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VISITA NATALIZIA A PONZANO ROMANO E A S. ORESTE

SOLENNITÀ DEL SANTO NATALE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

OMELIA DI PAOLO VI

Cantiere di Sant'Oreste al Monte Soratte
Notte Santa, 24-25 dicembre 1972

 

Adesso la mia parola si rivolge principalmente a voi, Uomini del cantiere, a voi, Lavoratori, Minatori, Operai, Manovali, e a quanti con voi sono associati nell’ardua fatica, in quella fisica specialmente, la quale impone alle membra del corpo sforzo, tensione, stanchezza, e intorpidisce il pensiero.

Io voglio svegliare un momento la vostra attenzione, e rompere il sonno a cui avreste ben diritto, per dirvi innanzi tutto perché io sono venuto questa notte fra voi. Perché venuto? Perché ho una notizia da portare anche a voi. Vedete: io sono un messaggero; diciamo la parola giusta: sono un apostolo. Apostolo vuole appunto significare messaggero, cioè un uomo mandato, un portatore di notizie; nel caso mio, un portatore d’un annunzio straordinario, inviato apposta per comunicarvi una buona notizia, in termine proprio si dice un «vangelo», una comunicazione bellissima, che tutti ci riguarda, e riguarda anche voi.

Io sento venire da voi due domande; la prima: Chi ti manda? e da che parte vieni? Tu non sei il Papa, che sta a capo degli altri? chi può comandare al Papa, e mandarlo come un inviato qualunque? Ebbene, voi sapete come sono andate le cose: è stato Gesù Cristo, il Verbo di Dio fatto uomo (del Quale parleremo subito), che ha scelto dodici suoi apostoli e li ha specializzati in una particolarissima funzione, quella appunto d’essere i portatori della sua Parola e dei suoi ordini, e per ciò li ha chiamati «apostoli» (Luc. 6, 13). Primo fra gli apostoli fu scelto Simone, a cui Gesù cambiò il nome: «Tu ti chiamerai Pietro!» (Io. 1, 42; Matth. 16, 18), per significare la solidità e la perennità della funzione a lui affidata. Ebbene chi è il successore di Pietro? Voi lo sapete, è il Papa. Ebbene, ecco allora Chi mi manda; mi manda il Signore, Gesù Cristo, del quale, sì, sono l’apostolo e il vicario, ma sono nello stesso tempo il servitore, anzi, proprio in forza del ministero, cioè del servizio a me affidato, sono anche il servitore di tutti, il vostro servitore. Un servitore, che non ha altro scopo che il bene di tutti, il vostro bene, in questo momento.

E allora la vostra seconda domanda: Ebbene, quale notizia ci porti? Noi già la sappiamo: è la notizia che tutti sanno, la notizia che oggi è Natale. Vero, Figli e Fratelli carissimi: questa è la notizia, la grande notizia che io vi porto; ed è per essa che si fa festa. Ma è tale notizia ch’è sempre nuova, perché non è mai capita abbastanza; anzi molti neppure ci pensano, e molti forse nemmeno vorrebbero ricordarla. Mentre invece essa riguarda un fatto talmente straordinario che sorpassa in importanza tutti gli avvenimenti passati e futuri della storia; e il fatto è questo: il Verbo di Dio, cioè il Pensiero di Dio, ch’è Dio Lui stesso, si è fatto uomo, uomo come noi, nostro simile, nostro fratello, nascendo da Maria, Vergine e Madre, e venendo al mondo, come oggi ricordiamo, in una stalla, povero come nascendo nessuno lo fu, Lui padrone del mondo, umile, piccolo, debole, e subito disponibile per essere avvicinato dalla povera gente . . . A pensarci, viene il capogiro, per la meraviglia, per la felicità, perché davvero è così; e perché, altro aspetto stupendo, Gesù (si chiamò così, Gesù, il Cristo, cioè il Messia), venne al mondo per salvare il mondo; Gesù è il Salvatore del mondo. Tutto gira intorno a Lui, tutto si concentra in Lui: Lui è il Signore, Lui il Maestro, Lui la vita . . .

Quanto, quanto vi sarebbe da dire! Ma ora mi preme far presto, e rispondere ad un’altra domanda, che forse voi avete in testa: sì, sì, così sarà; ma questo è un fatto antico, avvenuto 1972 anni fa, in un Paese lontano, in mezzo ad altra gente . . . noi, come c’entriamo? sarà un avvenimento unico e grande, ma non ci riguarda; perché il Papa, l’apostolo di quel Signore Gesù, viene qua, da noi, a raccontarci questo avvenimento sperduto nei secoli? Noi che ne sappiamo? e infine quale interesse ne abbiamo noi?

Ebbene, proprio questo a me preme di dirvi, di farvi in qualche modo capire. Occorrerebbe un lungo discorso; ma voi comprendete subito, se io vi ripeto le parole con cui l’Angelo annunziò ai Pastori quella nascita prodigiosa; disse infatti questo splendido Essere apparso nell’oscurità di quella notte: «oggi è nato un Salvatore per voi . . .» (Luc. 2, 11). Io ripeto qui: Gesù Cristo è nato per voi, per ciascuno di voi . . . Come può essere? così è perché la venuta di Dio nella carne umana è un tale fatto che dobbiamo dire universale, tocca tutto il genere umano! E poi Lui, Gesù, entrando nella scena della storia umana ha voluto incontrarsi di preferenza con gli uomini semplici, umili, poveri; e proprio con i Lavoratori, perché poi, cresciuto, fu Lui stesso uomo di comune fatica: fu chiamato «figlio del fabbro» (Marc. 6, 3); Giuseppe infatti, suo padre legale, putativo, faceva il falegname.

Ogni uomo può dire: Cristo è venuto per me, proprio per me (Cfr. Gal. 2, 20).

Tanto più ciascuno di voi lo può dire: Dio è venuto al mondo per me, per incontrarsi con me, per visitare me, per salvare me . . . Forse non avete mai chiaramente riflesso a questo scopo diretto del Natale. Cioè quello che io tento ora di farvi capire, di scolpire nella vostra memoria. Cristo si è fatto come uno di voi per rivelarvi un segreto che vi riguarda: voi siete amati da Lui! voi siete l’oggetto, il punto d’arrivo della sua venuta dal cielo. Non siete gente qualsiasi; non siete dimenticati dal cuore di Cristo, non siete «emarginati», non siete un semplice numero fra milioni d’altri numeri; siete l'Uomo, come Lui, siete la persona con cui Egli vuole trovarsi. Non dubitate: è così, è la verità. Non abbiate paura: Egli vi conosce, vi vuole bene, vi chiama per nome; Egli è venuto a cercarvi. E se voi foste poveri figli del mondo, che hanno smarrito il sentiero del bene, e non sanno come ritornare nella casa di Dio, il Padre, Egli, se volete, vi prende per mano; anzi, come è figurato nella parabola della pecora perduta (Luc. 15, 5), è pronto a prendervi sulle sue spalle e a portarvi di peso nell’ovile della sua giustizia e della sua felicità.

Vorrei che voi aveste a comprendere la vostra dignità proprio derivante dal Natale di Cristo. «Egli è la luce che illumina ogni uomo che viene a questo mondo» (Io. 1, 9). Voi siete in prima fila. E comprendete allora quale conforto, innanzi tutto, vi può nascere nel cuore pensando: qualcuno (ed è Cristo) mi ha voluto bene, qualcuno ha un ricordo affettuoso proprio per me, qualcuno ha stima di me, qualcuno (e sempre è Cristo) riconosce il rispetto, la giustizia, il diritto, che mi sono dovuti . . . È Cristo. È il Maestro, è il Liberatore, è il Salvatore; ed è mio!

E potete allora comprendere come da questo rapporto fra voi e Cristo, il rapporto che nasce dal suo amore, e che vi associa alla grande famiglia umana amata e salvata da Lui, la Chiesa, può e deve nascere una nuova maniera d’essere uomini: diventiamo tutti figli di Dio, tutti fratelli .,. Non dev’esserci bisogno di fare ricorso all’odio, alla guerra, alla violenza, all’intrigo per instaurare un ordine migliore nella convivenza umana, cioè nella società. Se davvero Cristo la penetra e la cementa col suo amore, dobbiamo e possiamo sperare che un mondo migliore finalmente nascerà. Quando? come? non è facile, né questo è il momento di rispondere; ma questo possiamo dire: oggi comincia, oggi ricomincia.

A voi lo diciamo, perché vi consideriamo i rappresentanti del mondo del lavoro, anzi del mondo di chi ha fame e sete di giustizia, di chi è povero, di chi soffre, di chi piange, di chi spera, di chi crede e prega. A voi, a tutti, e specialmente a cotesto mondo avido di salvezza e di rinnovamento, di cui oggi in voi vogliamo vedere la presenza davanti a noi, sì, davanti al vicario di Cristo (un vicario, come vedete, anche lui misero uomo e bisognoso di misericordia e di amicizia), noi annunziamo (Cfr. Luc. 4, 18, ss. ): «questo è il giorno che il Signore ha fatto: esultiamo e rallegriamoci» (Cfr. Ps. 117, 24). È il Natale!



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