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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
IN OCCASIONE DEL CONGRESSO DEI DIRIGENTI DELLA
UNIONE CATTOLICA ITALIANA INSEGNANTI MEDI
*

Martedì, 5 gennaio 1954

 

Le « Giornate Nazionali », che l' « Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi » ha tenute in questi giorni, Ci hanno offerto, diletti figli e figlie, l'occasione di veder riuniti intorno a Noi tutti i suoi Dirigenti. Con questo « Convegno » Nazionale la vostra Unione ha inteso d'iniziare le manifestazioni per il primo decennio di vita della vostra fiorente e importante Associazione, che, costituitasi in Roma nel giugno 1944, si è poi rapidamente diffusa in tutta l'Italia.

Questi dieci anni sono stati saggiamente e fruttuosamente impiegati, e il vasto programma, che la vostra Unione si era proposto, è stato vigorosamente esteso in vari «settori », per il vero bene della Scuola Italiana. Gl'insegnanti che aderiscono al vostro ideale formano la maggioranza in diversi organismi nazionali, che, in occasione delle consultazioni elettorali all'interno della categoria, hanno avuto a manifestare l'indirizzo del loro pensiero. Questo felice risultato non sarebbe stato ottenuto senza il grande sforzo di organizzazione compiuto dai principali Dirigenti della vostra Unione e senza la generosa collaborazione di tanti Dirigenti secondari. Esso permetterà — vogliamo sperarlo — di perseguire con buon successo le richieste del vostro programma economico. Noi non ignoriamo infatti che la retribuzione della maggior parte degl'insegnanti, lungi dall'assicurare loro il denaro e il tempo libero necessari alla coltura personale e al perfezionamento pedagogico, basta appena per i quotidiani bisogni della vita, specialmente per coloro che hanno avuto il coraggio di assumere il carico di una famiglia.

Inoltre quella retribuzione non può considerarsi adeguata alla loro grave responsabilità sociale. Una società che ha cura dei beni intellettuali e morali, una società che non vuole sdrucciolare verso quel materalismo, a cui la trascina col suo proprio peso la vita sempre più meccanica della civiltà tecnica, deve mostrare la stima che essa ha della professione d'insegnante, procurandogli un reddito che corrisponda al grado sociale di lui. Non dimentichiamo infatti che anche il lavoro, il quale produce valori spirituali, è vero lavoro, ed anzi, nel suo genere, più alto del lavoro manuale; il che può essere altresì preso in considerazione nel calcolo della giusta rimunerazione.

Vi sono ancora nella vostra carriera troppe condizioni precarie, rimesse ogni anno in questione, e senza sicurezza per l'avvenire, con grave danno per la continuità nell'insegnamento e per il perfezionamento personale. Quando si considera il piccolo posto che le retribuzioni degl'insegnanti hanno nel bilancio nazionale, sorge il desiderio che, secondo le possibilità, si stanzino in questo capitolo le somme relativamente modeste, che basterebbero, elevando la condizione materiale degl'insegnanti, a migliorare l'insegnamento nazionale, e con ciò stesso lo stato colturale di tutto il Paese.

L'azione per i vostri incrementi economici non è tuttavia lo scopo principale della vostra Unione. Essa si propone innanzi tutto di «promuovere ed attuare la formazione morale e professionale dei soci in ordine alla loro specifica missione educativa ». Noi abbiamo avuto il 4 Settembre 1949 l'opportunità d'illustrare ai membri del vostro secondo Congresso Nazionale la nobiltà e l'importanza della vostra alta missione educatrice, e quindi non abbiamo oggi bisogno di ritornare ampiamente su tale argomento. Nemmeno abbiamo dimenticato come, verso la fine dell'Anno Santo (4 Novembre 1950), voi voleste offrirCi una Cattedra magistrale, per esprimere la vostra fervida e inconcussa adesione alla Cattedra di Pietro, Maestra di verità, dalla quale avete appreso — e per la quale insegnate col vostro esempio e con l'opera vostra — quel che vi è di più importante per l'uomo sulla terra.

Durante questi dieci anni di attività della vostra Associazione, che voi commemorate per preparare un novello impulso di vita interiore e di azione metodica, tre Congressi e venti « Convegni » nazionali hanno studiato numerose questioni di ordine pedagogico, sociale e scolastico; hanno promosso una operosità corrispondente ed ottenuto notevoli risultati. La coscienza della loro responsabilità nell'apostolato si è rafforzata in molti professori di scuole medie, e il pensiero cristiano ha ricominciato a ispirare alcuni insegnamenti e organismi, il cui influsso non è certamente trascurabile.

Vi è dunque motivo di rendere grazie al Signore per il bene effettuato; ma i più zelanti fra voi sapranno umilmente esclamare con S. Paolo: « Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma Dio ha fatto crescere » (1 Cor. 3, 6), e aggiungeranno con lui : « Dimenticando quel che mi è dietro le spalle, mi porto verso ciò che è davanti » (cfr. Phil. 3, 13). Sarebbe infatti una tentazione di pigrizia l'indugiarsi con compiacenza su cifre e testimonianze, mentre rimane ancora tanto lavoro da compiere per frenare e respingere la corrente materialista, di cui abbiamo recentemente discorso nel Nostro Messaggio Natalizio. Ognuno deve costantemente ed energicamente lottare in sè stesso e nella vita sociale professionale contro la indifferenza e la mancanza di fede soprannaturale. La tendenza, ai nostri giorni così accesa, di procurare la utilità pratica e immediata potrebbe far trasformare la vostra Unione in uno dei tanti sindacati, il cui fine di rivendicazioni economiche è il solo reale, mentre voi dovete in essa cercare per voi stessi e per tutti i suoi membri il bene più profondo, duraturo e radioso.

L'adesione alla vostra Unione manifesta innanzi tutto la volontà di « perseguire il proprio perfezionamento morale e spirituale », vale a dire di acquistare, mediante la preghiera, l'applicazione personale all'insegnamento della Chiesa e lo sforzo di vita interiore, quella unione con Dio e quella dignità che danno alla vostra condotta e ai vostri giudizi il valore di una testimonianza in favore della vostra fede, e che renderanno più rispettabile e più efficace la vostra autorità, non solamente nella scuola e durante il tempo in cui gli alunni vi sono sottomessi, ma anche nella vita pubblica, presso le famiglie e presso i giovani, i quali, dopo di aver ricevuto il vostro insegnamento, conserveranno per tutta la vita il vanto di avervi avuti per insegnanti.

La prima conseguenza per voi dell'approfondimento della vostra vita cristiana sarà naturalmente una nozione più elevata della vostra missione educatrice e una accresciuta coscienza professionale, vogliamo dire una volontà più ardente di conseguire nella vostra categoria tutta la competenza possibile in ciò che concerne le cognizioni teoriche e l'insegnamento pratico.

Ora, per adempire pienamente il suo ufficio, l'insegnante degno di questo nome deve innanzi tutto conoscere i suoi alunni, vale a dire i giovani di una determinata età in generale, quali li rappresenta una sana pedagogia cristiana, e quelli della sua classe o del suo Istituto in particolare, quali li forma la famiglia.

Si sono certamente fatti grandi progressi nella psicologia sperimentale, nella medicina pedagogica; si è cercato, non senza felici risultati, di misurare l'importanza dei diversi elementi che condizionano l'assimilazione delle materie scolastiche mediante la memoria e la intelligenza del discepolo, cominciando dai fattori materiali, come l'ammobiliamento, l'illuminazione, i tipi dei libri, la composizione delle immagini e dei suoni, fino alle condizioni intellettuali propriamente dette, come i centri d'interesse varianti secondo le circostanze locali e le età, e le associazioni della memoria che una adatta educazione favorisce. Sarebbe inescusabile per un insegnante moderno di non tenersi sufficientemente informato dei lavori che si producono in questo campo, e Noi sappiamo che i vostri circoli didattici vi si interessano particolarmente.

Ma un insegnante cristiano non potrebbe appagarsi della tecnica pedagogica; egli sa per fede, e la esperienza lo conferma pur troppo, l'importanza del peccato nella vita del giovane; conosce altresì l'influsso della grazia. I peccati capitali non dipendono per sè dalla medicina. Certamente vi sono sovente ragioni di temperamento e di salute nella pigrizia e in altri difetti; ma vi è anche e sempre il peccato originale. Perciò l'educatore cristiano non può contentarsi di lasciar fare la natura, o semplicemente di favorirla, a guisa di un coltivatore coi prodotti della terra. Egli, come la grazia di Dio di cui non vuole esser altro che l'ausiliare, al tempo stesso corregge ed eleva. Egli combatte le tendenze inferiori e si studia di far sbocciare le superiori; lotta pazientemente e fermamente contro i difetti dei suoi alunni ed esercita le loro virtù; rialza e migliora. In tal modo la educazione cristiana partecipa al mistero della Redenzione e collabora ad essa efficacemente. Di là viene la grandezza dell'opera vostra, la quale non è senza qualche analogia con quella del sacerdote.

I giovani, di cui voi dovete occuparvi, non sono esseri astratti, ma figli di determinate famiglie. Per qual motivo tanti sforzi degl'insegnanti, tante ore e tanti anni di costante dedizione danno talvolta così scarsi frutti, se non perché la famiglia con la sua carenza educativa, i suoi errori pedagogici, i suoi cattivi esempi, distrugge giorno per giorno ciò che l'insegnante si sforza penosamente di costruire? Non ha egli dunque nulla da dire alla famiglia? Non ha nulla da fare per illuminarla, aiutarla, renderla consapevole della complessità e dell'ampiezza della sua missione, inculcarle rette cognizioni pedagogiche, correggere i suoi errori e stimolare il suo zelo? È inammissibile che tante famiglie credano di aver soddisfatto ai loro doveri verso i figli, quando li hanno inviati alla scuola, senza curarsi di collaborare intimamente con gl'insegnanti, sui quali stimano a torto di potersi sgravare di tutta una parte dei loro obblighi. Questo è vero soprattutto per le classi elementari, ma anche per le classi medie, poiché in questo momento gli adolescenti che crescono cominciano ad emanciparsi dalla soggezione dei genitori, e accade spesso che essi oppongano l'insegnante al padre, la scuola alla casa. Molti genitori si trovano allora come esautorati dinanzi all'umore bizzarro dei figli, e alcuni errori che si commettono in quegli anni possono riuscire nefasti all'equilibrio dell'adolescente. È questo un sol punto fra molti altri per mostrare che la collaborazione dei genitori e degl'insegnanti deve essere costante e profonda. Perciò uno dei vostri « Convegni » (Novembre 1951) ha studiato « la scuola come comunità educativa », e Noi incoraggiamo volentieri quanto faciliterà e renderà sempre più stretta la collaborazione della scuola e della famiglia. Questa infatti sceglie l'insegnante per preparare l'adolescente a vivere nella città e nella Chiesa la sua vita di adulto. La famiglia non deve e non può abdicare il suo ufficio direttivo; la collaborazione è naturale e necessaria; ma suppone, per essere feconda, mutua conoscenza, relazioni costanti, unità di vedute, rettificazioni successive. Allora soltanto gl'insegnanti potranno rendere effettivo il loro ideale. La famiglia deve essere il più solido appoggio dell'insegnante in tutti i gradi: locale, sindacale, nazionale. Egli è in primo luogo il delegato della famiglia, e soltanto dopo, se il caso si presenta, il pubblico ufficiale o l'impiegato dello Stato o della Società d'insegnamento.

In ogni associazione importante e che si estende sopra un vasto territorio, la responsabilità dei Dirigenti è particolarmente grande. Essi sono veramente l'anima del movimento; spetta ad essi di far, per così dire, vivere gli Statuti, di far passare in ciascuno degli associati lo spirito della istituzione. Le « Giornate nazionali », che vi hanno riuniti in Roma, debbono rappresentare un passo risolutivo nella vita della Unione. Sono centinaia di migliaia di adolescenti a voi affidati durante gli anni delicati dello sviluppo; voi avete una grave responsabilità nella formazione della gioventù italiana e contribuite per una parte importante a preparare un miglior avvenire al vostro Paese. Come cristiani, non potete rimanere indifferenti; come insegnanti, avete la gioia di poter cooperare potentemente al rinnovamento religioso della vostra generazione. Ecco perchè abbiamo voluto incoraggiarvi e manifestarvi la fiducia che riponiamo nella vostra generosa Unione. Sappiate tutti, e dite ai vostri colleghi, che il Papa fa grande assegnamento sulla Unione Cattolica degli Insegnanti Medi.

Ad ognuno di voi qui presenti, a tutti i membri della Unione, ai vostri alunni e alle loro famiglie, impartiamo di cuore, come pegno di feconde grazie celesti, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
 Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, pp. 551 - 556
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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