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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE NICARAGUENSE IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 18 febbraio 1994

 

Venerabili fratelli nell’Episcopato,

1. Vi do il mio più cordiale benvenuto a questo incontro con il quale culmina la vostra visita “ad Limina Apostolorum”, che mi consente di rinnovarvi l’espressione del mio profondo affetto, che estendo di cuore agli amati sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli delle vostre rispettive diocesi. Con questa visita a Roma, centro della cattolicità, desiderate dare ancor maggior rilievo all’intima comunione nella fede e nella carità con la Sede Apostolica. Per questo, con le parole di san Paolo, “Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, poiché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni . . .” (1 Cor 1, 4-5).

Dopo aver ringraziato vivamente il Cardinale Miguel Obando Bravo, Arcivescovo di Managua e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che, a nome di tutti, ha tenuto a rivolgermi, desidero esprimere il mio apprezzamento per la vostra volontà e il vostro sforzo di mantenere e accrescere la vostra unione come Pastori della Chiesa in Nicaragua; conoscete bene l’importanza di questa testimonianza che edifica il Popolo di Dio e che deve nascere da motivazioni profonde e soprannaturali. La preghiera del Signore “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21) deve farsi vita nei vostri presbiteri, nelle comunità religiose, nelle parrocchie e nei movimenti apostolici.

I colloqui personali con ognuno di voi, unitamente ai rapporti quinquennali, mi sono serviti per avvicinarmi con maggiore cognizione alla realtà della Chiesa nicaraguense, con le sue luci e le sue ombre, ma sempre animata dallo zelo pastorale per conseguire nelle vostre comunità un profondo rinnovamento di tutta la vita cristiana, seguendo le direttive del Concilio Vaticano II. Mosso dal desiderio di confermare i vostri sforzi e di incoraggiare i vostri compiti, ho qui alcune riflessioni su temi che voi stessi, come Pastori della Chiesa, avete condiviso con me e che sono tra gli obiettivi prioritari del ministero episcopale.

2. La IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, che si è svolta a Santo Domingo, ha evidenziato in modo particolare le gravi sfide pastorali del nostro tempo e “ha voluto tracciare le linee fondamentali di un nuovo impulso evangelizzatore che ponga Cristo nel cuore e nella vita di tutti i latino-americani. Questo è il nostro compito: far sì che la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull’uomo penetri sempre più profondamente in tutti gli strati della società alla ricerca della sua progressiva trasformazione” (Patrum IV Confer. Gen. Episc. Americae Latinae, Messaggio, n. 3). Questa è la meta che anche voi, amati Fratelli, vi siete preposti, facendo vostre le Conclusioni dell’Assemblea di Santo Domingo. Questo e non altro deve essere il vostro obiettivo, poiché la Chiesa è chiamata a illuminare dal Vangelo, tutti gli ambiti della vita dell’uomo e della società. E deve farlo tenendo presente il suo proprio fine che “è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa” insegna il Concilio Vaticano II “scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina” (Gaudium et spes, 42). In effetti, la Chiesa, per la sua vocazione di servizio all’uomo in tutte le sue dimensioni, incoraggia tutto ciò che può promuovere il bene comune della società e si sforza di essere sempre “il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana” (Ivi, 76). Per questo, come sottolinea lo stesso documento conciliare “la Chiesa . . . in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico” (Ivi). Tuttavia, essa deve illuminare anche le realtà temporali con i valori e i criteri del Vangelo (cf. Ivi).

3. Tenendo conto delle circostanze attuali che il vostro Paese sperimenta, è necessario dedicare grande attenzione alla formazione dei laici, aprendo loro cammini affinché collaborino più attivamente alla vita e alla missione della Chiesa. Ad essi spetta “di permeare e perfezionare l’ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico” (Apostolicam actuositatem, 5) affinché “a modo di fermento esercitino nel mondo il loro apostolato” (Ivi, 2).

La loro vocazione cristiana deve spingere i laici a vivere in mezzo alle realtà temporali come costruttori di pace e di armonia, come decisi collaboratori per il bene comune. Essi devono promuovere la giustizia e la solidarietà nell’ambito delle loro responsabilità concrete: nell’attività economica, nell’azione sindacale o politica, nel campo educativo e culturale, nei mezzi di comunicazione sociale, nelle famiglie, associazioni, istanze pubbliche, in poche parole, nei molteplici campi dell’attività umana.

4. Osservando la realtà del Nicaragua sono motivo di preoccupazione gli antagonismi che continuano a esistere nel panorama sociale e che mettono a rischio la convivenza pacifica e solidale fra tutti i nicaraguensi. Nonostante le tensioni e le differenze, spetta a voi, Pastori della Chiesa, essere sempre i primi “segni e strumenti di comunione”, come raccomanda il Concilio Vaticano II (cf. Lumen gentium, 4), affinché il “ministero della riconciliazione” (2 Cor 5, 18) che vi è stato affidato sia in grado di vincere la dialettica dei conflitti a favore della civiltà dell’amore (cf. Gaudium et spes, 73).

Sapete bene come la Sede Apostolica guardi con stima e speranza a tutte le iniziative volte a superare le divisioni e a promuovere il dialogo e una maggiore intesa, che possano soddisfare le legittime aspirazioni di giustizia e di libertà di tutti i cittadini. Mosso dalla mia sollecitudine di Pastore, in questa circostanza, desidero rivolgere un pressante appello affinché tutti, capi politici e sindacali, imprenditori e lavoratori, uomini di cultura e di scienze, padri e madri di famiglia, si uniscano per la costruzione di una società più giusta, fraterna e responsabile; una società nella quale si superino le offese e i conflitti, una società nella quale si consolidi il processo democratico e si instaurino condizioni autentiche di giustizia e di pace alle quali aspira e ha diritto il popolo del Nicaragua.

A questo proposito è particolarmente importante promuovere e mettere in pratica la dottrina sociale della Chiesa, la quale “fa parte della missione evangelizzatrice” (cf. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 41) e ha di per sé anche il valore di uno “strumento di evangelizzazione” (Giovanni Poalo II, Centesimus annus, 54), poiché illumina l’esistenza concreta della fede cristiana. Come ho indicato nell’Enciclica Redemptoris missio: “Col messaggio evangelico la Chiesa offre una forza liberante e fautrice di sviluppo proprio perché porta alla conversione del cuore e della mentalità, fa riconoscere la dignità di ciascuna persona, dispone alla solidarietà, all’impegno, al servizio dei fratelli” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 59), “tenendo sempre ferma la priorità delle realtà trascendenti e spirituali, premesse della salvezza escatologica” (Ivi, n. 20).

5. Tuttavia, sapete bene, cari fratelli, che per poter offrire una testimonianza chiara e convincente della propria fede in seno alla società, è presupposto indispensabile che Gesù Cristo sia il centro e la sorgente da dove il cristiano riceve grazia e ispirazione per rendere viva la legge dell’amore. Cristo è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6).

La nuova evangelizzazione ha bisogno, innanzitutto, di testimoni, ossia di persone che abbiano sperimentato la trasformazione reale della propria esistenza mediante la fede in Gesù Cristo e siano capaci di trasmettere questa esperienza agli altri. La nuova evangelizzazione deve avere come primo obiettivo quello di rendere vivo l’ideale di santità. Per questo, primo compito del Vescovo è quello di far fruttificare la grazia di Dio affinché risplenda la santità. Come “i regolatori, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica” (Christus Dominus, 15), nelle comunità ecclesiali che vi sono state affidate, dovete vegliare affinché si osservino diligentemente le norme e le direttive riguardanti la sua celebrazione. Un’errata interpretazione della spontaneità non deve portare ad alterare il senso delle azioni liturgiche e, concretamente, della Santa Messa.

6. In questo Anno della Famiglia vi invito a intensificare il vostro zelo apostolico a favore della famiglia in Nicaragua. Come sottolinea la IV Conferenza Generale dell’Episcopato latinoamericano “la Chiesa annuncia con allegria e convinzione la Buona Novella sulla famiglia nella quale si plasma il futuro dell’umanità e si concretizza la frontiera decisiva della nuova evangelizzazione. Così lo proclamiamo qui, in America Latina e nei Caraibi, in un momento storico in cui la famiglia è vittima di numerose forze che cercano di distruggerla e di deformarla (IV Conferenza Generale dell’Episcopato latinoamericano, Conclusioni di Santo Domingo, n. 210). In effetti, sono molti i fattori che, anche nel vostro Paese, hanno contribuito e contribuiscono a indebolire i valori umani e cristiani che devono sostenere la vita familiare. Siete consapevoli che i divorzi, gli aborti, le campagne anticoncezionali - in contrasto all’autentica paternità responsabile (cf. Gaudium et spes, 50-51) -, unioni consensuali libere e la mentalità “laicista”, promossa puntualmente da alcuni mezzi di comunicazione sociale, sono altrettante cause che danneggiano seriamente i principi morali e non solo nelle coscienze degli individui, ma anche nell’ordine sociale.

Diviene pertanto urgente la necessità di intensificare nei cristiani la formazione religiosa. Voi stessi avete sempre manifestato apertamente la vostra preoccupazione dinanzi agli atteggiamenti laicizzanti che alcune ideologie promuovono e che mettono a rischio i valori irrinunciabili della fede del vostro popolo e che mirano ad accantonare il messaggio evangelico o svuotarlo dei suoi contenuti spirituali e trascendenti. Per tutto ciò, la profonda formazione religiosa dei cristiani, in particolare dei bambini e dei giovani, deve essere un obiettivo prioritario nell’opera evangelizzatrice in Nicaragua, per la qual cosa contate, come prezioso strumento, sul Catechismo della Chiesa Cattolica.

7. Nei sacerdoti troverete “solleciti cooperatori del vostro ministero episcopale” (cf. Lumen gentium, 28) per lo svolgimento di questo compito apostolico, che deve trovare nella catechesi a tutti i livelli nella pastorale liturgica, nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, nella preparazione al sacramento del matrimonio, nella celebrazione dell’Eucaristia nel giorno del Signore, altrettanti elementi essenziali per portare a tutti il messaggio di salvezza eterna che viene da Gesù Cristo.

D’altra parte al sacerdote si richiede un’adeguata preparazione dottrinale, spirituale e pastorale, che deve sempre riflettere il messaggio integro di Gesù, soddisfacendo le esigenze del nostro tempo. Ciò è possibile se il Pastore di anime è unito a Dio da un’intensa vita spirituale, alimentata con la preghiera costante, con l’accettazione della Parola di Dio e con la celebrazione dei suoi misteri, per essere così testimone vivo di carità e dono generoso di sé alla comunità che serve.

In stretto rapporto con la vita dei presbiteri è la problematica concernente le vocazioni sacerdotali e religiose che, a quanto mi risulta, sono oggetto della vostra paterna sollecitudine per la trascendenza che questo ha per il presente e il futuro della Chiesa in Nicaragua. In effetti, senza sufficienti vocazioni tutta l’azione evangelizzatrice si vedrebbe seriamente compromessa, specialmente ai nostri giorni, in cui sette fondamentaliste e nuovi gruppi religiosi conducono un’aggressiva campagna proselitista seminando confusione tra i fedeli e minando la coerenza e l’unità del messaggio evangelico.

8. Per questo il Seminario, come afferma il Concilio Vaticano II, deve essere “il cuore della diocesi” (Optatam totius, 5). Assegnate quindi sacerdoti adeguatamente preparati all’importante opera di formazione dei futuri presbiteri. Come osserva un recente documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica “il formatore che vive di fede educa più con ciò che è che non con quello che dice. La sua fede si traduce in una coerente testimonianza di vita sacerdotale, animata da zelo apostolico e dal vivo senso missionario” (Direttive sulla preparazione degli Educatori nei seminari, 27). Fate quindi in modo che i formatori e i professori dei vostri seminari e delle case di formazione siano fedeli in modo esemplare alle norme stabilite dalla Santa Sede, affinché la ricchezza dottrinale, lo spirito di servizio ecclesiale e lo zelo per la salvezza delle anime preparino adeguatamente i seminaristi a essere un giorno “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4, 1). I centri di formazione dei candidati al sacerdozio devono essere modelli di preparazione integrale della persona, con una solida base spirituale, morale e intellettuale; con un’appropriata disciplina e con spirito di sacrificio. Solo così si potranno soddisfare i bisogni delle comunità ecclesiali del Nicaragua, che si aspettano che i sacerdoti siano, prima di tutto, maestri nella fede e testimoni dell’amore verso Dio e verso il prossimo.

9. Da parte vostra occupatevi con sollecitudine dei sacerdoti uniti a voi “nell’onore sacerdotale” (Lumen gentium, 28), vivendo con essi in amicizia e fraternità, aiutandoli a svolgere, con gioia e fedeltà, il ministero che hanno ricevuto da Cristo a favore degli uomini. Animate con la vostra parola e con il vostro esempio tutti i membri della comunità cristiana, religiosi e secolari, affinché provino la gioia di far parte del Popolo di Dio, germe di unità, di speranza e di salvezza per tutta la società.

Desidero concludere questo colloquio fraterno chiedendovi di portare il mio saluto affettuoso a tutti i membri delle vostre Chiese particolari: ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose; ai catechisti, ai cristiani impegnati nell’apostolato; ai giovani e ai genitori, agli anziani, ai malati e a quelli che soffrono. In modo speciale dite ai vostri sacerdoti, alle persone consacrate, agli altri agenti di pastorale e ai seminaristi, che il Papa li ringrazia per il loro operato per il Signore e per la causa del Vangelo e che spera e confida nella loro fedeltà.

Nel ringraziarvi, a nome del Signore Gesù, per la dedizione e la sollecitudine pastorale verso il gregge che vi è stato confidato, affido voi, così come le vostre comunità ecclesiali, alla materna intercessione della Santissima Vergine che l’amato popolo nicaraguense invoca come la “purissima”, mentre vi imparto con grande affetto una speciale benedizione apostolica.

 

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