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PIO XII

UDIENZA GENERALE*

Mercoledì, 7 aprile 1943

 

Le virtù del focolare domestico.

II. Che cos'è la virtù?

Siate i benvenuti, diletti sposi novelli, voi cui la fede e la speranza fanno accorrere intorno a Noi per ricevere, con la Nostra benedizione, la benedizione di Cristo sul focolare che avete fondato nell'amore. Voi lo sognate bello, cotesto focolare : non già che lo immaginiate del tutto scevro di prove e di lacrime, non ignari come siete che ciò sarebbe una vana aspettazione quaggiù. Ma lo sognate bello, perché, nonostante prove e lacrime, lo volete casto, santo, amabile, attraente, irradiante, in una parola, quale Noi abbiamo cercato di descriverlo nell'ultimo Nostro discorso agli sposi, che vi hanno qui preceduti. Ma come attuare, quanto meglio è possibile, un così alto ideale? Voi avete fatto, dal tempo del vostro fidanzamento, saggi propositi e fervidi preparativi per costruire, ordinare, stabilire, rendere viva e ridente la vostra casa; la prudenza e la previdenza ve l'imponevano; però sopra ogni cosa trionfava il comune intento di aiutarvi scambievolmente a perfezionarvi, a crescere in tutte le virtù, a gareggiare nel bene e nel mutuo accordo, che sono gli elementi necessari per la costituzione del focolare, quale voi lo bramate.

Ma queste virtù che cosa sono? e più particolarmente che sono le virtù del focolare domestico? È veramente una disavventura che una parola così nobile, qual è quella di virtù, sia stata profanata, non tanto, in verità, per disprezzo o per beffa, quanto per l'abuso e l'estensione che se ne è fatta, attenuandola fino a renderla equivoca, meschina e sgradita anche ad orecchi di gente veramente virtuosa. In senso proprio la parola virtù, « virtus », derivata da vir, significa fortezza (cfr. Cicer. Tusculan. 2, 18, 43), e vuoi designare una forza atta a produrre un effetto buono (cfr. S. Th. 1ª 2ª p. q. 55). Così, per esempio, nell'ordine puramente fisico (in cui le potenze naturali operano necessariamente secondo norme fisse) si parla delle virtù di alcune piante medicinali; nell'ordine invece umano, giuridico e sociale (dove gli esseri ragionevoli sono liberi nell'agire) il superiore comanda in virtù della sua autorità, mentre l'inferiore si sente obbligato in virtù della legge divina o umana, naturale o positiva; ciascuno può essere tenuto a compiere un atto, che sarebbe libero di omettere, se non si sapesse legato in virtù del suo giuramento o della sua parola d'onore. Anche l'ordine intellettuale ha le sue virtù, la sapienza, l'intelletto, la scienza, la prudenza, che guidano la volontà; la nostra memoria ha la virtù di conservare gli acquisti che le sono stati confidati; la immaginazione ha la virtù di renderci sensibili le forme delle cose assenti, lontane o passate, di rappresentarci quelle che sono spirituali o astratte; l'intelligenza ha la virtù di elevarci oltre i sensi e scoprirci anche ciò che per essi apprendiamo. Ma più comunemente il nome di virtù si applica nell'ordine morale, nel quale le virtù del cuore, della volontà e della mente fanno la dignità, la nobiltà e il vero valore della vita.

Di queste virtù dell'ordine morale Ci proponiamo di parlarvi, e ne discorreremo in quanto sono virtù del focolare e acquistano importanza per la intimità e la irradiazione della famiglia. Da che infatti nasce e risulta la vera vita di un buon focolare domestico, se non precisamente dal concorso di queste virtù, assai varie, ma solide e incantevoli, che i due fidanzati amano di trovare l'uno nell'altro e di cui vorrebbero adornarsi come dei più preziosi gioielli?

Immaginatevi uno di questi focolari di perfetto modello. Voi vi vedete ciascuno premuroso e sollecito di adempire coscienziosamente ed efficacemente il proprio dovere, di far piacere a tutti, di praticare la giustizia, la franchezza, la dolcezza, l'abnegazione di se stesso col sorriso sulle labbra e nel cuore, la pazienza nel sopportare e nel perdonare, la forza nell'ora della prova o sotto il peso del lavoro. Vi vedete i genitori educare i figli nell'amore e nella pratica di tutte le virtù. In un tal focolare Dio è onorato, servito con fedeltà; il prossimo è trattato con bontà. Vi è o vi può essere nulla di più bello e di più edificante?

Non vi sarebbe, a dire il vero, né potrebbe esservi nulla di meglio di un così bel focolare, se Dio, che ha creato l'uomo ricco di facoltà valevoli per acquistare, perfezionare, praticare tutte queste virtù e far fruttificare tutti questi doni, non fosse stato ancor più sovranamente benefico e generoso, sopravvenendo per comunicargli una vita divina, la grazia, che lo fa figlio adottivo di Dio, e con essa infondergli facoltà, forze nuove di carattere divino, aiuti infinitamente al di sopra della natura umana, al di sopra della capacità di ogni natura creata. Perciò queste virtù vengono chiamate soprannaturali, e tali sono essenzialmente. Quanto alle altre, le virtù naturali e umane di ordine morale, la natura ne presta l'inclinazione e la disposizione, non la perfezione, e l'uomo può acquistarle e accrescerle per sforzo personale (S. Th. 1ª 2ª p. q. 63 a. I et 2) ; ma quella adozione divina ne soprannaturalizza con la forma della carità gli atti e le fa risplendere di un fulgore e di una efficienza, che vale per la vita eterna (S. Th. 1ª 2ª p. q. 23 a. 8).

Queste virtù soprannaturali si dicono virtù infuse, perché sono in qualche modo versate nell'anima, connesse con la grazia santificante, dacché l'anima viene elevata alla vita divina e alla dignità di figlia di Dio.

Come i nostri organi, in virtù del loro ufficio e della loro costituzione fisiologica, assicurano la conservazione, lo sviluppo, la sanità della nostra vita corporea; come il nostro spirito, in virtù delle sue facoltà, mantiene, alimenta, perfeziona, arricchisce la nostra vita intellettuale; come la nostra volontà, in virtù della sua libertà illuminata e vigilata dalla coscienza, afferma e indirizza la nostra vita morale, nei sentieri della giustizia, verso il bene e la felicità della nostra natura umana, o almeno verso ciò che sembra tale; così l'attività di una vita soprannaturale della grazia, in forza di quelle facoltà superiori che sono le virtù infuse, ci dirige verso la pienezza di vigore spirituale quaggiù, verso la partecipazione della beatitudine divina, un giorno, in cielo, per la eternità.

Le virtù infuse soprannaturali, ecco il « regalo di battesimo » che il Padre celeste fa ai suoi figli.

Come? Quel piccolo essere, che, dapprima invisibile nel santuario del seno materno, fra alcuni mesi vedrete spargere le sue prime lacrime, nell'attesa dei suoi primi sorrisi, che non brillano mai se non dopo il pianto; il giorno in cui, orgogliosi della vostra paternità, di ritorno dalla chiesa, voi lo ricondurrete, rigenerato nelle acque del battesimo, alla madre per averne un bacio ancor più tenero di quelli che aveva ricevuti all'uscita di casa; questo bambino avrebbe dunque già virtù così alte e sublimi come quelle che vincono la natura? Non ne dubitate.

Non avrà forse dal momento della sua nascita, dal primo istante della sua esistenza, ricevuto da voi una impronta, nella quale sarà ben presto facile di riconoscere la rassomiglianza della sua duplice ascendenza paterna e materna? E vero, in quei primi giorni, un bambino non differisce molto dagli altri neonati. Ma poi, anche senza attendere che parli o ragioni, voi scoprirete, nelle sue graziosità o nei suoi capricci, qualche linea dei vostri propri caratteri; quindi la sua intelligenza e la sua volontà si sveglieranno, o meglio si manifesteranno, perché ben si sa che, fino allora quasi addormentate, inattive, pur raccoglievano dal di fuori tante idee e desideri di cose con gli irrequieti e avidi sguardi e movimenti e pianti, e che non soltanto nel giorno della loro prima manifestazione voi avete trasmesso al vostro figlio quei tratti di fisionomia fisica, intellettuale e morale.

Non altrimenti, nell'ordine della grazia, quelle facoltà divine, che sono le virtù di fede, di speranza e di carità, sono da Dio infuse in lui col sacramento del battesimo, che lo rigenera nella vita spirituale; così egualmente i germi razionali e individuali inclinanti alle virtù naturali, che voi gli avete comunicati con la generazione, vengono, in virtù della rigenerazione, come protetti e custoditi fino all'uso di ragione.

Ora voi ben potete scorgere in qual senso Noi intendiamo parlare delle virtù del focolare; nel senso che la grazia vuole nella famiglia congiungersi alle buone disposizioni della natura che inclinano verso la virtù, e vincere le cattive, in quanto che « i pensieri del cuore umano sono inclinati al male fin dall'adolescenza » (Gen. 8, 21). Ma sopra la natura trionfa la grazia e la esalta, dando il potere di diventare figliuoli di Dio a quelli che credono nel nome di Cristo, « i quali non per via di sangue, né per volontà della carne, né per volontà d'uomo, ma da Dio sono nati » (Io. 1, 12-13). Non dimenticate che tutti nasciamo col peccato originale, e che, se la nuova famiglia unisce in sé le virtù naturali e cristiane, coltivate già nei novelli sposi dall'educazione sana e religiosa che ebbero nella loro casa, educazione passata in tradizione e mantenuta e trasmessa di generazione in generazione, essi, i novelli sposi, con ciò vengono a costituire un focolare, che emula e continua la santa bellezza virtuosa degli antenati e delle famiglie, donde trassero la loro vita. Che se il battesimo fa i bambini figliuoli di Dio e basta per farli angeli del cielo avanti l'uso della ragione e la retta cognizione del bene e del male, l'educazione loro però ha da iniziarsi fin dalla fanciullezza, perché le buone inclinazioni naturali possono essere traviate, quando non siano ben dirette e svolte con atti buoni, che le trasformano con la loro ripetizione propriamente in virtù, sotto la direzione dell'intelletto e della volontà oltre l'età infantile e puerile. Non sono forse la disciplina e la vigilanza dei genitori che formano e informano il carattere dei figli? Non è il loro esemplare contegno virtuoso che segna ai figli stessi la via del bene e della virtù e custodisce in essi il tesoro della grazia e di tutte le virtù che le sono connesse, ricevute nel battesimo? Badate pure che

rade volte risurge per li rami
l'umana probitate; e questo vuole
quei che la dà, perché da lui si chiami
(Purg. VII, 121-123).

Quindi è che anche quei figli, i quali hanno sortito un'indole buona, hanno bisogno di gran cura perché siano bene cresciuti e riescano di onore al focolare domestico e al nome nei genitori. A Dio dunque, o giovani sposi, eredi dei focolari cristiani dei vostri genitori e dei vostri avi, innalzate le vostre devote preghiere, affinché nei vostri figli risorgano le vostre virtù e si diffonda su tutti coloro, che vi circondano, il riflesso della loro luce e del loro calore. Quale magnifico esempio è mai per essere il vostro ! Quale missione, e insieme quale augusta responsabilità! Assumetela coraggiosamente, gioiosamente, umilmente, nel timor santo di Dio, che fa gli eroi delle virtù coniugali e attira dal cielo l'abbondanza delle più elette grazie. A così alto religioso fine, perché vi accompagni in tutti i giorni della vostra vita, vi impartiamo con effusione di cuore la paterna Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, V,
  Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1943 - 1° marzo 1944, pp. 21-26
  Tipografia Poliglotta Vaticana



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