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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AD UN GRUPPO DI SUORE CHE HANNO PARTECIPATO
AL PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE
DELLE RELIGIOSE EDUCATRICI*

Sala degli Svizzeri - Giovedì, 13 settembre 1951

 

Ci torna particolarmente gradita l'occasione, che la vostra partecipazione al « Congresso delle Religiose Educatrici » Ci offre per rivolgere una parola di cordiale e paterna lode all'attività delle religiose nel campo della scuola e della educazione in Italia e in tutto il mondo cattolico. Come avrebbe potuto la Chiesa, in tempi recenti e recentissimi, adempire pienamente la sua missione, senza l'opera che centinaia di migliaia di religiose compiono con tanto zelo nella educazione e nella carità? e come potrebbe adempirla ai giorni nostri? Senza dubbio molte altre preziose energie femminili lavorano, con le religiose accanto a loro, nella scuola e nella educazione, o si dedicano all'apostolato dei laici. Noi pensiamo soprattutto all'esercito delle buone insegnanti cattoliche nelle scuole dello Stato. Ma esse stesse non si meraviglieranno, se Noi oggi, dilette figlie, adunate intorno a Noi come rappresentanti degli Ordini e delle Congregazioni religiose dedite all'apostolato della scuola e della educazione, diciamo : Possano la dedizione, l'amore e i sacrifici, che voi, il più delle volte nascostamente e oscuramente, sopportate per amore di Cristo a vantaggio della gioventù, rendere per l'avvenire, come in passato, centuplicati frutti di bene! Il Signore ve ne rimuneri e riversi su di voi l'abbondanza dei suoi divini favori!

I Nostri auguri erompono tanto più fervidamente dal Nostro cuore, perchè sentiamo con voi la crisi, che le vostre scuole e i vostri Istituti di educazione attraversano. Essa è scolpita nel confronto : gioventù odierna - scuole di religiose. Senza dubbio voi avete nel vostro Congresso potuto ampiamente intrattenervi su questo argomento. Molti punti, che valgono per voi non meno che per i religiosi, e che si riferiscono alle questioni della vostra attività, sono state già da Noi esposte nel discorso dell'8 dicembre 1950. Perciò possiamo qui restringerCi all'uno o all'altro tratto del vostro problema, a Nostro avviso più bisognoso di considerazione.

I. – Se voi fate la penosa esperienza che la Suora educatrice e la giovane di oggi non s'intendono più bene, ciò non è un fenomeno particolare della vostra crisi. Alle altre insegnanti e spesso agli stessi genitori le cose non vanno molto meglio. Non è infatti soltanto una frase vuota, quando si dice che la gioventù è cambiata, è divenuta ben diversa. Forse il motivo centrale di questa diversità della gioventù di oggi è quello che forma oggetto di frequenti osservazioni e lamenti: la gioventù è irriverente verso molte cose, che prima, fin dalla fanciullezza e come naturalmente, erano riguardate col più alto rispetto. Di questo suo contegno, però, la presente gioventù non ha tutta la colpa. Essa ha negli anni della fanciullezza vissuto cose orribili e ha veduto dinanzi ai suoi occhi fallire e cadere miserevolmente molti ideali già altamente pregiati. Così essa è divenuta diffidente e ripulsiva.

Conviene, del resto, aggiungere che questo lamento d'incomprensione non è nuovo; essa si rincontra in ogni generazione, ed è reciproca: fra l'età matura e la gioventù, fra i genitori e i figli, fra i maestri e i discepoli. Un mezzo secolo fa e anche un poco più, era spesso una questione di molle sentimentalità; si amava di credersi e di dirsi « incompreso » o « incompresa ». Oggi il lamento, che non è esente da un certo orgoglio, verte piuttosto su posizioni intellettuali. Quella incomprensione ha per conseguenza, da un lato, una reazione, che può talvolta oltrepassare i limiti della giustizia, una tendenza a respingere ogni novità o apparenza di novità, un sospetto esagerato di ribellione contro ogni tradizione, — dall'altro, una mancanza di fiducia, che allontana da ogni autorità, e che fa cercare, al di fuori di ogni giudizio competente, soluzioni e consigli con una sorta d'infatuazione più ingenua che ragionata.

Pretendere di riformare la gioventù e di convincerla sottomettendola, di persuaderla costringendola, sarebbe inutile e non sempre giusto. Voi la indurrete assai meglio a darvi la sua fiducia, se vi studierete, dal canto vostro, di comprenderla e di farvi da essa comprendere, salvi sempre quelle verità e quei valori immutabili, che non ammettono alcun cambiamento nella mente e nel cuore umano.

Comprendere la gioventù: non significa certo approvare tutto, e tutto ammettere nelle sue idee, nei suoi gusti, nei suoi capricci fantasiosi, nei suoi entusiasmi fittizi; ma consiste innanzi tutto nel discernere ciò che essi hanno di fondato e di convenirne lealmente senza rammarico nè cruccio; quindi nel cercare l'origine delle deviazioni e degli errori, i quali non sono spesso che l'infelice tentativo di risolvere problemi reali e difficili; finalmente nel seguire con attenzione le vicissitudini e le condizioni del tempo presente.

Farsi comprendere, non è adottare gli abusi, le imprecisioni, le confusioni, i neologismi equivoci, del vocabolario o della sintassi; bensì esprimere chiaramente, ma in forma varia e sempre esatta, il proprio pensiero, cercando d'indovinare quello degli altri e tenendo conto delle loro difficoltà e della loro ignoranza o inesperienza.

D'altronde, è pur vero che anche la gioventù presente è pienamente accessibile ai veri e genuini valori. E qui appunto entra la vostra parte di responsabilità. Voi dovete trattare la gioventù con naturalezza e semplicità, così come ognuna di voi è secondo il suo carattere; ma tutte, al tempo stesso, dovete mostrare quella serietà religiosa e quel riserbo, che anche il mondo di oggi attende da voi e dietro i quali deve sentire la vostra unione con Dio. Non è necessario che, nel trovarvi in mezzo alle giovani, parliate continuamente di Dio. Ma quando lo fate, deve essere così che esse debbano riconoscere: questo si, è un genuino sentimento, che nasce da una profonda convinzione. E allora guadagnerete la fiducia delle vostre alunne, che si lasceranno da voi persuadere e guidare.

2. - Ed ora veniamo a ciò che è a voi particolarmente proprio: la vita religiosa, il vostro abito, la castità, le vostre Regole e Costituzioni. Vi rendono esse forse meno atte o semplicemente incapaci per la istruzione e la educazione della gioventù di oggi?

Innanzi tutto notiamo: Coloro che hanno diritto alla educazione, i genitori, non sono di questo parere. Le scuole delle Suore vengono ancora ricercate e preferite anche da molti che sono al margine della vita religiosa o lontani da essa. In quanti Paesi le vocazioni delle religiose insegnanti e il numero delle loro scuole rimangono molto al di sotto delle richieste! E questo non è un puro caso! Perciò può ben aggiungersi, non solo per l'Italia, ma in generale: Si deve attendere da coloro, che hanno parte nella formazione della legislazione scolastica, tanto proposito di giustizia e tanto, vorremmo dire, senso democratico, da corrispondere alla volontà dei genitori, di guisa che le scuole fondate e dirette da Istituti religiosi non siano poste in condizioni peggiori delle scuole dello Stato e sia ad esse riconosciuta quella libertà, che è necessaria al loro sviluppo.

Ed ora parliamo brevemente della vita religiosa in sè stessa. L'abito religioso: sceglietelo tale, che sia l'espressione della interna naturalezza, della semplicità e della modestia religiosa; allora esso sarà di edificazione a tutti, anche alla gioventù moderna.

La castità, la verginità (che importa anche l'interna rinunzia ad ogni affezione sensuale) non fa le anime estranee al mondo. Essa piuttosto desta e sviluppa le energie per più larghi e più alti uffici, che oltrepassano i limiti delle singole famiglie. Vi sono oggi non poche religiose educatrici e infermiere, le quali sono, nel miglior senso della parola, più vicine alla vita che non le persone comuni nel mondo.

Anche le norme delle Costituzioni, prese secondo la lettera e lo spirito, facilitano e procurano alla religiosa tutto quel che le occorre e che deve fare, al tempo nostro, per essere una buona insegnante ed educatrice. Ciò si manifesta anche nel lato puramente tecnico. Per esempio: oggi in non pochi Paesi anche le Suore usano, nei debiti modi, la bicicletta, quando il loro lavoro lo rende necessario. Al principio era cosa del tutto nuova, ma non contro la Regola. - È possibile che alcuni punti dell'orario, alcune prescrizioni, le quali non sono che semplici applicazioni della Regola, alcune consuetudini, che corrispondevano forse a passate condizioni, ma al presente non fanno che intralciare l'opera educativa, debbano essere adattate alle nuove circostanze. Le Superiore maggiori e il Capitolo generale curino di procedere in questa materia coscienziosamente, con chiaroveggenza, prudenza e coraggio, e, ove il caso lo richiegga, non omettano di sottoporre i proposti mutamenti alle Autorità ecclesiastiche competenti.

Voi volete servire la causa di Gesù Cristo e della sua Chiesa, come il mondo di oggi richiede. Non sarebbe perciò ragionevole di persistere in usi o forme, che quel servizio impediscono o forse anche rendono impossibile. Le Suore insegnanti ed educatrici debbono essere così pronte e così pari all'altezza del loro ufficio, debbono essere così versate in tutto ciò con cui la gioventù si trova a contatto o di cui subisce l'influsso, che le alunne ben presto esclamino: Noi possiamo andare dalla Suora coi nostri problemi e le nostre difficoltà; essa ci comprende e ci aiuta.

3. — In tal guisa siamo giunti a parlare di quelle esigenze della scuola e della educazione, che Noi vorremmo raccomandare particolarmente alle vostre cure.

Non poche delle vostre scuole Ci vengono rappresentate e lodate come assai buone. Ma non tutte. È Nostro vivo desiderio che tutte si sforzino di divenire ottime.

Ciò però presuppone che le vostre religiose insegnanti conoscano e posseggano perfettamente la loro materia. Provvedete dunque alla loro buona preparazione e formazione, che corrisponda anche alle qualità e ai titoli richiesti dallo Stato. Date loro largamente tutto ciò di cui hanno bisogno, specialmente quanto ai libri, affinchè possano anche dopo seguire i progressi della loro disciplina, e offrire così alla gioventù una ricca e solida messe di cognizioni. Ciò è conforme alla concezione cattolica, che accoglie con gratitudine tutto ciò che è naturalmente vero, Bello e buono, perchè è immagine della verità, della bontà e della bellezza divina.

Inoltre : la maggior parte dei genitori affidano a voi le loro figlie per motivi di coscienza cristiana. Con questo però non debbono poi avere il danno di un insegnamento di minor valore nelle vostre scuole. Al contrario, voi dovete mettere il vostro vanto nell'assicurare a quei genitori la migliore istruzione per le loro figlie, fin dalle stesse scuole elementari.

Non dimenticate poi che anche il sapere e il buon insegnamento attirano alla religiosa il rispetto e la considerazione delle alunne. Allora essa potrà esercitare un più profondo influsso sul loro carattere e sulla loro vita spirituale.

A questo riguardo non abbiamo bisogno di ripetervi ciò che voi ben sapete e che è stato senza dubbio oggetto di ampie discussioni nel vostro Congresso, e cioè che secondo il senso cattolico lo scopo della scuola e dell'educazione è di formare il perfetto cristiano, ovvero, per applicare questo principio alla vostra condizione, di esercitare un tale influsso spirituale e morale e di ottenere una tale assuefazione della fanciulla e della giovane, che essa, quando sarà lasciata poi a sè stessa, rimanga salda nella fede cattolica e la metta in atto fin nelle quotidiane conseguenze pratiche, o almeno si abbia fondata speranza che l'alunna vivrà più tardi secondo i principi e le norme della sua fede.

Tutto il vostro sistema di scuola e di educazione sarebbe vano, se questo scopo non fosse al centro dell'opera vostra. Lavorare a tal fine con tutte le vostre forze, è ciò che il Signore vuole da voi. Egli vi ha chiamate alla missione di educare la gioventù femminile per farne perfette cristiane; a ciò Egli domanda la vostra piena dedizione, di ciò vi chiederà un giorno esatto conto.

La giovane moderna! Voi potete meglio di molti altri misurare i problemi ancora insoluti e i seri pericoli, che i recenti rivolgimenti nel mondo muliebre, la repentina sua introduzione in tutti i campi della vita pubblica hanno portato con sè. Vi fu mai un tempo, come il presente, in cui la giovane abbia dovuto essere guadagnata e formata, interiormente, secondo la sua convinzione e il suo volere, alla causa di Cristo e per una condotta virtuosa, cosicchè ella rimanga a Lui e a questa fedele, nonostante tutte le tentazioni e tutti gli ostacoli, cominciando dal vestito modesto fino alle più gravi e angosciose questioni della vita?

Non sia mai che vantaggi materiali, l'autorità della persona, la ricchezza, la potenza politica, o altri simili riguardi, v'inducano a rinnegare il vostro ideale di educazione e a divenire infedeli alla vostra missione! Un esame di coscienza durante il vostro Congresso può riuscire ben salutare. Questa paterna esortazione non è da altro mossa che dalla Nostra benevolenza per voi, perchè le vostre cure sono anche le Nostre cure, il vostro felice successo è anche il Nostro.

Ad ottenere un così favorevole risultato molto può altresì contribuire l'armonia e l'accordo generoso fra le diverse famiglie religiose. Il reciproco conoscersi e incoraggiarsi, una santa emulazione, non possono essere che di mutuo vantaggio. Ottimi inizi sono già apparsi; non avete dunque che da proseguire.

La vostra missione non è agevole, come in generale la educazione cristiana è oggi un fine non facile a conseguirsi. Ma per ciò che riguarda la formazione interiore della giovane, la vostra vocazione religiosa è per voi di un potente ausilio. La fede viva, l'unione con Dio, l'amore di Cristo, di cui ciascuna di voi ha potuto impregnarsi, secondo lo spirito della vostra Congregazione, fin dai giorni del noviziato; i voti, non solo di castità, ma anche, ed essenzialmente di obbedienza; il lavoro comune sotto un'unica guida e nella medesima direzione; tutto ciò agisce fortemente sulle giovani anime — sempre naturalmente nella supposizione che voi stesse siate pari alla vostra vocazione.

La divina Provvidenza diriga e conduca tutti i vostri propositi e le vostre imprese! La grazia del Signor Nostro Gesù Cristo ricolmi le vostre menti e i vostri cuori! La beatissima Vergine e Madre Maria sia per voi modello, protettrice e interceditrice! Con tale augurio impartiamo di cuore a voi qui presenti, alle vostre dilette consorelle e a tutta la gioventù affidata alle vostre cure la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
 Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 231 - 237
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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