistenza dell’Istituto, io vi esorto ad affidare voi stessi ed i vostri progetti apostolici alla Madre celeste, come sempre fece il Beato vostro Fondatore. Sia Maria ad accompagnarvi per le strade dei molteplici impegni apostolici e a guidarvi verso la santità.
Accompagno questi voti con la mia preghiera, mentre di cuore vi imparto l’apostolica benedizione, estendendola volentieri a tutta la vostra Famiglia religiosa.
© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana