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parte il suo dovere e dallâaltra la propria vita pri-
vata, tutto diventa grigio e andrà continuamente
cercando riconoscimenti o difendendo le proprie
esigenze. Smetterà di essere popolo.
274.âPer condividere la vita con la gente e do-
narci generosamente, abbiamo bisogno di rico-
noscere anche che ogni persona è degna della
nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico,
per le sue capacità , per il suo linguaggio, per la
sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può
offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura.
Egli lâha creata a sua immagine, e riflette qualco-
sa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto
dellâinfinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso
abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo
sangue prezioso sulla croce per quella persona.
Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è
immen-
samente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizio-
ne.
Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a
vivere meglio, questo è già sufficiente a giustifi-
care il dono della mia vita. Ã bello essere popolo
fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando
rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di
volti e di nomi!
Lâazione misteriosa del Risorto e del suo Spirito
275.âNel secondo capitolo abbiamo riflettuto
su quella carenza di spiritualità profonda che si
traduce nel pessimismo, nel fatalismo, nella sfi-
ducia. Alcune persone non si dedicano alla mis-
sione perché credono che nulla può cambiare e