DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL 52° CONGRESSO NAZIONALE
DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OSTETRICIA E DI GINECOLOGIA
Sabato, 29 ottobre 1966
Illustri Signori!
La vostra visita Ci è molto gradita. Essa Ci procura il piacere d’incontrare e di onorare, a Nostra volta, una schiera di persone, alle quali sentiamo di dover tributare la Nostra stima, la Nostra ammirazione ed il Nostro plauso. Siete uomini di scienza; e tanto basta perché Noi godiamo di conoscervi e di gustare l’affinità spirituale della vostra professione scientifica con la Nostra missione religiosa: su piani diversi siamo, voi e Noi, orientati verso la verità: verità dell’ordine naturale, la vostra; verità dell’ordine naturale e soprannaturale, la Nostra; ricerca la vostra in un campo scientifico, dove l’esperienza sensibile e la ragione trovano il loro impiego e donde ricavano le loro certezze; ricerca la Nostra per le vie della conoscenza storica, speculativa, teologica; sicuri e fieri voi delle vostre conclusioni, così positive, ma subito riconosciute incomplete, sia riguardo a eventuali futuri progressi, sia al mistero, sempre più incombente, dell’essere, della vita, dell’origine e del perché delle cose; sicuri e lieti Noi pure della luce invisibile, che nella fede e nello spiraglio della mistica Ci è dato raggiungere, ma sempre assetati d’una visione beatifica, di cui Ci tormenta il desiderio e Ci consola la speranza; voi e Noi, in una parola, discepoli, - oh, quanto appassionati, ed umili ed attenti! - e poi maestri - oh, quanto precisi e desiderosi di trasfondere in altri spiriti i tesori della verità posseduta! -; cultori voi e Noi della verità, della realtà conosciuta; e non per vano esercizio di pensiero e di parola, ma per giovare agli uomini fratelli, per elevarli, per salvarli, voi nell’ambito di questa vita temporale, Noi in questa ed in quella sconfinata dell’eternità. Siamo spiritualmente parenti; e come tali, fra i più nobili, fra i più degni, fra i più cari, Noi, o illustri Signori, siamo lieti di accogliervi e di salutarvi.
SPECCHIO DELL'UOMO IDEALE
Così siamo soliti a fare, con grande Nostra compiacenza, e sempre con senso di sincero rispetto, quando gruppi rappresentativi del mondo scientifico, accademico, culturale, Ci onorano della loro visita. La vostra non soltanto lieti Ci rende; Ci fa pensosi. Appartenete all’ordine dei sanitari; e tanto basterebbe a riempire il Nostro animo di sentimenti commossi e di richiami ideali, del tutto particolari; ma è il ramo della vostra specialità, che ora mette in movimento nel Nostro spirito quei pensieri a catena, che fanno corona per Noi al nome «Donna». Voi siete ginecologi ed ostetrici, e dedicate i vostri studi e la vostra professione a quella parte della medicina che si occupa delle malattie della Donna. Sappiamo con quanta dedizione e con quanta competenza voi andate estendendo le vostre ricerche scientifiche e le vostre applicazioni terapeutiche in tale campo della patologia, tanto vasto per l’indagine, tanto fertile di malanni e di sofferenze, tanto delicato nei suoi riflessi psichici, tanto collegato con le sorgenti somatiche della vita umana e con le vicende della biologia e della fisiologia femminile, e tanto bisognoso di cura e di assistenza; e perciò Noi volentieri lodiamo e incoraggiamo il vostro impegno scientifico e la vostra bravura professionale. Ma ora la vostra presenza stimola il Nostro pensiero non tanto per ciò che interessa il vostro sapere e la vostra arte quanto per quel valore ideale, per quel significato simbolico, per quella visione sacra e sublime; che la Nostra dottrina religiosa e la Nostra formazione umanistica attribuisce alla creatura femminile, alla Donna. Non siamo, anche qui, Noi e voi, sullo stesso piano; ma vogliamo credere che come Noi diamo ampio riconoscimento alla sfera della vostra competenza, voi non disdegniate di apprezzare la sfera in cui il Nostro pensiero umano e cristiano contempla la Donna, in modo diverso dal vostro, ma non meno reale, fosse pure il Nostro tutto pervaso di sentimento e di poesia, ed espresso in quel multiforme linguaggio dei valori soprasensibili, ch’è l’antropologia della fede e della intelligenza metafisica e deontologica della vita umana. Per Noi, Donna è riflesso d’una bellezza che la trascende, è segno d’una bontà che Ci appare sconfinata, è specchio dell’uomo ideale, quale Dio lo concepì, sua immagine e sua sembianza. Per Noi, Donna è la visione di virginale purezza, che restaura i sentimenti affettivi e morali più alti del cuore umano; per Noi è l’apparizione, nella solitudine dell’uomo, della sua compagna, che sa le dedizioni supreme dell’amore, le risorse della collaborazione e dell’assistenza, la fortezza della fedeltà e dell’operosità, l’eroismo abituale del sacrificio; per Noi è la Madre - inchiniamoci! -, la fonte misteriosa della vita umana, dove la natura riceve ancora il soffio di Dio, creatore dell’anima immortale; per Noi è la creatura più docile ad ogni formazione, idonea perciò a tutte le funzioni culturali e sociali, a quelle specialmente più congeniali alla sua sensibilità morale e spirituale; per Noi è l’umanità, che porta in sé la migliore attitudine alla attrazione religiosa, e che, quando saggiamente la segue, eleva e sublima se stessa nell’espressione più genuina della femminilità; e che perciò, cantando? pregando, anelando, piangendo, sembra naturalmente convergere verso una figura unica e somma, immacolata e dolente, che una Donna privilegiata, fra tutte la benedetta, fu destinata a realizzare, la Vergine Madre di Cristo, Maria.
Vedete, Signori; questo è il piano in cui Noi incontriamo la Donna; a voi certo non è ignoto; e certo non vi dispiace, di tanto in tanto, salire dal vostro piano al Nostro, per integrare in una visione globale la vostra mentalità e per trarre conforto e ispirazione nella fatica dei vostri studi e nell’esercizio delle vostre cure. Non dubitate. Ne avrete argomento di nuovi ed alti e buoni pensieri; e aggiungerete dignità e merito alla vostra professione.
LA CHIESA E LA REGOLAZIONE DELLE NASCITE
Ma vi è un punto in cui le due competenze, la Nostra e la vostra, potrebbero venire a contatto e insieme dialogare. Vogliamo dire la questione della regolazione della natalità; questione vastissima, questione delicatissima e questione nella quale, Noi stessi, per le sue implicazioni religiose e morali, abbiamo titolo, obbligo anzi, di prendere la parola. Questione d’attualità. Sappiamo che si attende da Noi, sì, una parola decisiva circa il pensiero della Chiesa sulla questione stessa. Ma, com’è ovvio, non lo possiamo fare in questa circostanza.
Ricorderemo qui soltanto ciò che abbiamo esposto nel Nostro discorso del 23 giugno 1964; e cioè: il pensiero e la norma della Chiesa non sono cambiati; sono quelli vigenti nell’insegnamento tradizionale della Chiesa. Il Concilio Ecumenico, testé celebrato, ha apportato alcuni elementi di giudizio, utilissimi ad integrare la dottrina cattolica su questo importantissimo tema, ma non tali da cambiarne i termini sostanziali; atti piuttosto a illustrarla e a provare, con autorevoli argomenti, l’interesse sommo che la Chiesa annette alle questioni concernenti l’amore, il matrimonio, la natalità, la famiglia.
Con ciò la nuova parola, che si attende dalla Chiesa, sul problema della regolazione delle nascite, non è ancora pronunciata, per il fatto che Noi stessi, avendola promessa e a Noi riservata, abbiamo voluto prendere in attento esame le istanze dottrinali e pastorali, che su tale problema sono sorte in questi ultimi anni, studiandole al confronto dei dati della scienza e dell’esperienza, che da ogni campo Ci sono presentati, dal vostro campo medico specialmente e da quello demografico, per dare al problema la sua vera e buona soluzione, che non può non essere quella integralmente umana, quella cioè morale e cristiana. Abbiamo creduto assumere obbiettivamente lo studio di tali istanze e di elementi di giudizio. Ciò è parso essere Nostro dovere; e abbiamo cercato di compierlo nel modo migliore, incaricando una ampia, varia, versatissima Commissione internazionale; la quale, nelle sue diverse sezioni e con lunghe discussioni, ha compiuto un grande lavoro, ed ha a Noi rimesso le sue conclusioni. Le quali, tuttavia, a Noi sembra, non possono essere considerate definitive, per il fatto ch’esse presentano gravi implicazioni con altre non poche e non lievi questioni, sia d’ordine dottrinale, che pastorale e sociale, le quali non possono essere isolate e accantonate, ma esigono una logica considerazione nel contesto di quella posta allo studio. Questo fatto indica, ancora una volta, la enorme complessità e la tremenda gravità del tema relativo alla regolazione delle nascite, e impone alla Nostra responsabilità un supplemento di studio, al quale con grande riverenza per chi vi ha già dato tanta attenzione e fatica, ma con altrettanto senso degli obblighi del Nostro apostolico ufficio, stiamo risolutamente attendendo. È questo il motivo che ha ritardato il Nostro responso, e che lo dovrà differire ancora per qualche tempo.
Intanto, come già dicemmo nel citato discorso, la norma finora insegnata dalla Chiesa, integrata dalle sagge istruzioni del Concilio, reclama fedele e generosa osservanza; né può essere considerata non vincolante, quasi che il magistero della Chiesa fosse ora in stato di dubbio, mentre è in un momento di studio e di riflessione su quanto è stato prospettato come meritevole di attentissima considerazione. Questo dice, Signori, che forse dovremo ritrovarci per riprendere il discorso su tema di tanta importanza; ma fin d’ora Noi esprimiamo la Nostra fiducia nella vostra autorevole comprensione e nella vostra libera collaborazione circa una norma, che ben più della Nostra autorità quella della legge di Dio, e ben più d’ogni parziale interesse quello supremo della vita umana, vista nella sua interezza, nella sua dignità, nel suo destino, rende per tutti ottima e sacra.
Grazie, Signori, della vostra visita.
Vi sia espressa la Nostra riconoscenza, vi sia assicurata la Nostra stima, vi accompagni ogni Nostro migliore augurio, e vi conforti nei vostri studi, nei vostri lavori, nei vostri affetti familiari la Nostra Benedizione.
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